Discussione generale
Data: 
Martedì, 11 Aprile, 2023
Nome: 
Irene Manzi

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La ringrazio, signor Presidente. Saluto la Sottosegretaria. Vorrei un attimo raccogliere e spiegare il senso di questa mozione, partendo proprio da questa dichiarazione del Ministro Valditara: “Chi vive e lavora in una regione d'Italia in cui più alto è il costo della vita potrebbe guadagnare di più”. Devo dire che, come tanti altri colleghi del mio e di altri gruppi parlamentari, sono un po' saltata sulla sedia nel leggere queste dichiarazioni - poi smentite, devo dire, da parte del Ministro nei giorni successivi - che aprivano alla possibilità delle cosiddette gabbie salariali, degli stipendi differenziati tra docenti all'interno del nostro stesso Paese.

Del resto, sono dichiarazioni che fanno il paio con altre affermazioni a cui il Ministro e anche alcuni esponenti del Governo ci hanno abituato nelle settimane e nei mesi passati. Ne voglio fare qui una breve sintesi: “Il PD vuole disoccupati. Non solo cultura: serve imparare un lavoro. Il PD vorrebbe studi culturali per tutti, lasciando a chissà quando la formazione professionalizzante”. O ancora, come è stato ricordato anche dal collega, il valore dell'umiliazione: “Evviva l'umiliazione, che è un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità”. Poi, le dichiarazioni rese contro la dirigente scolastica del liceo di Firenze, che aveva semplicemente invitato i propri studenti ad avere fiducia nel futuro e a respingere, tra l'altro, qualsiasi forma di violenza. Insomma, dichiarazioni fuori luogo e poi smentite: un po' una prassi a cui, devo dire, ci ha abituato il Governo. Si rende una dichiarazione e poi la si smentisce. Lo abbiamo visto rispetto al decreto Rave, che è stato il primo provvedimento del Governo Meloni; lo abbiamo visto rispetto ad alcune misure della legge di bilancio (vi ricordate il POS “sì” e il POS “no”) poi, appunto, adottate; lo abbiamo visto sulla misura come quella della cessione del credito per le zone colpite dal sisma, una misura che era vigente fino al 16 febbraio di quest'anno e poi fino al 2025 per disposizione presa dal Governo Draghi e dall'allora commissario per il sisma Legnini, eliminata nel decreto e riadottata nel provvedimento divenuto legge pochi giorni fa.

Ma voglio tornare al tema molto importante che è al centro di questa mozione, che ci ha spinto a voler individuare alcune priorità rispetto al settore della scuola, perché rispetto a queste dichiarazioni, alle quali abbiamo assistito nei giorni, nelle settimane e nei mesi passati, è quasi venuta in mente una battuta di Alberto Sordi, che diceva che per scherzare bisogna essere seri. In realtà, bisogna essere davvero seri e penso che sia un appello e un invito alla serietà e alla presa di coscienza dell'importanza di questo settore, che non riguarda solo i banchi dell'opposizione. Penso che ci sia la necessità che tutti coloro che siedono in quest'Aula affrontino e prendano coscienza di alcuni temi centrali che riguardano l'ambito dell'istruzione e della scuola. Abbiamo cercato di citarli e di individuarli all'interno della nostra mozione: misure e strumenti che richiedono soprattutto priorità e concretezza. Mi riferisco, appunto, al tema della retribuzione dei docenti e del personale scolastico, a quello dei divari territoriali, agli investimenti sul tempo pieno e sugli spazi della scuola, al sistema integrato di istruzione ed educazione 0-6, alle risorse, soprattutto, che devono essere investite in questo settore perché sia centrale all'interno delle politiche pubbliche del Paese, proprio perché, mentre assistiamo alle dichiarazioni a cui ho fatto cenno poco fa, ci sono dati che ci allarmano. Penso ai dati dello Svimez, che sono stati citati, ma penso anche ai divari territoriali che lo stesso rapporto sulla dispersione scolastica e sulle disuguaglianze educative di Save the Children ha reso qualche mese fa; perché, a fronte di una dispersione scolastica media del 12,7 per cento, nel nostro Paese ci sono regioni, come la Sicilia e la Puglia, che toccano il 21,1 e il 17,6 per cento, mentre la Lombardia è all'11,3 per cento, vicina all'obiettivo europeo del 9 per cento per il 2030. C'è, quindi, un'emergenza drammatica, un'emergenza legata alla dispersione scolastica e ai divari territoriali; un'emergenza che riguarda il Nord e il Sud del Paese ma che riguarda, ad esempio, i grandi centri urbani e le periferie, nonché le aree interne del nostro Paese.

A questi temi e a questi problemi come si risponde? Si risponde con il dimensionamento e l'autonomia differenziata. Il dimensionamento scolastico, che è stato introdotto dalla legge di bilancio di quest'anno, in realtà prevede sostanzialmente dei tagli, con una riduzione di quello che è il contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali amministrativi, con l'accorpamento di sedi e di personale, con una riduzione che passerà da 6.490 a 3.144 unità tra il 2031 e il 2032. Insomma, un taglio sostanziale che vuol dire meno risorse ma anche un impatto forte, tra l'altro, sulle aree interne e sulle regioni del Mezzogiorno, con una riduzione, con tagli, con una riduzione di costi, con un accorpamento di sedi, moltiplicando, anziché riducendo, i disagi nelle aree del Paese.

È uno dei temi, il primo forse, che l'impegno contenuto nella nostra mozione vuole evidenziare, chiedendo proprio la revisione e un ripensamento di questa misura, perché quest'ultima si lega direttamente all'altro tema, quello della riforma costituzionale e, in particolare, della proposta di autonomia differenziata, che avrà un effetto sostanziale e definitivo, quello di evidenziare ancora di più le spaccature che ci sono all'interno del nostro Paese.

I temi della povertà educativa e dei divari territoriali sono temi centrali e questo ce lo conferma anche quel miliardo e mezzo di risorse di euro che il PNRR, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, stanzia per il contrasto di questi fenomeni. Su questo mi si dirà che il Ministero ha adottato il docente tutor per intervenire, un docente, però, i cui contorni non sono ancora pienamente definiti in una prospettiva di carattere generale, al quale è affidato un numero di alunni, tra l'altro, troppo elevato - si va dai 30 ai 50 studenti - e per la cui formazione si prevede una formazione online di 20 ore. Badate, colleghi, non basta creare un docente tutor o un docente orientatore se manca un contesto complessivo al cui interno inserirlo e se, soprattutto, si va ad interferire con altre azioni, ad anno scolastico ormai in corso, a contrasto della dispersione, senza avere una politica di integrazione tra le azioni complessive e, soprattutto, una visione complessiva che parli di luoghi e di spazi adeguati, di tempo pieno e, ovviamente, di risorse che devono essere investite. Contrariamente a quanto sostiene il Ministro Valditara, infatti, la valorizzazione dei soggetti in formazione non deve essere finalizzata solo all'inserimento nel mondo del lavoro ma anche alla piena acquisizione dei diritti di cittadinanza di tutte le persone.

Non si tratta di una dichiarazione, questa, di un esponente del Partito Democratico o di una forza di opposizione, sono le parole contenute nel parere espresso dal Consiglio superiore della pubblica istruzione proprio in merito al decreto ministeriale relativo al docente tutor. Questo, in realtà, dovrebbe essere l'obiettivo a cui dovrebbe tendere la scuola: formare i cittadini, dare a tutti e a tutte uguali opportunità, opportunità non solo di partenza ma di crescita durante tutto il proprio percorso individuale e, durante quel percorso individuale, per la costruzione del proprio futuro. L'istruzione, lo sappiamo bene, è un diritto fondamentale e, proprio per questo, la scuola, nell'essere inclusiva, deve farsi carico di ciascuno e mirare all'apprendimento, alle relazioni, alla socializzazione. Come diritto della persona, diritto fondamentale, il nostro obiettivo deve essere quello di costruire una scuola aperta ed inclusiva che sia in grado di coinvolgere tutte e tutti, nessuno escluso, capace di offrire, soprattutto a coloro che sono più deboli e hanno meno strumenti, ciò che serve perché possano raggiungere un buon livello di istruzione, di competenza, di capacità di ragionare e di operare scelte autonome, anche a quegli studenti che non riescono a concludere il percorso dell'obbligo.

Ecco, vorrei sentire dal Governo alcune parole d'ordine intorno a questo: estendere il tempo pieno e prolungato, intervenire sul numero degli alunni per classe, favorire la creazione di ambienti di apprendimento sostenibili, accessibili, innovativi e sicuri, che siano favorevoli alla socializzazione, in cui i più bravi siano in grado, soprattutto, di aiutare, in una logica non di competizione ma di reale cooperazione, i meno bravi. Quindi, interveniamo, ad esempio, mi viene da dire, sulle comunità educanti all'interno dei territori, non solo con le risorse ma con le norme - ci sono proposte di legge in questo senso depositate anche dal Partito Democratico nelle Commissioni di merito - per rafforzare quell'alleanza fondamentale che ci deve essere tra scuole, famiglie, enti locali, terzo settore, volontariato, in accordo con i servizi psicopedagogici della comunità.

Ho sentito spesso, in questi mesi, parlare di sanzioni, di punizioni. Voglio ribadire in questa sede che sono molto gravi le aggressioni e gli episodi di violenza a danno di alunni e docenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), a carico di ogni rappresentante della comunità scolastica, e vanno condannati e stigmatizzati. Accanto, però, ad una strategia sanzionatoria, penso che sia necessario mettere in campo una strategia atta a prevenire, a far sì che ciò non accada più, ovvero prevedere degli strumenti che intervengano sul disagio. C'è un problema fondamentale ancora più grave, dopo gli anni della pandemia, di disagio, che riguarda gli studenti e le studentesse: crisi di panico, manifestazioni di aggressività, di inadeguatezza, segni evidenti di una fragilità che non riguarda solo certi ceti sociali ma che riguarda i giovani nella loro totalità, che riguarda le famiglie. È notizia di pochi giorni fa il numero sempre crescente di trasferimenti in corso d'anno degli studenti dal liceo ad altri istituti. Non basta cavarsela con la storia che la sinistra privilegerebbe i licei contro gli istituti tecnici, perché è una macchietta e l'istruzione non merita descrizioni da macchietta. Il tema del disagio giovanile non è segno di buonismo, è segno della necessità di costruire una comunità scolastica che sia capace di sviluppare conoscenza condivisa, inclusiva, multiculturale, impegnata a garantire la serenità ed il benessere di tutti i suoi protagonisti, nessuno escluso. Ecco perché è fondamentale - il Partito Democratico in più provvedimenti ha sollecitato questo - prevedere risorse e interventi per il sostegno psicologico a favore degli studenti. È una richiesta che abbiamo fatto spesso e che continueremo a fare, rispetto alla quale, però, non basta dire, come fa il Ministro, che se ne sta discutendo. Bene che se ne discuta, ma alle discussioni devono seguire, ovviamente, i provvedimenti e gli atti.

Provvedimenti e atti che devono riguardare anche un altro tema fondamentale, quello del reclutamento del personale docente. Stiamo attendendo la pubblicazione del decreto, adottato pochi giorni fa dal Consiglio dei ministri, relativo alla Pubblica amministrazione, in cui, stando ai comunicati stampa, si annunciano prossimi eventuali concorsi. Si susseguono dichiarazioni e comunicati, stiamo aspettando, in questo senso, il testo ufficiale e finale. Al momento, si parla di assunzioni per posti di sostegno e, ovviamente, siamo soddisfatti che questo accada. Vorrei ricordare anche che proprio il Governo giallo-rosso, con la legge di bilancio 2021, ha previsto 25.000 posti aggiuntivi all'organico di diritto proprio per il sostegno, nel biennio 2021-2024, a conferma della necessità di adottare misure, in questo senso, concrete e necessarie, che superino, tra l'altro, i livelli allarmanti di precariato. Ma non possiamo fare a meno - lo ricordava anche il collega Caso - di sollecitare anche in questa sede - lo abbiamo fatto anche all'interno della Commissione competente - una risposta da parte dei Ministeri dell'Istruzione e dell'Università su quel provvedimento che riguarda la formazione iniziale dei docenti, su quel provvedimento che era un obiettivo - ed è, in realtà, tuttora - del PNRR che si collega all'altrettanto importante misura delle 70.000 assunzioni di docenti entro il 2024. Anche questo è un obiettivo del PNRR e, anche su questo, stiamo ancora attendendo risposte, stiamo ancora attendendo misure da parte del Governo. Pensiamo che non sia più il momento di attendere, pensiamo che tanti aspettino risposte concrete e definitive, risposte - anche in questo non possiamo non essere preoccupati - che riguardino anche le altre misure: penso alle misure relative agli asili nido, a quell'obiettivo di creare 264.480 nuovi posti pubblici negli asili nido, entro il secondo semestre del 2025.

Penso che ci sia la necessità - il Partito democratico lo ha fatto più volte, non solo in questa occasione - di verificare lo stato di attuazione degli obiettivi legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza relativi al settore dell'istruzione, perché, al momento, i fatti rischiano di essere altri. Stiamo parlando di dimensionamento scolastico, di progetti spacca-Paese, di perdita di risorse e, soprattutto, di tagli, a cui abbiamo assistito già nella scorsa legge di bilancio, come i tagli alle risorse del fondo per la Buona scuola, tagli dello 0,6 per cento, risorse che non sono state reintrodotte. Si dirà che il Governo ha concorso alla firma del nuovo contratto e al rinnovo del contratto del personale scolastico e che c'è stato un aumento significativo delle risorse in busta paga nel mese di dicembre. Sì, certamente. Peccato, però, che la legge di bilancio abbia dimenticato di inserire quelle risorse aggiuntive, quei 300 milioni di euro che tutti attendevano e che sono stati assicurati dalle risorse assegnate dal Governo Draghi nella legge di bilancio 2022.

Badate bene, quelle risorse che dovevano essere destinate alla valorizzazione della professionalità dei docenti, alla valorizzazione di quel merito che per questo Governo è così importante da essere inserito anche nella sua denominazione originaria. Vado a concludere, in realtà, con un'amara constatazione circa il fatto che non ci sono investimenti strutturali all'interno delle misure adottate, fin qui, dal Governo. Non ci sono investimenti strutturali per affrontare un tema altrettanto essenziale, quello della giusta retribuzione dei docenti, allineata alla media europea. È un tema importante e centrale, da cui prende il via, tra l'altro, proprio la mozione che discutiamo oggi.

Dobbiamo davvero decidere quale sia l'ansia da cui partiamo. La nostra è quella di non perdere nessuno per strada, di assicurare misure, risorse, strumenti, e soprattutto - e penso che questo sia un tema che chiama davvero alla responsabilità tutte le forze, di maggioranza e opposizione - di far sì che il tema della scuola e dell'istruzione sia centrale all'interno del dibattito pubblico di questo Paese, proprio perché da questo parte il futuro del Paese. Colleghi, abbiamo un lavoro serio e importante da fare, ma da fare tutti insieme, e penso che la discussione, in questa sede, di questa e delle altre mozioni che sono state presentate sia un'occasione imperdibile che abbiamo davanti per individuare priorità e obiettivi che, a breve e lungo termine, in questa legislatura, proprio sul tema della scuola, dobbiamo cercare di adottare e realizzare.