Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 2 Aprile, 2025
Nome: 
Stefano Graziano

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Grazie, Presidente. Insomma, vi confesso un imbarazzo: siamo abbastanza esterrefatti, perché loro non è che si vogliono occupare della Rai; loro continuano ad occupare la Rai, che è una cosa ben diversa. E lo dico a lei, Presidente. Anche l'ultimo intervento dell'onorevole Candiani mi ha colpito, perché è ben diverso da quello dell'intervista che ha fatto a Il Foglio qualche giorno fa.

Io lo dico con grande tranquillità: ma, guardate che si è superata la soglia della invasività nella Rai, è molto forte; e guardate che noi stiamo chiedendo semplicemente l'applicazione di un regolamento sulla libertà e il pluralismo dell'informazione, che hanno stabilito in Europa. Ed oggi, rispetto a questo e a questa modalità, non ad altro, in realtà il Governo ci riformula dicendo che continuerà ad applicare e a far rispettare quelle scadenze che, nel frattempo - vorrei ricordare alla Sottosegretaria Bergamotto, che rispetto e stimo -, sono già scadute, perché erano dell'8 febbraio 2024. Non sono dell'8 febbraio 2025.

Guardate che qui si gioca una partita importante, perché la libertà e l'informazione in un Paese democratico, nell'Occidente, è una cosa seria, non è una barzelletta e voi invece, oggi, state dicendo che volete votare contro l'European media freedom act.

Non avete nessun interesse a realizzare quelle che sono le regole di libertà e di informazione in un mondo occidentale, in una democrazia occidentale. Ecco, il primo problema che noi abbiamo davanti. Poi - fatemi dire - davanti al fatto che c'è lo share che cala, i TG che soffrono, la pubblicità che cala, la difficoltà della più grande azienda culturale del Paese, la Rai, per voi, l'unico problema che ho ascoltato - lo dico a lei e, tramite lei, Presidente, al collega di Forza Italia e al collega della Lega - è la preoccupazione di eleggere il presidente della Rai. L'occupazione dei posti, non altro.

Non c'è un minimo di idea di quello che serve alla Rai. Noi chiediamo, invece, un grande patto civico istituzionale sulla Rai. Cosa serve alla Rai? Questa è la discussione che dovremmo fare. Come dobbiamo fare per trasformarla da quella che è, un broadcaster, in digital media company, portarla in una competizione reale rispetto a quelli che sono i competitor. Invece - vi voglio fare una bella polaroid, direbbe qualcuno - voi siete divisi in tre blocchi: uno, che vuole dire dimostrare di essere il più forte e, quindi, occupare di più, perché solo occupando di più sostanzialmente si dimostra di essere il più forte; un altro che fa il guastatore e un altro che l'unica preoccupazione che ha è non disturbare il concorrente più vicino alla Rai. Questa è la foto che c'è oggi.

Guardate che il problema, invece, più grande è che voi non solo avete trasformato quello che era un duopolio storicamente tra la Rai e Mediaset, oggi l'avete addirittura trasformato in un quadripolio, cioè oggi sono cresciute anche le altre aziende e, nel frattempo, i cittadini pagano il canone e vorrebbero avere un servizio pubblico e un'informazione libera, trasparente, vera, reale e, invece, no. Perché tutti i programmi che funzionano a partire da quello che è un programma d'inchiesta, in realtà, il problema principale è attaccarlo perché funziona. Allora, questo diventa l'elemento drammatico di quello che voi state facendo. Perché state affossando la più grande azienda culturale del Paese. Attenzione! Quell'azienda è fatta di 12.000 dipendenti, non è fatta di persone che non ci sono ed è lì che chiedono sostanzialmente di essere ascoltati, di poter lavorare e, invece, no. Noi vediamo che ci sono i direttori dei TG che vengono addirittura sfiduciati dai CdR e, in realtà, invece di essere messi in mora, di avere procedimenti disciplinari, addirittura, vengono promossi. Ecco, vedete questa è la modalità con la quale si vuole fare un'azienda. Invece, rispetto a quello che, a nostro avviso, era importante: realizzare un grande patto civico su cui giocare una grande partita, nulla. C'è sempre e solo la volontà di occupare. Non c'è stata mai una discussione che, nel frattempo, è diventata ancora più grave, quella sulla vicenda della vigilanza Rai. Perché da cinque mesi tenete bloccata la vigilanza Rai, perché voi volete decidere semplicemente che vi interessa solo un nome alla Presidenza della Rai, non altro. Non c'è la volontà di una discussione vera su quelle che sono le cose più importanti, di cui ha bisogno la più grande azienda pubblica. Perché, guardate, la RAI non è di vostra proprietà, è di proprietà di cittadini. Noi siamo interessati alla Rai dei governati, non dei governanti. Siamo contrari da questo punto di vista.

Guardate, non basta dire: sì, ma l'hanno fatto anche quelli di prima. È un'arma spuntata, non funziona. Oggi c'è bisogno di stabilire se noi vogliamo fare un grande investimento oppure no. Voi oggi state rispondendo che non solo voi non volete l'European media freedom act, non volete un regolamento sulla libertà di informazione, ma voi oggi, votando contro questa mozione, state dicendo che volete affondare la più grande azienda pubblica culturale.

Questo è il punto politico, perché non avete la volontà di andare nel merito, di guardare cosa serve, di vedere quali sono i punti principali sui quali, in realtà, ci potremmo confrontare, perché noi abbiamo detto più volte: siamo disponibili sempre e comunque a ragionare su quello che può essere utile per la Rai, su quello che serve per renderla più competitiva e su quello che serve per portare nel futuro la Rai. Invece, davanti a questo, c'è stato sempre un blocco, un blocco che, guardate, in un sistema democratico - noi lo abbiamo più volte denunciato pubblicamente, anche qui, nell'Aula - bloccare quella che è una Commissione di vigilanza è un fatto gravissimo dal punto di vista istituzionale. Non si è mai visto nella storia repubblicana e io penso che questo renda plastico qual è la difficoltà. Nel frattempo, i cittadini pagano il canone. Ecco, qui voi vi state assumendo una responsabilità enorme da questo punto di vista, perché, invece, davanti a quello, rispetto a quello che anche dovrebbe essere un comune sentire, perché l'informazione in un Paese, la libertà di informazione e il pluralismo sono elementi fondamentali del gioco politico, sono elementi che caratterizzano quelli che sono i Paesi occidentali - voi, invece, ancora una volta, continuate ad oscurare quello che dovrebbe essere questo tipo di informazione. Vedete - per ultimo - a noi interessa un servizio pubblico che sia funzione istituzionale, non un servizio pubblico che in realtà è di parte che - come è noto ormai a tutti - è TeleMeloni.

Voglio anche chiudere perché è utile che, a mio avviso, ricordiamo quelle che sono state le parole di Zavoli, ricordando che cos'è stata la Rai: “La Rai è stata per decine di migliaia di ore nelle case degli italiani interpretando il bene e il male del paese e del mondo, lasciando un'interminabile traccia di eventi e di idee, di barbarie e di valori”. Ecco, questa è la Rai che vogliamo: la Rai di un servizio pubblico che non sia di parte, che non sia TeleMeloni, ma che sia soprattutto dei cittadini.

Soprattutto, ricordate che non approvando l'European media freedom act e non facendo rispettare queste leggi, voi farete pagare un'ulteriore tassa agli italiani. Perché sostanzialmente ci sarà un'infrazione comunitaria che sarà tutta a carico dei cittadini italiani, ma la responsabilità sarà solo ed esclusivamente vostra, della maggioranza.