Grazie, Presidente. Una piccola premessa in apertura: la direttiva Bolkestein, di cui oggi nella sostanza discutiamo, è stata recepita in Italia con il decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59. Per la cronaca ricordiamo agli italiani che era in carica in quel momento un Governo di cui faceva parte come Ministro l'onorevole Meloni. Questa è la storia, lo ricordiamo con chiarezza per la verità. Questa direttiva dispone l'obbligo di prevedere procedure selettive, la limitazione della durata delle autorizzazioni e il divieto di rinnovare automaticamente le concessioni uscenti nei casi in cui il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per la scarsità delle risorse naturali o capacità tecniche utilizzabili. In attesa della revisione della materia, il legislatore italiano è intervenuto più volte sul punto, prevedendo varie proroghe ex lege delle concessioni demaniali marittime in essere.
Questa disciplina, come veniva ricordato, ha determinato l'attivazione nei confronti del nostro Paese di una procedura di infrazione per violazione del diritto dell'Unione europea, ma anche in Italia la giurisprudenza ha affermato a più riprese, dalla Corte costituzionale al Consiglio di Stato da ultimo, l'incompatibilità comunitaria, ma anche l'illegittimità rispetto alla nostra Costituzione di tali proroghe automatiche. Noi siamo pienamente consapevoli, vogliamo dirlo con forza e con nettezza, che il settore in discussione rappresenta un comparto strategico per l'economia e l'occupazione di tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), lo diciamo con grande chiarezza e non accettiamo lezioni da nessuno al riguardo, con oltre 103 mila concessioni demaniali marittime, di cui oltre 79 mila ad uso turistico ricreativo.
Proprio per questa ragione, però, crediamo sia giunto il momento di fare chiarezza. La più grande criticità riscontrata e vissuta finora dalle migliaia di aziende di questo comparto è la confusione, l'incertezza e l'aleatorietà della posizione giuridica ed economica che ha impedito di lavorare a tantissimi operatori di questo comparto con serenità negli ultimi anni e programmare e attuare gli investimenti necessari anche ad ammodernare e migliorare l'offerta di servizi proposta. Oggi abbiamo il dovere, allora, tutti quanti insieme, di dare stabilità e certezza a questi operatori e all'intero Paese, smettendola una volta per tutte di piantare bandierine ideologiche che finora non hanno prodotto nessun risultato in questi anni, ma hanno alimentato solo false speranze, ingenerando anche un senso di frustrazione e di abbandono da parte di tanti operatori del settore a cui noi oggi ci rivolgiamo.
Chi ha davvero a cuore la situazione del comparto oggi ha il dovere di mettere da parte propaganda e demagogia, quella propaganda che abbiamo ascoltato pochi secondi fa, e deve lavorare insieme a noi per affrontare e risolvere concretamente le problematiche attualmente esistenti. Oggi abbiamo il dovere tutti, come rappresentanti politici, di esprimerci con un linguaggio di verità, che è l'unica forma di rispetto vero nei confronti di chi opera in questo settore da decenni, senza continuare con le prese in giro o le illusioni che creano aspettative, ma lasciano poi le macerie sul campo.
Non si rende un buon servizio al Paese né agli operatori del settore quando si continuano a prospettare soluzioni e percorsi inverosimili, irrealizzabili o inesistenti.
La direttiva Bolkestein - ricordiamolo - regola semplicemente le procedure per l'esercizio di alcune libertà fondamentali, previste nei trattati, e principi presenti nel nostro ordinamento. Il compito della politica allora non è quello di continuare ad individuare strade impercorribili o dire che tutto si risolve, mettendo la testa sotto la sabbia o girandosi dall'altra parte; così i problemi non si superano, si aggravano semplicemente. Il nostro compito oggi è affrontare con serietà e responsabilità questa tematica, realizzando un giusto equilibrio e una giusta tutela dei differenti, legittimi e importanti interessi in gioco.
Alla luce di queste considerazioni e consapevole di questa situazione di instabilità e incertezza, il Governo ha deciso di intervenire, anticipando la stessa approvazione della presente mozione, e lo ha fatto, operando in due direzioni diverse: da un lato, ha dato copertura legislativa alla previsione temporale stabilita dal Consiglio di Stato, come noi democratici chiedevamo da tempo; cristallizzare il termine del 31 dicembre 2023, dicendo che, fino a quel termine, quantomeno tutte le concessioni demaniali sono legittime e pienamente operative, è un elemento di tutela estremamente importante per gli operatori attualmente esistenti, in quanto garantisce che tutte le concessioni non possano essere disapplicate prima di tale data, introducendo almeno un elemento di certezza, stabilità e omogeneità per tutti gli operatori in tutto il territorio nazionale; dall'altro lato, il Governo ha approvato un testo, volto a contemperare l'esigenza di apertura alla concorrenza con quella di altri interessi, meritevoli di attenzione e considerazione. L'equilibrio, individuato dal Consiglio dei Ministri sulle concessioni balneari, è un punto di partenza positivo, un passo avanti che va nella giusta direzione. Si avvia finalmente in modo concreto un percorso di discussione e confronto che è stato svolto in Parlamento per armonizzare, in modo ragionevole, il nostro ordinamento ai principi e alle normative europee. Come da noi sostenuto da tempo, la proposta dell'Esecutivo mira ad aprire una nuova riorganizzazione del settore, assicurando un equilibrio tra nuove procedure di evidenza pubblica - non aste, chiariamolo bene a chi ha parlato di aste, sbagliando, forse, consapevolmente per fare confusione e strumentalizzare la problematica - che realizzino, al tempo stesso, un adeguato contemperamento con altri interessi: la tutela del patrimonio ambientale paesaggistico e culturale, che le coste italiane rappresentano, e degli investimenti fatti, il valore dei beni materiali e immateriali nelle aziende esistenti, la professionalità acquisita, nonché i valori di politica industriale occupazionale attraverso l'apposita clausola sociale prevista, che eviti di lasciare senza alcuna garanzia migliaia di piccole e medie imprese e migliaia di lavoratori. Questo è stato fatto nel testo attualmente elaborato dal Governo, che andrà in discussione in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo è stato fatto, chiariamolo in modo netto. Adesso spetta al Parlamento, spetta a noi, a partire dalle forze di maggioranza, dare il nostro contributo: l'appello che facciamo è quello di dare un contributo costruttivo, con serietà e senso di responsabilità, a partire da questa prima sintesi ragionevole tra diversi interessi in campo, elaborata dal Governo. Dobbiamo farlo tutti, mettendo da parte, però, una volta per tutte, le bandierine ideologiche, posizioni demagogiche, ascoltate negli anni passati, anche nei minuti passati, senza distinguo, strumentali e insopportabili, che si rivelano - voglio dirlo con forza - solamente una continua presa in giro nei confronti degli operatori del settore: null'altro.
Una cosa è affermare di voler perfezionare, contribuire a migliorare il percorso normativo avviato, un'altra cosa è prospettare soluzioni inverosimili o, allo stesso tempo, proclamarsi estranei a percorsi, a testi approvati dai propri stessi rappresentanti del Governo. Su questo punto, vorremmo essere molto chiari. Per questo, riteniamo necessario avviare una fase di confronto costruttivo con regioni, comuni, associazioni di categoria, all'esito del quale definire una normativa di riforma ragionevole, organica e coerente che consenta di evitare una crisi drammatica del settore, avviando il rinnovo dell'affidamento delle concessioni balneari per dare certezza e sicurezza giuridica agli operatori di questo comparto strategico, tenendo conto, tuttavia, come ha ricordato anche il Presidente del Consiglio, qualche giorno fa, della complessità, della specificità e della particolarità del demanio marittimo. Questo vuol dire avere il coraggio e la capacità di liberare la discussione da pregiudizi e da dogmi, spesso opportunistici, da parte di alcune forze politiche e avviare una fase nuova che metta in cantiere procedure di evidenza pubblica ma concili queste azioni con esigenze fondamentali che noi ribadiamo essere fondamentali da tutelare.
Mi riferisco, in particolare, alla forza lavoro delle aziende attualmente esistenti, al valore delle imprese operanti nel comparto ad oggi, agli investimenti fatti negli anni e ad ulteriori considerazioni legate ad obiettivi di politica sociale, di protezione dell'ambiente e di salvaguardia del patrimonio culturale. Ecco il lavoro che siamo chiamati a fare e a portare avanti per il Paese: aprire una nuova stagione che conformi il nostro ordinamento ai principi fondamentali italiani, della Costituzione italiana e dell'ordinamento europeo, per quanto riguarda la prestazione di servizi mediante l'utilizzo di beni pubblici, perché questo è un tema da chiarire, ma occorre farlo in modo equilibrato, evitando o meglio noi vogliamo evitare, non chi parla, chi agisce in questo momento, possibili speculazioni finanziarie sulle coste italiane o iniziative economiche non rispettose del patrimonio ambientale paesaggistico e culturale che queste cose rappresentano.
Noi tuteleremo e lavoreremo per aprire alla concorrenza, tutelando e garantendo la forza economica occupazionale, gli investimenti di migliaia di aziende e lavoratori che provengono da decenni di storia, di sudore, di impegno e di fatica nel nostro territorio.
Abbiamo la possibilità in questo momento di risolvere una criticità che ci trasciniamo da anni, dando certezza ad un settore ormai sfiduciato e disorientato. Spero che possiamo farlo tutti, con senso di responsabilità collettivo, senza guerre di religione, senza alzare muri ideologici, in modo puramente strumentale, tenendo insieme, con equilibrio, i differenti interessi in campo. Sono convinto che tutti insieme, con senso di responsabilità, ne usciremo più forti. Per questo, diamo il nostro voto favorevole alla mozione presentata dalla maggioranza.