A.C. 3976
Grazie Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, in capo agli enti locali sta in grande misura la responsabilità di governare lo sviluppo di comunità e di territori, di garantire servizi e prestazioni fondamentali che riguardano diritti civili e sociali e i loro livelli essenziali. Negli anni più drammatici della crisi agli enti locali è stato chiesto contemporaneamente di contribuire oltre la quota di loro spettanza al risanamento finanziario e, insieme, di assolvere ad un sempre più impegnativo compito di risposta a problemi e difficoltà sociali crescenti e diffuse. Per una lunga fase gli enti locali, sotto le impellenze di finanza pubblica, sono stati condannati a condizioni di assoluta incertezza e non programmabilità delle proprie politiche di bilancio e quindi delle loro attività anche su archi temporali di solo qualche mese.
Gli investimenti delle autonomie locali rappresentano oltre il 60 per cento di tutti gli investimenti pubblici del nostro Paese. Questi investimenti negli anni dal 2008 al 2014 hanno subito una riduzione superiore al 40 per cento. Di questi investimenti l'Italia ha assoluto bisogno per ripartire. Ora abbiamo la possibilità di consolidare una nuova fase che abbiamo aperto con le ultime leggi di stabilità e che chiuda la stagione dei tagli indistinti e progressivi, dei vincoli su spese e assetti storici che inevitabilmente hanno penalizzato chi è stato più virtuoso. La stagione della costrizione a produrre continuamente avanzi che poi non si potevano spendere, la stagione dei tagli del Patto di stabilità per aprire quella nuova del pareggio di bilancio, di un nuovo rapporto tra responsabilità e autonomia. Con questo disegno di legge compiamo un ulteriore passo in questa direzione. Lo facciamo modificando la legge n. 243 nel punto in cui prevedeva una griglia diabolica di saldi da rispettare, con un effetto straniante e potenzialmente devastante sulla stessa efficienza, efficacia ed economicità dell'azione amministrativa. Sostituiamo questo intrigo machiavellico con il semplice saldo non negativo delle entrate e delle spese finali di competenza. Garantiamo il risultato utile per la finanza pubblica lasciando più flessibilità nella gestione dell'attività per conseguirlo: responsabilità e autonomia. In questo quadro mettiamo anche in campo alcune misure che possono contribuire a rilanciare gli investimenti pubblici con la consapevolezza che migliaia di cantieri locali hanno un impatto più immediato,
più diffuso e più efficace sull'intero sistema economico e sociale del nostro Paese. Migliaia di investimenti che parlano di scuole, di manutenzione del territorio, di prevenzione del dissesto, di sicurezza delle strade e politiche della mobilità, di funzioni sociali di sicurezza pubblica, di una pubblica amministrazione più efficiente, investimenti che rendono migliore e modernizzano il Paese. Muoviamo su questa strada non facile ad esempio prevedendo l'inserimento del Fondo pluriennale vincolato a regime dal 2020 in entrata e in uscita nei conteggi che determinano il saldo a pareggio. Proviamo a farlo con l'obiettivo dell'equilibrio complessivo a livello di comparto regionale da definirsi sulla base di una procedura d'intesa per aprire spazi per l'accesso al debito e per l'impiego degli avanzi di amministrazione e poi con un secondo grado di spazi e patti di solidarietà nazionale. Rispetto a questi due punti vorrei dire al Governo che intendo rappresentare qui da subito e con forza un'esigenza che in primo luogo per il Fondo pluriennale vincolato, con le leggi di bilancio del periodo transitorio 2017-2019, si compie ogni sforzo per anticipare integralmente la sua entrata nei conteggi utili alla definizione del pareggio di bilancio e del suo saldo. In caso contrario rimanderemmo l'effetto espansivo al 2020 mentre ne abbiamo, invece, la massima necessità oggi. In secondo luogo il decreto che regolerà i modi delle intese regionali e nazionali dovrà essere il più semplice, lineare, trasparente ed equo pena il suo non funzionamento con possibili spazi finanziari di investimento inutilizzati, come avvenuto in passato con i patti di stabilità orizzontali. Comunque rappresento qui anche l'esigenza di un'ulteriore riflessione da tenere in conto con le ordinarie norme che daranno attuazione a questa legge rinforzata. Occorre trovare modalità per consentire anche ai comuni piccoli e medi, nel rispetto dei limiti dell'indebitamento previsti dalla legge e privilegiando gli enti che hanno i più bassi indici di indebitamento, di sostenere con il ricorso al debito i loro investimenti più significativi che, altrimenti, rischiano di diventare per loro impossibili da realizzare. Insomma sugli investimenti apriamo una nuova e positiva fase sulla quale saremo ancora chiamati a lavorare se vogliamo che questa innovazione raggiunga sino in fondo gli obiettivi che le assegniamo. Questo provvedimento si inserisce a pieno titolo nel lavoro che questo Governo sta producendo a tutti i livelli, a partire da quello europeo, per cambiare il segno delle politiche economiche e finanziarie perseguite negli scorsi anni schiacciate sul solo versante dell'austerità e dei parametri finanziari del debito e del deficit. Flessibilità, sostegno agli investimenti, politiche di crescita sono i temi che abbiamo lavorato ad imporre sempre di più in una partita tuttavia ancora difficile aperta nelle agende europea e nazionale. Questa legge sta in questo percorso: molto dipenderà da come i principi in essa contenuti saranno gestiti e declinati nella legge di bilancio, negli altri provvedimenti normativi a cui rimanda, nella pratica esecutiva ed amministrativa che determinerà. Molto dipenderà dal fatto che in tutti questi passaggi si riesca a far prevalere una scelta volta alla crescita rispetto a una diffusa, testarda, spesso miope resistenza e resilienza a cogliere tutte le conseguenze e le necessità di questo cambio di fase delle politiche nei confronti di un pezzo della politica, dell'amministrazione, della burocrazia, che rischia di rimanere ferma e prigioniera alla fase precedente delle politiche restrittive.
Fatemi fare solo un esempio: se il punto acquisito sono queste regole, il pareggio di bilancio e le modalità qui definite del contributo degli enti territoriali alla stabilità finanziaria del Paese, hanno poco senso ora misure e vincoli pervasivi che intervengono dal centro sulle singole voci di spesa, peraltro in contrasto con un esplicito orientamento della Corte costituzionale, che intervengono dal centro sulle scelte organizzative, sulle politiche del personale, su una miriade di aspetti dell'attività degli enti che dobbiamo invece ora far rientrare nel nuovo equilibrio tra responsabilità e autonomia, con un nuovo sistema di premi e di sanzioni da costruire e da rispettare. Con il pareggio di bilancio ed il controllo dei conti occorre liberare autonomia organizzativa e di gestione della finanza locale, ma la definizione del sistema fondato sul pareggio di bilancio apre almeno due altri grandi capitoli, quello dell'assetto definitivo della fiscalità locale, in termini di maggiore stabilità e di effettiva autonomia di gestione e il tema del sistema di perequazione che non può essere solo orizzontale, del Fondo di solidarietà comunale e di una sua revisione in termini di semplicità, prevedibilità trasparenza ed equità. Quello che sto cercando di dire è che – come spesso accade – quando si sceglie seriamente una nuova strada, quando si sceglie di cambiare il segno delle politiche di fase e noi oggi lo stiamo facendo, si avvia un cantiere con molto lavoro ancora da fare. Lo sanno migliaia di amministratori locali che servono ogni giorno il nostro Paese e le sue comunità. Ciò che ci chiedono è che la direzione sia segnata, perseguita con coerenza a tutti i livelli, con norme semplici, stabili, affidabili nel tempo, così da consentire davvero di programmare l'attività amministrativa, il governo dei territori e l'approdo verso un nuovo equilibrio tra l'autonomia e la responsabilità verso le proprie comunità e verso il Paese e la sua stabilità finanziaria perché le autonomie locali possano continuare ad essere, come nelle stagioni migliori vissute da questo Paese, i motori insieme della crescita economica, della tenuta, della coesione sociale e della partecipazione democratica. Il Partito Democratico lavora per questo e per questo annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico sul provvedimento all'esame di questa Camera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).