Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 9 Aprile, 2025
Nome: 
Debora Serracchiani

A.C. 1621-A​ e abbinata

Grazie, Presidente. Io ho ascoltato con attenzione gli interventi dei colleghi, in particolare del collega Candiani, a cui - per suo tramite, Presidente - mi rivolgo nel dirgli che sono assolutamente convinta della buonafede con cui sono state fatte alcune proposte di modifica e riforma della Corte dei conti. Noi stessi abbiamo ritenuto fin dall'inizio che, anche rispetto alla magistratura contabile, vi fosse la necessità di una modernizzazione, di uno snellimento delle procedure e di maggiore chiarezza rispetto alle responsabilità. Peccato, però, che di tutto questo la riforma della Corte dei conti, di cui oggi stiamo trattando, nulla preveda. Perché qui non siamo di fronte a una riforma che - proprio come il termine “riforma” dice - si mette ad intervenire sulla Corte dei conti, riformandola: qui siamo di fronte a un intento demolitorio della magistratura contabile, che, tra l'altro, viene da qualche mese fa. Infatti, noi vorremmo anche ricordare che ci è venuto quasi il dubbio che vi fosse anche un intento punitivo nel farlo, perché, chissà, forse la Corte dei conti, quando aveva sollevato la questione legata al Piano nazionale di ripresa e resilienza e alla necessità che si spendesse meglio e che vi fossero dei controlli - in particolare, chiedeva che non venisse eliminato il controllo concomitante -, la prima cosa che è stata fatta da questo Governo è stato proprio eliminare il controllo concomitante e far presentare al capogruppo di Fratelli d'Italia la proposta di legge sulla riforma della Corte dei conti, che è una riforma demolitoria della Corte dei conti. Assolutamente non la modernizza, non sistema le procedure, non chiarisce le responsabilità, non stabilisce chi fa cosa, ma si limita semplicemente a demolire la magistratura contabile.

Questo non è un vantaggio per gli amministratori e non è un vantaggio per i sindaci. Siamo consapevoli anche noi, come i colleghi che mi hanno preceduto, della necessità di fare chiarezza, e siamo altresì consapevoli del fatto che fosse necessario proprio intervenire per quella cosiddetta paura della firma. Purtroppo, però, con questa riforma, sulla paura della firma non si interviene o, meglio, si interviene in un modo che abbiamo già visto, che abbiamo visto, ad esempio, con l'abolizione dell'abuso d'ufficio, cioè si preferisce semplicemente eliminare quello che c'è, non riformarlo, migliorarlo, precisarlo, modernizzarlo, semplicemente eliminarlo.

Qual è il problema, però? Che questo dovrete, poi, spiegarlo ai cittadini onesti e ai tanti amministratori onesti, che da questa riforma non vengono toccati, anzi, in qualche modo, si direbbe che c'è anche una beffa per questi amministratori, per i motivi che adesso ricorderò. Intanto, alcuni sono stati già ricordati negli interventi che abbiamo fatto tra ieri e oggi sui singoli emendamenti, però ci sono alcuni punti sui quali voglio tornare.

Innanzitutto la responsabilità è una responsabilità che ormai attiene soltanto al dolo - e ci mancherebbe - e a una colpa grave, che è talmente stretta nella sua definizione, che dovremmo chiederci quando scatterà mai questa colpa grave. Ma, soprattutto, dovremmo chiederci se la colpa grave di questa riforma sarà, poi, in contraddizione con altre definizioni della colpa grave. Mi riferisco, in particolare, ai contratti per gli appalti pubblici, dove è stata già da poco prevista, tra l'altro, dal Vicepresidente Salvini, nella riforma è stata riformata proprio la definizione della colpa grave, così come non abbiamo avuto la possibilità di applicare, di attuare fino in fondo la riforma Cartabia, che pure aveva limitato quella responsabilità alla colpa grave. Sono estese in modo più che arbitrario le cause di non punibilità. Ed è stato detto, anche poco fa, che i nostri amministratori, i sindaci, i dipendenti pubblici dovrebbero essere più tranquilli, perché viene previsto il controllo preventivo di legittimità, cioè un controllo su tutti gli atti che vengono fatti dagli amministratori. Ora, controllare e vistare tutti i singoli atti è evidente che è un modo per paralizzare il controllo stesso e per far sì che quel controllo non vi sia.

Aggiungiamo che questo controllo deve avvenire addirittura entro un termine molto stretto, decorso il quale addirittura gli atti possono essere nulli, se non ci sono stati questo visto e questo controllo.

Ora, non riteniamo che questo metta in sicurezza i nostri amministratori, anzi, amplia la possibilità che i nostri amministratori, non controllati e non avendo avuto la possibilità di un confronto e di un controllo con la Corte dei conti, saranno chiamati, magari, in sede penale più facilmente, purtroppo, a rispondere delle azioni che hanno fatto. C'è poi una riduzione ancora più evidente del controllo concomitante. Noi vi chiedevamo di precisarlo meglio. Abbiamo fatto alcune proposte emendative, eppure anche qui la riduzione è quasi un taglio con l'accetta.

E poi c'è la delega. La delega in bianco. L'articolo 3: il Governo potrà fare tutto quello che vuole. Voglio ricordare che questa delega non è comparsa originariamente nel testo, ma è comparsa successivamente, quando, rispetto ad un emendamento Foti, mi pare, forse, anche a firma Montaruli, si prevedeva la soppressione delle procure regionali. Ora, su questa soppressione si erano pronunciati, in contrasto, non soltanto la magistratura contabile, ma anche diverse associazioni e gli avvocati, perché, come precisavo in questi giorni, si tratta di eliminare anche una piccola economia locale, in quanto, dietro a quella procura, a quel tribunale e a quella sezione, c'è anche un'Avvocatura che si muove, ci sono lavoratori e lavoratrici, e voi state semplicemente eliminando queste attività. Ebbene, siccome era sorta questa contestazione e vi eravate preoccupati di una lesione del vostro consenso, siete ricorsi alla delega, che è una delega in bianco. Tutto si può fare nel riformare la Corte dei conti. C'è la gerarchizzazione delle procure, che è, tra l'altro, in contrasto con uno dei princìpi fondamentali della nostra Carta costituzionale. C'è la separazione delle carriere e, addirittura, c'è una separazione netta delle funzioni e, anche in questo caso, c'è un profilo di illegittimità costituzionale, c'è un intento evidente di incidere sull'autonomia e l'indipendenza della magistratura, e lo fate addirittura modificando il giudice naturale.

C'è, evidentemente, anche una volontà - come dicevo prima - non solo punitiva, ma anche di riformare la Corte dei conti, affinché questa non possa funzionare. E c'è un obiettivo, che abbiamo colto fin dall'inizio, da quando è comparso il famoso emendamento Montaruli, che poi è diventato parte del testo. Abbiamo capito quali erano gli obiettivi e abbiamo capito anche la fretta con cui è stata portata avanti la riforma della Corte dei conti, perché, trattandosi di un disegno di legge, non c'era fretta per fare le audizioni, non ci sarebbe stata fretta per presentare gli emendamenti, né per l'ingresso in Aula. Eppure, si è corso: si è corso nelle audizioni, si è corso nella fase emendativa, si è corso per l'illustrazione. Perché? Ci siamo domandati. E poi abbiamo letto quell'emendamento, che è stato altrettanto in fretta approvato, tra l'altro, se non ricordo male, nel corso di una serata lunga e di una nottata. E perché si è corso? Perché c'è stata questa corsa e perché ci ha colpito? Perché in quell'emendamento non si parla di amministratori locali, di sindaci, di dirigenti, di dipendenti pubblici, che sono quelli rispetto ai quali avete detto fin dall'inizio che stavate agendo con la riforma della Corte dei conti. No, parlate esplicitamente di organi politici. E ci è subito venuto in mente perché, quindi, si è corso e perché si parla di organi politici. Perché qui non vi interessa assolutamente dei sindaci, degli assessori, dei dipendenti, dei dirigenti dei comuni. No, a voi proprio questo non interessa, tant'è che quasi non li citate mai. E quindi non c'entra nulla la paura della firma. Qui c'è una cosa molto più precisa e puntuale: si parla di organi politici perché state mettendo le mani avanti e perché, dietro quegli organi politici, è chiaro che state mettendo le mani avanti, perché volete salvaguardare, proteggere e tutelare Giorgia Meloni e il suo Governo nelle scelte scellerate che hanno fatto. E mi riferisco, in particolare, al Protocollo Albania, ma potrei anche riferirmi al ritardo che avete messo - quasi 8 mesi - per rivedere la governance del PNRR, per cui, se adesso qualcuna di quelle spese non verrà effettuata, chissà che non vi siano delle responsabilità.

Quindi, Presidente, voglio concludere, per suo tramite, rispetto ad un'affermazione che ho sentito da parte del collega Pittalis, il quale diceva: tanto le Corti fanno talmente poche sentenze che alla fine non si rinuncerà a tanti soldi. Io ho fatto un conto a spanne, semplicemente facendo una ricostruzione delle sentenze e ho preso una regione a caso, l'Emilia-Romagna. Bene, nel 2024, le sentenze di condanna della Corte hanno portato a una somma per le condanne di 231.553.000 euro. Sapete che cosa succederà quando ci sarà il taglio del risarcimento del danno di oltre il 70 per cento e quindi saranno chiamati coloro che in malafede hanno sprecato soldi pubblici? Bene, invece di darci indietro 231.553.000 euro, noi rinunceremo, grazie a voi, a 162 milioni e la collettività, cioè tutti noi, tutti i cittadini e tutte le cittadine dovranno pagare, tirare fuori i soldi dalle loro tasche, perché voi avete voluto, in questo modo, scudare, tutelare e proteggere chi in malafede, con dolo, colpa grave e non solo, ha evidentemente aggirato le regole, non ha più controlli e ha in questo modo sprecato i soldi pubblici.