Grazie, Presidente. In premessa, come gruppo del Partito Democratico, vogliamo esprimere tutto il nostro sconcerto per l'insensibilità istituzionale da parte dell'Esecutivo per avere mandato in sua rappresentanza, a esprimere i pareri su una mozione così delicata, il Sottosegretario Delmastro, che, negli ultimi mesi, si è reso protagonista di atti di oggettiva sgrammaticatura istituzionale per il ruolo ricoperto e che risulta oggetto di imputazione coatta per rivelazione di segreto d'ufficio.
È un'opinione legittima, credo.
Presidente e colleghi, alle 10,25 di sabato 2 agosto 1980 un ordigno ad altissimo potenziale esplose nella sala d'aspetto di seconda classe della stazione ferroviaria di Bologna. L'esplosione provocò il crollo della struttura sovrastante le sale d'aspetto e di 30 metri di pensilina, investì anche 2 vetture di un treno in sosta al primo binario. L'esplosione causò la morte di 85 persone e il ferimento e la mutilazione di oltre 200. La vittima più piccola aveva solo 3 anni e la più anziana 86. Oggi sono stati condannati in via definitiva come esecutori materiali i terroristi neofascisti dei Nuclei armati rivoluzionari Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, e per attività di depistaggio il Gran maestro della loggia massonica P2 Licio Gelli, gli ufficiali dei servizi segreti Pietro Musumeci, membro della loggia massonica P2, e Giuseppe Belmonte, e il faccendiere Francesco Pazienza.
Con altra sentenza della corte d'assise di Bologna del 9 gennaio 2020, depositata il 7 gennaio 2021, è stato condannato all'ergastolo in primo grado, colpevole di concorso nel reato di strage, Gilberto Cavallini. Mercoledì 5 aprile 2023 sono state depositate le motivazioni della sentenza di primo grado pronunciata il 6 aprile 2022 dalla corte d'assise di Bologna nel cosiddetto processo ai mandanti per la strage di Bologna, che ha condannato all'ergastolo Paolo Bellini, a 6 anni Piergiorgio Segatel, ex capitano dei carabinieri accusato di depistaggio, e a 4 anni Domenico Catracchia, accusato di false informazioni al pubblico ministero al fine di sviare le indagini. Si tratta dell'ex amministratore di condomini di via Gradoli a Roma, dove il gruppo NAR, nel 1981, aveva due covi. In uno dei numeri civici di uno di quei covi segnalo che ha vissuto il capo delle BR Mario Moretti durante il sequestro Moro, nel 1978. È una sentenza di primo grado, ma supportata da elementi probatori importanti, che hanno permesso di far luce su alcuni aspetti cruciali della vicenda. Si è finalmente giunti - si legge nella sentenza, a pagina 1069 - a porre un punto fermo, che considera la strage del 2 agosto a Bologna come un elemento conclusivo della cosiddetta strategia della tensione.
È ormai appurato che la compagine degli esecutori materiali non agiva nel vuoto di strategie e fuori da contesti politici nazionali e, probabilmente, internazionali. Gli esecutori erano strettamente collegati a chi la strage aveva deciso, agevolato e finanziato attraverso una fitta rete di legami e di mediazioni, di cui, tuttavia, si intravede ora il vertice, come è stato per le stragi politiche dei primi anni Settanta. La sentenza collega, quindi, la bomba alla stazione di Bologna alla strategia della tensione, inaugurata a piazza Fontana, a Milano, nel 1969, e smonta la teoria della strage frutto della semplice azione dello spontaneismo armato di un gruppo di neofascisti.
La sentenza si riferisce, poi, ai mandanti della strage. La strage di Bologna ha avuto dei mandanti tra i soggetti indicati nel capo di imputazione. Non una generica indicazione concettuale, ma nomi e cognomi nei confronti dei quali il quadro indiziario è talmente corposo da giustificare l'assunzione di uno scenario politico caratterizzato dalle attività e dai ruoli svolti nella politica interna e internazionale da quelle figure quale contesto operativo della strage di Bologna, pagina 1070 della sentenza. I soggetti indicati nel capo di imputazione sono Licio Gelli, il capo della P2, e il suo braccio destro Umberto Ortolani, in qualità di mandanti e finanziatori, Federico Umberto D'Amato, capo dell'ufficio affari riservati del Viminale, e il senatore Mario Tedeschi, il primo in qualità di mandante e organizzatore, il secondo principalmente per l'attività di depistaggio. Sono tutti deceduti, e sono quindi non imputabili. Nei loro confronti non è possibile levare alcuna imputazione formale, ma ovviamente è possibile e assai rilevante richiamarne il ruolo nel contesto di un'imputazione riguardante altri. Nella sentenza viene ampiamente ricostruito il ruolo svolto da Mario Tedeschi dal lontano 1965, con l'Operazione manifesti cinesi, fino al 1980. Si ricorda, fra l'altro, il tentativo di depistaggio con la pista palestinese, sostenuta con gli articoli apparsi sul giornale Il Borghese a firma dello stesso Tedeschi e, in qualche modo, sponsorizzata anche da Licio Gelli.
Trovo inaccettabile che la falsa pista palestinese venga riproposta ancora oggi. Infatti, al di là della buona fede di chi la mette in campo, non si aiuta certo così la ricerca della piena verità sulla strage del 2 agosto e il sereno svolgimento dei processi in corso. Così come, insieme alle associazioni dei familiari delle vittime, abbiamo contestato l'idea di Commissioni d'inchiesta che interferiscono con il lavoro della magistratura. Dovremmo, invece, uniti nelle istituzioni e fra le forze politiche, fare i conti con la storia della strategia della tensione e con quello che ha rappresentato per il Paese, e sostenere l'azione giudiziaria che è in atto.
Lo dico anche a chi siede alla destra in quest'Aula: fate la vostra parte fino in fondo per la verità e la giustizia, lo dovete e lo dobbiamo a chi ha perso la vita in quella tragica stagione. Lo dobbiamo alle migliaia di cittadini bolognesi che ancora una volta, oggi, si sono stretti intorno ai familiari delle vittime, e alle istituzioni. Lo dobbiamo alla nostra democrazia. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha detto oggi parole forti e chiarissime sulla matrice della strage, e lo voglio ringraziare per questo.
Dispiace davvero, perché ci impedisce anche un'unità in Parlamento, che sarebbe stata importante, che nella mozione del centrodestra non sia stato in alcun modo ricordato il carattere neofascista della strage, accertato dalla magistratura, anche con sentenza definitiva - avete scavalcato a destra persino Ignazio La Russa -, come dispiace che nella mozione sia riproposta, nei fatti, la cosiddetta pista palestinese.
Per questo voteremo contro la mozione di maggioranza nel suo insieme, pur condividendo le due mozioni il richiamo al valore della desecretazione degli atti sulle stragi, su cui tornerò in seguito. Dispiace anche che il Governo dia parere negativo sull'impegno della nostra mozione che chiede semplicemente si mettano in campo tutte le iniziative di competenza per garantire il sereno svolgimento dei processi in atto. Un parere che riteniamo estremamente grave. Per consentire la ricostruzione dei gravissimi eventi che negli anni compresi tra il 1969 e il 1984 hanno segnato la storia del nostro Paese, il Presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi, con direttiva del 22 aprile 2014, dispose la declassifica e il versamento anticipato all'Archivio centrale dello Stato e agli archivi di Stato da parte di tutte le amministrazioni interessate, ivi compresi gli organismi di informazione per la sicurezza, della documentazione da questi detenuta relativa alle stragi e agli anni della strategia della tensione.
Al fine di estendere l'ambito oggettivo dell'applicazione della direttiva del 2014 è stata poi adottata la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi del 2 agosto 2021, con la quale si è stabilito di ampliare i criteri di individuazione della documentazione da sottoporre a desecretazione, comprendendovi i documenti relativi ad altre tematiche oltre a quelle già oggetto della precedente direttiva. In particolare, con la nuova direttiva si rende consultabile la documentazione concernente l'organizzazione Gladio e quella relativa alla loggia massonica P2.
La desecretazione di atti e documenti relativi alle stragi e al terrorismo ha rappresentato una scelta di grande responsabilità e importanza, di cui va garantita la continuità e l'effettiva applicazione. Presidente e colleghi, sono convinto che la lotta delle associazioni dei familiari per la verità sia di straordinario valore. Si tratta di battersi per il diritto alla giustizia delle vittime e, nello stesso tempo, di un impegno fondamentale per rendere più forte la nostra democrazia.
Una democrazia che sarà resa più solida dalla piena consapevolezza e conoscenza di una lunga storia di eversione, di pericolose derive e svolte autoritarie che l'hanno messa in discussione e hanno pesantemente influenzato la vita politica e sociale del Paese.
Per questo abbiamo sostenuto e sosteniamo la forte denuncia dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto sulle dichiarazioni rese in Parlamento dal Ministro Nordio, sui giudici ultrasessantacinquenni delle corti di assise che si sovrapposero oggettivamente alle iniziative processuali in atto. Le due richieste che facciamo al Governo sono note, le avete lette; una riguarda, appunto, il tema delle desecretazioni, e su questa c'è un parere favorevole del Governo, e, quindi, la necessità di proseguire il percorso in atto, l'altra, appunto, era la richiesta che si mettessero in atto per quanto di competenza - ed è il 1° impegno - tutte le iniziative utili a uno svolgimento sereno dei processi. Questo per noi è un impegno di grande valore, perché riteniamo davvero che l'esito positivo, giusto, sereno di quei processi, che ovviamente si concluderanno come decideranno i giudici, nel pieno rispetto delle garanzie che sono previste dalla nostra normativa e dalla nostra Costituzione, sia fondamentale per la nostra democrazia.