La ringrazio, signor Presidente. Vorrei iniziare questo mio intervento riportando il titolo di un tema che fu dettato da una maestra, in Sardegna, nell'anno scolastico 1902-1903: “Se un tuo compagno benestante e molto intelligente ti avesse espresso il proposito di abbandonare gli studi, che cosa gli risponderesti?” A questo tema, un giovane studente rispose: “(…) io, caro amico, non potrò mai abbandonare gli studi che sono la mia unica speranza di vivere onoratamente quando sarò adulto, perché come sai, la mia famiglia non è ricca di beni di fortuna”.
Quel bambino in Sardegna si chiamava Antonio Gramsci e ci consegnava questa semplice ma profonda riflessione - la consegnava a noi ma soprattutto al suo immaginario amico benestante; e allora perché riprenderla in occasione, poco più di un secolo, della presentazione di una mozione che riguarda proprio l'istruzione in condizioni sociali, politiche ed economiche del nostro Paese profondamente diverse?
Perché la scuola si intreccia in modo molto profondo indissolubile al tema dell'eguaglianza e delle opportunità, della crescita e del progresso sociale di tutti i cittadini.
La scuola è aperta a tutti - recita il primo comma dell'articolo 34 della Costituzione - e poco tempo fa, circa due settimane fa lo abbiamo ricordato proprio in quest'Aula alla presenza del Presidente Mattarella.
Ed è proprio pensando a quei principi, abbiamo voluto presentare all'inizio di questo nuovo anno scolastico una mozione che riguarda, appunto, le urgenze della scuola ma anche alcuni temi cruciali, strategici, sui quali secondo noi è necessario intervenire.
Perché negli spazi della scuola, nelle aule, in ogni parte del Paese, si costruisce la possibilità di un futuro migliore e una società più equilibrata e giusta, ma perché quel terreno sia davvero fertile e vitale, la scuola deve essere davvero al centro dei nostri pensieri - e non soltanto quasi in situazioni obbligate, come quella dell'apertura dell'anno scolastico - come tema generale e universale di dibattito pubblico.
L'istruzione deve essere un tema abituale di confronto e scambio tra le forze politiche: un grande tema nazionale su cui sviluppare una riflessione civile e collettiva, perché l'investimento in istruzione - come per il passato e oggi ancora di più - si intreccia indissolubilmente con la qualità, la crescita e la sostanza stessa delle nostre istituzioni democratiche.
Ed è un compito fondamentale mettere questi temi al centro del dibattito pubblico perché la scuola è il luogo della crescita, della relazione, dove si dovrebbero e si devono imparare a gestire i conflitti, a stare insieme nella differenza.
E' il luogo della crescita e dello sviluppo delle proprie risorse: è comunità di apprendimento e di sviluppo di valori di democrazia, di convivenza, di ascolto reciproco.
Ed ecco perché abbiamo presentato oggi questa mozione, ponendo l'attenzione innanzitutto su alcuni temi profondamente critici, perché, a quasi un anno, dall'avvio e dall'insediamento del Governo Meloni, il bilancio che ci troviamo a fare nel settore dell'istruzione da parte nostra è piuttosto deludente e preoccupato.
Lo è, guardando ai numeri di circa 200 mila precari, come ci ricordano i sindacati all'avvio dell'anno scolastico, ce lo ricorda il fatto che più di un anno fa doveva partire, in base agli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, un nuovo sistema di formazione iniziale dei docenti che, purtroppo, non si è ancora avviato.
Solo una settimana fa è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che li riguardava.
E' un bilancio deludente, alla luce dei tagli compiuti nella scorsa legge di bilancio e purtroppo non nutriamo grandi aspettative neanche per la prossima, tutt'altro; un taglio strutturale di quello che è il fondo a sostegno del sistema integrato da 0 a 6 anni, con conseguenze pesanti su quelle che sono le politiche per l'infanzia.
Un tema che anche oggi è all'ordine del giorno è quello del dimensionamento scolastico, quello che porterà alla riduzione nei prossimi anni, non solo in quei territori già particolarmente in difficoltà, come le aree interne, come le zone del Mezzogiorno, delle autonomie scolastiche; un dimensionamento scolastico contro cui c'è una forte sollevazione da parte delle regioni, anche del centrodestra e non solo del centrosinistra e da parte dell'opinione pubblica.
Criticità e riforme, tra l'altro, che si intrecciano a un tema cruciale, come quello dell'autonomia differenziata e della rischiosa regionalizzazione dell'istruzione, che rischia di incidere in modo pesante su quelli che sono i divari e le differenze già presenti nel nostro Paese.
Ecco, c'è un messaggio che voglio evidenziare e ribadire con forza in questa sede, onorevoli colleghi; non si può far cassa con la scuola, come purtroppo rischiamo di vedere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) in questo momento e con le misure che abbiamo alle spalle e che abbiamo anche di fronte a noi nella prossima legge di bilancio.
E lo diciamo anche alla luce di misure deludenti, come ad esempio, il recente “decreto Caivano” o le disposizioni in materia di voto in condotta, che rispondono solo parzialmente e in modo non strutturale a quelle che sono fatti gravi di emergenza, di violenza; una violenza a cui si risponde, spostando risorse da un capitolo all'altro di bilancio, senza investire misure nuove e, soprattutto, senza mettere a punto una strategia concreta e strutturale di prevenzione, prima ancora che di repressione.
I fatti avvenuti questa estate a Caivano e a Palermo, quegli episodi di violenza terribile che si sono manifestati anche all'interno della scuola, ci invitano a riflettere e ci scuotono profondamente, ma ci impongono anche di guardare a un orizzonte più lungo e più profondo, nelle tante “Caivano d'Italia” che ci sono nel nostro Paese, al Nord come al Sud, nei luoghi delle mancate opportunità, in quei luoghi in cui le agenzie educative sono in crisi, in cui i tassi di abbandono e dispersione scolastica sono purtroppo elevati e rispetto ai quali non basta promettere pene più severe o sanzioni per intervenire, perché quelle non sono sufficienti. Basta andare a guardare i dati della dispersione scolastica, onorevoli colleghi, della povertà culturale che tocca i bambini e le bambine del nostro Paese.
Riguardo alla dispersione scolastica, il nostro Paese registra tra i dati più alti in Europa e questo è un tradimento evidente nei confronti dell'infanzia e dei minori, in un Paese in cui la riproduzione delle diseguaglianze - badate - si concentra nelle stesse aree in cui si registrava l'analfabetismo di fine Ottocento.
E di fronte a questo tipo di misure, il Governo si limita essenzialmente ad inasprire le pene e a prevedere reati, a prevedere una stretta sul voto in condotta e a promettere, come ha fatto pochi giorni fa, la Presidente del Consiglio Meloni, la rivoluzione del merito nella scuola. Ecco, ci chiediamo, colleghi, quale sia il merito a cui si pensa in questo momento, quel merito per cui l'appartenenza a famiglie con minori opportunità economiche rischia di compromettere la possibilità di crescita e di futuro e di formazione delle generazioni più giovani? Quello per cui nascere in una parte del Paese rischia di condizionare anche le opportunità e il proprio futuro scolastico; quel modello secondo cui si adottano norme e disposizioni senza coinvolgere realmente dal basso, e come dovrebbe essere necessario, la comunità scolastica.
Per combattere l'abbandono scolastico e la dispersione, colleghi, non basta il tempo di un decreto legge; purtroppo, è necessario investire e rivedere anche quella che è la modalità didattica e gestionale del rapporto tra insegnamento, apprendimento e valutazione, superando anche un modello di didattica trasmissiva che, ormai, nei fatti è superato. Sarebbe importante e sfidante, in questo senso, aprire una riflessione matura intorno al tema della maggiore efficacia e autorevolezza dell'insegnamento. Eppure, non vediamo all'orizzonte una riflessione di questo tipo e non vediamo soprattutto una presa in carico da parte del Governo di quello che è un po' il cuore della mozione che abbiamo voluto presentare: il tema dei costi connessi alla scuola, dei costi connessi all'avvio anche dell'anno scolastico.
Sono problemi che non nascono oggi, tanto che nel 2022 l'allora Ministro Bianchi aveva istituito un tavolo di lavoro, che si è riconvocato pochi mesi fa, soltanto dopo un anno di distanza, relativo all'editoria scolastica e ai problemi connessi a questo settore.
Ebbene, non nascono oggi, però non vediamo in realtà, al di là di qualche generico impegno da parte del Governo in questa sede, misure concrete ed efficaci per un problema che rischia di toccare le opportunità effettive degli studenti e delle studentesse e delle loro famiglie. Perché, colleghi, questo tema non è disgiunto dai temi legati alla povertà culturale, ai divari e alla dispersione scolastica che abbiamo affrontato fino ad ora, perché costi troppo elevati rispetto all'avvio dell'anno scolastico, rispetto alle spese necessarie per l'acquisto dei libri, ad esempio, rischiano di produrre effetti ancora più amplificati su chi ha meno opportunità, su chi ha meno possibilità, perpetuando quelli che sono poi divari e diseguaglianze. Perché l'aumento del costo, anche dei libri, rischia di avere degli effetti particolarmente gravi, in un contesto in cui la povertà educativa tocca un milione e 200 mila ragazzi, che sono minori.
Per questo abbiamo voluto porre questo tema all'attenzione della discussione oggi, rilanciando, tra l'altro, i temi al centro di proposte di legge che abbiamo presentato analoghe tanto alla Camera quanto al Senato, proprio sul tema dei costi connessi all'istruzione e lo vogliamo fare, in vista soprattutto della prossima legge di bilancio, in vista e nell'attuazione soprattutto di quel messaggio che è alla base dell'Agenda ONU 2030 non lasciare nessuno indietro.
Pensiamo che questo sia un tema fondamentale ed essenziale, e questo è possibile solo se riusciamo a costruire davvero una nuova idea di sviluppo sociale e culturale che veda un continuo scambio tra famiglia, territorio e agenzie educative e formative, in un rapporto di collaborazione e di confronto costante, proprio a cominciare da quelle famiglie che rappresentano i ceti più svantaggiati, perché la scuola è il luogo dell'insegnamento e della ricerca, ma è anche il luogo che deve assumere tra i propri compiti fondamentali quello della crescita delle opportunità. Quindi, rilanciamo, in questa sede, i temi legati al caro libri, legati agli interventi per sostenere le famiglie, per sostenerle rispetto al caro trasporti, rispetto al diritto essenziale alla mensa. Vogliamo farlo provando a coinvolgere davvero tutti noi, tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, facendo tesoro di quelle parole che la Garante per l'infanzia ha pronunciato pochi giorni fa, qui, alla Camera. L'Italia deve mettere i diritti di bambini e ragazzi al centro delle politiche pubbliche, senza rincorrere le emergenze, in maniera strutturale e con una programmazione adeguata, perché lo scontro politico non fa bene ai diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, non fa bene lo scontro politico.
Colleghi e colleghe, abbiamo davanti a noi, in vista soprattutto della prossima legge di bilancio, una grande opportunità, quella di poter lavorare insieme su alcuni temi centrali, cardine, rispetto al futuro delle generazioni più giovani. Penso che sia un tema che riguardi tanto la maggioranza quanto l'opposizione. Cogliamo questa sfida, a cominciare dagli atti che discutiamo oggi in quest'Aula, e penso che potremo fare davvero un serio e concreto favore al nostro Paese.