Grazie, signor Presidente. Farò mio l'invito alla razionalizzazione del tempo, perché credo che dagli interventi che mi hanno preceduto risulta evidente come la descrizione dell'excursus soprattutto della giurisprudenza che ci porta oggi alla discussione del provvedimento sia pressoché identica in ogni intervento, e credo di poterla saltare a piè pari anche grazie alla dovizia di particolari con cui soprattutto l'onorevole Morani l'ha rappresentata in quest'Aula. Mi sento, però, di dover approfittare di questo tempo per alcune precisazioni e considerazioni anche di carattere politico. Intanto voglio rappresentare e ci tengo a sottolineare che questo provvedimento non debba essere inteso come la mera trasposizione, la mera verbalizzazione di principi giurisprudenziali.
Sarebbe riduttivo e mortificante soprattutto per chi ha lavorato a questo provvedimento individuare in esso una mera operazione di copia e incolla. Questo è un provvedimento che va ben oltre e che, a mio avviso, dà veramente lustro alla funzione normativa, alla funzione legislativa, perché intanto recepisce sì quelli che sono gli orientamenti della giurisprudenza, li trasfonde in una norma, ma ne approfitta in maniera abile per poter anche introdurre degli istituti nuovi.
Tra questi mi permetto di segnalare - lo si diceva poc'anzi - l'assegno temporaneo. L'assegno temporaneo è una figura che, oltre ad essere destinata ad avere una massiccia applicazione in ambito giusdicente, rappresenta una svolta per il nostro Paese perché rappresenta anche il sintomo di un'acquisita duplice sensibilità del nostro ordinamento: la sensibilità verso il sostegno doveroso al coniuge in difficoltà e, d'altro canto, verso l'altra parte che non deve essere obbligata a tempo indeterminato, sine die, qualora si sia in presenza di concrete ed oggettive possibilità di superamento della debolezza reddituale del richiedente. Ora, rispetto alle considerazioni di carattere politico, provando a profittare del buon clima che si è determinato in
in Commissione, mi pongo una domanda e la pongo a quest'Aula: si poteva e si può fare di più? Giacché c'è una volontà comune di approvare questo provvedimento, vogliamo provare a buttare il cuore oltre l'ostacolo, a dare una funzione piena a quello che è il ruolo di parlamentare? Riusciamo a disubbidire, se si può dire, agli ordini di scuderia? Ci vogliamo provare?
Infatti, a mio avviso, potrebbe essere colta l'occasione, rimanendo in tema sempre di assegno a tempo, provando a immaginare se ci sono margini, per effetto di eventuali approvazioni di emendamenti, di immaginare la proroga dell'assegno temporaneo qualora il coniuge riesca a dimostrare il suo perdurante stato di necessità. A dire il vero, potremmo anche ragionare su qualcosa di più: credo che uno dei temi che oggettivamente merita attenzione, che è stato segnalato in Commissione anche e soprattutto dai deputati di Forza Italia, sia quello degli accordi prematrimoniali e degli accordi in vista del divorzio. Vogliamo provare a scardinare l'annoso dibattito che vede contrapposte dottrina e giurisprudenza e a provare noi, con il ruolo di legislatori, a dirimere questa controversia? Ci vogliamo provare? Vogliamo provare a completare un percorso che abbiamo fatto facendo nostri i principi della giurisprudenza delle Sezioni Unite indicati nel 2018?
Vogliamo provare a gettare il cuore oltre l'ostacolo, a immaginare che si possa arrivare anche ad un assegno una tantum? Personalmente, chi interviene in questo momento è convinto del fatto che prima o poi la giurisprudenza arriverà a riconoscere anche il diritto per il giudice di stabilire a prescindere dall'accordo delle parti. A mio avviso, questo andrebbe trasfuso in una norma e dovrebbe essere previsto. Capisco le titubanze di chi ha paura che questo possa essere uno strumento che, ove gestito male da un giudice, potrebbe anche dare luogo a situazioni davvero gravose per una delle parti in causa, ma anche lì si potrebbe immaginare, ragionandoci, di contemperare questa possibilità per il giudice stabilendo anche dei parametri di carattere oggettivo a cui rifarsi per poter poi prevedere, se del caso su istanza di una sola delle parti, la possibilità di ottenere una dilazione, e comunque entro un tempo determinato, del quanto dovuto, o quantomeno provare a stabilire che con l'accordo delle parti - in tal senso ci sono anche proposte emendative già depositate -, almeno sull'accordo delle parti, il quanto dovuto possa essere versato in un'unica soluzione e possa essere fatto anche in forme diverse rispetto alle dazioni di denaro.
Sul punto, del resto, non ci inventeremmo niente di nuovo e niente di straordinario; non ci avventureremmo neanche in un tunnel senza luce e sconosciuto, perché, in realtà, basta guardare anche gli altri ordinamenti per vedere come questi istituti, soprattutto questo dell'assegno una tantum, siano già esistenti e diano già i loro frutti perché perfettamente in linea con chi ritiene che il matrimonio non sia il luogo della sistemazione, tra virgolette, definitiva. In tal senso, basta prendere ad esempio gli ordinamenti anglosassoni, l'ordinamento del Regno Unito, possiamo prendere l'ordinamento francese: esiste già in questi ordinamenti la possibilità di un assegno che sia una tantum e che sia liberatorio. Del resto, il fatto che i coniugi abbiano deciso di liberarsi reciprocamente l'uno dell'altro è insito nel fatto stesso che si addiviene allo scioglimento del matrimonio.
Insomma, volendo ci potrebbe essere ancora margine, e mi piace immaginare che i parlamentari, soprattutto quelli di maggioranza, vogliano approfittare dell'occasione per recuperare, secondo me, quello che si rischia di perdere, o che, quantomeno in Commissione giustizia, rispetto ad altri temi si è perso.
Mi riferisco, cioè, alla possibilità di ragionare con la propria testa, perché in Commissione giustizia - e io l'ho visto su alcuni temi in particolare, su temi molto delicati quali la legittima difesa e il tema della prescrizione - io credo che si siano perse delle occasioni perché su temi così importanti si sarebbe potuto scegliere il metodo utilizzato in questo contesto per l'assegno di divorzio, cioè provare ad affrontare seriamente i problemi senza voler fare demagogia e con la possibilità di non dover sottostare a diktat che provengono da chissà dove e che privano poi il deputato, in Commissione così come in Aula, della libertà di manovra. Io credo che su quegli argomenti che citavo poco fa non si sia fatto del bene al nostro ordinamento né si sia fatto del bene ai nostri cittadini. Si è preferita una campagna mediatica su una questione così importante e credo che il prezzo di questa errata impostazione lo pagheremo e lo pagheranno soprattutto i cittadini nel tempo, tant'è che sono fortemente convinto, se è vero come dite - e ve lo auguro - di durare per l'intera legislatura, che saremo costretti a tornare in scienza e coscienza su questi argomenti.
Ma chiedo che qui, almeno in questa occasione, di provare a dare senso alla funzione legislativa e al mandato vero di ogni deputato e in tal senso mi rivolgo e rivolgo un invito alla presidenza - e concludo - affinché si ricordi e non si perda occasione per ricordare ai parlamentari che è sì vero che si appartiene a delle forze politiche ma è pur vero che si deve rispondere per primo alla propria coscienza e questo lo dico perché sovente mi capita di riscontrare nelle discussioni all'interno della Commissione giustizia un certo imbarazzo tra i deputati della maggioranza che provenendo dalla professione forense alcune circostanze le comprendono meglio di altre e sono costretti a fare talvolta spallucce per non mettere in crisi la maggioranza. Secondo me quando c'è il buonsenso, come in questo caso, non ci sono maggioranza e opposizione.
Per questo rivolgo un caloroso ringraziamento all'onorevole Morani per aver avuto l'abilità di cogliere il momento, la capacità di individuare la tematica, la testardaggine di insistere sull'argomento - e non vi dico con quale pena per noi, suoi colleghi - e di portare a casa un risultato che è nobile e che migliora il nostro ordinamento e io credo che se questo è un metodo allora il Partito Democratico ha dato dimostrazione di quello che significa essere opposizione e, dunque, non necessariamente saltare sui banchi del Governo e assaltare il Governo ma anche produrre norme da parte dell'opposizione, farlo in maniera costruttiva e avere la capacità di costruire e non solo di demolire. Io credo che questa sia una cosa a cui soprattutto la maggioranza dovrebbe guardare con particolare attenzione da questo momento in poi, perché quando si propongono delle buone cose queste cose vanno approvate. Questa è una buona norma e va approvato e se c'è stato il buonsenso di approvarla rispetto a questo argomento io credo che non mancherà a voi l'occasione di trovare il buonsenso anche in altre occasioni. Certo è che saremo comunque pronti, ove il buon senso non ci sarà, a non perdonarne neanche una a forze di maggioranza che dovessero tornare, invece, ad adottare metodi diversi.