Data: 
Lunedì, 17 Novembre, 2014
Nome: 
Michela Rostan

A.C. 631-C

 

Signor Presidente, abbiamo quest'oggi la discussione sulle linee generali di un testo già passato al primo vaglio della Camera e del Senato, che va a riformare le misure cautelari personali. È un iter che ha visto impegnati il Parlamento e le Commissioni giustizia di Camera e Senato, con un lavoro attento e di merito. Ora che è giunto all'esame dell'Aula e sono stati ottenuti dei risultati, apportando alcune correzioni, anche noi del gruppo Partito Democratico riteniamo che sia un testo che vada approvato. Constatiamo, inoltre, che è stato svolto un lavoro comune, che tutti i gruppi hanno dato il proprio apporto e che è stato conseguito un risultato, in termini di qualità, che credo sarà sancito anche dal voto finale. 
Interveniamo su un punto molto delicato e anche complesso. Le misure cautelari personali hanno questa caratteristica: riguardano la libertà delle persone e, quindi, un valore di inestimabile portata, ma riguardano anche il sistema di sicurezza del Paese, un valore che in questi anni si è sempre più accresciuto e affermato. Possiamo definirlo un diritto di nuova generazione, che sicuramente sta salendo tutti gli scalini dei nuovi diritti di una società democratica fino a diventare, ne sono sicura, un diritto di rango costituzionale. 
Con le misure cautelari sono in ballo la libertà delle persone, un grandissimo valore, e il diritto alla sicurezza dei cittadini e della società. Abbiamo provato a conciliare queste due dimensioni. Abbiamo provato a mettere in relazione le misure cautelari personali con entrambi questi due riferimenti e penso che il risultato normativo finale sia serio e sia appunto condivisibile ed apprezzabile. 
Il testo che ci apprestiamo ad approvare limita la discrezionalità del giudice nella valutazione delle esigenze cautelari. I colleghi sanno che queste esigenze cautelari scattano e sono individuate nel pericolo di inquinamento delle prove, nel pericolo di fuga e nel pericolo di reiterazione dei reati. 
Adesso, nelle valutazioni che bisogna fare in questi contesti, la situazione di concreto e attuale pericolo di fuga non può essere desunta esclusivamente dalla gravità del titolo di reato. Viene inserita, accanto alla concretezza, anche la necessaria attualità del pericolo medesimo; due elementi che devono essere valutati dal giudice nel momento in cui dispone la misura cautelare. Faccio riferimento a questo punto per far comprendere la portata del cambiamento, un cambiamento chirurgico che può apparire di piccola dimensione, ma che, invece, mette nelle condizioni di non far danno e di non scoprire sia la necessità di salvaguardare l'intervento, quando viene in gioco la libertà personale, sia quell'altro richiamo, che ho fatto ripetutamente, alla necessità di non scoprire i cittadini di fronte alla domanda di sicurezza che oggi si impone sempre più. 
Abbiamo fatto anche un altro lavoro di merito molto importante e di qualità sia alla Camera che al Senato, ossia di prevedere un'attenzione particolare quando si interviene su alcuni tipi di reato. Va diffondendosi, dunque, in questo modo sempre più nel nostro sistema, estendendosi anche al complesso meccanismo delle misure cautelari, il principio del doppio binario. 
Anche in questo caso abbiamo lavorato intorno a questo principio. Siamo in condizione di intervenire e, quindi, di fare in modo che, quando ci troviamo di fronte a reati di grave allarme sociale, il criterio di valutazione del giudice cambi e scatti una sorta di presunzione di idoneità della sola misura carceraria. Questo avviene per tanti tipi di reato appunto di grave allarme sociale, associazione mafiosa o finalizzata al traffico di stupefacenti, riduzione in schiavitù, tratta di persone, sequestro di persona a scopo di estorsione, delitti con finalità di terrorismo, pornografia e violenza sessuale, tutta una serie di reati, anche reati associativi di grande portata. Abbiamo anche inserito un'altra misura molto importante che riguarda il finanziamento illecito dei partiti. 
Abbiamo previsto – credo con una previsione di estremo buonsenso – che il giudicante non possa disporre la custodia cautelare in carcere in tutte quelle ipotesi in cui il giudicante stesso, attraverso un giudizio prognostico sul possibile esito del processo, ritenga di poter escludere a priori che l'eventuale condanna possa mostrarsi sotto forma di misura restrittiva. Abbiamo in altre parole dato uno strumento al giudice per evitare il carcere a chi, quand'anche potesse essere condannato, non dovrà comunque scontare una sentenza con pena detentiva. E questo principio varrà sia per le ipotesi di custodia in carcere che per gli arresti domiciliari. 
Ed ancora abbiamo riaffermato il principio della residualità del ricorso al carcere nella misura in cui è disposto, nel testo di riforma, che il ricorso alla custodia in carcere è possibile soltanto quando le altre misure coercitive o interdittive in luogo di ogni altra misura, anche se applicate cumulativamente, risultino inadeguate. Un complesso di norme, in sintesi, che riequilibra la funzione del giudicante e le finalità del processo, bilanciando il compromesso tra esigenze di custodia, di ricerca della verità, di sicurezza pubblica e privata e di garanzia attraverso lo strumento del cosiddetto doppio binario. Un principio, quello del doppio binario, che credo ci metta nelle condizioni di contemperare il giusto rigore e, quindi, di dare un segnale chiaro al Paese. Il Parlamento, di fronte a gravi reati, a reati su cui non bisogna dare nessun segnale di cedimento, mantiene in piedi un sistema rigoroso, rigorosissimo; dall'altro lato, il Parlamento dice: attenzione, quando ci sono reati non di grave allarme sociale il sistema delle garanzie deve essere qualificato e deve trovare ulteriori gradi di conferma e di accentuazione. Penso che anche questo sia un equilibrio moderno, un equilibrio che può dare forza al lavoro che stiamo facendo e può portare ad un risultato ampio da parte di tutte le forze politiche che lavorano mettendo il merito al centro della propria valutazione e facendo del lavoro parlamentare non il momento del conflitto pregiudizievole, ma il momento della ricerca della migliore soluzione al servizio del Paese. 
Un equilibrio che mira a ridimensionare anche l'annoso e drammatico problema del sovraffollamento delle nostre carceri. Dall'Europa, proprio nei mesi scorsi, abbiamo ricevuto su questo tema segnali e riconoscimenti incoraggianti proprio per tutti gli sforzi fatti dal Paese negli ultimi due anni per ridurre un problema che, diciamolo con estrema franchezza, è stato generato anche da un uso eccessivo e distorto della custodia cautelare. Dico questo perché costituisce fatto noto la circostanza per la quale un pezzo consistente dei detenuti si trova oggi in galera non per sentenze di condanna, ma a seguito di provvedimenti cautelari, ed una percentuale piuttosto elevata, quasi il 40 per cento, all'esito del procedimento o allo scadere della misura cautelare sarà rimesso in libertà. 
Ecco un'altra ragione, dunque, per la quale intervenire sull'attuale modello di custodia cautelare. Un bisogno quello di alleggerire il carico dei nostri penitenziari rispetto al quale oltre all'Europa anche il nostro Capo dello Stato quotidianamente ci spinge giustamente a lavorare. 
Onorevoli colleghi, siamo solo all'inizio di un lavoro importante e qualificato; in questi mesi abbiamo già fatto interventi significativi, alcuni anche di rilievo. Vi sono stati temi discussi da anni che però mai avevano trovato in Parlamento una soluzione o una sintesi, come si dice in questi casi, che invece si è trovata nelle Commissioni e nelle Aule parlamentari dove la norma è stata addirittura migliorata. Ecco perché siamo in condizione di dire che quello che abbiamo fatto, anche con il provvedimento sulla custodia cautelare, deve essere una sorta di anticipazione di quanto dovremo fare su scala più generale. 
È chiaro, infatti, che sul sistema carcerario dobbiamo compiere scelte senza precedenti in grado veramente di mettere la nostra Carta costituzionale, a proposito della funzione rieducatrice della pena, al centro del nostro lavoro e, nello stesso tempo, lo dico molto chiaramente, dobbiamo compiere scelte in grado di mettere ancora più in evidenza la necessità di intervenire su alcuni tipi di reato e di condotte inaccettabili da contrastare senza infingimenti. 
Concludo Presidente, dal carcere si produce ancora la funzione, ad esempio, dei boss mafiosi che sono capaci di attuare e di agire in quanto solo apparentemente limitati nelle loro potenziali criminalità. Questa è la ragione per la quale e per cui dobbiamo compiere scelte importanti. Auspico che quest'Aula possa sostenere convintamente e positivamente il percorso normativo che approda quest'oggi per la discussione sulle linee generali, così come riformato ed emendato al Senato; al tempo stesso sono convinta del fatto che il Partito Democratico darà il suo contributo anche nelle fasi successive in cui ritorneremo ad affrontare le altre grandi riforme necessarie, come questa, per cambiare il Paese.