Discussione generale
Data: 
Lunedì, 9 Ottobre, 2023
Nome: 
Nicola Stumpo

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Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la discussione di questa mozione cade in un momento più che mai opportuno. Infatti, siamo in prossimità di dare al nostro Paese, con la legge di bilancio, l'indirizzo, non soltanto teorico, ma anche reale e pratico, di quella che è sicuramente la realtà più complessa che avremo davanti nei prossimi anni, perché noi veniamo da una stagione che ha segnato inevitabilmente il tempo e la storia. Infatti, esiste una storia pre-COVID, è esistita drammaticamente una fase del COVID ed esisterà una fase post-COVID.

Noi, oggi, siamo in una via di mezzo. Anche se questo Governo ha cancellato i dati del COVID, basta sentire o parlare con i vicini di casa, se non siamo noi stessi i vicini di quelli che ancora oggi hanno il COVID, per capire che non è la condizione e la situazione di qualche tempo fa soltanto, perché in quella fase dura del COVID si è avuto il coraggio di fare alcune cose e in questi giorni hanno ricevuto il premio Nobel gli inventori del vaccino contro il COVID, che ha salvato milioni di persone e forse l'intera umanità. Noi siamo in questa fase.

Abbiamo vissuto l'esperienza più drammatica di questa fase moderna dell'umanità e dobbiamo dimostrare di avere capito come si affrontano queste situazioni. I numeri sono impietosi, parlano chiaro, e la mia impressione è che il nostro Paese non abbia recepito in alcun modo la lezione. Spero di essere smentito, speriamo di essere smentiti. Vi chiediamo di smentirci, di cambiare registro, di mettere una marcia in più per capire che, sulla sanità, non si tratta più di fare cassa, di fare, come si è fatto negli anni passati, ossia di spostare il sistema sanitario da quello pubblico verso quello privato, perché diventasse un fatto meramente economico e finanziario, ma riprendere lo spirito dell'articolo 32 della Costituzione, riprendere lo spirito della legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale, riprendere lo spirito con cui questo Paese ha affrontato grandi problemi, ogni qualvolta è stato chiamato a risponderne.

Noi, invece, ci troviamo di fronte a una situazione diversa. Questi mesi, dopo avere propagandato che tutto era possibile, che, una volta arrivati al Governo, si era in grado di cambiare le sorti di qualsiasi cosa, le state cambiando, ma decisamente in peggio. Avete buttato via fin qui un pezzo del PNRR, e parlo, nella fattispecie che ci riguarda, della Missione 6, dei soldi buttati via per costruire una sanità territoriale migliore. Si poteva essere in disaccordo con il progetto trovato, ma bisognava potenziarlo, non definanziarlo. Bisognava fare più case della salute, come si chiamavano prima, o ospedali territoriali, più sanità territoriale, non meno.

Se ne volevate fare meno, perché puntavate su qualche altro modello, per esempio, quello moderno della digitalizzazione e della telemedicina, dovevate finanziarle, non definanziarle. Avete tagliato i fondi per la telemedicina, non li avete utilizzati. Avete cambiato il modello con cui bisognerebbe curare tutti i cittadini nei prossimi anni, che è quello di avere i dati digitalizzati e sapere il rischio territorio per territorio. Avete deciso che soltanto i nativi, d'ora in poi, avranno un fascicolo sanitario adeguato.

Quelli di prima, ovvero tutti quanti noi, chi ce l'ha ce l'ha e gli altri non verranno digitalizzati. Sono forme di arretramento anche rispetto a questioni normali su come bisognava affrontare questo tema. Niente, avete deciso di continuare una politica scellerata per cui la sanità è uno dei problemi, uno dei temi, non il tema da cui ripartire, il diritto alla salute dei cittadini in modo eguale, senza distinzione di censo, di area geografica. Dare, insomma, a tutti i cittadini italiani e a tutti i cittadini presenti sul nostro territorio una dignità di esseri umani per essere curati nel momento del bisogno, senza che questo comporti differenze a seconda della propria appartenenza sociale, del censo, del territorio dove ci si trova e anche del fatto di essere già in difficoltà. Mi riferisco a quei cittadini senza residenza, anche tanti italiani che si trovano in difficoltà, non soltanto stranieri, che, in qualche modo, vi fa venire la pelle d'oca l'idea di doverli curare, e invece va fatto, e vanno inseriti dentro questo nostro sistema anche quei cittadini italiani che, in questo momento, si trovano senza residenza.

State rischiando di avere ereditato una grande opportunità, a partire dal PNRR, ma soprattutto da una grande difficoltà che abbiamo vissuto tutti insieme, e la state trasformando in un ulteriore rischio. Aumenterete con questo modello, che altro non è che il definanziamento della sanità nazionale, perché lo possiamo raccontare in televisione, ma il finanziamento del Servizio sanitario nazionale si fa in percentuale del PIL, non è soltanto un numero assoluto.

E anche in una fase in cui il PIL non cresce, anzi, mi sembra stabile, se lo trovi al 7 per cento e lo porti al 6 e rotti, lo stai definanziando, non soltanto in percentuale, ma anche in termini assoluti. Dovremmo imparare tutti a capire che, se la media europea è molto più alta, dobbiamo capire perché abbiamo il bisogno di investire di più. Vi chiediamo in questa mozione di portarlo almeno al 7,5 per cento, ovvero portarlo al finanziamento che era stato fatto dagli ultimi Governi prima di questo, portarlo a un livello tale che non è neanche sopra la media europea. Così come vi chiediamo di impegnarvi a chiudere alcune stagioni che hanno segnato anche gli errori del passato, che sono stati quelli di non consentire alle regioni di fare nuove assunzioni, perché c'è un problema.

Abbiamo un numero di infermieri inferiore rispetto al numero di abitanti che c'è negli altri Paesi con i quali ci dobbiamo confrontare, la Francia, la Germania. La stessa cosa dicasi per i medici. E, allora, bisogna aumentare la possibilità di fare entrare queste figure in modo stabile nel Servizio sanitario nazionale, che significa anche pagarle meglio, e chiudere la stagione dei gettonisti oppure delle cooperative che sono dentro il Servizio sanitario, che costano al Servizio sanitario nazionale, apparentemente, di meno, ma, sostanzialmente, molto di più. Abbiamo alcune priorità, che inseriamo in questa nostra mozione.

Queste priorità hanno però bisogno di gambe su cui camminare. Queste gambe potevano essere i finanziamenti del PNRR, che voi state buttando via. Saranno sicuramente la non realizzazione di un progetto che spaccherà il Paese, quale quello dell'autonomia differenziata, perché non venite a raccontarmi che non parte se non ci sono i LEP. Nel momento in cui alcuni vanno da una parte e alcuni vanno dall'altra in un modo deciso dallo Stato, la sanità sarà diseguale, perché non si dice che prima si fanno i LEP e poi parte dappertutto, ma mano a mano, così come gira.

È vero che anche oggi ci sono regioni che sono sotto i LEA, ma bisogna intervenire per aumentare quei LEA, non inventarsi nuovi modelli per lasciare chi è indietro sempre più indietro. Questi sono i temi sui quali dovremmo confrontarci in questa nostra discussione, ma ci dovremmo confrontare con il Paese, perché saranno i problemi che si avranno di fronte, che vanno affrontati, e anche ripensati.

Il COVID ci ha lasciato non soltanto degli insegnamenti dal punto di vista della malattia, ma anche problemi, che un'intera generazione sta manifestando, di insicurezza, che vanno affrontati. Penso al diritto alla salute mentale, anche all'aiuto più basso da questo punto di vista, che è quello psicologico, che serve a dare l'idea di un Paese che si occupa dei propri cittadini e non che si occupa soltanto del fatto che la sanità è il primo fattore di bilancio di ogni singola regione, e che quindi è un tema con cui fare i conti e anche con cui far fare i conti agli altri e in modo privatistico.

Guardate che queste cose non vengono dette soltanto per marcare delle differenze, ma perché sono il tema più grande con cui si stanno cimentando in giro per il mondo anche le personalità del nostro Paese. Ad esempio, riprendo quello che ha detto il Presidente Mattarella: operare affinché quel presidio insostituibile di unità del Paese, rappresentato dal Servizio sanitario nazionale, si rafforzi, ponendo sempre più al centro la persona, i suoi bisogni concreti nel territorio in cui vive. Ma come conciliamo questo con quel modello di sanità che voi ci state propinando? Oppure, di fronte al dramma dei tempi per ricevere una qualsiasi cura o attenzione dal Servizio sanitario: quando, hai bisogno di farti una TAC, quali sono i tempi d'attesa? E cosa facciamo per modificare e ridurre la tempistica per le liste d'attesa? Perché non è una priorità? Serve forse per aumentare la domanda, come dicono i numeri degli ultimi anni, verso le strutture accreditate, che quindi possono operare? Noi stiamo spostando anche molta della sanità pubblica verso questo mercato. Insomma, non voglio farla molto lunga: noi abbiamo, in questa mozione - prima di avviarmi verso le conclusioni -, provato a inserire una serie di punti che servirebbero a costruire un modello comune, che poi le regioni dovrebbero provare ad attuare, anche con differenze. Però, non si può non partire da alcuni princìpi-chiave: il primo, che spetta a noi e al Governo, adottare ogni iniziativa volta a definire adeguate misure per ridurre le disparità territoriali in materia di sanità. E qui che io vedo le differenze tra chi propone non solo, come è normale, che ogni regione gestisca la sanità, perché l'abbiamo deciso, ma che lo faccia in un sistema che, a quel punto, non è più nazionale, attraverso una legge che voi vorreste imporre per dividere il Paese. Che i fondi del PNRR previsti nella Missione 6 siano utilizzati tutti – tutti – e per gli scopi cui erano stati assegnati, ovvero la costruzione, da un lato, della territorialità del sistema sanitario - le case di comunità, di cui si perde un gran numero, secondo il vostro modello - e gli ospedali di comunità, anche perché questo possa consentire agli ospedali di svolgere, e, soprattutto, ai pronto soccorso, la loro funzione essenziale. Togliere ai pronto soccorso alcune prestazioni che, invece, possono essere effettuate in queste strutture. Adottare un approccio preventivo e multidimensionale, che non lasci indietro alcuno, con una forte integrazione tra ospedale e territorio; potenziare i servizi per la salute mentale - come dicevo in precedenza - al fine di assicurare il benessere e la salute psicofisica delle persone, promuovendo consapevolezza e promozione della salute e l'adozione di comportamenti positivi. In questo senso va la previsione della figura dello psicologo delle cure primarie, quale primo livello di servizi di cure psicologiche di qualità. Operare attivamente al fine di evitare o ridurre i rischi e i danni alla salute correlati all'uso e all'abuso di sostanze stupefacenti, promuovendo interventi di prevenzione con piani di azione integrati tra i dipartimenti e le varie realtà presenti sul territorio. Dare piena attuazione alla legge delega 23 marzo 2023, n. 33, in materia di non autosufficienza adottando quanto prima i decreti legislativi. Adottare iniziative per sviluppare e potenziare la rete dei consultori familiari. Qui vi è una serie di punti che riguardano, diciamo, anche la sanità di genere: istituire la figura dell'ostetrica di comunità, quale soggetto fondamentale anche al fine di accompagnare e sostenere i genitori nella fase post parto, valorizzando tutte le professionalità sanitarie e sociali già esistenti piuttosto che istituire una non meglio definita nuova figura di assistente materna. Io capisco che ogni tanto bisogna anche cambiare i nomi e che lo avete fatto con i nomi dei Ministeri, per provare a cambiare un po' le acque, però quando ci sono figure già esistenti, si potenziano e non si cambiano le figure stesse. Uno può cambiare il nome, ma perché inventarsi cose che non sono, in questo momento, presenti nel sistema sanitario, quando già invece sono presenti figure che operano e potremmo strutturarle in modo migliore e farle funzionare meglio?

Inoltre, attribuire ad Agenas un ruolo quale ente del Servizio sanitario nazionale di supporto tecnico-scientifico del Ministero: questo anche per semplificare un po' le modalità. Ancora - e sono gli ultimi punti -, promuovere un approccio del Servizio sanitario nazionale mirante a riconoscere che la salute dell'uomo e degli animali domestici e selvatici, delle piante e dell'ambiente, in generale, sono strettamente collegati e interdipendenti, riconoscendo che vi è la necessità comune di acqua pulita, energia e aria, alimenti sicuri e nutrienti, nonché la necessità di contrastare il cambiamento climatico. Infatti, vedete, quando si parla di salute, si parla di tutto ciò che gira intorno alla nostra fine. Infine, gli ultimi due punti: il primo - l'ho già detto più volte -, che riguarda i LEA e quant'altro, e il secondo è dare seguito alla promessa, rilasciata in sede di approvazione del decreto Tariffe, prevedendo, fin dal primo provvedimento utile, lo stanziamento di ulteriori 400 milioni volti a coprire i maggiori costi derivanti dal decreto stesso.

Insomma, concludendo signor Presidente, questa mozione vuole dare un suo contributo affinché non sia sprecato ciò che è successo e questo Governo, quando arriverà il momento di finanziare il sistema sanitario, se lo ricordi e non lo demandi agli anni futuri, perché potrebbe essere tardi.