Discussione generale
Data: 
Lunedì, 21 Marzo, 2022
Nome: 
Stefano Ceccanti

 

Grazie, Presidente. Il servizio civile universale, voluto dal Partito Democratico nella scorsa legislatura, così come definito nella riforma della legge del 6 giugno 2016, n. 106, e del successivo decreto legislativo 6 marzo 2017, n. 140, e la cui istituzione è un percorso lungo e articolato, con radici profonde nella coscienza e nella cultura italiana, è finalizzato, come è noto, alla difesa non armata e non violenta della patria, all'educazione alla pace tra i popoli, nonché alla promozione dei valori fondativi della Repubblica. Valori che, come ci dimostra l'attuale scenario di guerra in Ucraina - da questo punto di vista è simbolico che ne dibattiamo nella giornata di oggi, prima anche dell'appuntamento di domani - non si possono mai dare per scontati, ma vanno di giorno in giorno costruiti, soprattutto con le nuove generazioni e a cui anche noi cerchiamo sempre di ispirarci, coniugando fermezza dei princìpi e realismo dei mezzi. Si stima che dal 2001 siano stati coinvolti in progetti di servizio civile oltre 700 mila giovani, dei quali circa il 65 per cento ragazzi, tutti su base volontaria, e valutiamo positivamente lo stanziamento per il 2022 di risorse finanziarie per l'attuazione di programmi di intervento pari a oltre a 311 milioni di euro, di cui il 40 per cento destinato al Mezzogiorno. A riprova della sua strategicità, il Servizio civile universale ha trovato puntuale riconoscimento nelle Missioni digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e inclusione e coesione del PNRR. Ha destato, però, non poca sorpresa, tra le rappresentanze dei soggetti interessati, l'ipotesi di un ulteriore intervento di revisione ordinamentale, che rischierebbe, al di là delle intenzioni, di rendere nuovamente indeterminato il contesto normativo in cui saranno chiamati ad operare gli enti. Non è di una nuova riforma che abbiamo bisogno, ma di attuare compiutamente, applicare nelle sue articolazioni e rafforzare quella in vigore, frutto di un'ampia partecipazione e condivisione. A tal riguardo è prioritario che, nell'ambito di un costante e collaborativo confronto, inizi subito l'attività del gruppo della Consulta nazionale del servizio civile per la costruzione della proposta di Piano triennale 2023-2025, sul quale, fra l'altro, è richiesta l'intesa Governo, regioni e PA. Ciò che serve sono, piuttosto, l'adeguatezza e la costanza delle risorse di finanziamento del Fondo nazionale per il Servizio civile universale, così come la stabilità nel medio e lungo termine del quadro ordinamentale. A questo, come indicato nel dispositivo della mozione che stiamo presentando, è necessario aggiungere la necessità di promuovere la mobilità e lo scambio tra i giovani volontari italiani e di altri Paesi, come già avviene con la Francia, definire lo status giuridico dell'operatore volontario durante il servizio all'estero, adottare un sistema di certificazione delle competenze tipiche del servizio civile, coinvolgere gli enti, predisporre le relazioni annuali con puntualità, mettere a punto la sperimentazione di nuove metodologie di formazione. Insomma, far crescere il servizio, potenziarlo, sostenerlo. La nostra mozione ha proprio l'intento di rafforzare ciò che è stato previsto nella riforma e tornare a dare vigore, coinvolgendo le parti interessate, evitando così di interrompere un'esperienza fondamentale per la formazione dei giovani per le realtà associative del nostro Paese. Sulla base di questi presupposti così enucleati, siamo disponibili a trovare il massimo di convergenza possibile con le altre forze politiche.