Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, intervengo per dichiarare il voto di astensione del gruppo del Partito Democratico su questo disegno di legge, che modifica il codice della proprietà industriale. Si tratta di un intervento richiesto da tempo, che è diventato di stretta attualità perché è inserito nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. È previsto infatti nella Missione 1, in particolare nella Componente 2, come ricordavano diversi colleghi, che intende perseguire le finalità di digitalizzazione, di innovazione e di competitività del sistema produttivo attraverso la riforma del sistema della proprietà industriale.
È un obiettivo del PNRR, che prevede l'entrata in vigore della riforma e dei pertinenti strumenti attuativi entro il terzo trimestre di quest'anno. Un intervento talmente urgente che quest'Aula lo scorso 31 maggio è stata chiamata a votare la richiesta del Governo della dichiarazione d'urgenza per il disegno di legge. Poi, evidentemente, il Governo e la maggioranza si sono dimenticati di questa urgenza, visto che è stato scavalcato da numerosi altri provvedimenti, dimostrando, ancora una volta, che per voi, colleghi della maggioranza, c'è sempre qualcosa di più urgente dell'attuazione del PNRR.
Più in generale, Presidente, rispetto all'andamento dei lavori parlamentari è diventata insopportabile la routine di questa maggioranza, che procede per decreti, li trasmette al Parlamento e poi imbriglia il confronto in Commissione, tenendolo ostaggio della dialettica interna alla maggioranza, limitando il fisiologico confronto tra tutti i gruppi parlamentari in Commissione e poi blindando il testo con la posizione della questione di fiducia appena approda in Aula. In questo deprecabile andazzo, Presidente, non c'è solo una questione istituzionale, con l'indecente compressione del ruolo dell'opposizione.
C'è un dato squisitamente politico, rappresentato dalla costante dimostrazione di sfiducia nei confronti dei colleghi della maggioranza da parte del Governo. La questione di fiducia è posta contro la libertà dei colleghi di maggioranza di poter emendare o quanto meno confrontarsi nel merito, a viso aperto, sui provvedimenti, come fa l'opposizione. Sui provvedimenti su cui non siamo d'accordo abbiamo dato e daremo battaglia in Commissione, in quest'Aula e nel Paese, così come, quando ci troviamo d'accordo nel merito, non abbiamo paura a dire che lo siamo e lavoriamo per migliorare i testi.
Allora questo disegno di legge è l'ennesima occasione sprecata. Contiene obiettivi condivisi, è un lavoro iniziato nella scorsa legislatura. Insomma, c'erano tutte le condizioni per un voto comune. In quest'ottica abbiamo presentato pochi e qualificati emendamenti, prima al Senato e poi qui alla Camera, con l'intento di rafforzare e migliorare il testo. Voglio soltanto richiamarne i temi, dopo la discussione e la votazione a cui abbiamo proceduto, e prima ancora li aveva illustrati molto bene, in maniera analitica, la collega Sara Ferrari, intervenendo in discussione generale.
All'articolo 1, dove si chiedeva che non costituissero oggetto di registrazione come marchio d'impresa i prodotti agroalimentari tradizionali. All'articolo 3, che norma lo spostamento della proprietà dal ricercatore all'ente, avevamo proposto che fosse estesa questa norma agli enti del sistema sanitario nazionale e regionale, a partire dalle aziende ospedaliere universitarie.
Sempre all'articolo 3, un altro emendamento chiedeva di distinguere - nell'esecuzione o nell'adempimento di un contratto a favore di terzi - tra i contratti di sviluppo e ricerca e appunto i contratti per attività per conto di terzi. Si chiedeva poi che la disposizione, che stabilisce che i diritti nascenti dall'invenzione spettino alla struttura di appartenenza dell'inventore - che è il cuore dell'articolo 3 - non si applichi quando l'invenzione industriale è fatta da studenti o da ricercatori. Gli studenti, infatti, non sono dipendenti dell'ente: pagano le tasse, sono la componente più creativa e vulnerabile, non possono essere equiparati ai dipendenti.
Abbiamo chiesto che la tempistica di deposito dell'invenzione, dell'istruttoria venisse dimezzata; ricordo che, nel caso in cui l'università non optasse per la protezione dell'invenzione industriale, nulla è previsto per quanto riguarda i tempi che il ricercatore deve rispettare per presentare la domanda, mettendo lo studente in una condizione di completa dipendenza e incertezza.
Per quanto riguarda l'articolo 4, rispetto al contrasto di pratiche di Italian sounding, abbiamo proposto che, per effettiva origine, come previsto nel testo, si intendesse il luogo di coltivazione e di allevamento della materia prima agricola utilizzata nella produzione e nella preparazione dei prodotti e il luogo in cui è avvenuta la trasformazione sostanziale. Anche questa proposta è stata bocciata.
Presidente, questo nucleo di questioni è stato messo in evidenza non solo nei nostri emendamenti, ma anche nel parere della VII Commissione al Senato, che è stato votato dalla maggioranza e dalle opposizione, anche perché, in quel parere, si chiedeva di precisare che i contratti per attività per conto terzi venissero esclusi dall'ambito di applicabilità della disciplina in esame. Cito, Presidente il testo del parere: “(…) atteso che la proprietà intellettuale eventualmente generata nell'ambito dei contratti da ultimo richiamati deve essere, in via preventiva, regolata secondo intese fra le parti”, esattamente uno degli emendamenti che abbiamo discusso e che avete bocciato in quest'Aula. La Commissione invitava poi a “chiarire, al fine di non ingenerare possibili fraintendimenti in sede applicativa, che la disciplina in esame non si applichi alle invenzioni degli studenti e dei dottorandi (…); infine, quel parere della Commissione, votata dalla maggioranza al Senato, chiedeva di “ridurre il termine (…) entro cui la struttura di appartenenza dell'inventore è tenuta a comunicare la volontà di depositare la domanda di brevetto, qualora all'invenzione collaborino studenti o dottorandi”.
Come vede, Presidente, gli argomenti e lo spazio per migliorare il testo c'erano; è la maggioranza che non ha voluto adoperarli con la bocciatura di tutti gli emendamenti presentati dall'opposizione. Nonostante questo atteggiamento, politicamente profondamente sbagliato, il provvedimento rimane una necessaria riforma prevista dal PNRR, per cui, in maniera responsabile, il nostro sarà un voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).