A.C. 1950-A
Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi. È la nostra Costituzione, all'articolo 106, a riconoscere ai magistrati onorari un ruolo nell'ordinamento giudiziario. Tale ruolo è cresciuto nel corso dei decenni, acquisendo competenze molto rilevanti sia in ambito civilistico che in quello penalistico: infatti oggi i magistrati onorari sono chiamati a occuparsi di quasi la metà delle cause civili e dell'intero insieme dei reati di minore rilievo; insomma, la magistratura onoraria ha svolto e continua a svolgere una funzione essenziale per rispondere alla domanda di giustizia degli italiani. Il disegno di legge, che è all'attenzione dell'Aula, non è il primo che affronta la disciplina della magistratura onoraria e, anzi, negli ultimi anni sono stati diversi provvedimenti che ne hanno modificato differenti aspetti. Si tratta, infatti, di una questione annosa e dipesa da una procedura di infrazione comunitaria, la n. 4081 del 2016, che ha sollevato dubbi concreti sulla compatibilità tra la regolazione nazionale e il diritto dell'Unione. Sono dubbi concernenti l'inquadramento del ruolo e tutta una serie di diritti riconosciuti ai lavoratori - a titolo di esempio: l'orario di lavoro, il riposo settimanale, la malattia, il diritto alle ferie, il congedo di maternità -, una molteplicità di ambiti, insomma, in cui i magistrati onorari hanno scontato un deficit di diritti essenziali, perché formalmente assimilati a prestatori di servizio a titolo onorario e, dunque, esclusi dalle tutele spettanti allo status dei lavoratori dipendenti. La procedura di infrazione del 2016 riprende i rilievi formulati già in precedenza dalle istituzioni europee che la riforma del 2017, in attuazione della legge n. 57 del 2016, non è riuscita integralmente a superare. Con la legge di bilancio per l'anno 2022 si sono fatti alcuni passi avanti, modificando in più punti la riforma del 2017: ad esempio, riconoscendo un'indennità a titolo di ristoro delle perdite subite per l'illegittima reiterazione del rapporto onorario in favore dei magistrati onorari che avessero deciso di non partecipare alla procedura valutativa di conferma in servizio oppure che non l'avessero superata. Appena più tardi, col decreto-legge n. 75 del 2023, si è intervenuto nuovamente disponendo l'assimilazione dei compensi percepiti dai magistrati onorari ai redditi da lavoro dipendente e l'iscrizione dei magistrati onorari all'assicurazione generale obbligatoria dell'INPS o alla gestione separata, a seconda che svolgono le funzioni in via esclusiva o in via non esclusiva. In ultimo, col decreto Infrazioni, convertito in legge appena 2 settimane fa, siamo tornati sulle questioni relative al trattamento previdenziale dei magistrati onorari. Ecco, il disegno di legge che è all'ordine del giorno rappresenta un nuovo intervento sul tema, un intervento senza dubbio positivo per taluni aspetti, ma che, purtroppo, non ci aiuta a risolvere integralmente tutti i punti problematici della procedura di infrazione pendente. Criticità, peraltro, che da un lato non soddisfano le richieste legittime dei magistrati onorari e dall'altro lasciano il fianco scoperto a giuste iniziative di rivalsa per i diritti negati per tanti anni. Nell'esame in Commissione Giustizia, che ha accompagnato questo provvedimento, abbiamo sollevato delle questioni e dei temi ed uno di questi è quello previdenziale: abbiamo presentato un emendamento, con l'obiettivo di assicurare il riconoscimento dei diritti previdenziali maturati senza sollevare problematiche sotto il profilo della copertura finanziaria, perché il tema non muore con questa legge, ma resta vivo e vegeto. Ci sono diritti che per un lungo periodo di tempo non sono stati rispettati: se il provvedimento che si pone l'obiettivo di chiudere la procedura di infrazione non prevede una qualche forma di indennizzo, allora i magistrati onorari fanno bene a non rinunciare ai diritti pregressi, come invece il Parlamento sta chiedendo di fare con questa legge.
Sempre in fatto di previdenza, non possiamo dimenticare un altro nervo scoperto di questo provvedimento, quello dell'obbligo di gestione separata INPS per i non esclusivisti e i costi del ricongiungimento pensionistico. Con i nostri emendamenti abbiamo provato a modificare il testo sul punto, sia chiedendo di lasciare al magistrato la facoltà di scelta, sia per far sì che il ricongiungimento previdenziale possa essere gratuito, perché altrimenti la nuova normativa sarebbe doppiamente svantaggiosa per queste figure: non soltanto finora hanno dovuto sopportare decenni di regole incerte, ora li obblighiamo anche a pagare di tasca loro l'ottenimento della continuità previdenziale che, com'è ampiamente noto, comporta dei costi più che ragguardevoli.
Un'altra questione spinosa riguarda l'indennità stabilita, non tanto per i magistrati esclusivisti, quanto per quelli non esclusivisti, visto che con le modifiche introdotte andranno a percepire meno di quanto percepiscono oggi. L'indennità che era determinata in 20.000 euro nel disegno di legge depositato dal Governo è stata incrementata a 25.000 euro, ma evidentemente in maniera insufficiente rispetto ai 32.000 euro percepiti attualmente. Peraltro, nel momento in cui compariamo le indennità delle due categorie, esclusivisti e non, i valori attribuiti alla retribuzione oraria sono gravemente sproporzionati in danno dei non esclusivisti. Per questo vi abbiamo chiesto più e più volte di rivedere questa norma per incrementare le indennità previste per i non esclusivisti e, quantomeno, renderle coerenti con i valori orari stabiliti per i magistrati esclusivisti. Sempre sotto il profilo delle indennità, sarebbe necessario affrontare un altro tema: se noi imponiamo a questi magistrati una valutazione quadriennale per la conferma di idoneità, allora dovremmo anche prevedere un meccanismo di progressione economica in caso di giudizi positivi. Anche perché diciamoci che è arrivato il tempo di riconoscere davvero e pienamente l'enorme contributo che la magistratura onoraria dà al sistema della giustizia italiana e se, per tante ragioni, non è possibile operare un'equiparazione totale con la magistratura ordinaria, almeno dovremmo avere il buonsenso di riconoscere gli sforzi e le competenze messe in campo quotidianamente per garantire un corretto funzionamento della macchina giudiziaria.
Insomma, signor Presidente, concludo riprendendo il punto di partenza. Questa legge è utile sotto certi profili, è incompleta sotto altri ed è per questa ragione che oggi il Partito Democratico si asterrà, perché riteniamo che si potesse fare di più, molto di più, sia per chiudere con incontestabile certezza le procedure d'infrazione promosse dall'Unione europea - che invece restano per taluni aspetti pendenti - sia soprattutto per costruire una disciplina completa e idonea a regolare la professione, i diritti e le attività dei magistrati onorari. Ad oggi, sul territorio nazionale c'è una gravissima carenza di giudici onorari, che dovrebbero essere quasi 3.500 e invece sono poco meno di 1.000. Con le ultime riforme della giustizia, come se non bastasse, abbiamo ritenuto di allargare l'ambito di competenza dei giudici di pace. Nel frattempo, però, molte promesse fatte dal Governo in termini di investimento nel sistema della giustizia sono rimaste tali e nei prossimi anni rischiamo seriamente una paralisi dell'apparato. Se non diamo risorse alla giustizia, se non riconosciamo esperienze e competenze di giudici, funzionari e di tutte quelle professionalità che partecipano attivamente all'ordinamento giudiziario, il risultato potrà essere uno e uno soltanto: domande di giustizia che non troveranno alcuna risposta da parte dello Stato.
Questa eventualità, in un Paese civile come pretendiamo di essere, non può e non deve essere nemmeno un'opzione, perché in gioco non c'è soltanto la credibilità di un Governo, ma i diritti veri, concreti, attuali di milioni di cittadini.