Discussione generale
Data: 
Giovedì, 15 Novembre, 2018
Nome: 
Emanuele Fiano

Mozione 1/00072

Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, la nostra mozione muove dal fatto che il Parlamento europeo il 25 ottobre scorso ha preso coscienza della crescita di un fenomeno. Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione, la 2018/2869, sull'aumento della violenza neofascista in Europa e ha preso atto, con questo documento, della mancanza di un'azione seria nei confronti dei gruppi neofascisti e neonazisti, mancanza di azione che ha permesso il verificarsi di un'attuale impennata xenofoba in tutta Europa.

Il Parlamento europeo ha manifestato la sua preoccupazione, nel documento approvato, per la crescente normalizzazione del fascismo, del razzismo, della xenofobia e di altre forme di intolleranza nel seno dell'Unione europea ed anche il suo turbamento per un aspetto specifico, quello di notizie di collusione di leader politici europei, di partiti politici e anche di forze dell'ordine con neofascisti e neonazisti, in alcuni Stati membri. Forse, a questo scopo, vale la pena di ricordare la recente inchiesta in Germania, riguardante le attività di alcune delle forze dell'ordine e dei servizi di sicurezza di quel Paese.

La risoluzione mette in guardia dal fatto che nessun Paese europeo è immune dalla verifica di una crescente minaccia dell'estremismo violento di destra; vi è un riscontro numerico, in questi ultimi cinque anni, dell'aumento di queste aggressioni, dell'aumento di questa violenza. I parlamentari europei hanno anche, ovviamente, sollecitato un'attenzione specifica per i nuovi mezzi di diffusione dell'odio e dell'incitazione alla violenza, in particolare attraverso gli strumenti della rete web.

Dunque, c'è una presa d'atto, del Parlamento europeo, di un fenomeno che interessa anche l'Italia. Recentemente, il Senato della Repubblica ha istituito una Commissione per il controllo e per l'indirizzo parlamentare sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione all'odio e alla violenza. Giova forse ricordare le parole con cui Liliana Segre, sopravvissuta ebrea alla mattanza di Birkenau, ebrea italiana, senatrice della Repubblica, senatrice a vita della Repubblica, ha sottolineato, prima firmataria, l'avvio dei lavori, l'approvazione della legge, di questa Commissione: un ricrescendo di una marea di razzismo e di intolleranza che va fermata in ogni modo; e ha sottolineato come occorra lavorare contro - dice Liliana Segre, e non potrei essere più d'accordo con lei per l'uso di queste parole - la fascistizzazione del senso comune che sta appena un gradino sopra l'indifferenza che ottant'anni fa ha coperto di vergogna l'Italia fascista.

Io sono di ritorno, signora Presidente - voglio dare una dimensione europea delle cose che sto dicendo - da un viaggio compiuto da alcuni parlamentari della Repubblica e da alcuni deputati, qui vicino a me c'è Marco Di Maio che con me era in questo viaggio, dopo averne fatti molti altri, da una visita di studio al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau dove 1.200.000 ebrei, omosessuali, oppositori dei regimi fascisti e nazisti, testimoni di Geova, disabili, furono prima gasati e poi bruciati. Fa impressione che, nella manifestazione che si è svolta pochi giorni fa in Polonia, come già l'anno scorso, nell'anniversario della fondazione di quello Stato, della nascita di quello Stato polacco, che, in quel Paese, dove tante persone furono gasate e poi bruciate in ragione della colpa di essere nate - una manifestazione che ha visto anche la partecipazione del movimento neofascista italiano Forza Nuova - fa impressione, dicevo, che abbia potuto recare, tra gli slogan che si sono sentiti, slogan di carattere razzista, xenofobo, antisemita anti-islamista. Questo era già successo lo scorso anno; e abbiamo dunque una dimensione europea di quello che sta succedendo.

Fa altresì molta impressione a chi vi parla, e ai miei colleghi del Partito Democratico, che un ministro di questa Repubblica, membro dell'attuale Governo, il Ministro Fontana, come prima di lui il leader del suo partito Matteo Salvini ma quest'ultimo nel corso dalla campagna elettorale, oggi il ministro Fontana nella sua veste di ministro della Repubblica, abbia segnalato come tra le leggi da cancellare vi sarebbe anche la legge Mancino, la legge che in Italia dagli anni Novanta vieta la propaganda e l'istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa.

La domanda che faccio ai colleghi, perché immagino mi verrà rivolta: ma è vero che in questo Paese vi sia un rigurgito di violenza fascista, neofascista, neonazista? Ci sono molti, moltissimi episodi da segnalare, che sono ovviamente quasi tutti all'attenzione delle forze dell'ordine o degli inquirenti. Ce ne sono veramente tanti. Anche nel corso di quest'anno posso ricordarne alcuni: il 13 gennaio al bar Eden di Napoli, mentre era in corso un incontro organizzato dall'associazione Sipes con il mondo rom, i fascisti di Forza Nuova hanno fatto un'irruzione nel locale, hanno distrutto le attrezzature, scaraventato a terra l'organizzatrice dell'evento, Antonella Fabbricatore, che è rimasta ferita.

Qualche giorno prima, il 12 gennaio, a Genova una trentina di attivisti di Casa Pound Italia (ricordo che gli stessi si autodefiniscono “i fascisti del terzo millennio”) hanno aggredito un ragazzo che insieme ad altri stava affiggendo manifesti antifascisti in piazza Tommaseo. Qualche giorno prima a Spinetoli, in provincia di Ascoli Piceno, una palazzina che avrebbe dovuto ospitare un gruppo di migranti era stata data alle fiamme, e secondo gli inquirenti l'incendio è da collegare alle manifestazioni di estrema destra, proprio contro l'arrivo degli stranieri, che si sono svolte nel centro marchigiano. L'elenco è veramente lungo; e io penso che dovrebbe preoccupare ognuno di noi, perché qui noi non trattiamo della divergenza tra le nostre idee, ma degli strumenti con i quali si possono affermare le nostre idee.

Anche i giornalisti che in Italia si occupano di certificare, testimoniare, illustrare, di fare cronaca sugli episodi ascrivibili ad organizzazioni del mondo neofascista sono oggetto continuo di minacce. Voglio ricordare qui il giornalista di Repubblica Paolo Berizzi, autore recentemente di un volume che si chiama NazItalia, e che appunto illustra le vicende che riguardano i movimenti e le organizzazioni politiche dell'estrema destra neofascista, il quale è stato oggetto per l'ennesima talvolta di minacce, e ovviamente a lui va la nostra vicinanza: sul portone di casa sua sono comparse scritte, dopo che l'anno prima avevano cosparso di scritte inneggianti al neofascismo la sua macchina.

In Italia vi sono molti movimenti che si rifanno all'attività o al pensiero neofascista: Forza Nuova, Casa Pound, Fronte Skinhead… Alcuni di loro non fanno affatto velo di rifarsi all'ideologia che precorse e costruì il regime fascista nel nostro Paese. Io penso (questa è da sempre la mia opinione) che i periodi di difficile situazione economica e sociale siano il bacino ideale per quei movimenti che fanno dell'ideologia dell'estrema destra o del richiamo alle ideologie del fascismo e del nazismo il terreno migliore di coltura, con il quale essi istigano a considerare che solo un'appartenenza a quel blocco ideologico sia la risposta alle questioni sociali che tutti noi abbiamo sott'occhio.

La questione non è purtroppo neanche solo europea. Voglio ricordare qui un terribile attentato, il più grave nella storia degli Stati Uniti, che recentemente, il 27 ottobre di quest'anno, a Pittsburgh ha visto un fanatico religioso dell'estrema destra bianca suprematista degli Stati Uniti sparare e produrre diverse vittime nella sinagoga della città americana. Questa mozione non nasce dunque da una sensibilità unicamente italiana, e la manifestazione, il corteo di Varsavia di cui prima vi ho parlato lo dice con grande chiarezza.

Noi possiamo discutere delle nostre diverse opinioni sul futuro dell'Europa, sulle necessità di cambiamento dell'Europa, sulle diverse attitudini verso le politiche economiche che debba avere l'Unione europea, sulle scelte di investimento, su quali politiche sociali, su quali politiche impiegare anche nei confronti dell'immigrazione; ma io spererei che in questo Paese si creasse, ora e per sempre, un fronte comune capace di individuare un limite invalicabile nell'uso della violenza e dell'aggressione nel nostro tempo. Si badi, io non sono tenero con nessuno tipo di violenza: sono sempre, o cerco di essere sempre, e noi come partito e come gruppo parlamentare cerchiamo di essere sempre i primi a condannare qualsiasi forma di violenza, venga da chi si nutre di ideologie estremiste di destra o di ideologie estremiste di sinistra; e prevengo le domande di coloro che mi dicono, come mi hanno detto quando discutemmo nella scorsa legislatura di una legge che portava la mia prima firma, che noi siamo capaci solo di occuparci dei fenomeni risalenti all'ideologia fascista, pensando che io mi dimentichi o che noi ci dimentichiamo che il secolo scorso ha visto un'altra forma di totalitarismo, e cioè il comunismo sovietico. Noi non ce ne dimentichiamo affatto: non siamo affatto dimentichi del fatto che ogni ideologia totalitarista vada combattuta; ma stiamo analizzando un fenomeno che attraversa l'Europa in questo momento, e che ha una dimensione numerica… Qui, Presidente, io 30 pagine di episodi di violenza neofascista degli ultimi cinque anni, 30 pagine riportate in diversi siti molto facilmente ritrovabili sulla rete: ascrivibili al movimento Casa Pound, ascrivibili al movimento di Forza Nuova, ascrivibili al Movimento Veneto Skinhead. Voglio ricordare che in questo momento è sotto inchiesta una formazione politica neonazista che si chiama I dodici raggi, che ha sede nella provincia di Varese, la cui scoperta si deve peraltro per l'appunto al giornalista Paolo Berizzi, che è stata messa sotto inchiesta appunto per il richiamarsi a quell'ideologia, per la diffusione di idee razziste, e anche per altre tipologie di reato.

Dunque noi parliamo di un tema che sentiamo vivo, reale. È possibile che vi sia un'unanimità di consensi sul fatto che la violenza dei gruppi che si richiamano al neofascismo sia da combattere, prima di tutto con le forme della cultura e dell'informazione e dell'educazione a ciò che è stata la storia del nostro Paese e del nostro continente? Alcuni pensano che le vicende di grande difficoltà economica e sociale che il continente sta attraversando per alcuni versi richiamino ciò che è successo in questo continente 100, o 90, o 80 o 70 anni fa, e che dunque vi sia un richiamo, nella crisi dei Paesi, delle società, delle strutture sovranazionali, delle ideologie, dei sistemi sociali, vi sia un parallelo tra ciò che accadde allora e ciò che accade per alcuni versi oggi. Io sono contrario a pensare che la storia si ripeta uguale, sono contrario a pensare che l'Italia sia (perché sarebbe una follia pensarlo) alle soglie di una dittatura, o che noi rischiamo che la democrazia non regga; ma sono invece favorevole ad ascoltare i segnali di pericolo. Ogni giorno ci giunge un segnale di questo tipo: sentiamo ogni giorno notizie di tentativi di modificare il racconto della storia, ogni giorno sentiamo notizie di offese o di minacce o di insulti. Segnalo peraltro a lei, gentile Presidente, che era presente ieri quando il collega Enrico Borghi ha segnalato alla Presidenza che una minaccia ci era arrivata proprio nel corso dello svolgimento del question time, ieri, una minaccia scritta in maniera molto concreta a tutto il gruppo parlamentare del PD e alla persona in particolare di Enrico Borghi, che in questo momento è negli uffici della Polizia di Stato a denunciare il proprietario di quell'account da cui sono giunte le minacce a noi, quel signore è stato individuato e, peraltro, la sua individuazione recherà qualche sorpresa, quel signore sembra mostrare una certa simpatia per le ideologie naziste.

Ma dicevo, ogni giorno noi sentiamo crescere - qualcuno avrebbe detto un tempo - voglia di menare le mani, ma comunque sentiamo crescere la cronaca degli episodi che riguardano attività di movimenti neofascisti. Penso a Sondrio, pochi giorni fa, insulti razzisti, calci e pugni, un senegalese in ospedale; penso a una aggressione squadristica a Lanciano; penso a minacce di morte ad un sindacalista della CGIL, parlo sempre dell'ottobre di quest'anno, dopo che un suo post è stato segnalato o condiviso su una pagina di CasaPound; penso ad una recente attività di denuncia della polizia, a Brescia, di appartenenti al Brixia Blu Boys per il tema delle ronde neofasciste in divisa e manganello; penso anche ad alcune manifestazioni, che forse qualcuno potrebbe chiamare manifestazioni di costume, forse ne parlerà dopo il mio collega Di Maio, che sono però preoccupanti: recentemente, a Predappio, una manifestazione annuale che si svolge ogni anno in quella data, ha visto una signora, una funzionaria o segretaria di una sede locale di Forza Nuova esporre una maglietta con scritto “Auschwitzland”, nel modo irridente, o forse lei sperava che fosse comico, la signora ha detto che quello è orrore nero, no, quella è un'infamia vergognosa, e cioè l'idea di ridurre la storia del più grande cimitero ebraico della storia e della più grande macchina di sterminio della storia del secolo scorso ad un luogo di divertimento, ad un luogo di gioco.

Dunque noi siamo di fronte ad una segnalazione non di alcuni episodi, ma di centinaia di episodi, a volte ascrivibili ad organizzazioni e movimenti ben identificabili, altre volte non ben identificabili. In alcuni casi ad episodi la cui gravità è sotto gli occhi di tutti, pochi mesi fa, ormai qualche mese fa, un anno, abbiamo visto cosa è successo a Macerata, dove persona che oggi per fortuna è ristretta alle nostre carceri, sottoposta ad inchiesta per reati gravissimi, è uscita in strada per sparare a degli immigrati il cui colore della pelle evidentemente ha attirato la sua attenzione. C'è un archivio di tutti questi episodi ed è impressionante, suggerisco la visione di questo archivio perché neanch'io ero a conoscenza della mole di questi episodi.

Che cosa chiediamo noi, dunque, di fronte a questo tema? Chiediamo che vi sia un contrasto di queste attività, un contrasto reale però, non fatto di battute, di selfie, di risolini, o di sostenere che esistano problemi più gravi per il Paese. Ci sono sempre problemi più gravi per il Paese, ci sono sempre problemi sociali, di bilancio, di investimento, di struttura di questo Paese, su cui concentrare la nostra attenzione. Ma quando qualcuno con l'uso della violenza vuole richiamare la propria distanza dal tessuto democratico, che noi abbiamo costruito e nel quale viviamo, noi dobbiamo ascoltare quella campanella d'allarme.

Molti comuni, nella recente stagione, molti consigli comunali italiani, hanno votato una risoluzione consiliare, una deliberazione consiliare, volta negare l'uso degli spazi pubblici a quei gruppi, anche richiamantisi all'ideologia neofascista o neonazista, che non firmino un documento di adesione incondizionata alla nostra Costituzione.

Sono grato a quei comuni che l'hanno fatto, perché non ci debbono essere dubbi, non ci possono essere fuoriuscite dal confine e dal dettato della nostra Costituzione, la quale, già, di per sé, alla XII disposizione transitoria e finale, ricorda il divieto di riorganizzazione del partito fascista; e dopo la Costituzione noi abbiamo avuto, nel 1952, la legge Scelba, che a quella disposizione si richiama nell'incipit del primo articolo e che vieta le forme dell'apologia di quelle ideologie fasciste; e poi abbiamo avuto la legge Mancino, che per l'appunto estende questa volontà di contrastare la possibilità di diffusione di quelle ideologie e di ogni ideologia razzista o discriminatoria. È un punto molto grave che un esponente di questo Governo abbia pensato proprio di voler cancellare quell'aspetto del nostro ordinamento.

E dunque noi chiediamo, poi, di adottare delle iniziative, che possano prevenire e contrastare la diffusione della propaganda ideologica basata sull'odio. In questo noi pensiamo che il Governo, il Parlamento tutto, ma ovviamente poi il Governo, l'Esecutivo, debba predisporre delle campagne sistematiche, informative ed educative, nell'ambito scolastico, e che debba contrastare ogni forma di violenza e di intolleranza nei confronti di qualunque minoranza, riconducibile alla ricostituzione di organismi politico-ideologici aventi come patrimonio ideale il disciolto partito fascista.

In Italia esiste un gruppo neofascista che si chiama Lealtà Azione, che si richiama, nell'incipit della sua costituzione, del suo sito e delle sue pagine web, a Leon Degrelle, ufficiale nazista belga, difensore dell'ideologia sterminazionistica nazista. È possibile questo in un Paese democratico? È possibile in un Paese che è sorto dal sacrificio della guerra di liberazione partigiana e dell'aiuto grandissimo che i Paesi alleati hanno dato a noi per liberarci da quel gioco?

Noi chiediamo anche che vengano adottate - immagino che questa, rivolta a questa maggioranza, sia un'invocazione retorica - iniziative normative, che possano sanzionare anche l'utilizzo della simbologia fascista. Questo è stato oggetto di un nostro dibattito negli anni scorsi, che è stato ridotto all'idea che qui qualcuno volesse semplicemente vietare le bottiglie con l'effigie di Mussolini o gli accendini con l'effigie di Mussolini o il fatto che qualcuno potesse liberamente a casa sua vere il busto di Mussolini o quello di Hitler sul comodino, non è questo l'oggetto della nostra ricerca. La nostra è una preoccupazione dovuta alla diffusione di sentimenti e di manifestazioni di odio, di violenza, di discriminazione, di aggressione. Non lo diciamo noi, questa volta, non lo diciamo noi che questi fenomeni sono in aumento, non è nostro il grido di allarme, è del Parlamento europeo, non di un Paese, non di un solo partito, è di un Parlamento, peraltro in parte corroborato dal fatto che il Senato della Repubblica abbia voluto, su iniziativa della senatrice a vita, Liliana Segre, istituire quella Commissione.

Io ho una storia particolare familiare e so che, ogni volta che parlo di questi argomenti, si pensa che io lo faccia perché vi è un cruccio personale nel ricordo del sacrificio della mia famiglia, o che io abbia un motivo in più rispetto ad altri di pensare a forme, come dire, di vendetta nei confronti di coloro che si rifanno a quelle ideologie che portarono a quell'eccidio della mia famiglia, a quella estinzione della mia famiglia, del ramo paterno della mia famiglia. Non è così, faccio queste affermazioni a mente lucida, credo che la storia debba insegnarci che i fenomeni vanno ascoltati prima che diventino pericolosi. E penso che chi oggi ha le leve della maggioranza, chi giustamente e legittimamente vive del consenso maggioritario degli elettori italiani, abbia una responsabilità in più rispetto a noi. Penso che, per esempio, per un ministro, vestire una maglietta tipica dei movimenti neofascisti italiani sia una vergogna.

Penso che considerare la battaglia contro le ideologie totalitarie o il richiamo alle ideologie totalitarie e a quelle fasciste che in Italia operarono, pensare che questa sia una battaglia di pochi reduci dell'antifascismo o di pochi giovinastri dei centri sociali sia un gravissimo errore, perché non si capisce la profondità del fenomeno che è in corso. Se si risponde che costoro sono pochi non importa; quei pochi vengano ricondotti al rispetto della storia di questo Paese, vengano ricondotti al fatto che la libertà e la democrazia non sono della sinistra. Non le vogliamo come nostro patrimonio particolare, ma le vogliamo come patrimonio di tutte le forze parlamentari che qui sono espresse. Dovrebbe essere e deve essere una battaglia comune, quella contro i segnali di un aumento dei fenomeni di violenza neofascista. Se non sarà comune questa battaglia, se anche oggi in quest'Aula - e ascolterò con attenzione i colleghi che interverranno - ci verranno contrapposte altre battaglie ideologiche, pensando che noi abbiamo un pallino o una moda antifascista, che noi pensiamo di vivere ancora con la testa rivolta a settant'anni fa, settantacinque anni fa, ottant'anni fa, vi sbaglierete gravemente. Noi lo facciamo nell'interesse del Paese e non nell'interesse di una parte. La democrazia e la libertà vanno difese ogni giorno, perché non sono valori stabili e per sempre.