Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 10 Luglio, 2024
Nome: 
Federico Gianassi

A.C. 1718

Grazie, Presidente. Cancellate dal codice penale l'abuso di potere di un pubblico funzionario che, violando deliberatamente la legge, tradendo la missione che gli è assegnata, discrimina un cittadino oppure avvantaggia ingiustamente un altro cittadino perché amico o parente. Si tratta di fatti gravi, odiosi, spregevoli che alimentano la distanza tra cittadini e pubblica amministrazione. Voi, per la prima volta nella storia repubblicana, decidete che questi fatti non hanno più rilevanza penale: è un pericoloso scivolamento verso l'impunità di comportamenti gravi nel nostro Paese. E di questa scelta che volete realizzare voi vi assumete un'enorme responsabilità politica di fronte al Paese.

Noi contrastiamo questo provvedimento per motivi di merito, alcuni li citerò dopo, ma anche per il metodo di lavoro che ha impostato il Governo, che è stato inaccettabile. Un metodo di lavoro improntato all'ideologia. Non è una riforma questa, signor Ministro, non ha né il respiro né la visione di una riforma. È un provvedimento bandiera, ideologico, da lei più volte sollecitato. È il provvedimento bandiera che lei cercava - mi permetta di dire -, raggiunto con molta lentezza perché, signor Ministro, ha finalmente il suo provvedimento bandiera, ma sono passati quasi due anni dall'insediamento del Governo Meloni.

Mi permetto di ricordarle che, in un tempo più o meno simile, la sua predecessora aveva già approvato sì tre riforme: quella del processo civile, quella del processo penale e quella dell'ordinamento giudiziario. Si possono avere idee diverse su quelle riforme, ma erano riforme. Il suo è un provvedimento bandiera: non ci sono risorse, non ci sono investimenti sulla giustizia, non c'è la messa del cittadino al centro del sistema della giustizia.

E poi vi è stata arroganza, signor Ministro, abbiamo provato a chiedere approfondimenti di merito, abbiamo chiesto di valutare gli effetti della riforma del 2020, ci è sempre stato risposto di no. Abbiamo avanzato delle proposte, abbiamo provato a circoscrivere la fattispecie, abbiamo proposto una norma di interpretazione autentica rispetto ad alcune sentenze della giurisprudenza a nostro giudizio non coerenti con la riforma del 2020. Non avete aperto nemmeno una riflessione e un confronto con l'opposizione. Tuttavia, gli errori non sono solo nel metodo sono anche nel merito e l'errore di merito nasce da una rimozione politica e psicologica: avete cancellato dal dibattito la riforma del 2020. Quando, anche in quest'Aula, vengono citati alcuni casi di applicazione dell'abuso d'ufficio per dimostrare che è una fattispecie vaga, si fa riferimento a ipotesi antecedenti alla riforma del 2020, ad esempio, alle violazioni di Regolamento. Tuttavia, con quella riforma, che voi avete rimosso dal dibattito, era già stato stabilito che non è ogni violazione di atto normativo ma solo la violazione di legge a determinare l'abuso d'ufficio. Non è il comportamento discrezionale del pubblico funzionario a determinare l'abuso d'ufficio ma solo la violazione di un comportamento obbligatorio. In quella riforma è scritto chiaramente che occorre un dolo intenzionale, avere voluto violare la legge per discriminare o avvantaggiare un cittadino. Quella riforma è stata omessa dal dibattito e anche da lei signor Ministro, perché non avevate interesse ad affrontare il tema nel merito ma volevate affermare un principio ideologico, volevate uno scalpo che oggi ottenete a danno dei cittadini. Inoltre, signor Ministro, c'è stata già una clamorosa retromarcia. Lei non ha avuto il coraggio di venire in quest'Aula e presentare un emendamento all'articolo 1 per introdurre il peculato per distrazione, lei è scappato nel Consiglio dei ministri con un provvedimento d'urgenza, senza aver spiegato prima perché vi era urgenza e, prima ancora di aver abrogato l'abuso d'ufficio, ha introdotto nell'ordinamento l'abuso d'ufficio-bis. Non ci può raccontare - non può farlo con i giornalisti in Transatlantico - che le due fattispecie sono diverse, sono entrambe un dolo specifico, sono entrambe violazione di un obbligo di legge, sono entrambe fattispecie che puniscono il comportamento di abuso del funzionario che discrimina il cittadino. E lei lo sa perché è un giurista ed è inutile che lo neghi. Lo so, è costretto a passare da un processo di umiliazione politica se dice che l'abuso d'ufficio deve essere abrogato e, prima ancora che venga abrogato, riesce a reintrodurlo in una forma parziale con un altro provvedimento, peraltro senza sanare, signor Ministro, i difetti e quei vuoti che noi le avevamo contestato. È un anno che diciamo che, in assenza di quella norma, si crea un vuoto normativo che non è compatibile con il diritto dell'Unione, che è incoerente con la disciplina degli altri Stati dell'Unione europea, che è incoerente con le esigenze di tutela dei cittadini. Non glielo abbiamo detto solo noi, glielo ha detto il Presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, che l'aveva invitata ad adottare una modifica del peculato, guarda caso, cosa che poi lei ha fatto. Glielo hanno detto anche autorevoli esponenti della maggioranza, non solo pericolosi esponenti della minoranza. La presidente della Commissione giustizia del Senato, Giulia Bongiorno, della Lega, le ha più volte detto che era un errore abrogare l'abuso d'ufficio e, in ogni caso se fosse stato abrogato, avreste dovuto mettere mano ai reati contro la pubblica amministrazione, che per lei costituiscono un armamentario - come ha detto - già potente contro il malaffare ma, evidentemente, non così potente da indurla a correre ai ripari in un Consiglio dei ministri per introdurre un nuovo reato. Poi, signor Ministro, avete gettato la maschera: voi non avete abrogato l'abuso d'ufficio per tutelare i sindaci italiani, innanzitutto perché per i sindaci italiani l'abuso d'ufficio rappresenta una parte delle questioni che sollevano. Il tema principale è il modello delle responsabilità che ancora esiste a loro carico e sta nel Testo unico degli enti locali, laddove, malgrado la responsabilità gestionale sia attribuita ai tecnici, essi rispondono in sede giudiziaria. Hanno una funzione politica ma rispondono degli errori tecnici. Lei mi dice “sì” signor Ministro, però lei sa che il suo Governo e il suo Ministero, proprio ieri in quest'Aula, hanno dato parere contrario a un ordine del giorno con il quale noi chiedevamo di modificare questa normativa. Lei non era presente ma al suo Vice Ministro sì, vada a rileggere gli atti di ieri e vedrà che avete detto di no come ha detto di no il Ministero degli Interni. Non avete a cuore la tutela dei sindaci, voi volevate un provvedimento per cancellare l'abuso di potere per alcune categorie di pubblici funzionari. Tanto è vero che con il nuovo peculato per distrazione, colpirete nuovamente i sindaci e non altre categorie. Sì, signor Ministro, perché quando dite che risponderà il pubblico funzionario che gestisce risorse, sono i sindaci italiani che gestiscono i bilanci degli enti, loro risponderanno, non risponderanno quei pubblici funzionari che, senza gestione di risorse, commetteranno una discriminazione e un abuso di potere verso i cittadini. Questo è il risultato della sua azione, quando la prossima volta si presenterà l'ANCI, dirà a questo punto la verità: volevate abrogare l'abuso d'ufficio, l'avete fatto, ma non avete tutelato i sindaci italiani. Inoltre, signor Ministro, questo provvedimento è grave perché determina uno squilibrio nei rapporti di forza tra cittadini e pubblica amministrazione. Ora, lei spesso ha evocato le esigenze di un sistema penalistico di tipo liberale. Mi verrebbe da dirle: faccia attenzione agli altri provvedimenti che firma, perché noi stiamo discutendo il disegno di legge sulla sicurezza urbana che introduce molti nuovi reati, compreso la resistenza passiva, che non hanno nulla di liberale. Tuttavia, se associamo la cancellazione dell'abuso d'ufficio, che consente di rendere legittimo penalmente un abuso di potere del pubblico funzionario contro il cittadino, e al contempo voi nelle prossime settimane introdurrete reati ulteriori a carico dei cittadini, come la resistenza passiva, quello squilibrio sarà enorme nei rapporti di potere. Se si alterano i rapporti di forza tra pubblica amministrazione e cittadino, diminuisce la qualità delle relazioni democratiche nel nostro Paese e ci spingiamo verso una strada pericolosa di autoritarismo che invece dobbiamo contrastare. Quest'aula non è riuscita a svolgere, per la vostra determinazione, un confronto sul merito ma voglio occupare un po' di spazio del tempo che mi rimane per provare a rimanere sul merito della questione. Che cos'è l'abuso d'ufficio nelle aule di tribunale? Quali sono i fatti che i giudici della Repubblica considerano abuso d'ufficio? Sono, ad esempio, il comportamento di funzionari pubblici che truccano i concorsi, il professore universitario che trucca un concorso oggi risponde di abuso d'ufficio e la Cassazione ha detto abuso d'ufficio e non altri reati, come la turbativa d'asta, che non si possono applicare. È ragionevole che, da domani, il professore universitario che trucca il concorso non risponda in sede penale grazie al vostro intervento? Per noi è un errore gravissimo. È ragionevole che un magistrato che trucca il concorso in magistratura, passando il concorso a un concorrente e oggi viene condannato per abuso d'ufficio, non risponda in sede penale di questo comportamento? È un errore gravissimo. L'abuso d'ufficio e il comportamento di un Carabiniere che fa avance a una ragazza, la ragazza le rifiuta e il Carabiniere, per ritorsione, la identifica e la conduce in caserma. Signor Ministro, sono le sentenze della Corte di cassazione, è quello che succede nei tribunali. Con il vostro intervento, quel processo e quella condanna verranno annullati e cancellati. Sono fatti gravi, sono i comportamenti di abuso di potere che discriminano i cittadini. Sono fatti così gravi che 25 paesi dell'Unione, tutti quelli che hanno risposto alla Commissione, hanno dichiarato che sono fatti che vengono puniti con il reato di abuso d'ufficio nel loro ordinamento. Siamo l'unico Paese che ha intrapreso una strada diversa, che ci mette in imbarazzo in Europa e che la costringerà, signor Ministro, a correre ancora ai ripari, perché non basta l'intervento che lei ha fatto frettolosamente nel decreto Carceri. Signor Ministro, voi avete ancora la forza dei numeri ma noi siamo convinti di avere la forza della ragione e, per questo, contrasteremo queste scelte scellerate. Verrà il giorno in cui avremo anche la forza dei numeri oltre che ha la forza della ragione e allora invertiremo la rotta, perché la giustizia italiana ha bisogno non di demagogia, non di slogan, non di ideologia ma di investimenti, serietà, professionalità, eccellenze e competenza al servizio dei cittadini. Per tutte queste ragioni, voteremo “no” al provvedimento che lei ci pone qui in Aula.