Illustrazione
Data: 
Lunedì, 7 Ottobre, 2019
Nome: 
Vincenza Bruno Bossio

Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, che cos'è il 5G, ci dobbiamo chiedere: è semplicemente la nuova frontiera degli standard per le connessioni dei dispositivi mobili, dopo il 3 e il 4, capace di assicurare una velocità di download e upload molto elevata rispetto agli standard precedenti? Ma è solo questo? È solo una quinta generazione? No! Crediamo che il 5G sia soprattutto una tecnologia abilitante non solo per l'ampiezza di banda ma soprattutto per la bassa latenza, ovvero i tempi di risposta, che permette di sviluppare quelle soluzioni innovative di utilizzo della rete Internet che favoriscono lo sviluppo del Paese e si colloca, quindi, come driver dell'innovazione all'interno dell'ecosistema digitale mondiale.

Siamo partiti da questo per elaborare la mozione predisposta dai gruppi parlamentari di maggioranza. Lo dico perché la mozione Cunial ed altri n. 1-00183 costituisce una sorta di documento ideologico di luddismo antitecnologico, un po' come i no-vax, facendo leva sul legittimo sentimento di preoccupazione della popolazione rispetto a una materia su cui la maggior parte dell'opinione pubblica non ha, purtroppo, piena consapevolezza. Non a caso nelle premesse della nostra mozione siamo partiti dai dati illustrati dall'istituto superiore di sanità che sono stati presentati proprio nell'ambito dell'indagine conoscitiva presso la IX Commissione per evidenziare come l'esposizione delle persone ai campi attualmente utilizzati per le telecomunicazioni sono molto inferiori ai limiti di esposizione fissati per prevenire gli effetti termici. Dunque, per l'istituto superiore di sanità non vi è motivo di ritenere che le esposizioni delle persone aumenteranno significativamente.

Non a caso nella nostra mozione chiediamo al Governo di proseguire nell'approfondimento degli studi e delle ricerche sull'elettromagnetismo - tra l'altro, le tecnologie di comunicazione radio e non solo il 5G - accompagnandolo con adeguati iniziative, però, istituzionali di comunicazione, volte a soddisfare questa esigenza di informazione chiara ed esaustiva. Così come chiediamo che ci sia un adeguato monitoraggio rispetto all'inquinamento elettromagnetico. Al tempo stesso con quest'atto di indirizzo chiediamo al Governo di tenere in considerazione la valenza dello sviluppo tecnologico in atto nel settore delle telecomunicazioni come opportunità di crescita e competitività che tale sviluppo offre al Paese.

Lo sviluppo del 5G si inserisce in una strategia europea condivisa. La stessa neopresidente della Commissione europea ha incluso la definizione di standard comuni per il 5G tra gli obiettivi principali sulla governance digitale del nuovo corso dell'Europa. Nel 2018 l'Italia ha proceduto, anche in anticipo rispetto al resto dei Paesi, ad assegnare le bande di frequenza, generando introiti pari a 6 miliardi 550 milioni di euro, importo nettamente superiore ai 2 miliardi e mezzo di euro previsti nella legge di bilancio 2018. Ma ancor prima, nel periodo 2008-2017, mentre gli altri investimenti dell'economia italiana si sono contratti gli investimenti nel settore delle telecomunicazioni sono cresciuti del 10 per cento.

Troppo spesso leggiamo che l'Italia è in ritardo sul digitale: incominciamo a sfatare questo dato. Sulle reti italiane non siamo in ritardo. Infatti, per quanto riguarda le reti fisse, dal 2014 ad oggi l'Italia, che aveva un ritardo di oltre 20 punti, ha completamente colmato questi ritardi, ed oggi le reti a 30 megabit al secondo sono in linea rispetto alla media europea. Così con la copertura del 4G: l'Italia è al 98 per cento, la Francia al 97, la Germania al 95.

Ma abbiamo detto che il 5G è una tecnologia abilitante delle innovazioni dell'ecosistema digitale. Sicuramente; ma è anche la prima generazione che consente la convergenza fisso-mobile, e riesce in questo modo ad arrivare al più ampio numero di persone. L'altro elemento caratteristico del 5G, oltre alla velocità, è soprattutto la bassa latenza, ovvero i tempi di risposta al comando dato all'oggetto connesso: perché appunto il 5G riguarda la connessione non solo tra le persone, ma tra le cose e tra le cose e le persone. Pensiamo all'ipotesi delle auto connesse, come esempio più concreto e più specifico: il tempo che trascorre tra quando un sensore per la strada indica lo stop e il tempo in cui l'auto effettivamente si ferma; senza il 5G non sarebbe possibile. Il 5G quindi, unito all'intelligenza artificiale e all'Internet delle cose, può cambiare in meglio la nostra vita quotidiana, esattamente il contrario delle preoccupazioni espresse nella mozione Cunial ed altri n. 1-00183. Facciamo qualche esempio su tre cose fondamentali della nostra vita quotidiana.

La sicurezza. La tecnologia 5G potrà essere usata in maniera efficace, e non come adesso, per la trasmissione di video ad altissima risoluzione fatta da droni che sorvoleranno aree sensibili o inaccessibili in caso di calamità naturali. Città intelligenti: i sensori Internet of things in determinati punti della città comunicheranno in tempo reale ad una centrale operativa i dati rilevanti sul traffico, sulla, mobilità, sull'illuminazione.

Per non parlare della medicina: non solo sull'applicazione sulla telechirurgia, ma soprattutto, anche in conseguenza dell'aumento dell'età media della popolazione, la capacità di garantire a tutti tecniche diagnostiche e terapie avanzate in tempo reale. Così come interviene il 5G su “Impresa 4.0”, garantendo la possibilità che i sistemi interconnessi possano interagire rapidamente l'uno con l'altro. Partendo da questi presupposti, la portata dell'avvento del 5G è potenzialmente enorme, e tutti gli operatori internazionali stanno lavorando attivamente. Lo scontro anche fra USA e Cina altro non è che il primato sulla tecnologia 5G. E noi che facciamo? Per la prima volta sull'innovazione potremmo essere in vantaggio rispetto agli altri Paesi, grazie appunto all'asta che è stata svolta sulle frequenze, migliorando i dati economici, ma soprattutto migliorando la vita delle persone e riducendo i rischi; ed invece rischiamo, o dovremmo rischiare di essere bloccati per allarmi lanciati da luddisti della venticinquesima ora sugli impatti del 5G sulla salute, fondati su argomenti ampiamente smentiti.

Voglio rapidamente introdurre le specifiche obiezioni. Si dice: le radiofrequenze utilizzate in tecnologia 5G sarebbero inesplorate. Non è vero: il 5G non fa uso di radiofrequenze ignote. Gli effetti delle radiofrequenze fino a 300 gigahertz, incluse quindi anche quelle utilizzate dalle reti 5G, sono oggetto di studio da oltre quarant'anni, e considerati non dannosi entro i limiti di densità di potenza stabilita a livello mondiale ed europeo. Le evidenze scientifiche, che costituiscono la base di ogni considerazione relativa agli effetti delle radiazioni non ionizzanti, sono valutate dalla Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni, che lavora in stretto contatto con l'Organizzazione mondiale della sanità. Dunque non risponde a verità sostenere che ci si trovi di fronte ad una grave e sottostimata situazione di pericolo per la sanità pubblica, in quanto la ricerca scientifica internazionale, con la partecipazione di numerosi autorevoli scienziati italiani, ha posto e continua a porre grande attenzione sul tema e non ha certo sottostimato la questione, mentre gli esiti di altre ricerche non hanno avuto lo stesso riscontro scientifico.

In più, non dimentichiamo che non solo a livello nazionale la materia dei limiti di emissione è stata già inserita in una regolamentazione nella legge n. 36 del 2001 e nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del luglio 2003, ma a livello europeo l'Italia, la Bulgaria, la Polonia e il Belgio, sia pur con diversità, hanno adottato per l'esposizione ai campi elettromagnetici un limite pari a 6 volt per metro, laddove tutti gli altri Paesi si attestano in media su limiti che oscillano tra i 41 e i 58 volt per metro.

Poi c'è l'altra tesi, che asserisce con certezza (l'ha appena presentata la collega) che le radiofrequenze siano cancerogene, e si fa riferimento al Programma nazionale di tossicologia degli Stati Uniti e all'altro dell'Istituto Ramazzini. Bene: questi studi sono stati anche presi in considerazione dalla Commissione, dall'ICNIRP, però entrambi gli studi hanno incongruenze e limitazioni che influenzano l'utilità dei loro risultati per la definizione di linee guida sull'esposizione, ed entrambi devono essere considerati poi nel contesto di ricerca di cancerogenicità su animali e persone.

Veniamo ora a commentare la posizione anche dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. L'Agenzia nel 2011 ha classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza come possibilmente cancerogeni per l'uomo nella più bassa tra le categorie per le quali è plausibile un ruolo dell'agente in studio nella cancerogenesi. Questa valutazione si fondava essenzialmente su una limitata evidenza epidemiologica di aumenti di alcune forme tumorali, soprattutto per soggetti che avevano fatto uso di telefoni mobili. Ecco, io credo che questo sia un altro elemento che dobbiamo sottolineare: i livelli di esposizione realisticamente associati alle antenne fisse sono molto inferiori in ordine di grandezza a quelli imputabili all'uso dei cellulari.

Vi è poi un'ulteriore analisi condotta dall'ICNIRP sulle implicazioni di questi studi per la salute umana e per le norme di protezione, ed ha concluso che entrambi gli studi non presentano evidenze consistenti, affidabili e generalizzabili che possano essere utilizzate come base per condurre una revisione dei limiti di esposizione attualmente raccomandati a livello internazionale. E consideriamo appunto che l'esposizione prevista per l'Italia è molto più bassa dei limiti internazionali.

In ultimo, il documento prodotto nel 2018 dal Comitato scientifico dell'Unione europea su salute, ambiente e rischi emergenti. Il documento non sviluppa analisi né esprime valutazioni, ma si limita a fornire argomenti per richiamare l'attenzione della Commissione su problematiche emergenti, cosa che in questa nostra mozione noi richiamiamo. Ed in più, la sezione relativa ai campi elettromagnetici del documento del Comitato non è relativa agli effetti sugli uomini, ma a potenziali effetti sull'ambiente naturale dei campi elettromagnetici.

Concludendo, è evidente che, sulla scorta di tali considerazioni, le richieste di sospensiva dell'esercizio delle reti 5G e in generale le preoccupazioni per la loro diffusione non siano fondate su motivazioni oggettive. Anzi, il quadro delle conoscenze che ho appena descritto fornisce non solo importanti rassicurazioni, ma soprattutto solleva il tema di quanto sia effettivamente conosciuto e compreso; e quindi fortemente auspicabile, ed è quello che chiediamo anche nella nostra mozione, la diffusione da fonti indipendenti ed accreditate di informazioni scientifiche corrette e complete, onde evitare di allarmare inutilmente i cittadini. Io direi che vi è esattamente invece un problema opposto: dobbiamo accelerare la realizzazione del 5G, anche sostenendo l'iniziativa dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che nella riunione del dicembre 2018 ha deliberato di inviare una segnalazione per superare gli ostacoli relativi all'installazione di impianti di telecomunicazione mobile presenti nelle normative locali.

Dunque, credo allora che il Governo dovrà impegnarsi, innanzitutto, a tener conto dello sviluppo tecnologico in atto nel settore delle comunicazioni e delle opportunità di crescita, ad adoperarsi nelle sedi più opportune, invece, facendo ricorso a interventi di tipo legislativo per rivedere e migliorare l'impianto normativo alla base della realizzazione delle infrastrutture di telecomunicazione. Perché dobbiamo decidere da che parte stare: dalla parte del declino o dello sviluppo. Io credo dalla parte del secondo e, in tal senso, accogliere l'appello che Jeremy Rifkin ha rivolto all'Italia e agli italiani qualche anno fa: “La rivoluzione digitale è comunicazione, energia, trasporti, città digitalizzate. Questa è la strada da prendere e voi italiani dovete farlo subito, sapete perché? Nessuno batte la creatività italiana, ma potete guidare questa rivoluzione soltanto se ne capirete l'importanza, perché è solo così che si batte il declino” .