Grazie, signor Presidente. Non stiamo parlando di un tema, di una materia specifica, stiamo parlando della qualità della democrazia del nostro Paese. La qualità della democrazia in una grande potenza economica come l'Italia (la sesta economia), un Paese di salde tradizioni nel diritto e nella cultura, non può tollerare disparità così grandi nei salari, negli stipendi, nel trattamento retributivo e pensionistico tra donne e uomini. Dunque, quando parliamo di qualità della democrazia parliamo, innanzitutto, della necessità di spingere una legislazione che, soprattutto negli ultimi due anni, ha reso più largo questo gap.
So che i signori del Governo non lo ammetteranno mai, e nemmeno i colleghi della maggioranza, ma basta andare a guardare i dati rispetto alle retribuzioni: si allargano per effetto di scelte molto precise. Quando tu decidi di liberalizzare i contratti a termine ed eliminare le causali, quando tu decidi di allentare la presa del lavoro stabile e incentivare il lavoro precario, tu stai dando un segnale molto preciso, che va ad incidere la carne viva, soprattutto il lavoro delle donne; quando tu decidi di tagliare 1,3 miliardi rispetto a quelli che sono stati stanziati e programmati nel PNRR (Governo Conte e Governo Draghi) e, dunque, scendere da 264.480 a 150.480 posti per gli asili nido, quando tu scegli di disinvestire sui servizi per l'infanzia che, soprattutto in determinate aree del Paese (penso al Mezzogiorno) sono necessari e urgenti, stai dando un segnale molto chiaro sul lavoro, innanzitutto, delle donne; oppure quando non metti in campo nessuna politica salariale efficace.
Insomma, è inutile che ci giriamo attorno, Sottosegretario Durigon. Il Forum Ambrosetti - non la CGIL - sostiene che, in un Paese come la Germania, l'introduzione del salario minimo ha rappresentato, da un lato, un riparo dalla crisi inflazionistica per milioni e milioni di salari in quei Paesi e, dall'altro, ha ridotto il gender gap in meno di 10 anni (a partire dal 2015, data di introduzione del salario minimo legale in Germania, lo ha fatto Angela Merkel, non una pericolosa sovversiva), scendendo dal 18 al 10 per cento, e questi sono dati ufficiali.
Potremmo aggiungere che questo è il Parlamento che non ha ancora recepito la direttiva sulla trasparenza retributiva e non vede largamente applicata la legge n. 162 che interveniva esattamente sul tema della parità salariale.
Dunque, servirebbero politiche, non semplicemente slogan; servirebbero operazioni mirate. Tra le operazioni mirate c'è indubbiamente la questione che riguarda i salari: bisognerebbe evitare misure che rappresentano un vero e proprio colpo di spugna per l'autonomia delle donne, come l'eliminazione delle dimissioni in bianco, che avete introdotto nel collegato lavoro. Occorrerebbe sostenere politiche previdenziali di supporto all'autonomia alle donne, invece avete depotenziato e svuotato Opzione donna; occorrerebbe potenziare i consultori e non, come fate nel collegato, i centri per la famiglia; occorrerebbe, per esempio, ragionare sul reato di molestie sul luogo di lavoro.
Voi siete specialisti nell'introduzione dei reati: avete assunto un codice di condotta panpenalistico che vi ha portato a introdurre 14 nuovi tipi di reato col DDL Sicurezza, ovviamente sempre a colpire i più poveri e i più deboli. Avete addirittura esordito con un decreto sui rave party, una vera e propria emergenza nazionale, come è noto. Però, invece, non intervenite su questo.
Non avete messo in campo nessuna politica per sostenere economicamente una buona legge, che è la legge sulla non autosufficienza, introdotta nell'ultimo Governo che ha preceduto quello di Giorgia Meloni, nemmeno un euro. Eppure, voi sapete benissimo che in questo Paese sono mille le ore di lavoro cedute gratuitamente per la cura, in assenza di strutture sociali, di un welfare di prossimità. Prevalentemente, su queste mille ore, c'è il lavoro di cura femminile. Chi restituisce quel tempo, oltre che quelle risorse?
Dunque, serve una scelta, serve mettere in campo intanto un grande piano per l'occupazione femminile. I dati sull'occupazione, tanto strombazzati in maniera trionfalistica, continuano a dire che l'occupazione femminile nel nostro Paese è quasi 10 punti sotto la media europea. È inutile che lo neghiamo, occorre una bonifica del lavoro povero e, dunque, degli istituti di precarietà che sono stati aumentati, come dicevo prima. Occorre che ci sia un grande investimento per i congedi paritari, maschili e femminili di almeno cinque mesi.
L'anno scorso nella legge di bilancio abbiamo presentato questa proposta, una proposta di buonsenso, una proposta europea, una proposta che parla a milioni di donne e di uomini. Voi vi candidate a essere quelli che vogliono aiutare e incentivare la ripresa demografica di questo Paese, quelli che pensano che ci sia un problema da questo punto di vista e lo pensiamo anche noi, ma voi lo prendete sempre dal lato sbagliato della storia, quello che ridimensiona il livello di autonomia delle donne, mentre l'autonomia delle donne è l'unico antidoto al declino demografico di questo Paese.
Tuttavia, autonomia significa sostegno, significa giustizia fiscale, giustizia sociale, lotta alla precarietà, qualità del lavoro, impegno sui salari. Per queste ragioni, depositeremo una mozione per eliminare il gender pay gap.
Questo Paese, a livello normativo, nel corso degli anni ha fatto passi da gigante, ma quelle norme devono camminare su scelte del Governo che, purtroppo, in questa fase sembrano andare nella direzione esattamente opposta.