Grazie, Presidente. L'intervento dell'onorevole Giaccone, che mi ha preceduto, è stato molto, molto illustrativo dell'insieme infinito di bonus che sono stati introdotti dal Governo Meloni. Quindi, mi evita di dover fare polemica di questo tipo, perché dire che siamo contro i bonus da parte di un Governo che non fa altro che introdurre dei bonus - anche il bonus Natale, che mi sembra non abbia citato - è abbastanza ridicolo. Noi non siamo favorevoli ai bonus e, soprattutto, non siamo favorevoli all'utilizzo dei bonus dentro al sistema fiscale, perché sono un modo non idoneo di affrontare un problema vero, che viene posto anche dalle mozioni dei colleghi, cioè il tema del sostegno dei redditi delle famiglie che stanno perdendo potere reale.
Non è un buon strumento il bonus dentro al sistema fiscale, perché è commisurato al reddito individuale e non al reddito della famiglia e perché difficilmente aiuta gli incapienti.
Ma quello che è successo - anche per una stratificazione successiva di interventi finalizzati a un proposito che condividiamo: la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro - è che adesso abbiamo un'IRPEF, la principale delle nostre imposte, in cui di bonus - e vorrei segnalare- non ce n'è solo uno, ma ce ne sono addirittura due e ci sono addirittura due detrazioni per lavoro dipendente. Queste quattro strane cose convivono, decrescendo al crescere del reddito, ma non dello stesso reddito, perché alcune decrescono al crescere del reddito complessivo, altre al decrescere del reddito del lavoro dipendente. Il bonus Renzi non va introdotto perché non è neanche stato abolito, è stato semplicemente trasformato, allargato, in parte riassorbito nelle detrazioni e attualmente si chiama trattamento integrativo.
Noi non vogliamo un sistema che non si capisce; un sistema che ha dei risultati che sono casuali.
Allora, invece, che promettere una riforma fiscale, che riforma fiscale non è, ma è mettere dei pezzettini per favorire ora questo ora quell'altro, in via temporanea, poi tornare indietro con degli effetti negativi, di cui dirò fra poco, noi vogliamo una riforma fiscale vera, vera che rimetta ordine in questa imposta fondamentale, per quanto riguarda il disegno del prelievo, con un'aliquota media che cresca in maniera delicata ma costante al crescere del reddito e che tutti, a parità di reddito, paghino la stessa imposta.
Questo sarebbe il principio di equità fondamentale, perché non è possibile avere le imposte che diventano un menu alla carta come quando vai al ristorante: uno si prende la braciola, quell'altro è vegetariano e si prende la cicoria.
Questo è quello che sta succedendo, con un effetto negativissimo, di cui sembrate non rendervi conto, e cioè che, a forza di portare fuori dei redditi dall'Irpef, noi abbiamo - ricordava prima il collega Bicchielli - le regioni e i comuni che stanno aumentando le addizionali Irpef. Ma quella è una cosa che va contro i lavoratori, perché tutti quelli che sono fuori dall'Irpef, non pagano l'addizionale Irpef. Ma vi sembra possibile che tutti i soggetti che non sono in Irpef, come ad esempio quelli che sono nel forfettario, i redditi di capitale, gli affitti per le case, tutti quei redditi, non diano un euro al proprio comune e alla propria regione, mentre gli altri lavoratori, dipendenti, pensionati, già sottoposti, unici, al prelievo progressivo, siano anche chiamati a sostenere i servizi per tutti? Ma vi sembra sostenibile? Ma di che cosa stiamo parlando? È di queste cose che dobbiamo parlare. L'erosione della base imponibile dell'Irpef e un andamento del prelievo che è totalmente casuale. E mi venite a dire che avete fatto interventi strutturali? Io insegno Scienza delle finanze, che vuol dire tasse, e scrivo ogni anno un aggiornamento. Spiegare cosa avete fatto dell'Irpef è stata una roba da maghi incredibile! Dite che avete messo la semplificazione. Vorrei che qualcuno di voi provasse a farsi una dichiarazione dei redditi: le aliquote legali sono 3, erano 4, ma le aliquote effettive, cioè quelle che ci dicono quanto varia l'imposta all'aumentare del reddito, nel vostro sistema, non sono 3, sono 7! E parlate di semplificazione! Parlate di semplificazione perché non sapete di cosa parlate! Sapete cosa succede adesso? Succede che, se un lavoratore con un reddito di 34-35.000 euro riceve un aumento di 100 euro al mese, sapete quanto si mette in tasca di quei 100 euro? Avete messo lì un'aliquota marginale di più del 56 per cento: prende 100 euro di aumento e se ne mette in tasca 44! Ma vi sembra un sistema con una logica?
Quindi noi chiediamo un intervento di riordino completo dell'Irpef, fatto con la testa, che segua un principio di equità. Ripeto: a pari reddito, si paga la stessa imposta, e l'imposta è progressiva per tutti. Questo è il punto essenziale. Nelle vostre proposte di interventi, fra l'altro, state facendo cadere l'imposta - che non riuscite a diminuire, perché la pressione fiscale rimane invariata - sempre di più sul ceto medio. E le differenze, all'interno dei lavoratori, non sono solo tra i lavoratori dipendenti verso gli altri, c'è un nuovo segmento su cui dobbiamo porre la nostra attenzione: quello dei lavoratori autonomi giovani con redditi bassi, per i quali il regime forfettario non è una manna, ma che pagano di più di quanto non pagherebbero se fossero nel regime ordinario. Bel risultato: i giovani, che entrano con lavori su piattaforma, con false partite IVA, prendono redditi bassi e pagano più imposte che se venissero assunti. Vi sembra normale questa cosa qua? Le assurdità e le ingiustizie, come vedete, sono molto complicate. La confusione e l'irrazionalità di questo sistema fiscale non sono tollerabili, per la sua profonda ingiustizia. Questo è il senso numero 1 della nostra mozione, che, ovviamente, non è stata accettata in queste parti dal Governo.
Dopodiché, il fatto di procedere così, per toppe e tappe, ha comportato dei problemi che anche i colleghi hanno richiamato e che anche il Governo, in parte, ha dovuto ammettere, ma con risposte stravaganti. Ne ricordo due. La prima è quella degli acconti: ieri ci è stato confermato, al nostro question time, che il Governo interverrà per evitare che nel 2025 si determini quello che si è già determinato nel 2024, e cioè che i contribuenti, lavoratori dipendenti, pensionati e lavoratori autonomi, siano chiamati a versare degli acconti eccessivi. Poi alla fine li restituiranno, ma è bello farsi dare intanto un prestito a tasso zero. Bene, il Governo dice che rimedierà per il 2025 a questo errore, ma intanto, nel 2024, chi ha dato, ha dato, e chi ha avuto, ha avuto. E poi, Sottosegretario, le ricordo che si rimedierà, ma bisogna rimediare oggi, non domani, perché da lunedì i CAF stanno cominciando a fare le dichiarazioni dei redditi e, quindi, il problema è urgente. Il fatto che voi diciate che andate dopo il DEF, è troppo, troppo tardi. Inoltre, ieri abbiamo chiesto precisamente: qual è stato l'effetto di questo acconto gonfiato sulle casse dello Stato? Quale sarebbe, nel 2025, se voi non interveniste? Di che copertura avete bisogno? Non ci avete risposto. Ma quando c'è un question time e i parlamentari interrogano il Governo, il Governo deve rispondere.
E l'interpretazione che avete dato, la cosiddetta interpretazione autentica, non sta né in cielo, né in terra, non ha niente a che vedere con la norma. E infatti, non risponde all'applicazione che, di quella norma, è stata data l'anno scorso. Ma come si può chiamare interpretazione autentica, solo per dire che è un problema minore? Non è un problema minore! Riconosciamolo e diamoci una mossa!
Secondo punto, la questione che richiamavano anche i colleghi: nel passaggio dall'intervento sul cuneo fiscale di tipo contributivo a quello fiscale, è venuto fuori questo effetto non voluto, per cui i contribuenti fra 8.500 e 9.000 euro hanno un ammanco di 1.200 euro. Bene, voi adesso avete bocciato l'impegno che chiedeva di intervenire su questo, però - ricordava prima la collega del MoVimento 5 Stelle - in Commissione avevate detto una cosa diversa: prenderemo in considerazione, vedremo cosa fare. Adesso abbiamo visto cosa volevate fare: assolutamente niente! Tutti gli effetti redistributivi dei vostri interventi, che qua sono stati tanto magnificati, ci dice l'Istat, sono stati i seguenti: guardando alle famiglie con almeno un lavoratore dipendente, la ripartizione del guadagno totale è, per più della metà, a beneficio di quelle appartenenti ai due quintili più ricchi della distribuzione dei redditi; nelle famiglie in cui non c'è un lavoratore dipendente, il beneficio è andato per il 71,7 per cento alle famiglie dei due quintili più ricchi. Begli effetti redistributivi!
Ma c'è un punto, su cui chiudo, Presidente, che è questo: non pensiamo di poter mettere una soluzione a una redistribuzione così squilibrata dei redditi, che ci viene detta dai dati sui salari e sul reddito reale delle famiglie attraverso il sistema fiscale. Il sistema fiscale può correggere un po', ma serve soprattutto per finanziare la spesa pubblica. Bisogna evitare che quelle diseguaglianze si formino. E allora, quando noi abbiamo, nel terziario, persone che lavorano mediamente 10-15 ore, che si portano a casa un reddito di 700 euro e che hanno un part-time involontario che arriva all'80 per cento, capite che il problema è il mercato del lavoro che non funziona? Cresce l'occupazione, certo. L'occupazione continuerà a crescere, se permettiamo di assumere persone senza pagarle.
Quando noi vi abbiamo detto salario minimo, abbiamo cominciato a porvi un problema che dice: sotto i 9 euro non è lavoro, ma è sfruttamento, e chi lavora deve avere il diritto di vedersi riconosciuto il trattamento economico complessivo dei contratti rappresentativi, non dei contratti pirata. Volete darci una risposta su questo? Se no, veramente, qui si raccontano tante storie, ma, forse, non si sa di che cosa si parla.