Dichiarazioni di voto finale
Data: 
Martedì, 11 Ottobre, 2016
Nome: 
Giuseppe Lauricella

A.C. 2664-A

L'iniziativa, che abbiamo assunto in ordine al reato di furto di materiale sottratto ad infrastrutture energetiche e di comunicazione, nasce dal basso. 
Nasce dal grido di allarme di piccole aziende, magari a dimensione familiare, che, dall'oggi al domani, si sono trovate senza energia e, dunque, senza la possibilità di poter continuare la produzione e di lavorare, a causa dell'azione criminosa di alcuni, che rubano cavi di rame per rivenderli nel mercato nero. 
Un materiale che è diventato prezioso – persino quotato in borsa – e che ha, poco a poco, alimentato un mercato illecito di dimensioni enormi. 
Va, peraltro, rilevato come la nostra iniziativa legislativa abbia trovato la condivisione anche di tutti coloro che operano nel mondo produttivo, nell'energia, nei trasporti, nelle comunicazioni, dall'Enel alle Ferrovie dello Stato, le cui reti sono divenute – ormai da anni – fonte di approvvigionamento di singoli come di associazioni criminali. 
L'istituzione stessa dell'osservatorio nazionale sui furti di rame, presso la direzione centrale della polizia criminale, dimostra la peculiarità e la pervasività del fenomeno. L'osservatorio ha potuto evidenziare come il fenomeno del furto di rame abbia prodotto enormi danni all'economia, colpendo i servizi pubblici essenziali, ma anche la vita di chi lavora (magari) in piccole aziende e delle loro famiglie. 
Personalmente, ho ricevuto la richiesta disperata di aiuto da piccole realtà proda-Uve, territorialmente periferiche, che avevano subito un furto di cavi di rame, con conseguente blocco di ogni possibilità di produzione. 
Proprio due anni fa, a sei, intervenni, qui, alla Camera, in aula, per portare alla ribalta nazionale quell'allarme. Il problema non era poi così sconosciuto, anzi. 
Seguì la nostra iniziativa legislativa, che oggi giunge al voto finale di questa Camera. 
Iniziativa che ha voluto, principalmente, essere una risposta immediata a quella parte di società che lavora e fatica per mantenere in vita un'attività produttiva. 
Per quanto mi riguarda, si è trattato di dare un segno di attenzione. Il segno che lo Stato e le istituzioni sono sensibili nei confronti di coloro che lottano quotidianamente e onestamente. 
Per tali ragioni, è inaccettabile che chi agisce a danno della società e soprattutto a danno di chi lotta quotidianamente per vivere, non debba risponderne in modo adeguato. 
Non siamo, dunque, di fronte ad un'urgenza ma – piuttosto – ad un'emergenza. Una emergenza sociale, economica e di tutela della dignità di chi lavora. 
Il fenomeno dei furti di rame è, sensibilmente, aumentato, sia in termini quantitativi, sia in termini di diffusione sul territorio nazionale. 
Dati che sono confermati anche dal Ministero dell'Interno, sulla base delle attività svolte dalle forze di polizia.  Devo – per inciso – sottolineare un dato non ricorrente nelle iniziative parlamentari: la proposta di legge, di cui sono primo firmatario, presenta la sottoscrizione e la condivisione di vari esponenti di questa Camera, in maniera trasversale. 
Ciò rivela non solo l'emergenza in sé, ma anche la dimensione sociale, che non è limitata ad una categoria o ad una parte della società. Il fenomeno colpisce ogni settore ed ogni livello sociale, territoriale ed economico. 
Dunque, come è, per un verso, opportuno perseguire l'obiettivo della depenalizzazione di fattispecie di reato che non presentino più un certo allarme sociale, ritengo sia, per altro verso, opportuno rendere più incisiva la reazione dello Stato e dell'ordinamento di fronte a situazioni e condotte che si manifestano più gravi per gli effetti che producono nella società e nell'economia reale del Paese. 
Certo, potranno essere previsti strumenti tecnici e di controllo sul territorio capaci di fronteggiare il fenomeno. Questo è un altro aspetto. 
Non possiamo continuare a trattare il furto in danno di infrastrutture energetiche e di comunicazione come mera o semplice aggravante del reato di furto. 
Non si tratta più, soltanto, di una pratica criminale posta in essere da singoli soggetti, che occasionalmente rubano qualche cavo di rame per rivenderlo al primo ricettatore d'occasione. Oggi, il fenomeno ha assunto la forma di un vero e proprio traffico illecito, con un suo mercato, anche oltre i confini nazionali, predisposto e gestito dalla criminalità organizzata, costituendo una strutturata «filiera» che va dal furto alla ricettazione, alla rivendita e alla reimmissione del materiale sottratto perfino nel mercato lecito, supportato da falsa documentazione. 
Per tali ragioni, la proposta che oggi è sottoposta al voto della Camera prevede, innanzitutto, che il reato in questione finisca d'essere una mera circostanza aggravante del reato di furto e divenga una fattispecie autonoma, evitando, peraltro, in sede giudiziaria, il bilanciamento con le circostanze attenuanti. 
In secondo luogo, prevede che il reato venga punito non solo con una pena detentiva adeguata ma anche con una sanzione pecuniaria più significativa. 
Di particolare rilievo è, poi, l'aver voluto dare vita alla integrazione del reato di furto di materiale appartenente a infrastrutture destinate alla erogazione di servizi pubblici e di energia con il reato di associazione per delinquere, coordinandolo con le fattispecie di arresto in flagranza di reato e di ricettazione. 
Dunque, si interviene nel codice penale e di procedura penale. 
Una scelta non risolutiva, certo, ma che dà il segno di attenzione dello Stato nei confronti dei mutamenti sociali. Ovvero, di uno Stato che è attento alle nuove esigenze della società, sia nel senso di tutelategli interessi e dei diritti soggettivi, pubblici e privati, sia nel senso di lotta alla criminalità diffusa o organizzata. 
Per tali ragioni annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito democratico.