Discussione generale
Data: 
Lunedì, 14 Febbraio, 2022
Nome: 
Piero De Luca

Grazie, Presidente. Credo che sia utile, in premessa, operare una sia pur sintetica ricostruzione del quadro normativo e giurisprudenziale della vicenda, prima di svolgere alcune considerazioni al riguardo. Il decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, ha dato attuazione nel nostro ordinamento alla direttiva 2006/123/CE, la cosiddetta direttiva Bolkestein, relativa ai servizi nel mercato interno, disponendo, nei casi in cui il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per scarsità delle risorse naturali o delle capacità tecniche utilizzabili, l'obbligo di prevedere delle procedure selettive con una durata limitata delle autorizzazioni e il divieto di rinnovo automatico delle concessioni uscenti.

Facendo seguito a questa normativa, il legislatore italiano è più volte intervenuto in materia, prevedendo delle proroghe ex lege, però, delle concessioni demaniali marittime in essere, in attesa di una revisione della materia; in particolare, ricordiamo la legge 30 dicembre 2018, n. 145, la legge di bilancio 2019, che ha stabilito, insieme a una complessa procedura di revisione generale del sistema delle concessioni demaniali marittime, la proroga di ulteriori 15 anni per le concessioni ad uso turistico-ricreativo allora in essere. Questa disciplina ha determinato, però, l'attivazione nei confronti del nostro Paese di una procedura di infrazione per violazione del diritto dell'Unione europea e anche in Italia, peraltro, la giurisprudenza costante negli ultimi tempi si è pronunciata al riguardo, affermando l'incompatibilità, rispetto al diritto comunitario, delle proroghe automatiche delle concessioni previste dalla normativa nazionale approvata negli anni. La Corte costituzionale, da un lato, e, da ultimo, il Consiglio di Stato nella nota Adunanza plenaria del 9 dicembre 2021, con le sentenze n. 17 e n. 18, hanno ribadito l'inapplicabilità delle disposizioni recanti la proroga automatica delle concessioni demaniali marittime. Tuttavia, al fine di evitare - e noi condividiamo questa esigenza - un impatto significativo da un punto di vista socio economico che sarebbe derivato da una decadenza immediata e generalizzata di tutte le concessioni e al fine di consentire al legislatore di riordinare la materia in conformità, appunto, con i principi di derivazione comunitaria, il giudice amministrativo ha posticipato l'efficacia delle concessioni demaniali per finalità turistico-ricreativa in essere sino al 31 dicembre 2023.

Il disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021, che attualmente è all'esame del Senato, attribuisce o propone di attribuire una delega al Governo per effettuare una mappatura dei beni pubblici, creando un sistema informativo di rilevazione delle concessioni, al fine di promuovere la massima pubblicità e trasparenza dei dati e delle informazioni relativi a tutti i rapporti concessori in essere. L'attuazione di questa delega costituisce un passaggio fondamentale per intervenire nei prossimi mesi e nei prossimi anni su un intervento normativo di riforma che gli stessi operatori sollecitano da quasi vent'anni. Si tratta – di questo noi siamo pienamente consapevoli e credo sia doveroso ricordarlo - di un settore strategico che conta quasi 7 mila stabilimenti balneari iscritti al registro delle imprese, secondo un'indagine del 2019 effettuata da Unioncamere, 103 mila concessioni demaniali marittime, di cui 79 mila ad uso turistico-ricreativo.

Alla luce di queste considerazioni, allora, noi crediamo che sia giunto il momento di fare chiarezza, fare chiarezza in un settore complesso e delicato che riteniamo essere senza dubbio strategico per l'economia e l'occupazione di tutto il Paese. La più grande criticità riscontrata e vissuta dalle migliaia di aziende di questo comparto, finora, è la confusione - l'incertezza e l'aleatorietà della relativa posizione giuridica ed economica - che ha impedito loro di lavorare con serenità in questi ultimi anni, di programmare o attuare gli investimenti necessari ad ammodernare e migliorare l'offerta de i servizi proposta. Oggi, abbiamo, dunque, il dovere di dare stabilità e certezza a questi operatori, smettendola una volta per tutte di piantare bandierine ideologiche che non hanno prodotto nessun risultato in questi anni, ma che hanno solo alimentato, purtroppo, false speranze, ingenerando anche un senso semmai di frustrazione o di abbandono da parte di tanti operatori del settore. Chi ha davvero a cuore, oggi, la situazione del comparto deve mettere da parte ogni tipo di propaganda o demagogia e deve lavorare insieme a noi con responsabilità per affrontare e risolvere concretamente le problematiche attualmente esistenti.

Abbiamo tutti il dovere, oggi, come rappresentanti politici di tutte le forze politiche, di esprimerci con un linguaggio di verità, che è l'unica vera forma di rispetto nei confronti di chi opera in questo settore da decenni, senza continuare con le prese in giro o le illusioni che creano aspettative, ma lasciano poi le macerie sul campo. Non si rende un buon servizio al Paese e agli operatori del settore quando si continuano a prospettare soluzioni e percorsi inverosimili, inesistenti o impraticabili.

La direttiva Bolkestein, ricordiamolo bene, regola semplicemente le procedure per l'esercizio delle libertà fondamentali previste comunque dall'articolo 49 e dell'articolo 56 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e concretizza, dunque, dei principi già presenti nell'ordinamento europeo e anche nell'ordinamento italiano. Il nostro compito ora, quindi, è quello non di continuare a far finta di credere che la Terra sia piatta, oggi, il nostro compito è prendere atto della realtà e affrontare finalmente con serietà e responsabilità questa tematica, realizzando, a nostro avviso, un giusto equilibrio e una tutela corretta dei differenti, legittimi ed importanti interessi in gioco. Per questo noi riteniamo necessario avviare un fondamentale confronto con le regioni, i comuni, le associazioni di settore e, all'esito dello stesso, definire rapidamente una normativa di riforma ragionevole, organica e coerente, che consenta di evitare una crisi drammatica, avviando il rinnovo dell'affidamento delle concessioni per dare certezza e sicurezza giuridica agli operatori di questo settore strategico per l'intero Paese, tenendo conto però, in modo adeguato, della complessità, della specificità e della particolarità della materia del demanio marittimo. Questo vuol dire avviare una fase nuova che metta in cantiere procedure di evidenza pubblica, conciliando però questa prospettiva e questa azione con alcune esigenze fondamentali che, anche noi, riteniamo sia fondamentale e indispensabile tutelare con forza e con determinazione. Mi riferisco, in particolare, al legittimo affidamento maturato, alla forza lavoro, al valore delle aziende attualmente operanti nel comparto, agli investimenti fatti negli anni e a ulteriori considerazioni legate a obiettivi di politica sociale, di sicurezza dei lavoratori, della protezione dell'ambiente e della salvaguardia del patrimonio culturale, ritenuti, peraltro, anche dalla stessa direttiva, come motivi imperativi di interesse generale di cui tener conto nella comparazione e nel bilanciamento degli interessi in campo.

Ecco, il lavoro, allora, che siamo chiamati a fare nell'interesse del Paese: aprire una nuova stagione che si conformi ai principi fondamentali dell'ordinamento italiano e di quello europeo per quanto riguarda la prestazione di servizi mediante l'utilizzo di beni pubblici, ma farlo in modo equilibrato, evitando di dare il via a possibili speculazioni finanziarie sulle coste italiane o a iniziative economiche non rispettose del patrimonio ambientale, paesaggistico e culturale che queste coste rappresentano ed evitando di lasciare senza alcuna tutela e garanzia economica e occupazionale migliaia di aziende e lavoratori che vengono da decenni di storia, di sudore, di impegno e di fatica nel nostro territorio. Abbiamo la possibilità, in questa fase storica, se mettiamo da parte la propaganda e le bandierine ideologiche, di risolvere una criticità che ci trasciniamo da anni, dando certezza e sicurezza giuridica a un settore ormai sfiduciato e disorientato. Spero che possiamo farlo tutti, con senso di responsabilità collettivo, senza alimentare guerre di religione e senza alzare muri in modo strumentale, tenendo insieme i differenti interessi in campo con ragionevolezza ed equilibrio. Solo così ne usciremo tutti più forti.