Dichiarazione di voto finale
Data: 
Giovedì, 16 Febbraio, 2017
Nome: 
Marilena Fabbri

A.C. 3113-A

 Grazie, Presidente. 
Il Partito Democratico voterà a favore del provvedimento Nesci, che interviene in materia di organizzazione e composizione dei seggi elettorali in occasione delle consultazioni elettorali comunali, politiche e referendarie con due obiettivi fondamentali: 
Rafforzare gli strumenti di trasparenza nell'esercizio del voto e conseguente riduzione del rischio di inquinamento o voto di scambio. 
Prevedere il voto fuori Comune di residenza cittadini, agli elettori temporaneamente domiciliati per motivi di lavoro, studio e cure mediche in occasione delle consultazioni referendarie ed elezioni al parlamento europeo. 
Il provvedimento in oggetto pur andando ad aggiungersi agli oltre venti provvedimenti esistenti in materia, ha il merito di intervenire principalmente in termini di novella sui testi già esistenti. 
Rispetto al primo obiettivo di rafforzare la trasparenza nel voto e il contrasto a comportamenti fraudolenti, si interviene sugli arredi delle sezioni elettorali nello specifico sulle urne e sulle cabine e a meglio definire alcune cause di esclusione nella nomina dei componenti di seggio, nonché nelle modalità di nomina degli stessi. 
Le urne dovranno essere costituite in materiale semitrasparente, in modo da rendere possibile la verifica della presenza o meno di schede elettorali al suo interno, ma non anche l'identificazione delle stesse. 
Le cabine che dovranno essere sostituite progressivamente a seguito di usura o riadattate (per non gravare eccessivamente sul bilancio dello Stato), dovranno essere alte in modo tale da coprire il busto dell'elettore, ma non il viso. Al fine di inibire e rendere ulteriormente più complessi comportamenti già oggi vietati, ma che non è possibile, oltre una certa misura, poter controllare come ad esempio l'uso del cellulare in cabina per fotografare il proprio voto, da esibire a chi lo ha richiesto, o scambiare schede bianche con schede già votate. 
Già oggi le norme in vigore individuano una serie di requisiti per la nomina del presidente, dei segretari che coadiuvano il lavoro del presidente e degli scrutatori; le norme introdotte ridefiniscono i limiti di età per scrutatori e segretari, al fine di migliorare il ricambio generazionale e introducono una serie di cause di esclusione alla nomina per rafforzare l'autorevolezza, a trasparenza e l'oggettività nella gestione dei seggi da parte dei componenti il seggio stesso. 
In particolare, è preclusa la nomina ai ruoli di Presidente e Segretario di seggio per i parenti e gli affini fino al secondo grado dei candidati agli organi per cui si esercita il voto. Tale divieto non è stato esteso agli scrutatori, in quanto questi sono sorteggiati e non nominati, svolgono un ruolo esecutivo e non di responsabilità, ed inoltre al fine di evitare che, tale previsione possa costituire un problema nel reperimento delle persone necessarie a garantire l'apertura dei seggi stessi in comunità piccole. 
Sono state introdotte una serie di limitazioni di carattere penale. Tutti i componenti del seggio non devono avere pendenze, anche per condanne di primo grado, in relazione a reati legati all'associazione mafiosa, al voto di scambio, ai reati contro la pubblica amministrazione, alla corruzione o anche a reati colposi che prevedono pene oltre i due anni. È importante nonché doveroso che in questi casi prevalga l'interesse dello Stato a che le operazioni di voto non vengano gestite da persone che abbiano subito condanne penali definitive per certe tipologie di reato, ma neanche da persone che abbiano procedimenti penali in corso, al fine di garantire ai cittadini elettori il massimo di garanzia, sia nei fatti che nella percezione, di un esercizio del voto libero e trasparente. 
All'interno dei seggi devono esserci persone riconosciute e riconoscibili, anche da chi partecipa al voto, come persone prive di situazioni pendenti di carattere penale, da chiarire nei confronti dello Stato e della comunità. 
È stata condivisa altresì la scelta di riportare a sorteggio la scelta degli scrutatori, modalità presente fino al 2005 poi modificata con legge per problemi di reclutamento degli scrutatori, in modo da poter garantire una maggiore rotazione delle persone interessate a partecipare ai seggi, nonché la possibilità di un reale ricambio generazionale. Si prevede inoltre che già in fase di sorteggio degli scrutatori si dia priorità, nella misura del cinquanta per cento dei posti, alle persone, iscritte all'albo, in stato di disoccupazione. 
Rimane inoltre per gli uffici elettorali comunali la possibilità di accedere alle Liste di collocamento per ricoprire i ruoli di scrutatore non coperti con le persone iscritte all'albo. 
Una modifica normativa presente nel testo Nesci, ridimensionato solo in parte durante i lavori in Commissione affari costituzionali, su cui manifestiamo delle perplessità è quella tesa ad alzare il numero minimo di votanti assegnati a ciascuna sezione elettorale. La legge oggi prevede che le sezioni elettorali siano composte da un minimo di 500 a un massimo di 1.200 votanti. Le nuove soglie, a partire dal 1 gennaio 2018, si prevede che vadano da un minimo 700 ad un massimo di 1.200 votanti. Se da un lato aumentando il numero dei votanti ci si propone di ridurre il rischio di controllo esterno del voto, dall'altro, a nostro avviso, si potrebbe determinare un allontanamento dal voto stesso. Accorpando sezioni elettorali, soprattutto nei contesti territoriali e geografici più problematici (penso a quelli montani ad esempio), si corre il rischio di creare distanze eccessive tra il seggio e i luoghi di residenza dei votanti, con il risultato di disincentivare la partecipazione al voto. Auspichiamo, quindi, che in fase di ridefinizione degli stradari afferenti le singole sezioni elettorali si tenga conto concretamente di contemperare i due interessi in gioco, alla luce della normativa presente nel nostro ordinamento, laddove prevede che i limiti minimi di votanti per seggio possano essere derogati in presenza di particolari situazioni orografiche e infrastrutturali dei comuni al fine di garantire la partecipazione e l'accesso al voto da parte degli elettori residenti. 
Modifiche 
Rispetto all'obiettivo di ampliare le opportunità di esercizio del voto, nei lavori in Commissione affari costituzionali e oggi in aula abbiamo fortemente condiviso le norme tese a riconoscere l'esercizio del voto nel comune di domicilio temporaneo er quegli elettori che per motivi di lavoro, studio o cure mediche si trovino fuori dalla regione del comune di residenza, in occasione delle consultazioni referendarie o del rinnovo del Parlamento europeo. In Aula oggi è stato inoltre approvato un emendamento presentato insieme ai colleghi Fiano, Naccarato e Lattuca per riconoscere l'esercizio del diritto di voto alle persone che prestano soccorso nel Comune in seguito a calamità naturali, al pari di quanto già è riconosciuto a forze armate e forse dell'ordine. 
Pur condividendo l'obiettivo di consentire l'esercizio del voto fuori dal comune di residenza, anche in occasione delle elezioni per Camera e Senato, non è stato possibile in questa occasione condividere una proposta unitaria. 
Persistono infatti punti di vista diversi e criticità organizzative al momento non risolte. 
Il primo aspetto da risolvere è infatti di merito, ossia se far votare le persone fuori del comune di residenza per il collegio del comune di residenza, come indicato nella proposta di legge originaria o, per il collegio del comune di domicilio, come ad esempio già oggi previsto in via eccezionale a favore delle forze armate e di polizia in servizio ai seggi elettorali. 
La prima ipotesi, risponde all'obiettivo di tenere legati i cittadini elettori al proprio comune di origine a prescindere da dove in quel momento si svolge la loro vita lavorativa o di studio al fine di mantenere un legame forte con il territorio di residenza e garantire il voto per il comune di residenza. In questo caso, però va risolto un problema tecnico significativo per l'organizzazione del voto per garantire segretezza e sicurezza del voto. La proposta ipotizzata di votare una settimana prima del voto, in una sezione allestita presso il tribunale del comune capoluogo, per poi spedire per posta il voto esercitato, a nostro avviso, non garantisce in questa fase una sufficiente sicurezza del corretto esercizio del voto e anche della sua segretezza. 
L'ipotesi, invece, di far votare le persone fuori del comune di residenza per il collegio del comune di domicilio, ossia laddove, temporaneamente, si è stabilito il centro della propria vita lavorativa o di studio, non si pongono problemi tecnici nell'organizzazione dell'esercizio di voto, se dal punto di vista organizzativo non presenta alcun problema, crea un problema di uguaglianza nel riconoscimento del diritto di voto, in quanto attribuisce ad una categoria di persone di poter optare tra due possibilità, ossia se votare per il collegio del comune di residenza o se optare per il collegio del comune di domicilio, con un rischio anche di distorsione dell'esito del voto per le città universitarie e per le città industriali, laddove è più facile che si concentri una presenza significativa di persone temporaneamente domiciliate. 
Dall'analisi dei tratti più salienti di questo provvedimento si evince che il raggiungimento dei due obiettivi menzionati (rafforzare l'attenzione sulla trasparenza e la correttezza dell'esercizio del voto e ampliare la possibilità di esercizio del voto anche per i fuori sede, anche se, al momento, limitatamente alle consultazioni referendarie ed europee), sia stato raggiunto in modo significativo. 
Riteniamo, comunque, che non si possa pensare di risolvere i problemi di brogli o di comportamenti scorretti solo attraverso éscamotage, sanzioni, controlli e limitazioni, o attraverso un irrigidimento del sistema organizzativo, ma sia necessario continuare a lavorare per rafforzare il senso di responsabilità e l'etica democratica dei cittadini – siano essi componenti dei seggi o elettori –, perché il diritto di voto è una conquista, è un diritto importante e non può essere oggetto di compravendita o di scambio per nessun motivo.