A.C. 2049
Grazie, Presidente. Il provvedimento in esame oggi apporta alcune mirate modifiche alla legge 21 luglio 2016, n. 145, come è stato qui ricordato la legge quadro che regola la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali. Tali modifiche sono state valutate e proposte con la primaria finalità di rendere il procedimento di autorizzazione e finanziamento delle missioni internazionali italiane più snello e più rispondente alle rapide evoluzioni del contesto geopolitico internazionale.
Resta e deve restare, comunque, confermato il ruolo centrale del Parlamento nel processo di autorizzazione e di verifica delle missioni internazionali, anche grazie ad un emendamento del PD, approvato al Senato, che, per le nuove disposizioni relative a casi di emergenza, di urgenza e di gravi crisi internazionali, prevede che, entro 90 giorni dall'autorizzazione parlamentare, il Governo riferisca alle Camere sul permanere delle situazioni di crisi o di emergenza che hanno determinato l'effettivo impiego delle Forze.
Già da tempo, anche nella fase finale della scorsa legislatura, si era posto il tema di una semplificazione delle procedure previste dalla legge quadro, anche con riferimento all'esigenza di disporre di Forze ad alta e altissima prontezza operativa. Va sottolineato che il provvedimento in esame non ha nulla a che fare con il documento annuale con il quale si autorizzano le singole missioni, atto che è stato approvato, per le missioni 2024, lo scorso maggio, mentre, per quelle relative all'anno 2025, non sarà sottoposto all'esame delle competenti Commissioni prima del prossimo gennaio. Deve essere chiaro che per noi la centralità del Parlamento nella definizione delle missioni di pace non può e non deve essere messa in discussione. È ragionevole prevedere alcune puntuali messe a punto normative, volte a rendere più efficaci e più realistiche le modalità e le tempistiche delle autorizzazioni e per questo, come al Senato, voteremo favorevolmente, ma deve essere chiaro che il Governo non deve utilizzare in alcun modo quello che oggi voteremo per forzare le competenze del Parlamento.
Per noi è molto importante essere uniti nel sostegno ai nostri militari impegnati in contesti spesso pericolosi e difficili o in missioni di pace e di prevenzione dei conflitti: un modo per rendere concreto il principio costituzionale del ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali.
Permettetemi, in particolare oggi, di manifestare tutto il nostro sostegno alle donne e agli uomini in divisa impegnati nella missione UNIFIL in Libano, ribadendo la condanna più netta delle azioni militari che Israele ha intrapreso contro le sedi della missione.
Voglio ricordare che, nel luglio 2016, con la legge n. 145 del Governo allora a guida PD, abbiamo dato una cornice, una legge quadro, alle missioni internazionali: ce n'era bisogno, perché ormai siamo all'estero da tanto tempo, con numero di missioni che coprono praticamente tutti i continenti. Le donne e gli uomini della Difesa italiana avevano bisogno di un incardinamento delle proprie missioni che li coprisse dal punto di vista giuridico ed economico con procedure chiare e che chiamasse il Parlamento e gli organismi competenti a dare le linee di indirizzo politico. Era necessario un atto che desse una cornice a un pezzo della politica estera italiana, che si fa certo con le iniziative politico-diplomatiche e con la cooperazione allo sviluppo, ma anche con le missioni militari, come elemento che promuove la pace e sostiene azioni di contenimento dei conflitti.
Questa legge aveva bisogno oggettivamente di un tagliando, per capire come intervenire su alcuni aspetti procedurali. Nel confronto che si è sviluppato, alcune nostre proposte sono state accettate e altre no, ma registriamo un punto di avanzamento rispetto a esigenze di semplificazione di alcune procedure e di alcuni passaggi. Eravamo, peraltro, già intervenuti, successivamente alla legge del 2016, nel 2017, per far sì che le delibere, che, da una parte, confermavano e prorogavano missioni già in atto e, dall'altra, ne individuavano di nuove, avessero da subito piena copertura finanziaria, con indicazioni degli oneri, dei dispositivi, dei mezzi e del personale e con tabelle che individuavano il costo di ogni singolo intervento voce per voce.
È oggi, quindi, inevitabile che, all'interno di questo provvedimento, di quello che ho definito “un tagliando” alla legge n. 145 del 2016, ci siano una semplificazione normativa ed anche l'eliminazione di un passaggio che portava a nuovi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri per il riparto dei fondi tra le missioni, quando invece c'è già tutto nelle delibere che prorogano o individuano nuove missioni.
Cosa diversa è il controllo che può esercitare il Parlamento in ogni fase per verificare se le risorse siano state spese bene per quanto riguarda l'impegno delle nostre missioni.
C'è un secondo aspetto: una norma che non prendeva atto della situazione sul campo, cioè, la possibilità di avere una relazione in tempi ragionevoli alla base delle decisioni che dovevano prendere e degli atti di indirizzo volti a correggere le finalità operative, politico-diplomatiche e militari delle singole missioni. Si diceva che, per poter prorogare le missioni, dovevamo ricevere una relazione entro il 31 dicembre. C'era, quindi, una sorta di discrasia, perché alcune missioni ancora si stavano svolgendo e non avevano fornito tutti i dati. Per questo, la data del 31 gennaio è più realistica, anche perché - se diciamo la verità - siamo sempre andati ad approvare le missioni intorno a giugno e luglio.
Penso che, da parte di tutti, ci sia la consapevolezza che si debba anticipare e discutere prima, rispetto a questa prassi che ho ricordato, in modo tale da non lasciare i nostri militari in missione senza una copertura dal punto di vista giuridico e amministrativo, ma, soprattutto, politico.
Il 31 gennaio, quindi, ci appare una data congrua: però, proprio per questo, dovrà essere rigidamente rispettata. Voglio essere ancora più chiaro: bene aver individuato una data più realistica; però quella dovrà poi essere davvero la data ultima per l'espressione del Parlamento. Per noi, infatti, è fondamentale rendere pienamente effettivo il ruolo centrale del Parlamento e a questo è stato dedicato l'ordine del giorno che abbiamo sottoscritto, a prima firma dell'onorevole Graziano, che è stato approvato in Aula con il parere favorevole del Governo e il voto unanime dell'Aula.
Come ho ricordato, sono due le innovazioni principali rispetto alla normativa vigente fino ad oggi. La prima, l'interoperabilità tra le diverse missioni, ci ha trovato subito d'accordo. Abbiamo visto quanto è importante in un momento drammatico della vita del Medio Oriente, quando gli Huthi hanno iniziato a bombardare all'interno del Canale di Suez le imbarcazioni e le navi commerciali. Siamo intervenuti, come sapete, votando in tempi rapidi una nuova missione, l'Operazione Aspides; tuttavia, eravamo già in quel teatro strategico con due missioni e due dispositivi nazionali nell'ambito di una cooperazione internazionale e avevamo altresì in campo un'altra operazione, di cui abbiamo avuto la guida in alcune fasi: l'operazione europea Eunavfor Atlanta. Ecco, con questa norma garantiamo la possibilità di scambiarsi dispositivi, mezzi navali e aerei militari tra un'operazione e l'altra, rendendo più flessibile la nostra presenza in quell'area strategica, senza cambiare quindi assetti facendoli arrivare da Roma con varie complicazioni, ma potendoli scambiare sullo stesso teatro strategico.
L'altra innovazione è più delicata perché ha bisogno di pesi, contrappesi e anche di controlli adeguati dal punto di vista parlamentare: è quella di un canale preferenziale in caso di emergenza e urgenza e in caso di gravi crisi internazionali. Si prevede in questo caso, come sapete, una procedura specifica per poter deliberare casi di una nuova missione internazionale. Rimaniamo convinti che si potessero specificare meglio quelle “gravi crisi internazionali”, illustrando meglio le motivazioni e legando la decisione a situazioni di emergenza riconosciute da organizzazioni internazionali; allo stesso tempo, crediamo che si sarebbe potuto inserire un passaggio nel Consiglio supremo di difesa anche per garantire meglio il ruolo del Capo dello Stato, che pure deve essere informato delle missioni che si mettono in campo.
Viceversa, abbiamo apprezzato l'accoglimento al Senato del nostro emendamento che - come ho ricordato all'inizio dell'intervento - consente al Parlamento, entro 90 giorni, di verificare lo svolgimento di quelle missioni. E quindi, nonostante le perplessità e le criticità che anche nell'intervento ho messo in evidenza e su cui vogliamo continuare a lavorare anche monitorando il modo in cui queste modifiche dei provvedimenti precedenti avranno concreta attuazione, pensiamo che questo provvedimento e le modifiche che approviamo rappresentino un passo avanti per dare certezza alle nostre Forze armate e agli uomini e alle donne del nostro Esercito impegnati nelle operazioni internazionali di pace. Voglio concludere questo intervento ribadendo il ringraziamento e la vicinanza del Partito Democratico alle donne e agli uomini che svolgono la loro attività in teatri sempre più complessi, rendendo onore al nostro Paese e ai valori della nostra Costituzione.