Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 1 Febbraio, 2023
Nome: 
Ilenia Malavasi

Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, questa mozione che ci apprestiamo a votare nei giorni che precedono, come ricordava la collega in precedenza, il 4 febbraio, Giornata mondiale contro il cancro, dimostra, secondo me, la volontà politica di questo Parlamento nel perseguire con determinazione un impegno parlamentare e legislativo a tutela della salute dei cittadini e delle cittadine su un tema purtroppo sempre molto attuale.

Ringrazio, per questo motivo, la collega Cattoi che, non solo, ha promosso in questa legislatura l'intergruppo parlamentare “Insieme per un impegno contro il cancro”, ma che ha coordinato questa proposta, accogliendo le osservazioni di tutti i gruppi, anche le nostre, facendola così diventare una mozione che - da quanto ho capito - verrà votata all'unanimità. E questa è una cosa importante, un segnale di unità, come dicevamo prima, perché riteniamo che sia un dovere e un obbligo morale, perché sulla salute non ci possono essere dei distinguo; il diritto alla salute è e rimane una priorità, un diritto di cittadinanza che non può certamente essere messo in discussione da nessun Governo e da nessun partito politico o movimento.

La salute, infatti, è una questione di democrazia, di equità, di giustizia sociale e per il Partito Democratico garantire parità di accesso alle cure e alle strutture per tutti e tutte è un caposaldo del nostro vivere comune, indipendentemente da chi sei, da quanto guadagni e da dove vivi. Lo dice semplicemente la nostra Costituzione, all'articolo 32.

In questa mozione ci occupiamo di cancro, di tumori, parole che spaventano e preoccupano al solo sentirle nominare, e parliamo di un Piano oncologico nazionale che si fonda sull'importanza della prevenzione, primo strumento importante per sensibilizzare ed educare la popolazione. Sappiamo bene quanto una buona azione di promozione della salute riduca il rischio fino al 30 per cento; parliamo di diagnosi precoci, di presa in carico del paziente, con un approccio globale, intersettoriale e olistico, fondato sulla centralità del malato in tutte le fasi del percorso terapeutico, eliminando le disuguaglianze nell'accesso ai trattamenti, agli interventi di cura e alla prevenzione che oggi esistono, purtroppo, tra le regioni.

I dati sono drammatici; li ricordo, perché danno un quadro preciso e puntuale della dimensione del fenomeno di cui ci stiamo occupando. Nel testo e nella premessa delle mozioni ricordiamo come nel 2022 siano state stimate 390.700 nuove diagnosi di cancro, nel 2020 erano 376.600, con un incremento di 14.100 casi in due anni. Parliamo, quindi, di una patologia in costante aumento in Italia e nel mondo, che si prevede diventi, entro il 2035, la prima causa di morte nell'Unione europea, con un aumento previsto del 24 per cento. Il Piano già approvato dalla Conferenza Stato-regioni, come la collega ha ricordato, è sicuramente ambizioso, perché parla di prevenzione, di percorsi di cura chiari ed omogenei, di attenzione al malato, ma anche a chi lo assiste, con una forte spinta alla digitalizzazione per snellire la burocrazia, ad un'assistenza sempre più domiciliare integrata con l'ospedale e i servizi territoriali; parla di formazione per gli operatori sanitari, campagne informative per i cittadini, supporto psicologico, ampliamento delle fasce di età per gli screening, cure palliative a domicilio, potenziamento delle coperture vaccinali per una malattia che, ogni anno, vede, come dicevamo prima, circa 180 mila morti in Italia per cancro.

Mi soffermo solamente su alcuni punti. La prevenzione è sicuramente decisiva ed è importante iniziare a educare a uno stile di vita sano e corretto fin dalle scuole primarie; se è vero, come dicono gli studi, che il 40 per cento dei nuovi casi e il 50 per cento delle morti per tumore sono potenzialmente evitabili in quanto causati da fattori di rischio prevenibili. Tra questi sicuramente il fumo rappresenta un fattore di rischio importante, associato all'insorgenza di circa un tumore su tre; ma anche l'alimentazione e l'attività fisica; fare attività fisica può ridurre fino al 30 per cento la possibilità di ammalarsi.

Solo in Italia, questi fattori di rischio comportamentali, quindi, che dipendono da noi, dalla nostra educazione, dalla nostra condivisione sociale, causano 65 mila morti ogni anno. L'obiettivo dell'Unione europea è ambizioso, da cui deriva anche il nostro Piano nazionale: aumentare il tasso di sopravvivenza entro il 2030 per tutti i tumori maschili e femminili dal 47 al 75 per cento. Per questo è così importante fare attività di screening, aumentare lo screening e le attività diagnostiche, che siano capillari e accessibili a tutti. Sicuramente, la pandemia ha causato rallentamenti nelle attività di screening, nelle visite, negli interventi chirurgici, con allungamento dei tempi di attesa e delle stesse liste. Dobbiamo quindi recuperare terreno e per farlo servono investimenti. Vanno benissimo le risorse messe a disposizione dal PNRR, ma non basta, dobbiamo fare di più e dobbiamo farlo perché ci crediamo tutti, perché la salute sta sempre al primo posto.

Serve finanziare la sanità pubblica e la medicina del territorio, anche sfruttando le case della comunità, perché è solo finanziando la sanità pubblica che si abbattono le disuguaglianze, si danno cure a tutti i cittadini, monitorando il lavoro delle regioni che con i livelli essenziali delle prestazioni devono garantire livelli di prestazioni uniformi su tutto il territorio nazionale, senza discriminare nessuno, perché i cittadini hanno tutti gli stessi diritti, indipendentemente dalla regione, dal paese, dalla città in cui vivono.

Per questo motivo crediamo che vada anche sostenuta con maggior forza la ricerca, che vada potenziata e adeguatamente finanziata. Oggi siamo un fanalino di coda (1,4 per cento del PIL) e vanno sostenuti i giovani ricercatori, che - per dare loro prospettive di lavoro - non possono avere un lavoro precario, perché a noi sta la possibilità di fruire delle loro competenze, se riusciamo a stabilizzarli e a costruire qui serie condizioni di lavoro. Non ci possiamo permettere, questo Paese non si può permettere che i nostri ricercatori vadano all'estero, dopo che abbiamo investito risorse pubbliche per la loro formazione, perché qui non hanno prospettive di lavoro stabili e dignitose. Il nostro Paese deve diventare un Paese che sa riconoscere le eccellenze e sa valorizzarle. La ricerca avanzata - sì, perché noi crediamo fortemente nella scienza, sempre, e non a fasi alterne - e la prevenzione garantiscono una diagnosi precoce e una presa in carico migliore per il paziente, con percorsi diagnostici e terapeutici adeguati e personalizzati.

Nella nostra mozione ci sono tantissimi altri temi, li abbiamo condivisi e ne cito solamente alcuni per titoli, che poi entreranno e sono già scritti anche nel Piano nazionale: il rafforzamento della domiciliarità, il potenziamento delle reti territoriali, terapie innovative radiologiche e nucleari, la telemedicina, la modernizzazione delle dotazioni tecnologiche di cui abbiamo costantemente bisogno, la presa in carico della famiglia, il lavoro di assistenza che va riconosciuto, il ruolo del caregiver. Sappiamo quanto sia invasiva questa situazione nelle famiglie, tutti conosciamo i drammi familiari che investono le famiglie che hanno un malato oncologico, con ricadute sia sulla vita familiare, che sulla vita sociale e sulla vita professionale delle persone, soprattutto delle donne. E ancora: la semplificazione necessaria, la cartella digitale oncologica, il supporto psicologico che ho già richiamato, il diritto all'oblio su cui alcuni Paesi europei hanno già legiferato, e, soprattutto alla fine di un percorso difficile, la riabilitazione. Sì, perché nei percorsi terapeutici dobbiamo anche occuparci della riabilitazione del malato oncologico, per garantire il diritto di rientrare a pieno titolo nella società, nella sua struttura sociale e lavorativa. Oltre 3,5 milioni di persone sono guarite dopo un tumore e 1,2 sono in Italia. A loro dobbiamo il diritto alla dignità della vita.

Come vedete, abbiamo tanto lavoro da fare, ne siamo tutti consapevoli, e molto di quello che abbiamo scritto nella mozione è sicuramente una buona partenza. La consapevolezza condivisa è un valore. Conosciamo, dunque, i numeri. Conosciamo le cose da implementare, i progetti, i servizi, quello che manca. La strada è tracciata, ma per arrivare al traguardo e fare in modo che queste parole si traducano in un impegno collettivo e concreto manca ancora una cosa importante: mancano delle risorse, l'abbiamo detto. Ma c'è un altro punto che vorrei ricordare: manca il personale. Qui serve un cambio di passo, perché, se vogliamo fare trattamenti e percorsi terapeutici adeguati e personalizzati, abbiamo bisogno di personale. La mia è una constatazione, non è certamente un'accusa per nessuno, ma abbiamo bisogno che ci sia, nei nostri reparti di pronto soccorso, negli ospedali, nelle case delle comunità, personale formato, che ci dia la possibilità di dare concretezza a tutte le nostre buone intenzioni. Perché possiamo costruire bellissime case della comunità e ospedali tecnologicamente all'avanguardia, ma per aprirli abbiamo bisogno di personale adeguato e formato.

Questa mozione ci sembra veramente un buon avvio e dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico, perché questo delinea un impegno lungo, concreto, una sorta di programma di legislatura, di mandato, con azioni e proposte che condividiamo. Oggi ci prendiamo un impegno, che per noi nasce da un punto fondante: la salute è un diritto dell'individuo, un interesse della collettività, ed essendo garantito dalla Costituzione anche agli indigenti diventa un valore universale che va garantito a tutti e a tutte, garantendo pari opportunità di servizi e cure. Nessuno deve rimanere indietro rispetto alle cure per motivi economici, né deve rinunciare, perché la povertà non deve costituire un ostacolo per il completo esercizio della cittadinanza sanitaria. È una scelta di civiltà e di uguaglianza, da cui dipende la dignità del nostro vivere e, soprattutto, la dignità del malato. Ci prendiamo, quindi, un impegno. Come Partito Democratico non faremo certamente mancare il nostro appoggio nel realizzare quanto dichiarato in questa mozione, perché la vita dei cittadini, la qualità della vita di tutti noi e dei malati dipende dal nostro impegno.