Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, oggi portiamo in Aula un tema che non riguarda solo una sostanza, ma qualcosa di molto più grande: la salute delle persone, la libertà individuale, la giustizia sociale, la sicurezza, la possibilità di fare impresa. Parliamo del fallimento del proibizionismo, di una politica che voleva combattere le droghe e che, invece, purtroppo, è finita per alimentarle. Non ne ha fermato il consumo e ha alimentato maggiore criminalità, con carceri sovraffollate e zero controllo sulla salute pubblica.
Un fallimento, purtroppo, soffocato da una strumentalizzazione politica continua - l'abbiamo sentito anche oggi - fatta di pregiudizi ideologici infondati e ben lontani dal discuterne in modo equilibrato e, soprattutto, basato su evidenze scientifiche. Eppure, la realtà, colleghe e colleghi, è sotto i nostri occhi: è fatta di dati, di persone e anche di fallimenti, purtroppo. Guardiamo i numeri: 6 milioni di italiani consumano cannabis regolarmente; il 40 per cento del mercato delle droghe illegali è legato alla cannabis; 6,5 miliardi di euro finiscono ogni anno nelle tasche delle mafie grazie al mercato nero. Sapete cosa significa? Sa cosa significa, Sottosegretario? Significa che, mentre vi riempite la bocca di slogan, un mercato occulto si ingrandisce ogni giorno, arricchisce la criminalità organizzata e indebolisce lo Stato. Significa finanziare le mafie, quelle che si infiltrano nelle nostre istituzioni e vogliono mettere le mani sugli appalti. Non lo dice l'opposizione, non lo dicono le anime belle, onorevole Matone: lo afferma l'UNODC, l'Agenzia internazionale che si occupa di crimine organizzato, citando proprio l'esempio dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Dice l'Agenzia che le mafie - in Italia - mantengono intatte le loro capacità di condizionamento delle nostre istituzioni proprio grazie alle ingenti risorse che provengono dal traffico di stupefacenti.
Di fronte all'enorme gravità di queste affermazioni, il Governo che fa? Mentre la criminalità organizzata brinda per questo gentile monopolio, noi, Stato, cosa facciamo? Nulla. Non regolamentiamo, non proteggiamo i cittadini, non contrastiamo il crimine organizzato in modo efficace; anzi, facciamo di tutto per spingere sei milioni di italiani in un mercato che non conosce regole, che non rispetta il benessere delle persone, che non guarda in faccia a nessuno e dove, sì, dalla cannabis delle mafie si passerà presto a droghe ben più pesanti, suggerite dallo spacciatore di turno che vorrà aumentare i suoi guadagni.
Ma c'è di più: non stiamo parlando solo di sicurezza e di giustizia, ma soprattutto di salute pubblica, perché chi fa politica, quando parla di sostanze stupefacenti, dovrebbe innanzitutto orientare le proprie azioni verso la salute delle persone, verso la loro tutela e, in particolare, verso quella degli adolescenti, che sono, sì, i più esposti. Ma il Governo tace. Tanti proclami vuoti: li abbiamo sentiti adesso. Ma nessuna campagna di prevenzione, di informazione, di consapevolezza sui rischi e sugli effetti.
Eppure, l'utilizzo di cannabis negli adolescenti può avere effetti negativi sullo sviluppo cerebrale e sulla salute mentale ed è per questo che è necessario informare sui potenziali rischi, in modo da proteggere la salute e il benessere delle future generazioni. Ma se davvero vogliamo proteggere i giovani, dobbiamo togliere la cannabis dal mercato nero e investire in educazione. Continuare a ignorare questa necessità significa abbandonarli alle mafie. Dalla maggioranza, purtroppo, arrivano solo slogan, propaganda e ipocrisia.
Si criminalizza chi ne fa uso, ma non si fa niente per prevenire e regolamentare il fenomeno. E, mentre lo Stato tace, alla salute delle persone pensano direttamente le mafie, perché è proprio il mercato nero che mette a rischio i cittadini: nessun controllo sulla qualità dei prodotti e nessuna tutela per chi consuma. E, poi, ci sono i pazienti, quei cittadini che soffrono, che combattono ogni giorno contro dolori indicibili e malattie terribili, come la sclerosi multipla, l'epilessia resistente ai farmaci, gli effetti collaterali della chemioterapia. Per loro, la cannabis terapeutica è un'ancora di salvezza. Ma lo Stato che fa? Anche qua, poco o nulla. Non abbiamo abbastanza produzione nazionale, non si informano i pazienti, non si forma a dovere il personale sanitario e, al contempo, se ne complica l'accesso con una burocrazia insostenibile. Nel frattempo, Paese dopo Paese, il mondo fa meno retorica e fa un po' più politica.
Canada, Malta, Germania, Uruguay hanno regolamentato e hanno visto i benefici, hanno tolto risorse alle mafie, creato posti di lavoro, raccolto tasse per finanziare scuole, ospedali, servizi pubblici. Ma perché in Italia, allora, siamo fermi? Perché siamo governati da ignoranti nella migliore delle ipotesi, da spregiudicati nella peggiore. Perché argomenti così importanti non si possono governare con vuoti slogan. La droga fa male, la droga è morte: sono le uniche parole che riuscite a dire, che riesce a dire il Governo.
Che ipocrisia, siamo tutti d'accordo, perché la droga è ovvio che faccia male, ma non basta demonizzare per risolvere. La politica ha il dovere di affrontare la realtà, non di nascondersi dietro lo slogan che lasciano il problema irrisolto. Chi dice che la droga fa male dovrebbe investire in educazione e prevenzione, non in repressione inefficace. Ma dal Governo niente di niente e la dimostrazione è proprio oggi: discutiamo di un argomento così pesante, così importante e non avete presentato un testo, una riga che riguardi i nostri giovani, i nostri figli e la lotta alle mafie. Siamo ostaggio del vostro mestiere preferito, quello di diffondere paure e fake news, che vogliamo affrontare qui, una per una.
Dite che regolamentare la cannabis aumenterebbe il consumo tra i giovani: falso. Le esperienze internazionali dimostrano il contrario: nei Paesi che hanno regolamentato il consumo tra i giovani è stabile o in diminuzione. Perché? Perché il mercato legale garantisce controllo e responsabilità, mentre il mercato nero vende senza scrupoli a chiunque, anche ai minori. Dite che la cannabis sia una droga di passaggio verso sostanze più pericolose: falso. Non è la cannabis a portare i consumatori verso droghe più pesanti, ma sono le mafie, è il mercato nero, dove la cannabis è venduta insieme ad altre sostanze. Regolamentare significa eliminare questo rischio, separando nettamente i mercati.
Dite che legalizzare la cannabis rafforzerebbe le mafie: falso, ovviamente, è esattamente il contrario. Il 100 per cento del mercato della cannabis è in mano alle mafie. Regolamentarlo significherebbe togliere miliardi alle mafie e restituirli allo Stato e ai cittadini.
Dite che l'Italia non è pronta per un cambiamento così radicale: falso, lo abbiamo visto con i referendum, 630.000 firme in poche ore. Non ultimo, il sondaggio di pochi giorni fa di BiDimedia: il 54 per cento degli italiani è favorevole alla legalizzazione.
Dite che non esistono droghe leggere e droghe pesanti: falso. La scienza riconosce la minore pericolosità della cannabis rispetto alle sostanze pesanti. Per questo è stata rimossa dalla tabella 4 della Convenzione sugli stupefacenti, in cui, al contrario, ovviamente, permangono la cocaina e la droga sintetica. Infine, dite che la cannabis sia una droga pericolosa per la salute: wow, certo. Ma, se il principio è questo, non dovremmo proibire tutte quelle sostanze, oggi perfettamente legali, che presentano rischi ben maggiori, come l'alcol e il tabacco? O come il ginepro, l'assenzio, il limoncello?
Ministro, sa cos'è la cultura dello sballo? Ve lo dimostro con una grande frase di un Ministro, un Ministro che oggi fa il Vicepremier, un certo Matteo Salvini, che aveva dichiarato, dopo aver consumato limoncello, di mettersi al volante con Vasco, perché “liberi, liberi siamo noi”. Ecco la solita ipocrisia di chi dice di voler combattere le droghe e, poi, si vanta di mettersi alla guida da ubriaco. Parlate a lui quando parlate della cultura dello sballo. Sono le ricerche scientifiche a dirci che la cannabis è meno pericolosa dell'alcol e lo dicono i dati dell'Istituto superiore di sanità, secondo cui, ogni giorno, in media, sono 48 le persone che muoiono a causa dell'alcol, oltre 17.000 ogni anno.
Non credo che presenterete una proposta di legge per mettere al bando l'uva. Regolamentare significa permettere prodotti sicuri e di qualità. Per questo, colleghe e colleghi, è arrivato il momento di cambiare, non di fare scelte rivoluzionarie, ma pragmatiche e necessarie. La nostra proposta è chiara e concreta: regolamentare l'uso ricreativo e domestico della cannabis, stroncare il mercato nero, garantire la sicurezza dei cittadini, difendere il diritto alla cura con la cannabis terapeutica, sostenere la filiera industriale della cannabis che, già oggi, dà lavoro a migliaia di persone e che voi volete far licenziare. Regolamentare la cannabis non significa promuoverla, ma controllarla, significa promuovere legalità, salute, giustizia. Ci hanno raccontato per anni che la guerra alle droghe avrebbe fatto piazza pulita, che sarebbe stata la panacea di tutti i mali, così non è stato. Sentiamo tante volte dalle vostre bocche venire fuori la frase che vogliamo liberalizzare la cannabis: non è vero, e non è vero perché, purtroppo, lo avete già fatto voi. Oggi la cannabis si trova ad ogni angolo delle nostre strade, purtroppo è alla portata di adolescenti, senza nessun controllo, che andranno ad acquistare sostanze pericolose, con la possibilità di finire in tunnel ben peggiori, come quello della droga pesante. Voi e la vostra ipocrisia avete fatto sì che le mafie sguazzassero nelle vostre politiche lassiste, fatte di chiacchiere e distintivo, illudendo gli italiani, tra una un'operazione e l'altra, con i cani antidroga nelle scuole, che il nuovo Pablo Escobar si nascondesse in qualche liceo o istituto professionale.
Oggi abbiamo la possibilità di fare la cosa più semplice di tutte: prendere atto della realtà. Voi avete liberalizzato la cannabis, quella spacciata dalle mafie, che contiene alti livelli di THC e chissà quali altre schifezze. Noi, invece, vogliamo fare politica: vogliamo regolamentare, prevenire, combattere l'abuso e regolamentare l'utilizzo di cannabis perché, a differenza vostra, abbiamo a cura la salute delle persone, non i like, la lotta alle mafie, non gli slogan, la difesa delle nostre imprese, non le urla strappa-applausi. Perché il proibizionismo è la storia di un fallimento epocale, perché per decenni avete preferito i pregiudizi ai numeri, la paura ai fatti, la propaganda alla prevenzione, le mafie alla legalità. È arrivato il momento, colleghi e colleghe, di scrivere tutta un'altra storia contro le mafie e per dare davvero un futuro sicuro ai nostri figli.