Discussione generale
Data: 
Lunedì, 21 Marzo, 2022
Nome: 
Piero De Luca

Grazie, Presidente. Il dibattito di oggi, relativo a questa mozione, è molto interessante e riguarda la governance economica dell'Unione europea. È una questione che si è indissolubilmente legata negli ultimi anni agli avvenimenti di portata storica, con cui siamo stati costretti a misurarci. Un dibattito si era già avviato nel febbraio 2020, con la comunicazione n. 55 della Commissione, legata alla necessità di modificare l'attuale sistema di governance per essere in grado di affrontare le sfide future. Questa discussione è stata sospesa per le ragioni legate alla crisi pandemica, che ha colpito il nostro continente e l'intero pianeta.

Pure in questa fase, nonostante si sia interrotto il dibattito politico legato alle riforme di governance necessarie per ristrutturare l'architettura economico-finanziaria dell'Unione europea, qualcosa di straordinario è accaduto. L'Unione europea in poche settimane ha avuto la capacità di rispondere ad una crisi inaspettata e drammatica, quale quella sanitaria, con azioni e misure straordinarie. Ricordiamo sempre i tre mesi fino all'ultimo Consiglio famoso, durato quattro giorni, in cui è stato adottato, da ultimo, il programma Next Generation EU; in tre mesi l'Unione europea è stata in grado di adottare misure e strumenti di governance, di riforma economica più rivoluzionari di quanti non ne siano stati adottati nei precedenti trent'anni. Qualcosa è cambiato. Qualcosa è cambiato nell'approccio politico, con cui i leader, i capi di Stato e di Governo, si sono confrontati, e nell'approccio che ha caratterizzato la comune condivisione delle sfide che abbiamo dinanzi, sfide che possono essere affrontate e risolte a livello nazionale solo all'interno di un quadro e di un'architettura europea.

Senza l'Unione europea siamo più deboli, più fragili e più esposti alle crisi e alle difficoltà del nostro tempo. Questo è il messaggio politico che è emerso e che è stato rilanciato dai Capi di Stato e di Governo, a sostegno dell'azione delle istituzioni comunitarie, tradizionalmente comunitarie. Se tutto questo è stato possibile, se delle azioni e delle misure straordinarie sono state adottate, è anche grazie alla straordinaria tenacia e determinazione di alcuni uomini, che hanno rappresentato in modo egregio ed esemplare le istituzioni europee. Penso al Presidente del Parlamento europeo David Sassoli (Applausi), cui rivolgiamo un ringraziamento e un caloroso ed emozionato tributo e ricordo, per il contributo decisivo che ha avuto rispetto all'adozione di alcune misure straordinarie e rivoluzionare.

Le ricordiamo brevemente, perché sono il punto di partenza della discussione che dovremo essere in grado di portare avanti da qui ai prossimi mesi e nei prossimi anni. Da un lato, è stata sospesa, dopo decenni di discussione al riguardo, l'applicazione e l'attuazione del Patto di stabilità e crescita; è stata applicata una clausola di salvaguardia, ancora oggi in vigore, che ha consentito agli Stati membri di mettere in campo misure economiche straordinarie e importanti per sostenere le proprie comunità, le proprie economie, le famiglie, le imprese e i lavoratori, rispetto a una crisi che rischiava di essere davvero drammatica, da un punto di vista non solo economico, ma anche e soprattutto sociale.

A questa misura è stata affiancata una modifica delle norme sugli aiuti di Stato, per poter aiutare e sostenere in modo diretto, con contributi, sovvenzioni e sostegni diretti, aziende e imprese che erano toccate, per esempio, dalle misure adottate di carattere sanitario, come le restrizioni o le limitazioni o, addirittura, in alcuni casi, il lockdown per alcuni particolari momenti di difficoltà.

Sono stati approvati, adottati e applicati acquisti straordinari di titoli di debito pubblico, cosiddetti acquisti pandemici, acquisti di titoli di debito pubblico da parte della BCE. Siamo arrivati a circa 1.850 miliardi di programma di acquisto di titoli di debito pubblico, che hanno consentito di stabilizzare e mettere in sicurezza il sistema finanziario di Stati e di Paesi particolarmente esposti, da un punto di vista di debito pubblico, sui mercati finanziari, come proprio il nostro Paese. Una serie di misure di salvaguardia e di tutela, una rete di protezione, che ha consentito di mettere in sicurezza Stati e comunità in una fase drammatica da un punto di vista sanitario.

A queste misure se ne sono affiancate altre, anch'esse rivoluzionarie. La prima è quella del cosiddetto programma SURE, di sostegno agli ammortizzatori sociali adottati nei Paesi europei. La crisi pandemica ha colpito, purtroppo, soprattutto i lavoratori, dipendenti e autonomi, in particolare le donne. A questi lavoratori, a queste donne e a questi uomini, gli Stati hanno voluto e dovuto dare un sostegno, che l'Unione europea ha consentito di mettere in campo con risorse europee. Per la prima volta è stato adottato un programma di acquisti di titoli di debito pubblico - in questo consiste il programma SURE - rivolti a sostenere ammortizzatori sociali nei vari Stati membri. Sono circa 30 milioni i lavoratori che hanno potuto beneficiare di un sostegno e di un supporto di carattere sociale da parte degli Stati, grazie all'intervento dell'Unione europea, grazie a una misura espressamente prevista, immaginata e realizzata dal commissario agli affari economici Paolo Gentiloni. Una misura rivoluzionaria, che noi rivendichiamo come un grande successo tra quelle adottate dall'Unione europea e che ha prodotto risultati molto, molto importanti.

Accanto a queste misure, è stato approvato un programma di acquisti e di investimenti, da parte della Banca europea per gli investimenti, e un programma di sostegno pandemico all'interno del cosiddetto MES (Meccanismo europeo di stabilità), 240 miliardi di euro rivolti a spese e investimenti di carattere sanitario, cui però pochi Stati membri hanno aderito, ma che erano lì, a disposizione di coloro i quali avessero avuto necessità nell'immediato di risorse da immettere per il rafforzamento del proprio sistema sanitario nazionale. Una rete, anche questa, di protezione, che è stata decisiva per accompagnare la reazione e la risposta, non solo sanitaria ma anche economica, sociale e finanziaria, alla pandemia.

Da ultimo, a questo quadro complesso di misure, si è affiancata l'adozione del programma oggettivamente più straordinario e rivoluzionario adottato in questi mesi passati: il programma Next Generation EU.

È stato ricordato da tanti altri colleghi: 750 miliardi di euro messi a disposizione degli Stati per ricostruire le proprie economie, le proprie società, per rendere più resilienti le proprie comunità nella ricostruzione dopo la pandemia, ottenuti attraverso l'emissione di titoli di debito comune, i cosiddetti eurobond; 750 miliardi di euro rivolti in particolare all'Italia che, lo ricordiamo, è stato il primo Paese beneficiario di questo programma di investimenti e di riforme, un programma che si fonda sulla negoziazione e su un impegno da parte degli Stati membri a portare avanti una serie di investimenti in alcuni settori strategici, che sono quelli della transizione ambientale, della transizione digitale e della coesione sociale e territoriale, affiancato, però, a un programma di riforme strutturali di cui il nostro Paese, in particolare, ma anche tanti altri Paesi hanno bisogno.

Nel nostro Paese si parla della riforma del mercato del lavoro, della riforma del sistema della concorrenza, della riforma del sistema giudiziario, della riforma del sistema fiscale; c'è tutta una serie di interventi che il nostro Paese ha, in parte, già avviato e realizzato e, in parte, si predispone a realizzare nei prossimi anni per poter utilizzare le risorse del Next Generation EU. L'abbiamo sempre detto, è un programma rivoluzionario che però affida la responsabilità nell'utilizzo di queste risorse e nell'erogazione stessa delle risorse agli Stati membri e alla capacità degli Stati di poter raggiungere i cosiddetti target, obiettivi intermedi e finali. L'Italia da questo punto di vista è stata in prima linea nella capacità di presentare un Piano nazionale di ripresa e resilienza considerato valido, approvato dalla Commissione europea e poi dal Consiglio, ed è stata tra i primi Paesi che hanno avuto la possibilità di ricevere l'erogazione della prima tranche di risorse.

Ora, siamo impegnati in questa azione complessiva di sistema per poter cogliere questa che è un'opportunità storica - come abbiamo definito - per il nostro Paese. Da qui partiamo; questo è quanto realizzato in questi due anni di pandemia. Sembra passata un'eternità, in realtà sono passati solo due anni e sono passati due anni in una fase di emergenza drammatica, ma l'Unione europea è cambiata profondamente. Ecco il contesto politico, economico e finanziario all'interno del quale si situa e si colloca la discussione che oggi portiamo avanti; una discussione complessa che viene da decenni di riflessioni e di dibattiti, ma che oggi assume un significato molto, molto particolare, ancor più considerando, purtroppo, la crisi drammatica, gli scenari di guerra drammatici in Ucraina che rendono ancora più urgente una riflessione complessiva sulla capacità dell'Unione europea di essere resiliente, di essere autonoma, di essere autorevole e di essere sovrana. Il dibattito che sta nascendo sull'autonomia strategica dell'Unione europea, sull'autorevolezza internazionale dell'Unione, sull'indipendenza economica, industriale e politica, sugli aspetti legati alla difesa europea, sugli aspetti legati all'autonomia energetica, cambierà profondamente il verso e la direzione di marcia dell'Europa.

Noi dovremo avere la capacità di affrontare questo dibattito e di portare avanti queste sfide con la consapevolezza che siamo davvero dinanzi a un tornante storico; abbiamo la possibilità di lasciare tutto così com'è, abbiamo la possibilità di non toccare nulla, ma rimarremmo un'unione, un'aggregazione di Stati sovrani; abbiamo, invece, dall'altra parte, la capacità di realizzare quel progetto verso gli Stati Uniti d'Europa, cui noi tendiamo per rendere davvero l'Unione in grado di essere soggetto, in grado di affrontare in maniera autorevole, credibile e forte le sfide del nostro tempo. Le sfide sono quelle che stiamo vedendo in queste ore e in queste settimane.

È un'Europa che innanzitutto punta a difendere principi, valori, diritti, libertà fondamentali, quali il principio di democrazia e di libertà, la pace, l'integrità territoriale e la sovranità nazionale; sono principi che, all'interno dell'Unione europea, sono considerati inalienabili e sono princìpi assoluti che l'Europa ha inteso difendere con forza, forse, assicurando una reazione che non tutti potevano immaginare essere così tempestiva e così compatta. Che cosa è successo in queste settimane? L'Unione ha adottato innanzitutto un pacchetto di sanzioni, tra le più rigorose mai approvate nella storia dell'integrazione europea, che ha colpito banche, istituzioni finanziarie, organizzazioni, persone fisiche e oligarchi legati al regime russo; sanzioni che stanno avendo un'efficacia deterrente nei confronti dell'azione militare, inaccettabile, illegittima e intollerabile messa in campo dalle autorità russe, ma che mirano anche a drenare risorse rispetto all'azione militare e a persuadere il regime ad aprire un negoziato reale, serio e concreto per una soluzione di pace diplomatica a questa crisi. Accanto a queste sanzioni, sono state adottate, poi, delle misure di aiuti e sostegni finanziari, economici, forti, all'Ucraina ed è stata poi approvata e applicata per la prima volta una direttiva sulla protezione temporanea dei rifugiati. Per la prima volta, la direttiva 2001/55/CE trova applicazione per dare solidarietà e accoglienza a chi fugge dalla guerra all'interno del continente europeo. Queste misure stanno producendo ovviamente un impatto politico, economico e finanziario rispetto alla Russia, ma hanno prodotto e stanno producendo, insieme allo scenario complessivo geopolitico di guerra, delle implicazioni economiche e finanziarie molto rilevanti anche all'interno degli stessi Stati membri: c'è una volatilità dei mercati, un aumento del prezzo delle materie prime, un aumento del prezzo dell'energia, del gas; stanno producendo delle asimmetrie determinate da uno shock esterno che produce appunto effetti che rischiano di essere asimmetrici ancora una volta all'interno degli Stati nazionali. Per questa ragione si sta ragionando, anche in questa fase, sulla possibilità di continuare ad adottare delle misure di carattere economico e finanziario straordinarie. In primo luogo, il dibattito è aperto e aspetteremo le comunicazioni di primavera della Commissione, ma noi riteniamo opportuno, utile e - diremmo - necessario continuare a mantenere la proroga della sospensione del Patto di stabilità e crescita, perché abbiamo bisogno di continuare a dare ossigeno alle nostre economie e di evitare politiche restrittive che rischierebbero davvero di avere un effetto devastante e drammatico sulla nostra economia. Allo stesso tempo, si sta ragionando - noi la sosteniamo con forza - sull'approvazione di un nuovo schema di aiuti di Stato per sostenere e supportare le aziende che maggiormente stanno pagando i costi del rialzo delle materie prime e dell'energia, le aziende cosiddette energivore che rischiano davvero di avere degli effetti drammatici, devastanti sulle proprie attività e sulle proprie azioni. Accanto a questo, stiamo chiedendo un fondo compensativo con degli strumenti finanziari e degli strumenti fiscali nuovi per aiutare gli Stati maggiormente in difficoltà. Queste sono delle misure di carattere contingente, ma accanto a queste è necessario portare avanti una strategia di riforma complessiva, partendo da quello che si è fatto finora ed è giusto, è opportuno ragionare su una revisione complessiva delle regole del Patto di stabilità. Lavorare per un Patto di crescita sostenibile, non più di stabilità e crescita, credo sia la traiettoria verso la quale dobbiamo puntare il nostro cammino. Un nuovo schema di politiche di bilancio che consenta di tenere insieme una traiettoria di graduale riduzione del debito con l'esigenza di non ridurre gli investimenti, soprattutto nei beni pubblici e in settori strategici delle nostre economie, affiancato alla capacità da parte dell'Unione europea di realizzare delle filiere industriali e produttive autonome, europee, per aumentare, rafforzare e consolidare la sovranità, l'autonomia e la resilienza del sistema industriale, economico e produttivo dell'intera Unione. È un'esigenza ormai inderogabile: è necessario affrontare il tema dell'energia e quello della difesa comune a livello europeo. Per portare avanti questi obiettivi e questi indirizzi di carattere politico sarà necessaria una riflessione sulla revisione complessiva delle regole del Patto di stabilità, che lo renda più semplice, più equilibrato e in grado di consentire al nostro Paese, all'interno dell'Unione, di guardare al futuro con la capacità di affrontare le sfide drammatiche che avremo davanti.