Discussione generale
Data: 
Martedì, 10 Giugno, 2025
Nome: 
Andrea De Maria

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Grazie, Presidente. Il 28 maggio 2025 la Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza del Consiglio d'Europa ha presentato il rapporto annuale 2024, confermando la richiesta rivolta all'Italia di effettuare uno studio indipendente sulla profilazione razziale nelle Forze di polizia. L'Ecri evidenza numerose segnalazioni di pratiche discriminatorie, in particolare contro rom e persone di origine africana. Il rapporto invita le autorità italiane a intraprendere con urgenza un'indagine approfondita per rilevare e affrontare tali pratiche, riconoscendo però anche iniziative positive già avviate come norme che vietano esplicitamente la profilazione razziale e sistemi di monitoraggio sulle persone fermate.

È improprio ed evidentemente fuorviante interpretare il documento come un atto d'accusa nei confronti delle Forze dell'ordine del nostro Paese. Piuttosto viene raccomandata una verifica attenta analoga a quella richiesta ad altri Stati, volta ad accertare che non vi siano comportamenti o pratiche che possano anche indirettamente essere riconducibili a forme di pregiudizio razziale. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto il Capo della Polizia Pisani per riconfermare la stima e la fiducia dello Stato nelle Forze dell'ordine. La questione si ispira allo spirito democratico e ai valori della Costituzione: parole in cui ci riconosciamo pienamente. La nostra riconoscenza va alle donne e agli uomini in divisa che ogni giorno operano con straordinaria dedizione, abnegazione e senso del dovere, mettendo spesso a rischio la propria incolumità personale per garantire la sicurezza e la salvaguardia di diritti fondamentali di tutti i cittadini senza alcuna distinzione di sesso, razza, lingua, religione o qualsiasi altra condizione.

Le Forze dell'ordine rappresentano un pilastro irrinunciabile per la sicurezza pubblica e la coesione del sociale del Paese. Si trovano - dobbiamo dircelo - a operare in condizioni sempre più critiche segnate da gravi carenze di organico dovuto all'insufficienza delle risorse stanziate per nuove assunzioni. A questo si aggiungono le insufficienti risorse previste anche per il riconoscimento economico e contrattuale del lavoro svolto. L'ultimo rinnovo contrattuale ha previsto un aumento salariale largamente inferiore rispetto al tasso di inflazione registrato negli ultimi anni. Persistono inoltre forti criticità nelle politiche abitative, soprattutto per gli agenti impiegati nei grandi centri urbani, e nella mancanza di strumenti efficaci di previdenza integrativa. I numeri reali delle assunzioni, al netto dei pensionamenti, mostrano un saldo negativo che contraddice le dichiarazioni di rafforzamento dell'organico.

In questo quadro si rende necessario un intervento urgente del Governo per incrementare le risorse destinate alle assunzioni, accelerare le procedure concorsuali e rafforzare in modo strutturale i presìdi di sicurezza su tutto il territorio nazionale per garantire dignità, stabilità e sostenibilità al servizio quotidianamente prestato dalle donne e dagli uomini in divisa. Concretamente, senza la pura propaganda degli ultimi 2 anni.

Dopo la presentazione del rapporto ECRI la Presidente Meloni ha definito vergognose le sue indicazioni, il Ministro Salvini ha chiesto sciogliere il Consiglio d'Europa e la mozione di maggioranza si muove sulla stessa linea. Queste dichiarazioni rappresentano un grave attacco alle istituzioni democratiche e ai meccanismi internazionali per la tutela dei diritti umani. Sembrano far parte di una strategia sistematica per delegittimare tali organismi, come dimostrato anche dalla recente lettera indirizzata alla Corte europea dei diritti dell'uomo, sottoscritta dall'Italia insieme ad altri Paesi membri, che sembra mirare a una limitazione dell'indipendenza della Corte stessa.

Il Consiglio d'Europa è nato dopo la seconda guerra mondiale per ricostruire un'Europa fondata su democrazia, stato di diritto e diritti umani. Non dobbiamo dimenticarlo. L'Italia, in quanto Paese fondatore, ha contribuito alla definizione degli standard internazionali oggi considerati essenziali per il funzionamento di uno Stato democratico. L'adesione a questi principi non è facoltativa e nemmeno simbolica, ma vincolante e sostanziale. Per questo motivo le osservazioni e le raccomandazioni dell'ECRI, così come di altri organismi del Consiglio d'Europa, non vanno intese come accuse o ingerenze, bensì come parte di un processo condiviso di garanzie e miglioramento continuo della qualità democratica nei diversi Stati membri.

In uno Stato di diritto maturo la legittimità e la fiducia nelle istituzioni di sicurezza si basano sul controllo democratico e sulla verifica indipendente della loro attività. Questo è fondamentale per assicurare il rispetto dei diritti e mantenere la fiducia fra cittadini e istituzioni. La trasparenza è la forza e la credibilità di chi opera con rigore e professionalità, la grande maggioranza degli operatori delle Forze dell'ordine, permettendo di distinguere comportamenti corretti da pratiche discriminatorie e arbitrarie, evitando che eventuali abusi danneggino l'intera istituzione.

Estremamente grave è che la maggioranza voglia strumentalizzare le Forze dell'ordine ai fini della propaganda politica, come è dannoso per la stessa sicurezza dei cittadini fomentare paure ed intolleranze. Il degrado e la criminalità si contrastano con l'unità di tutte le forze politiche, unendo controllo del territorio e repressione dei reati ad azioni di integrazione e coesione sociale, sapendo che l'indipendenza dalla politica di chi garantisce la sicurezza di tutti è fondamentale per la democrazia. Contrariamente alle strumentalizzazioni registrate nell'ultimo periodo, il rapporto non accusa le Forze dell'ordine italiane di razzismo, ma invita a verificare con attenzione possibili pratiche discriminatorie, anche non intenzionali, nei controlli e nelle attività quotidiane.

La raccomandazione principale si basa sul principio di prevenzione. L'Ecri chiede all'Italia di adottare strumenti di monitoraggio come la raccolta di dati dettagliati e linee guida chiare per garantire equità e rispetto dei diritti umani. Questo rafforza la fiducia tra cittadini e istituzioni senza mettere in discussione in alcun modo il ruolo delle Forze dell'ordine. Negare il problema o rifiutare il confronto con organismi internazionali rischia di danneggiare l'immagine del nostro Paese e la stessa democrazia italiana. Accogliere responsabilmente le raccomandazioni significa riaffermare l'impegno a promuovere uguaglianza, trasparenza e giustizia, valori fondamentali per essere parte credibile della comunità europea dei diritti.

Nel caso italiano quel rapporto è stato trasmesso ufficialmente al Ministero dell'Interno, come avviene per ogni Stato oggetto di valutazione, e il Governo ha avuto la possibilità di replicare e fornire osservazioni in un processo di dialogo istituzionale fondato sulla trasparenza e sulla cooperazione. Questo fatto dovrebbe essere sufficiente a ricondurre il dibattito entro i confini della razionalità e della responsabilità istituzionale. È pertanto eccessivo e improduttivo sollevare polemiche sproporzionate. Siamo di fronte a una situazione che non giustifica allarmismi, ma che richiede attenzione, trasparenza e dialogo.

Invece, quello che stiamo osservando oggi appare un attacco sistematico da parte del Governo italiano verso le principali istituzioni internazionali incaricate della tutela dei diritti umani, come l'ECRI, come la Corte europea dei diritti dell'uomo, la Corte penale internazionale e vari organismi dell'Unione europea. Questo rappresenta - lo ribadisco - un grave rischio per la democrazia del Paese. Non si tratta infatti di episodi isolati, ma di una strategia intenzionale per delegittimare questi organismi e ridurre i controlli esterni sui diritti fondamentali.

In questo quadro rigettare le osservazioni dell'ECRI o delegittimare l'intero Consiglio d'Europa non significa soltanto mettere in discussione l'autorità di un organismo internazionale, ma anche demolire il ruolo che l'Italia ha storicamente ricoperto come promotrice e garante dei diritti umani nel nostro continente.