Dichiarazione di voto finale
Data: 
Mercoledì, 3 Aprile, 2019
Nome: 
Lucia Annibali

A.C. 1455-A

Grazie, Presidente. È con un po' di amarezza che mi appresto a fare, oggi, la dichiarazione di voto, a nome del Partito Democratico, su questo provvedimento che, lo dico subito, riteniamo essere una grande occasione mancata.

Consentitemi, però, prima di prendere qualche secondo del mio intervento per dedicare un pensiero commosso e colmo di gratitudine ad Anna Costanza Baldry, che purtroppo ci ha lasciato prematuramente. Anna è stata una studiosa di livello internazionale, una pioniera che ha speso la sua vita a fianco delle donne che subiscono violenza. Alla sua tenacia e alla sua intelligenza dobbiamo tanto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

La cronaca ci racconta, quasi quotidianamente, casi di violenza sulle donne, donne che non sono state protette, che non sono state credute o di cui non è stato valutato in maniera adeguata il rischio che stavano correndo; un fenomeno strutturale, che non accenna a ridimensionarsi, che fonda le sue radici in una profonda e persistente disparità di potere tra uomini e donne e in una organizzazione patriarcale della società. Per questo è sbagliato continuare a parlare di emergenza, come fa il Governo, ad ogni occasione. Questo tipo di narrazione sposta, infatti, anche questo tema sul piano esclusivo della sicurezza, quando invece si tratta di una questione complessa e, al fondo, culturale. Occorre essere consapevoli che l'ampiezza e la profondità del fenomeno, come ci dice chiaramente la Convenzione di Istanbul, richiedono un approccio multidisciplinare e complesso. Le politiche securitarie, tanto care a questa maggioranza, non possono essere la risposta. Servono azioni di sistema di natura economica, sociale, educativa oltre che giudiziaria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa visione d'insieme è stata alla base di tutti i nostri interventi nella scorsa legislatura.

Detto questo, da parte nostra non c'è stata alcuna preclusione o opposizione preconcetta al cosiddetto codice rosso, che abbiamo invece accolto come un'occasione importante per colmare vuoti normativi e di tutela ancora presenti nel nostro ordinamento. Su un tema come quello della violenza di genere, infatti, non dovrebbero esserci né divisioni né tentativi di primogenitura. Noi ve lo abbiamo detto e dimostrato con il nostro impegno in Commissione, dove abbiamo presentato una nostra proposta di legge e chiesto, a più riprese, un comitato ristretto che lavorasse su un testo condiviso e lo abbiamo, penso, dimostrato in Aula, in questi giorni di discussione. Questo, allora, è il secondo punto che differenzia il nostro approccio dal vostro: il metodo, un modus operandi sordo, a tratti schizofrenico, che ha segnato tutto l'iter del provvedimento; ed è solo grazie alla battaglia dell'opposizione che si è arrivati all'approvazione, all'unanimità, del reato di revenge porn (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali), una norma fondamentale per fronteggiare un fenomeno in grande espansione.

Su questo avete fatto marcia indietro e il buon senso è prevalso; per il resto, invece, l'atteggiamento è stato di chiusura nei confronti di buona parte delle nostre proposte, e in particolare quelle volte a modificare i primi articoli del provvedimento, su cui ha pesato il veto della vera regista del codice rosso, la Ministra Bongiorno che ha di fatto esautorato il Ministro della Giustizia e, insieme a lui, la relatrice e l'intero MoVimento 5 Stelle; non si spiegherebbe altrimenti la scelta di adottare la proposta del Governo come testo base, senza tener conto delle proposte abbinate, né delle osservazioni emerse durante le audizioni, né si capirebbe perché, prima che iniziasse, in Commissione, l'esame degli emendamenti, il Ministro della Giustizia, nel corso di una conferenza stampa, abbia definito il codice rosso come blindato. Come si può chiedere la collaborazione dell'opposizione su un testo blindato?

E, allora, colleghi, questa è per noi l'occasione mancata: aver deciso, per ragioni tutte interne all'alleanza, di rinunciare a un prodotto normativo di più ampio respiro e che affrontasse le importanti criticità evidenziate nelle audizioni, in particolare quelle che riguardano l'articolo 2, il cuore della comunicazione di questo provvedimento, che prevede l'obbligo per il pubblico ministero di sentire entro tre giorni le vittime di presunti maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale, atti persecutori, reati collegati; una norma definita, da magistrati, associazioni e avvocati, esperti del tema come inutile, difficilmente applicabile e potenzialmente dannosa. Nonostante i rilievi mossi, tutti i nostri emendamenti che raccoglievano le osservazioni cui ho fatto ora cenno e che erano contenuti anche nella proposta di legge della relatrice, quegli emendamenti sono stati clamorosamente ritirati o respinti, anche ieri in Aula. La motivazione, allora, è sotto gli occhi di tutti: le norme del codice rosso sono considerati intoccabili evidentemente per ragioni politiche e non di merito.

Un'altra cosa difficilmente comprensibile è che su questo provvedimento non avete messo nessuna risorsa finanziaria (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali). Quale lotta alla violenza sulle donne si può mai fare a costo zero? Non è, allora, un caso se la proposta di legge a mia prima firma che prevede il trattamento degli autori di violenza durante la fase di esecuzione della pena non sia stata recepita nel testo del Governo. Avete preferito approvare un emendamento della relatrice che ha l'ambizione di introdurre questi trattamenti, ma che lo fa senza risorse e, quindi, senza coraggio e senza lungimiranza; lo stesso dicasi per la formazione del personale delle forze dell'ordine; bene che ci sia, noi sappiamo e riteniamo questo aspetto fondamentale perché chi accoglie la richiesta di aiuto di una donna vittima di violenza deve saperlo fare in maniera adeguata; tuttavia, per come è costruito il provvedimento, l'indeterminatezza dell'avvio dei corsi e la clausola di invarianza finanziaria rischiano di farlo restare lettera morta e che questo provvedimento finisca, in ultimo, per boicottare se stesso.

È, invece, una buona notizia che nel testo in votazione siano entrati l'obbligo di informazione alla persona offesa dal reato sugli sviluppi del procedimento penale, che prevedeva anche il testo del Partito Democratico, così come consideriamo positiva la norma che introduce un coordinamento tra civile e penale.

Veniamo all'inasprimento…  Veniamo all'inasprimento delle pene, cuore e sostanza del pacchetto di emendamenti concessi al MoVimento 5 Stelle. Su questo mi limito a riportare le parole dell'associazione D.i.Re., secondo cui l'innalzamento delle pene edittali per i più ricorrenti reati di violenza contro le donne non è d'interesse per la loro tutela, appartenendo ad una logica emergenziale, dalla quale la normativa che ci occupa deve discostarsi. Diversamente da quanto certa opinione corrente è portata a credere, alle donne non interessa chiedere una maggiore condanna dei loro maltrattanti, per vendetta; a loro interessa essere tutelate dal rischio del ripetersi della violenza e dalle conseguenze che sono costrette a subire assieme ai loro figli. La verità, colleghi della maggioranza, è che ci riesce è piuttosto difficile capire come possiate combattere la violenza sulle donne e, al contempo, non fare nulla per la parità di genere e assecondare, invece, gli stereotipi che la alimentano; con il contratto di Governo, il disegno di legge Pillon, l'alienazione parentale, il congresso di Verona riportate i diritti delle donne indietro di cinquant'anni… Avete, lasciatemelo dire, un grande problema culturale su questo tema: poche idee, un po' confuse e forse anche pericolose; le dinamiche tutte interne alla vostra alleanza non fanno che far esplodere queste contraddizioni, ed è nel mezzo di queste contraddizioni che il Governo si appresta, con una comunicazione - siamo certi – roboante, a festeggiare un risultato che noi, invece, riteniamo un compromesso al ribasso, perché privo di una visione d'insieme.

Il Partito Democratico sceglie, allora, di astenersi su questo provvedimento; lo fa per ragioni di merito, per ragioni di metodo e per una questione politica: noi non vogliamo avallare operazioni propagandistiche. Per noi, questa è un'occasione mancata, ma siccome il nostro impegno su questo tema è più che serio, ci auspichiamo che il provvedimento possa essere migliorato nel suo passaggio al Senato.