Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 13 Marzo, 2019
Nome: 
Anna Ascani

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Grazie, Presidente. Abbiamo discusso ieri queste mozioni. Prima mi consenta, Presidente, attraverso lei, di esprimere un po' un sorriso nel fatto che l'unica cosa che viene espunta dalla nostra mozione è il riferimento al Governo precedente. Mi spiace dover notificare alla nuova maggioranza che se oggi siamo qua a parlare di coding e a parlarne sulla base di linee guida che vengono citate nelle varie riformulazioni che il Vice Ministro ci ha proposto e a parlare di investimenti che sono stati fatti, che vanno certo rafforzati e portati avanti ma rispetto ai quali il nostro Paese comincia a camminare sulla strada giusta, è proprio perché c'è un Governo precedente che ha messo in campo un piano nazionale scuola digitale con un miliardo e mezzo di risorse che sono state spese nella nostra scuola e che finalmente consentono ai nostri ragazzi di non percepire più il digitale come qualche cosa che non appartiene al mondo della scuola, ma di poter integrare gli ambienti di apprendimento anche con quel digitale che fin qui era rimasto confinato al di fuori della scuola. Come è noto, quel piano nazionale scuola digitale prevede trentacinque azioni che si suddividono in tre azioni fondamentali. Le infrastrutture: nella nostra mozione insistiamo - sono felice che il Governo abbia espresso parere favorevole - sul fatto che serve investire in edilizia scolastica perché servono ambienti di apprendimento che favoriscano anche l'utilizzo del coding, l'utilizzo delle nuove tecnologie e purtroppo non tutte le scuole oggi sono all'altezza. Purtroppo, c'è molto da fare in questa direzione anche con la costruzione di nuove scuole. Quindi questa riformulazione è più che benvenuta nella nostra mozione. Poi c'è il tema della formazione che è cruciale, su cui abbiamo investito di più: fare in modo non solo che in tutte le scuole ci sia un animatore digitale, cioè un insegnante che rappresenta un punto di riferimento della piccola comunità scolastica per i problemi quotidiani che si pongono e per favorire iniziative all'interno delle singole scuole nell'ambito dell'autonomia che, anche grazie alla legge n. 107 del 2015, è stata garantita alle scuole. La formazione sempre di più deve riguardare tutta la comunità scolastica. Oggi ci sono 85 mila insegnanti in formazione sul digitale; noi dobbiamo portare tutti gli insegnanti a fare formazione sul coding e più in generale sull'utilizzo delle nuove tecnologie. Quindi questa è la seconda cruciale azione del piano nazionale scuola digitale. Infine la terza, i contenuti: lo dicevo anche ieri. Qui c'è la sfida più grande. Dobbiamo cominciare a porci il problema dei contenuti che le scuole autoproducono, di come li mettiamo in rete, di come questo arricchisce la comunità scolastica tutta attraverso lo scambio di informazioni; è questa sicuramente la sfida che abbiamo davanti e rispetto alla quale, pur da una posizione di opposizione, ci mettiamo a disposizione per ragionare insieme di come si fa fare un passo in avanti alla scuola. Abbiamo detto ieri che oggi è cruciale investire in educazione ed investire sul coding sostanzialmente per due ragioni principali. La prima è stata citata è il lavoro che cambia, sta cambiando. Gli esperti ci dicono che nei prossimi cinque anni il 60 per cento dei lavori sarà cambiato ed includerà competenze digitali, in particolare competenze di programmazione. Noi dobbiamo avere ragazzi che siano in grado di intercettare quelle offerte di lavoro anche grazie alla formazione che la scuola gli ha dato. Ad oggi il 77 per cento delle scuole italiane ha fatto almeno un'ora di coding. Domani noi dobbiamo mettere in condizione tutte le scuole italiane di fare almeno 60 di quelle ore, cioè il minimo che gli esperti ci dicono essere necessario per favorire un apprendimento reale del linguaggio computazionale. Questo perché il lavoro cambia e perché ci chiede nuove competenze e anche perché il coding non è una materia. È vero che in alcuni Paesi europei è stata introdotta come materia.

Però ritengo, confortata dal parere di diversi esperti che questa non sia la strada giusta, perché il coding è un linguaggio, un linguaggio trasversale, che serve nell'insegnamento delle singole discipline: tanto che ci dicono, ed effettivamente in alcune scuole si fa anche in Italia, che non è necessario neppure l'utilizzo delle tecnologie per insegnare il linguaggio computazionale, che si può fare con oggetti quotidiani, dai mattoncini Lego a mille altre cose di uso quotidiano; ed è in quel modo che si insegna il linguaggio della logica, il pensiero computazionale, quel pensiero che è poi quello che favorisce il problem solving. È incredibile dirlo, ma sul problem solving, a guardare le classifiche internazionali, noi siamo avanti rispetto a tanti dei nostri colleghi europei. L'Italia nelle competenze di base sulla matematica e sulla madrelingua italiana è indietro, c'è tanto da fare, ce lo ripetiamo spesso, c'è molto da fare; sul problem solving siamo più avanti. E quindi favorire l'insegnamento, l'apprendimento del coding potrebbe darci un vantaggio competitivo che non abbiamo mai avuto, proprio per intercettare quel 60 per cento di nuovi lavori che includeranno le nuove competenze. Quindi, oggi diventa fondamentale per noi effettuare questo investimento, per sfruttare quella cosa in più che oggi abbiamo rispetto ai nostri competitor.

Ma non è solo il lavoro il punto, il lavoro che cambia: è la cittadinanza, perché oggi i nostri ragazzi sono cittadini contemporaneamente di un mondo che è reale e virtuale. Noi ancora percepiamo un muro tra reale e virtuale: i ragazzi di oggi invece sanno che il reale è un tutt'uno, che il digitale è reale; e per essere cittadini di questo mondo, che comprende insieme l'orizzonte digitale virtuale e la realtà che è al di fuori del digitale, c'è bisogno di nuove competenze di cittadinanza. Quelle competenze di cittadinanza si acquisiscono certo attraverso programmi che si fanno a scuola, attraverso il contrasto al cyberbullismo, attraverso tante belle azioni che noi abbiamo messo in campo, ma anche attraverso l'insegnamento del pensiero computazionale. Perché? Perché sempre di più noi saremo governati da algoritmi, sempre di più il problema dei cittadini sarà capire cosa c'è dietro un algoritmo: non solo saper programmare ma sapere cosa c'è dietro quello sforzo di programmazione, quindi saper intervenire, saper capire chi è che deve rendere conto per quell'algoritmo che magari deciderà le liste d'attesa negli ospedali. Qualcuno deve rendere conto: si chiama algorithmic accountability, ed è quella che sarà una competenza di cittadinanza cruciale per i ragazzi di oggi, per quelli che noi sappiamo essere nativi digitali, ma che non per questo hanno innate quelle competenze. Anzi, rispetto a questi ragazzi, che sono così bravi nell'utilizzo delle nuove tecnologie, che ci sembrano bravissimi fin da piccolissimi a cercarsi i video da soli sul web, noi abbiamo una responsabilità enorme oggi: insegnare loro ad essere cittadini consapevoli, a partecipare alla vita democratica del loro Paese, avendo tutte le competenze necessarie; tra queste c'è il coding. Altrimenti noi avremo dei cittadini per metà, che non sapranno fino in fondo quali algoritmi governano la loro democrazia e chi c'è dietro, come funziona la programmazione. Quindi è assolutamente cruciale non solo per il lavoro, ma anche per la cittadinanza, che nelle scuole italiane di ogni ordine e grado si faccia lo sforzo di portare l'insegnamento e l'apprendimento del coding.

Dicevo che qui oggi finalmente riportiamo all'ordine del giorno un tema che nella scorsa legislatura era stato cruciale. Credo che questo sia un passaggio storico, perché se noi oggi ci mettiamo tutti d'accordo sul fatto che gli investimenti principali devono essere destinati all'educazione, e che nell'ambito dell'educazione noi dobbiamo compiere uno sforzo enorme in termini finanziari e in termini anche culturali, su questo punto noi siamo in grado di mettere in condizione i ragazzi italiani di trovare lavoro e di essere cittadini consapevoli. Credo che questo sia lo sforzo che ogni rappresentante della Repubblica italiana deve fare; credo che se riusciremo a portare avanti fino in fondo questo sforzo, potremo essere tutti orgogliosi di essere rappresentanti del nostro Paese. Con questo annuncio il voto favorevole sulla nostra mozione, dopo aver accettato le riformulazioni del Governo, e sulle altre mozioni presentate.