Grazie Presidente. Mi consentirà, prima di tutto, Presidente, nell'affrontare la dichiarazione di voto rispetto a questa mozione, di mandare da quest'Aula un pensiero alle vittime, ai loro familiari e alla sofferenza che sono costretti a rivivere più volte nella loro vita. Se questa mozione è anche per noi il modo di ricordarli, ma in qualche modo anche di essere utili, mi consenta quindi, Presidente, di iniziare questo mio intervento proprio ricordando le vittime e i loro familiari ed esprimendo, a nome del partito e del gruppo parlamentare che rappresento, la vicinanza ad essi stessi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Voglio anche sgombrare ogni dubbio rispetto alla posizione del gruppo parlamentare che oggi rappresento: noi voteremo a favore di questa mozione e voglio spiegare il perché.
Perché viene da lontano anche l'impegno che abbiamo assunto rispetto a questa vicenda che la mozione ricorda. Viene da lontano perché vorrei ricordare il supporto che abbiamo dato anche nella scorsa legislatura all'iniziativa portata avanti dal Presidente Draghi e dalla Ministra Cartabia e l'impegno che, in qualche modo, siamo riusciti, per la prima volta, e non era scontato, ad ottenere dal Governo francese.
Un impegno che ha in qualche modo cambiato, dopo decenni, la posizione della Francia rispetto anche a queste richieste. Sono dovuti passare più di quasi 20 anni rispetto ad una domanda che risaliva nel tempo e che era da sempre rimasta nei cassetti del ministero della giustizia francese. Quindi abbiamo colto allora, e lo facciamo oggi, la posizione che è stata ed è oggettivamente chiara e trasparente da parte del Governo francese. Il rifiuto, quindi, alla consegna di queste persone e all'estradizione delle stesse non è una decisione politica del Governo francese, che su questo ha dimostrato chiarezza nelle proprie intenzioni, ma è una decisione giudiziaria.
È una decisione giudiziaria che si fonda su più motivi. Alcuni dei colleghi che mi hanno preceduto hanno ricordato la cosiddetta dottrina Mitterrand, su cui probabilmente una discussione anche politica va fatta, Presidente, se non altro per gli effetti che questa applicazione ha avuto e che non credo siano sempre stati condivisibili, ma, dall'altra parte, è una decisione giudiziaria sulla quale la politica comunque è giusto che si interroghi, ed è corretto che lo faccia quest'Aula parlamentare. È giusto che lo si faccia perché quella decisione si richiama a degli obblighi internazionali, in particolare alla Convenzione europea sui diritti umani.
Cita due articoli, l'articolo 6 sull'equo compenso e l'articolo 8 sulla tutela al diritto ad una vita familiare. Bene, credo che non si possa mettere in dubbio, e noi non vogliamo mettere in dubbio, che la giustizia italiana garantisca tutti i diritti necessari all'interno di un processo anche a quelle persone che volontariamente decidono di non far parte del processo, assumendosi neppure la responsabilità morale del processo stesso, perché la nostra giustizia è una giustizia che dà quelle tutele e quei diritti anche nei procedimenti giudiziari in contumacia.
È giusto ribadirlo perché, se in passato vi è stato alcun pregiudizio rispetto a questa nostra posizione e alla nostra giustizia, questo pregiudizio va fugato perché, credo, a fronte delle donne e degli uomini che, anche rimettendoci la vita, si sono impegnati perché il processo in Italia fosse un processo giusto sempre, anche per chi era in contumacia, questo è un principio e un valore che va difeso in quest'Aula da parte di tutte le forze politiche, senza distinzione di colore e senza distinzione valoriale di alcun tipo, perché su questi principi e su questi valori la Carta costituzionale ci rappresenta tutti.
Quindi, se questo è il fondamento di quella decisione - ci permetterà una considerazione politica, perché non commentiamo le decisioni giudiziarie, ma gli aspetti politici credo ci competano - ovviamente riteniamo che l'equo processo è stato in qualche modo un principio rispetto al quale l'Italia non può essere chiamata a rispondere negativamente. La tutela al diritto ad una vita familiare: qui mi corre l'obbligo di dire che è lo stesso diritto che avevano i familiari delle vittime a quella vita familiare che gli è stata tolta da atti violenti, da atti che sono stati condannati con sentenze definitive, di cui non possiamo non tenere conto proprio in quella necessaria equiparazione - lo dico, ovviamente, sperando di non essere fraintesa - delle sofferenze.
Quindi siamo certi che l'impegno che il Governo sta portando avanti sia un impegno che non può non avere una portata generale, e lo diciamo senza alcuna polemica, ma perché crediamo che la maturazione nei rapporti internazionali che abbiamo ottenuto, anche in questo caso, con il Governo francese, ma anche la maturazione in qualche modo che fa parte anche della nostra storia politica più recente, ci imponga di avere sempre lo stesso metro di giudizio.
Quindi, auspichiamo che l'impegno che stiamo mettendo come Governo rispetto alla vicenda francese si abbia anche rispetto ad altre vicende che riguardano, ad esempio, il Nicaragua, che riguardano il Giappone, che riguardano l'Argentina, perché, ripeto, non può esserci colore politico alcuno se si tratta di sentenze di condanna definitiva, se si tratta di atti violenti, se si tratta di morte, se si tratta di chi, in qualche modo, ha anche offeso i propri ideali politici con azioni violente. Quindi, Presidente, lei mi consentirà una piccolissima parentesi, che non vuole avere alcuna valenza polemica, ma non posso non ricordarla in quest'Aula proprio perché la portata generale di quello che oggi diciamo e ci impegniamo a fare deve riguardare anche altre vicende, non solo questa.
Siamo quindi amareggiati, questo lo possiamo dire, di quello che è accaduto rispetto a Brescia, rispetto alla strage per la quale, purtroppo, ad oggi non c'è una costituzione di parte civile da parte del Governo italiano perché ci si dice tardiva. Noi vorremmo che su questa vicenda non si trascurasse, invece, la necessità che il Governo ci sia, che lo Stato italiano ci sia, che ci sia proprio la stessa attenzione, la stessa determinazione e la stessa volontà di condanna che vediamo nella vicenda che è stata oggetto di questa mozione. Lo dico senza vena polemica, ma l'amarezza, Presidente, non può non essere un'amarezza che ha colto tutti all'indomani della lettura di quelle agenzie che ci annunciavano che purtroppo quella costituzione era stata dichiarata tardiva.
Lo dobbiamo ai familiari delle vittime, lo dobbiamo a quelle vittime, lo dobbiamo a chi si è impegnato in tutti questi anni perché quella verità e quella giustizia fossero patrimonio comune. Le dico anche, Presidente, che noi abbiamo apprezzato anche l'impegno che la maggioranza ha messo nel modificare gli impegni precedenti nella mozione da cui origina questa nostra discussione di oggi. Sono stati modificati e noi riteniamo, quindi, che sia giusto, corretto impegnare il Governo italiano a fornire tutta la necessaria e dovuta assistenza legale ai parenti delle vittime dei reati commessi dai terroristi italiani rifugiati in Francia nella loro annunciata intenzione di rivolgersi alla Corte europea.
Lo riteniamo corretto, ed è per questo che lo supportiamo, come abbiamo apprezzato la maggiore cautela con cui è stato modificato il secondo impegno, che riteniamo essere più coerente con gli obblighi internazionali, con gli impegni che abbiamo, non solo con il Governo francese, e anche in nome di quella cooperazione giudiziaria nella giustizia penale che fa nell'Europa un percorso condiviso in tanti anni di lavoro. Ed è per questo, Presidente, quindi che, a nome del gruppo del Partito Democratico, esprimiamo il voto favorevole, con un'ultimissima postilla, veramente breve, perché in questo impegno generale noi vorremmo che con la stessa determinazione si potesse fare un salto culturale ulteriore.
La riforma Cartabia contiene, ad esempio, per la prima volta una forza, una determinazione e un'attenzione alla cosiddetta giustizia riparativa. Il termine “vittime” è stato pochissimo utilizzato nel nostro codice penale nel passato. Oggi quelle vittime possono essere protagoniste anche di una ricostruzione culturale del Paese in tante storie che questo Paese ha vissuto, drammatiche e violente. Vorremmo che, per esempio, sulla giustizia riparativa vi potesse essere un impegno di tutto il Parlamento per far sì che anche questo pezzo di giustizia renda il processo italiano giusto ancora più giusto.