Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, intervengo per presentare la mozione a prima firma Braga, ma anche Riccardo Ricciardi, Zanella, Richetti, Faraone, Magi, Graziano, Carotenuto, Boschi che abbiamo presentato insieme a tutte le forze di opposizione. La Rai è un patrimonio per il Paese, è la più grande azienda culturale italiana, con oltre 12.000 dipendenti e un brand che la rendono riconosciuta nel mondo come servizio pubblico di informazione. Purtroppo, in questa fase, l'atteggiamento e il comportamento politico istituzionale dei partiti di maggioranza ne stanno svilendo il ruolo e stanno mortificando le professionalità che operano quotidianamente all'interno di questa azienda.
Come il Presidente ben sa, vi è uno stallo pericolosissimo che si sta protraendo da mesi sulle nomine dei vertici e che si riflette perfino sull'ordinario funzionamento della Commissione parlamentare di vigilanza. Il PD ha più volte denunciato questa situazione di paralisi, ha chiesto l'intervento dei Presidenti delle Camere per sbloccare l'impasse e per chiedere ai partiti di maggioranza di rispettare le prerogative parlamentari e la Rai nel suo complesso. In questi mesi assistiamo ad una fase calante di ascolti, a un'offerta di format non apprezzati dal pubblico, a cadute di stile che fanno un torto profondo alla storia della Rai.
Per noi “TeleMeloni” non è uno slogan, ma è la sintesi di quello che in questi anni di Governo avete fatto della Rai, snaturandola e piegandola alla maggioranza. E dopo i TG, anche le radio, siamo a “TeleRadio Meloni”, continua un'occupazione permanente della Rai del Governo.
Quando si arriva addirittura a dare notizia dell'assoluzione di un esponente del Governo, per poi essere smentiti dai fatti e quello stesso direttore viene spostato alla testata sportiva, è chiaro che vi è in atto un corto circuito che può solo fare male alla Rai e causa della pervasività e invasività di una certa politica che considera la Rai uno spazio pubblico da occupare.
Per questo il PD, con le altre forze parlamentari di opposizione, ha deciso di presentare un atto di indirizzo, come questa mozione, per richiamare il Parlamento, a partire dalla Camera dei deputati, alle proprie responsabilità istituzionali verso questa grande azienda pubblica.
Per noi la strada da seguire è quella dell'European media freedom Act che è entrato in vigore nel maggio 2024 e in Italia sarà applicabile a partire dall'8 agosto 2025. Ha come obiettivo prioritario quello di garantire i media da interferenze politiche e contrastare minacce alla libertà di espressione, prevedendo anche misure specifiche a tutela della professione giornalistica e di lotta alla disinformazione. Nei suoi 29 articoli si declinano i principi che dovrebbero essere propri di un servizio pubblico radiotelevisivo. In particolare, l'articolo 3 stabilisce che gli Stati membri hanno il dovere di rispettare il diritto dei destinatari dei servizi di media e di avere accesso a una pluralità di contenuti mediatici editorialmente indipendenti, nonché di garantire l'esistenza di condizioni generali di contesto editoriale finalizzati a salvaguardare un dibattito libero e democratico.
L'articolo 4 prevede che gli Stati membri dell'Unione europea debbano rispettare le libertà editoriali, cioè non devono interferire nelle loro decisioni editoriali alle quali i giornalisti devono poter lavorare in un clima di garanzia che tuteli la propria professione.
L' articolo 5 prevede che gli Stati membri devono garantire che i fornitori di servizio pubblico siano indipendenti dal punto di vista editoriale e funzionale e forniscano, in modo imparziale, una pluralità di informazioni e opinioni al pubblico. È altresì stabilito che la procedura per la nomina e il licenziamento del management di nomina pubblica dei fornitori di media di servizio pubblico tutelino la loro indipendenza, assicurandone la massima trasparenza e principi non discriminatori.
Il suddetto Regolamento interviene anche nelle procedure di finanziamento dei media di servizio pubblico, prevedendo criteri trasparenti e oggettivi proprio per salvaguardare l'indipendenza editoriale e il pluralismo.
L'articolo 7 disciplina le autorità e organismi nazionali di regolamentazione incaricati di applicare le regole European media freedom Act a livello nazionale, in quanto gli Stati membri devono assicurarsi che queste autorità abbiano risorse necessarie, come personale e fondi, per svolgere il loro lavoro.
L'articolo 29 contiene le regole relative all'entrata in vigore e all'applicabilità seguendo un sistema di step progressivi. European media freedom Act si applicherà integralmente a partire dall'8 agosto 2025, anche se alcune disposizioni entreranno in vigore già prima.
In particolare l'articolo 3, sopra richiamato, è entrato in vigore a partire dall'8 novembre 2024. È già in vigore. Mentre parte degli articoli 4 e 6 e gli articoli che vanno da 7 a 13, cioè quelli che istituiscono e disciplinano il Comitato europeo per i servizi di media, che riunisce le autorità nazionali di regolamentazione dei vari Stati membri l'Unione europea, hanno vigenza dall'appena superato 8 febbraio 2025.
Si fa presente che il suddetto Comitato ha il compito di coordinare e supportare queste autorità, affinché le leggi vengano applicate in modo coerente in tutta l'Unione europea. Gli articoli dal 14 al 17 invece entreranno in vigore l'8 maggio 2025. Il mancato adeguamento alle misure che già avrebbero dovuto essere in vigore crea un oggettivo vulnus rispetto alla normativa di regolazione del settore. A giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo in Italia le criticità che si registrano nella governance della RAI, così come l'approccio ostile del Governo verso alcuni format e trasmissioni del servizio pubblico, evidenziano la necessità di una rapida applicazione delle misure contenute nell'European media freedom Act proprio a garanzia della funzione del servizio pubblico e del pluralismo, nonché a tutela del giornalismo d'inchiesta, che deve essere difeso e protetto - e non attaccato e ostacolato - da chi ha responsabilità di governo, da chi guida le istituzioni in una democrazia.
Come ho sempre avuto modo di sottolineare dall'inizio di questo intervento, l'attuale paralisi nella designazione dei vertici dell'azienda del servizio pubblico, che si riverbera perfino sull'ordinario funzionamento dell'organismo parlamentare di vigilanza, considerato che la Commissione parlamentare non si riunisce, ormai, da tre mesi, mostra quanto pesi il condizionamento partitico all'interno della RAI.
Con questa mozione noi chiediamo al Governo un impegno preciso, che è molto semplice. Noi chiediamo al Governo Meloni di smettere di tenere in ostaggio la RAI.
l'Esecutivo deve rispettare le scadenze previste dall'European media freedom Act rimediando ai ritardi che già ci sono, nonché porre in essere, nel pieno rispetto delle prerogative parlamentari e del ruolo della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, anche alla luce di quanto segnalato in premessa in ordine alla paralisi dell'attività parlamentare della Commissione, tutte le iniziative utili per la piena applicazione di questo regolamento e per favorire, per quanto di competenza, l'iter legislativo della riforma della governance della RAI, tutelando il ruolo e la funzione del servizio pubblico radiotelevisivo e la professionalità dei suoi dipendenti.
Noi vogliamo una Rai che torni servizio pubblico radiotelevisivo e non uno strumento di propaganda della maggioranza di turno. Ci auguriamo che questa mozione inneschi un dibattito pubblico utile - all'interno del Paese - e che restituisca alla RAI quella autorevolezza e quel prestigio che questa destra sta mortificando.