Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 26 Marzo, 2025
Nome: 
Stefania Marino

Scheda della mozione

Onorevoli colleghe e colleghi, illustre Presidente, grazie. Il problema dei PFAS rappresenta una grave emergenza ambientale e sanitaria che non possiamo più permetterci di sottovalutare. Le nostre comunità sono sotto una minaccia incombente, che mette a repentaglio la salute pubblica e l'integrità dell'ambiente.

È imperativo agire con urgenza. I PFAS sono composti chimici sintetici, ampiamente impiegati in svariati prodotti industriali e di consumo. La loro caratteristica di persistenza, che li rende praticamente indistruttibili nell'ambiente, costituisce la principale fonte di preoccupazione. Queste sostanze si accumulano nel suolo, nelle acque e negli organismi viventi, contaminando l'intera catena alimentare.

La diffusione dei PFAS è onnipresente. Li troviamo nell'acqua che beviamo, nel cibo che consumiamo, nell'aria che respiriamo, e persino nel nostro sangue. Questa contaminazione diffusa espone milioni di persone a gravi rischi per la salute, con potenziali conseguenze devastanti. Gli studi scientifici evidenziano una correlazione allarmante tra l'esposizione ai PFAS e una serie di gravi problemi di salute come: compromissione del sistema immunitario, con conseguente maggiore vulnerabilità, infezioni e malattie autoimmuni; disturbo dello sviluppo nei bambini, con impatti negativi sulla crescita, sullo sviluppo neurologico e sul sistema endocrino; aumento del rischio di malattie cardiovascolari, come ipertensione e colesterolo alto; correlazione con l'insorgenza di tumore ai reni, ai testicoli, alla tiroide e al fegato; danni al fegato e alla tiroide, con conseguenti disfunzioni di questi organi vitali.

Queste sostanze, utilizzate in rivestimenti antiaderenti, tessuti impermeabili, imballaggio elementare e in molte altre applicazioni, sono resistenti alla degradazione e si accumulano negli organismi viventi, compresi gli esseri umani. Purtroppo, il rischio reale e le conseguenze della loro presenza toccano anche temi di stretta attualità.

Da tempo, alcuni studi confermano come nei dispositivi di protezione individuale dei Vigili del fuoco siano presenti materiali composti dai PFAS. I PFAS, inoltre, sono ancora presenti nelle schiume antincendio, come è accaduto in Belgio, dove le schiume dai Vigili del fuoco, nelle scuole di addestramento, hanno causato un inquinamento importante. Non ultimo, ad Arezzo, poche settimane fa, abbiamo appreso dalla stampa che, purtroppo, sono deceduti tre Vigili del fuoco, tutti a causa di un glioblastoma, nell'arco di 14 mesi.

Le associazioni sindacali di categoria, che da anni sostengono una stretta correlazione tra malattia professionale e presenza di PFAS, hanno subito rimarcato la necessità di eseguire accertamenti medici sui decessi avvenuti ad Arezzo, al fine di individuare possibili nessi di causa-effetto legati alla presenza nei corpi di sostanze PFAS. Va segnalato come la Direzione centrale per le emergenze del Ministero dell'Interno ha diramato, nel 2019, una circolare con le prime linee direttive, finalizzate al miglioramento dell'attività di spegnimento degli incendi, mettendo al bando gli schiumogeni di tipo proteinico e fluoroproteinico, rispetto ai nuovi schiumogeni di tipologia sintetica.

Appare evidente come sia necessario ed urgente chiarire la reale presenza dei PFAS in tutti i dispositivi utilizzati dai Vigili del fuoco nello svolgimento delle loro mansioni. Non è accettabile, Presidente, che chi mette a repentaglio la vita per garantire la collettività sia poi sottoposto a questi rischi.

Non è altrettanto accettabile che l'incuria o l'inerzia rispetto alla presenza di queste sostanze possa compromettere la salute dei cittadini. Sono state ritrovate sostanze PFAS nel sangue di un bambino di 12 anni affetto da tumore. Presidente, non possiamo più perdere tempo, perché non si tratta di rischi ipotetici, ma di pericoli che possono riguardare tutti noi, dove ci sono non solo testimonianze, ma certificazioni da parte di organi competenti sul danno che procurano.

Gli impatti ambientali, come abbiamo ripetuto, sono potenzialmente devastanti, con la persistenza di queste sostanze per secoli, contaminando tutte le future generazioni. I dati ISPRA evidenziano al riguardo una presenza diffusa dei PFAS nei terreni, con 18.000 siti compromessi in Italia, con una disomogeneità peraltro diffusa tra i controlli regionali, che aggravano complessivamente un quadro già allarmante. C'è, infatti, ancora una marcata differenziazione nei controlli: quasi il 70 per cento delle analisi nazionali è stato, infatti, eseguito in sole quattro regioni del Nord Italia, mentre il restante 30 per cento è distribuito nelle altre 12 regioni interessate dalle verifiche, creando una sproporzione in termini numerici e di accuratezza. In quattro regioni del Sud Italia, come Puglia, Sardegna, Molise e Calabria, dal 2017 al 2022, non risulta, invece, alcun controllo sulla presenza dei PFAS nei corpi idrici.

Nelle scorse settimane, ho potuto recarmi personalmente in uno di questi siti, in particolare in quello di Crotone, per verificare la situazione attuale e valutare lo stato di avanzamento delle bonifiche avviate. Si tratta, comunque, di interventi a macchia di leopardo, che non garantiscono la sicurezza. Occorre, quindi, per avere risultati concreti e rapidi, un piano nazionale. Serve una legge in materia che riduca drasticamente la presenza di PFAS sui materiali, capace quindi di prevenire e contrastare l'inquinamento e di attivare, conseguentemente, il monitoraggio e la bonifica di tutti i siti compromessi. Il Governo italiano, infatti, non ha ancora adottato misure sufficientemente restrittive per limitare l'uso e la produzione dei PFAS, né ha fissato limiti più severi rispetto a quelli fissati dalla legislazione europea con la direttiva (UE) 2020/2184. Nonostante i rischi accertati, le azioni intraprese negli ultimi anni risultano, infatti, purtroppo, non abbastanza incisive. Nel nostro Paese, come dicevo, anche quando viene accertata la presenza di tali sostanze, mancano spesso le azioni decisive di prevenzione e di bonifica.

È fondamentale, innanzitutto, portare i limiti di scarico a zero tecnico, applicando il principio di precauzione sancito dall'articolo 174 del Trattato UE e ribadito dalla Corte costituzionale. In caso di incertezza sul rischio di danni all'ambiente, il principio di precauzione consente o richiede l'adozione di misure di protezione, senza dover attendere che il danno si materializzi. Dunque, questa fissazione dei limiti per le sostanze PFAS è urgente per un duplice motivo: sia perché costituisce il presupposto del reato di inquinamento, sia per poter imporre i provvedimenti di bonifica ai soggetti responsabili della contaminazione delle matrici ambientali.

La mancanza di questi limiti ostacola di fatto l'azione della magistratura contro i reati di inquinamento e l'automatica bonifica dei siti interessati. È bene ribadirlo: la mancanza dei limiti non consente alla magistratura di contestare i reati connessi con la contaminazione delle matrici ambientali. Ecco perché è urgente che queste lacune vadano colmate da interventi immediati ed è quello che chiediamo nella nostra mozione. Presidente, è necessario vietare l'uso, la vendita e la produzione dei PFAS, con eccezioni limitate e controllate per usi essenziali, e definire limiti di inquinamento estremamente bassi, quasi zero, con deroghe temporanee e controllate.

Per quanto riguarda i controlli, si deve richiedere l'obbligo, per le aziende che utilizzano i PFAS, di fornire dati per il monitoraggio della salute dei lavoratori e dell'ambiente e rafforzare i controlli sulla produzione, importazione e utilizzo di prodotti contenenti PFAS su tutto il territorio nazionale. Per la tutela della salute è fondamentale garantire l'accesso all'acqua potabile priva di PFAS, con sistemi di filtrazione avanzati, ed avviare un programma nazionale di biomonitoraggio per valutare l'esposizione ai PFAS e gli effetti sulla salute, oltre a promuovere campagne di informazione e sensibilizzazione. Per la transizione industriale e ricerca è indifferibile promuovere la riconversione industriale verso alternative senza PFAS, incentivare la ricerca e l'innovazione per sostanze chimiche sicure e verificare la sicurezza dei prodotti sostitutivi prima dell'immissione sul mercato.

Sono poi necessarie azioni a livello europeo e globale per promuovere il divieto delle sostanze chimiche dannose e per bloccare l'importazione di sostanze chimiche vietate nell'Unione europea. Occorrono, poi, le bonifiche, i finanziamenti, stanziare, quindi, fondi per la decontaminazione dei siti compromessi e individuare i responsabili dell'inquinamento, applicando il principio che chi inquina paga. Se non agiamo subito le conseguenze a medio e a lungo termine potrebbero riguardare soprattutto le nuove generazioni ed essere irreparabili.

Presidente, prendiamo esempio da cinque Nazioni - che sono la Francia, la Danimarca, la Germania, i Paesi Bassi e la Norvegia - che stanno agendo in autonomia e che insieme lavorano per bandire del tutto l'uso dei PFAS nel loro insieme. Noi voteremo “no” sulla mozione di maggioranza, perché parla solo di uso, non stabilisce limiti all'immediatezza dell'azione da portare avanti, perché, per quanto ho detto, c'è la massima urgenza per quello che riguarda i provvedimenti per i PFAS. Quindi, chi si oppone oggi a questo si deve assumere le responsabilità nei confronti dei cittadini di oggi e di quelli di domani.