Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, colleghi, oggi discutiamo di questa mozione che prova a chiedere una risposta rispetto ad alcuni dei temi aperti che riguardano, nella fattispecie, la vicenda, testé ricordata dalla collega Gadda, della medicina difensiva ma, all'interno delle varie mozioni, naturalmente si è entrati in una discussione più ampia, com'era inevitabile e come era prevedibile, perché i temi e i problemi della sanità nel nostro Paese continuano a destare preoccupazione.
È di queste ore il secondo sciopero, in pochi giorni, della categoria degli eroi del COVID, categoria per la quale si è passati da eroi a vessati in poco tempo. In queste giornate c'è la discussione sulla legge di bilancio costituzionalmente - diciamo così - monocamerale e di questo ci dispiace. Quando riusciremo a vederla sarà quasi con l'arrivo del Bambinello nella grotta e da queste parti la vedremo successivamente forse con l'arrivo dei Re Magi, ma ci sarebbe piaciuto discuterla per dare dignità alla vicenda della sanità rispetto ad alcuni aspetti. Proprio per queste ragioni abbiamo inserito all'interno di questa mozione alcuni punti che chiedono al Governo di impegnarsi su temi che vanno ben oltre le questioni di cui dirò tra un po'. La prima è di adottare con urgenza, per quanto di competenza del Governo, che ovvero è tutta, iniziative per salvaguardare i trattamenti pensionistici di tutti gli esercenti le professioni sanitarie.
In queste giornate quello che sta accadendo è davvero qualcosa di incredibile, perché non c'è categoria, anche con grande rispetto del senso dello Stato, che non stia dando la sensazione rispetto a quale possa essere il problema, e le risposte continuano ad arrivare sbagliate, compreso il tentativo di portare a 72 anni l'età pensionabile, tentativo che più che consentire alla sanità di avere qualche personalità in più rischiava soltanto di rappresentare un blocco, anziché una capacità di immissione di nuove figure.
Insomma, non voglio farla lunga, molte delle cose le ha dette, e diverse le condivido, la collega Gadda, ma questa mozione parte da un tema, dalla vicenda della medicina difensiva, ovvero il rischio che i medici nel nostro Paese, anziché sentirsi liberi di poter fare la propria professione, a volte sono costretti per paura ad avere un atteggiamento remissivo, se così posso dire, senza accusare nessuno, per un rischio che si corre quotidianamente nel nostro Paese. Ci sono circa 35.000 nuove azioni legali l'anno e circa 300.000 intasano i tribunali del nostro Paese.
Il 90 per cento di queste azioni legali finisce nel nulla, perché spesso sono figlie non di errori, ma di situazioni in cui chi, ahinoi, è dovuto incorrere in una mancanza di salute prova a scaricare la propria frustrazione nelle eventuali ingiustizie che invece non aveva subito.
Poi, invece, ci sono i casi veri, ma non bisogna fare di tutta l'erba un fascio; occorre trovare una modalità di dare applicazione alle norme già esistenti, dispiegando con efficacia il concetto di dolo, che è quello che serve a sminuire tutta questa nostra vicenda.
Ed è per questo che noi, nel punto 1) della nostra mozione, nell'ottica dell'attuazione dell'articolo 32 della Costituzione, che non richiamo qui per ovvie ragioni, pensiamo sia giusta una vera depenalizzazione dell'atto medico, fatte salve quelle situazioni nelle quali si possa riscontrare la colpa grave o il dolo. Ma è chiaro che la colpa grave o il dolo, se non sono normati e vengono lasciati in una situazione di arbitrio, finiscono nei tribunali del nostro Paese, intasandolo. Queste sono alcune delle discussioni. Naturalmente chiediamo che si facciano i decreti attuativi, come ricordava prima la collega, della legge Gelli-Bianco; occorre trovare, come ho detto, la definizione chiara di colpa grave, non lasciarla al caso e procedere, per quanto di competenza, alla modifica e omogeneizzazione delle linee guida cliniche, facendo riferimento, in particolare, all'Istituto superiore di sanità.
Infine, per restare anche alla quotidianità, come ho detto prima, occorre dare una risposta alle proteste dei medici, e non solo, per quanto riguarda la vicenda delle pensioni, ma soprattutto con riferimento alla dignità e al lavoro di questi lavoratori che - dobbiamo ricordarlo - abbiamo considerato eroi nel corso della più grave crisi che abbiamo avuto nel nostro Paese, la pandemia, come ricordava prima il collega Casu, che abbiamo combattuto a mani nude grazie allo sforzo dei medici, inventandoci di tutto.
Più che avere atteggiamenti, come mi sembra sia stato detto, da terrorismo, abbiamo inculcato nel nostro Paese l'idea che da soli non ci si salva, che bisogna farlo insieme, che c'è bisogno di una forza collettiva che guidi quel percorso. A fare questa scelta non è stata una parte del nostro Paese, ma praticamente l'intero Paese, fatta salva una forza politica, perché poi tutte le altre hanno continuato su questa linea. Lo hanno fatto i due Governi precedenti, sostenendo la stessa linea; prima con il Governo Conte e poi con il Governo Draghi la linea politica non è mutata.
Quei partiti hanno sostenuto una linea in cui il nostro Paese ha avuto la maggiore difficoltà di quelle conosciute in Europa e ne è uscito grazie a un senso di responsabilità collettiva, che dobbiamo ai cittadini e ai medici che in quei giorni hanno operato a mani nude.