A.C.1621-A e abbinata
Grazie Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, relatrice.
Intervengo a nome del gruppo del Partito Democratico su questa proposta, sulla proposta Foti ed altri, e vedremo, come abbiamo già affrontato nei lavori di Commissione e come avremo modo ulteriormente di approfondire in Aula, come, a nostro avviso, questa proposta incida profondamente e incida negativamente sul funzionamento della Corte dei conti. Ma, visto che oggi è il 7 aprile del 2025, non possiamo ignorare, non possiamo fare finta di nulla di fronte a quello che sta avvenendo nel nostro Paese, in cui si inserisce anche questo nostro confronto, perché sabato scorso, alle ore 6, ora italiana, sono entrati in vigore i dazi di Trump, sono state colpite pesantemente le imprese italiane, le lavoratrici e i lavoratori italiani.
Da questo punto di vista è assolutamente urgente capire cosa intenda fare il Governo Meloni, perché il fatto che la Borsa di Milano stia perdendo più delle altre è perché tutti percepiscono quella che è l'impreparazione del nostro Governo di fronte a questo cambiamento. E noi pensiamo che, oltre a discutere in quest'Aula dell'ennesimo attacco che avete deciso di sferrare all'indipendenza della magistratura, oltre che continuare a confrontarci - lo faremo nelle prossime ore sull'iniziativa che avete voluto portare avanti con il decreto Sicurezza - su tutti gli altri temi, il futuro delle migliaia e migliaia di lavoratrici e lavoratori che rischiano di perdere il lavoro e delle imprese che rischiano di perdere opportunità, proprio legate a questa scelta, debba essere affrontato, anche in sede istituzionale.
Invece quale è la priorità del Governo? È assestare un altro colpo all'indipendenza della magistratura, mostrare, ancora una volta, i muscoli contro la giurisdizione autonoma e indipendente e, ancora una volta, nel confezionare questo intervento voluto dalla maggioranza di destra e dal Governo, portare in Aula un intervento radicale sul sistema giudiziario, senza che maggioranza e Governo abbiano sentito l'esigenza di aprire un confronto con le opposizioni, dopo aver respinto tutte le proposte di merito formulate dall'opposizione, dopo aver mostrato assoluto e totale disinteresse verso le critiche circostanziate che sono state mosse a questo provvedimento da esperti, certamente, non sospettabili di estremismo o accanimento contro il Governo.
Io mi unisco ai ringraziamenti nei confronti dei funzionari della Camera, di tutte le donne e gli uomini che hanno lavorato su questa proposta di legge e su tutte le iniziative su cui abbiamo modo di confrontarci in questa sede. Sono giusti e sottoscrivo i ringraziamenti che sono stati fatti ai soggetti auditi, alle relazioni e alle memorie che ci hanno consegnato, però non serve a niente portare avanti questi ringraziamenti, se poi ciò che è scritto in queste memorie non viene letto, se ciò che viene consigliato non viene in alcun modo preso in considerazione, poi, nei testi che andiamo a votare. E questo intervento è, di fatto, l'ennesima azione di una destra italiana mossa da un pregiudizio ideologico contro la magistratura, un'ennesima azione di attacco e picconamento alla giurisdizione italiana - in questo caso, quella contabile -, un nuovo - lo vogliamo ribadire - attacco al principio di separazione dei poteri.
Questo intervento è mosso da questo pregiudizio, un pregiudizio che coglie e che tocca soprattutto gli organi di controllo, da una cosiddetta allergia ai controlli, che vediamo ricorrere in tanti interventi. Ricordiamo bene quanto fastidio sia stato mostrato, ad esempio, dal Governo dinnanzi alle critiche sul Piano nazionale di ripresa e resilienza rilevate dalla Corte dei conti e i fatti di oggi, con il Governo che cerca disperatamente il rinvio sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, dimostrano che quelle critiche della Corte meritavano rispetto e non un fallo di reazione, che si concretizza oggi con il provvedimento che arriva in Aula. Forse, se invece di dedicarsi a questo progetto ci si fosse dedicati a capire cosa era contenuto in quelle critiche, non saremmo nella situazione di difficoltà, sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, in cui ci troviamo oggi come Paese. Se fosse stato un intervento finalizzato a modernizzare la Corte dei conti o a semplificare le procedure nell'interesse della pubblica amministrazione, come abbiamo sentito in alcuni degli interventi che mi hanno preceduto in quest'Aula, ci avreste trovato disponibili al confronto, ma se l'obiettivo è un altro, ossia demolire la Corte dei conti, non potrete mai averci dalla vostra parte.
La riforma della Corte dei conti, nonostante la sua enorme rilevanza, non è stata ancora oggetto di un'adeguata attenzione del dibattito pubblico, sia per la natura anche molto tecnica che caratterizza l'intervento, sia perché l'attenzione è già molto concentrata su provvedimenti certamente anch'essi particolarmente rilevanti, quali, in particolare, quello relativo alla separazione delle carriere giudicante e requirente della magistratura ordinaria e, in generale, sugli attacchi del Governo alla magistratura indipendente.
Ma anche questo intervento è ispirato dalla medesima filosofia e sarà nostro compito denunciare, anche
fuori da quest'Aula, il taglio pericoloso che nasconde questo intervento rispetto all'esigenza dei cittadini di avere una pubblica amministrazione che spende bene le sue risorse e non dilapida i quattrini messi a disposizione dal sacrificio dei contribuenti. Ribadiamo, non saremmo stati ostili a verificare le esigenze di snellimento e di maggiore chiarezza della materia con l'obiettivo di consentire ai dipendenti pubblici di agire con serenità e di essere avvantaggiati da un proficuo dialogo con la Corte dei conti.
Ricordo che, in tal senso, il Partito Democratico ha avanzato, in questa e in altre occasioni, proposte di modifica del testo unico degli enti locali, al fine di intervenire sulla responsabilità amministrativa, contabile e penale dei dipendenti pubblici. Tuttavia, la proposta di legge voluta dalla maggioranza, invece di corrispondere alle esigenze di snellimento a favore di una maggiore efficacia dell'azione amministrativa, realizza un colpo di spugna, cambiando il volto della magistratura contabile e ledendo i principi costituzionali dell'indipendenza e del divieto di gerarchizzare i ruoli del singolo magistrato.
Quanto ai diversi profili di legittimità costituzionale del provvedimento, rinvio, per un esame puntuale, ai contenuti della questione pregiudiziale che il nostro gruppo ha presentato, ma voglio dire che l'intervento ha sollevato profili di incostituzionalità denunciati da insigni giuristi, e persino il Presidente della Corte dei conti, nelle audizioni, ha con precisione evidenziato questi profili. Anche da qui la nostra preoccupazione: non solo un intervento da respingere nel merito politico, ma un intervento pericoloso, perché in aperto contrasto con la Carta e le regole in essa definite sulla indipendenza della magistratura.
Sul merito, la nostra contrarietà è fondata anche sulle concrete modalità con cui la riforma è realizzata. In particolare, l'intervento sulla definizione di responsabilità per colpa grave è assolutamente incoerente con la definizione che ne dà il nostro ordinamento. A tal proposito è da censurare, infatti, il fatto che, in un breve lasso di tempo, si intervenga per due volte - nel codice degli appalti pubblici e nel provvedimento in esame - con modalità diverse per la definizione della colpa grave, creando soltanto confusione, tema su cui sarebbe necessario che il Governo non si nascondesse, anche a beneficio dei tanti amministratori locali che auspicano di potersi muovere in un panorama normativo chiaro.
In secondo luogo, anche nei casi in cui sia riconosciuta la colpa, viene fortemente ridimensionato il quantum del danno risarcibile. Non sarebbe stato scandaloso introdurre un tetto, ma il limite previsto dal Governo - peraltro, limite doppio, perché è, da un lato, comparato al valore complessivo del danno e, dall'altro, al valore stipendiale del danneggiante - è davvero scandalosamente basso rispetto al pregiudizio arrecato alla comunità con l'illecito contabile.
Inoltre, deploriamo la previsione di una separazione delle carriere tra giudici contabili e pubblici ministeri contabili, di cui non si ravvisava l'esigenza e che appare, piuttosto, il maldestro tentativo del Governo di issare la medesima bandiera ideologica sventolata contro la magistratura ordinaria anche in questa sede. Appare, inoltre, inaccettabile l'effetto di pietra tombale rispetto all'illecito contabile, che viene ora attribuito al parere preventivo e che si estende, in modo generalizzato, anche agli atti successivi. Si è, in sostanza, voluto distorcere il valore, certamente positivo, della collaborazione preventiva tra Corte dei conti e pubblica amministrazione.
Stigmatizziamo la genericità e l'ampiezza della delega attribuita al Governo e i contenuti della medesima: la sottoposizione gerarchica del singolo procuratore al superiore palesa un clamoroso vizio di costituzionalità; l'avocabilità del magistrato; la distorsione del valore della funzione nomofilattica delle Sezioni riunite, che non possono e debbono avere effetti obbligatori sul pubblico ministero, che è parte della causa; i visti, a pena di nullità, del superiore gerarchico al pubblico ministero che conduce l'indagine, che fa del procuratore generale un superprocuratore generale, chiamato a sottoscrivere politicamente tutti gli atti di tutti i procuratori territoriali; l'accesso alle banche dati da parte del superiore gerarchico; il pregiudizio al principio di inamovibilità del magistrato; la promiscuità della funzione consultiva con quella giurisdizionale. Sono tutti esempi di quanto la delega assegnata al Governo meriti una forte contrapposizione da parte nostra.
Ancora, respingiamo con forza la volontà della maggioranza di cancellare, ridurre e accorpare le articolazioni regionali della Corte dei conti. Ci domandiamo, anzi, quale posizione abbiano i presidenti di regione di centrodestra rispetto al fatto che, a causa della modifica operata dalla maggioranza con il presumibile accorpamento delle procure regionali in procure territoriali, il giudizio di parificazione del bilancio regionale potrà essere reso da una sezione della Corte dei conti collocata al di fuori della propria regione.
E non mi soffermo sulle ennesime riforme realizzate ad invarianza finanziaria, cioè a costo zero, perché qui si fa affidamento sul fatto che a sostenerne i costi saranno i magistrati e il personale amministrativo che si sposterà da un tribunale all'altro, a seconda del risultato della delega che sarà esercitata al Governo, di fatto paralizzando l'azione della magistratura contabile. Davvero ci chiediamo come sia possibile non aver ascoltato nemmeno una delle grida di allarme arrivate fuori di qui. Sui giornali abbiamo letto un appello dell'Associazione Magistrati della Corte dei conti, che riconosce il diritto sacrosanto a scegliere e legiferare, ma chiede di farlo con saggezza e ragionevolezza e ancora oggi offre la propria completa collaborazione.
Non stiamo parlando di attacchi politici del Partito Democratico, delle altre forze di opposizione, ma delle parole che abbiamo ascoltato in audizione, che abbiamo letto nelle memorie. È stato l'equilibratissimo presidente della Corte a dirci che l'emendamento del relatore 2.07, che introduce una delega al Governo per la riorganizzazione e il riordino funzionale Corte dei conti, presenta seri profili di incostituzionalità.
Le riforme organizzative non possono prescindere dal rispetto dell'autonomia e indipendenza dell'istituto sancite dalla Costituzione, in particolare dagli articoli 100, 103, 107 e 108. Tali principi, ha ricordato testualmente il Presidente Guido Carlino: impediscono un ridimensionamento del ruolo della Corte dei conti in quanto magistratura neutrale e indipendente, che garantisce non solo il controllo della legalità finanziaria, ma anche il rispetto dell'interesse pubblico contro qualsiasi forma di abuso e spreco delle risorse pubbliche.
Perché umiliarlo e rifiutare di confrontarsi su questi temi? Il Procuratore generale, anche lui con pacatezza, ha scritto come la Suprema Corte, con il condivisibile obiettivo di dare piena attuazione all'articolo 97 della Costituzione - che incide sulla legge n. 20 del 1994 - abbia sottolineato la necessità di ricercare nuovi punti di equilibrio nella ripartizione del rischio delle attività tra l'amministrazione e l'agente pubblico, con l'obiettivo di rendere la responsabilità ragione di stimolo e non di disincentivo all'azione. Perché anche qui rifiutarsi di scendere nel merito di queste osservazioni?
Ancora, il dottor Gribaudo, consigliere della Corte, sul quantum del danno ha sottolineato che la condotta dannosa per colpa grave determini una responsabilità parziaria, per cui ciascuno risponde solo di una quota del danno cagionato, a differenza di quanto previsto nel codice civile, sicché nel caso frequente in cui più agenti pubblici concorrano a determinare un danno (ad esempio in caso di decisioni collegiali o di intervento di più soggetti al fine di assumere un provvedimento) rispondono solo di una parte del documento prodotto.
Di fatto, facendo un esempio, rispetto a un totale danno ipotetico di 100.000 euro, ove fosse ripartito in parti uguali, ad esempio tra tre corresponsabili, ciascuno di essi dovrebbe rispondere di un importo teorico di un terzo di questa cifra, su cui andrebbe calcolato il limite del 30 per cento proposto l'emendamento, con l'effetto di determinare un danno massimo a carico di ciascuno nell'ordine di 10.000 euro. Si aggiunga ancora che nelle ipotesi di colpa grave è applicabile il cosiddetto rito abbreviato, che consente di definire il giudizio pagando una somma massima del 50 per cento, che nella prassi giudiziaria, peraltro, conduce il convenuto responsabile a ottenere effettivamente la definizione del giudizio, con il pagamento di una somma ammontante a non più di circa di un terzo, il 30 per cento della somma contestata.
Nell'esempio prospettato, quindi, ciascun corresponsabile andrebbe a risarcire una somma di circa 3000 euro rispetto a un danno totale di 100.000. Sempre il dottor Gribaudo, sul quantum del danno, ha poi rimarcato che le norme presenti nell'introdurre una limitazione alla risarcibilità del danno erariale dovrebbero recare un'integrazione al testo, al fine di armonizzarlo ed evitare un conflitto con la disciplina sovranazionale, in particolare prevedendo la risarcibilità integrale del danno qualora si tratti di recuperare risorse dell'Unione europea.
Lo abbiamo sentito, ascoltato insieme, ma evidentemente voi avete scelto di girarvi dall'altra parte. Insomma, non volevate stare nel merito delle questioni, volevate colpire, smantellare la Corte, un presidio a tutela dei cittadini, ridurre i controlli, indebolire chi verifica la correttezza della spesa pubblica. Il vero e unico obiettivo della maggioranza è cancellare o ridimensionare tutte le forme di controllo della propria azione, sia a livello territoriale che a livello centrale. Tutto questo è inaccettabile e per questo con emendamenti e ogni iniziativa parlamentare continueremo a contrastare questo provvedimento, perché, mentre voi continuerete ad accanirvi contro la magistratura, non potrete continuare sempre a fare finta di niente circa le devastanti condizioni nelle quali state affondando il nostro Paese, che sta affondando perché alla guida c'è Giorgia Meloni e c'è un Governo sempre pronto a colpire l'equilibrio dei poteri, che è il fondamento della nostra Costituzione, a colpire l'indipendenza della magistratura, ma che è impreparato a occuparsi della vita e dei diritti dei lavoratori e dei cittadini.
Proprio in questi minuti abbiamo avuto notizia dell'ennesimo guasto. Faccio solo un esempio che si sta svolgendo nel nodo di Milano e di Bologna. La settimana sta cominciando com'è finita la scorsa settimana: con l'Italia bloccata dal peggior Ministro dei Trasporti della storia. Qual è la priorità dell'agenda di Governo, del confronto delle forze di maggioranza? Non affrontare i problemi del Ministero dei Trasporti, ma discutere se sia giusto coprire la fuga di Salvini - perché se vuole scappare dal Ministero dei Trasporti è perché tutti gli italiani sanno i danni che sta generando in questo incarico - e assecondare la sua volontà di andare a combinare guai in un altro Ministero, in quel Ministero dell'Interno. Ecco, noi non ci possiamo permettere di andare avanti con un'agenda che va in una direzione opposta rispetto a quello che è l'interesse nazionale, a quello che è l'interesse dei cittadini e per questo continueremo a opporci con tutte le nostre forze.