Discussione generale
Data: 
Giovedì, 17 Febbraio, 2022
Nome: 
Chiara Braga

Grazie signora Presidente. Signora sottosegretaria, colleghi, la mozione di maggioranza, che è oggetto della nostra discussione, affronta un tema di grande rilevanza qual è l'impatto della transizione ecologica su settori dell'industria pesante nel nostro Paese. Sappiamo che la strategia di crescita delineata dal Green Deal europeo mira a trasformare l'Unione europea nel primo continente a neutralità climatica nel 2050 e la transizione verde, in linea con gli obiettivi globali della lotta al cambiamento climatico, rappresenta una priorità, su cui l'Europa sta investendo attraverso anche le risorse del programma Next Generation EU. Il percorso verso la neutralità climatica pone l'Europa a fare da apripista, da pioniere, a livello globale nell'adozione di politiche di contrasto e mitigazione dei cambiamenti climatici.

Si tratta di una sfida, di una necessità e di una opportunità, che dobbiamo cogliere per modernizzare la nostra società, cambiare i nostri sistemi economici, ridurre le disuguaglianze e sostenere una trasformazione dei processi produttivi e del mercato del lavoro. Anche gli impegni italiani in questa direzione, nella carbonizzazione, sono naturalmente in linea con quelli europei, come l'obiettivo dell'azzeramento delle emissioni al 2050 e della riduzione del 50 per cento al 2030, così come quello di sviluppare sistemi energetici che puntino sempre di più ad un progressivo abbandono delle fonti fossili e all'aumento della generazione di energia da fonti rinnovabili, con degli obiettivi precisi, che già segnano e condizionano le nostre scelte, a partire dall'apporto di energie rinnovabili, come contributo alla generazione elettrica che dovrà raggiungere il 72 per cento nel 2030.

La transizione ecologica, quindi, è la strada giusta e necessaria per il futuro dell'Italia e dell'Europa, ma sappiamo anche che questa scelta comporterà conseguenze notevoli sul nostro sistema economico e sul tessuto sociale del Paese, con una rilevante riduzione, ad esempio, nell'occupazione dei settori ad alta intensità energetica, a partire da quelli che hanno ancora oggi una forte dipendenza dal consumo di combustibili fossili. Serve una grande capacità di governare questo processo, di porsi degli obiettivi ambiziosi, ma di non nascondersi gli elementi di complessità che questa transizione porta con sé, a partire dalla trasformazione radicale di intere filiere produttive, per noi fondamentali, fino alla necessità di tutelare e difendere il lavoro, che dovrà essere il pilastro sociale della transizione. Quindi, serve ed è indispensabile sapere coniugare la grande sfida climatica e gli obiettivi ambientali, su cui il nostro Paese ha fatto una scelta netta proprio qualche giorno fa, portando all'interno della Costituzione il grande valore della tutela dell'ambiente e dell'ecosistema con politiche che assicurino una transizione che sia socialmente inclusiva, per affrontare le ripercussioni sulle fasce sociali più deboli e sostenere nello stesso tempo la trasformazione del nostro sistema manifatturiero.

In questo quadro l'Europa ha messo in campo un'azione fondamentale, quella del pacchetto di riforme contro il cambiamento climatico, il piano Fit for 55 (pronti per il 55), cioè la riduzione delle emissioni del 55 per cento al 2030. Esso si compone di diverse iniziative legislative, che oggi stanno iniziando ad essere oggetto di discussione anche di questo Parlamento. Questi strumenti legislativi andranno a riorientare tutto il sistema dell'energia, interessando vari comparti produttivi e di consumo, dal mercato della CO2 a quello del gas, alle energie rinnovabili, all'infrastrutturazione per i carburanti alternativi, fino al tema della riduzione delle emissioni di metano nel settore energetico. Dentro questo pacchetto c'è una proposta, di cui stiamo discutendo proprio in queste settimane in Commissione ambiente, quella che prevede l'istituzione di un fondo sociale per il clima, il cui obiettivo è proprio quello di contribuire alla transizione verso la neutralità climatica, attraverso una serie di interventi nel settore dell'edilizia e dei trasporti e in relazione alla fissazione del prezzo del mercato del carbonio per questi due settori. Parliamo di risorse importanti, complessivamente 72 miliardi di euro, che vanno a finanziare per circa un decimo proprio il nostro Paese, in ragione anche della condizione particolare del nostro assetto produttivo e del bisogno di sostegno che molti settori hanno in questo senso. Accanto a questo strumento, l'Europa ha istituito, a partire dall'avvio del programma del Green Deal, un fondo per una transizione giusta, che dovrà aiutare i Paesi europei a fare fronte all'impatto delle trasformazioni sociali ed economiche. Anche qui stiamo parlando di risorse finalizzate a settori, ad aree territoriali ed a Paesi con una particolare difficoltà. Proprio nella fine dello scorso anno, sono stati presentati a livello europeo orientamenti specifici per aiutare i Paesi a elaborare ed attuare politiche che assicurino una transizione equa e inclusiva verso la neutralità climatica. Abbiamo citato alcuni di questi strumenti, ma sappiamo che ce ne sono altri, come il Meccanismo per una transizione giusta e il dispositivo per la ripresa e resilienza.

Su questo noi abbiamo discusso molte volte in quest'Aula. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza che il Governo italiano ha predisposto e sta progressivamente attuando identifica nella Missione 2, quella della transizione ecologica, uno degli asset fondamentali a cui sono destinate il 40 per cento di tutte le risorse finanziate dal programma Next Generation EU. In questa Missione ci sono già oggi politiche essenziali per accompagnare la trasformazione dei settori hard-to-abate della nostra industria, per favorire la transizione dal metano all'idrogeno verde, e saranno oggetto di bandi di attuazione particolarmente rilevanti nei prossimi mesi. Anche a livello nazionale l'ultima legge di bilancio ha messo in campo risorse, 150 milioni di euro a decorrere da quest'anno, per finanziare un fondo per il sostegno della transizione industriale, specificamente destinato all'adeguamento del sistema produttivo. Queste risorse dovranno essere messe a disposizione delle imprese, soprattutto di quelle che operano in settori ad alta intensità energetica, per lavorare sul tema dell'efficientamento energetico, il riutilizzo degli impieghi produttivi di materie prime e di materiali riciclati, e quindi accompagnando ad una trasformazione che non sarà indolore, non sarà banale e non sarà rapida, e che, accanto a politiche industriali finalmente orientate all'obiettivo della transizione, deve accompagnarsi anche a politiche di sostegno dell'occupazione e di formazione, capacità di fornire nuove competenze per settori produttivi che via via si dovranno sviluppare ed attuare.

Tra i molti settori produttivi oggetto di questa transizione ci sono naturalmente i grandi impianti industriali e i poli per la raffinazione di petrolio presenti sul territorio nazionale. Questa mozione mette a fuoco queste realtà, che sono un pezzo importante che deve essere accompagnato con una particolare attenzione ed anche con una specificità di strumenti dedicati a scongiurare il rischio di abbandono produttivo, di deindustrializzazione e di perdita dell'offerta di occupazione in territori che spesso manifestano anche difficoltà di competizione già oggi rispetto ad altri Paesi europei. Allora, dentro la legge di bilancio dello scorso anno, quindi del 2021, voglio ricordare che il Governo aveva già stanziato delle risorse proprio in questa direzione, assegnando al Ministero dello Sviluppo economico delle risorse per stipulare accordi con il settore della raffinazione e della bioraffinazione attraverso l'utilizzo di quota parte delle risorse che provengono dal gettito delle accise e dall'imposta sul valore aggiunto.

Purtroppo questa misura, prevista dalla legge di bilancio dello scorso anno, è rimasta del tutto inattuata, e questo è il primo impegno che con forza il Partito Democratico sente di dover rivolgere al Ministro Giorgetti, che non ha lesinato in questi mesi anche degli elementi di preoccupazione o di critica alla portata della sfida della transizione energetica. Bene, al Ministro Giorgetti diciamo di attuare delle norme che impegnano direttamente il suo Ministero e che mettono a disposizione del suo Ministero risorse per favorire gli investimenti proprio nelle regioni del Mezzogiorno da parte delle imprese che operano in questi settori, estendendo eventualmente anche queste risorse ad altri territori, potenziando questi strumenti, ma soprattutto attivandosi direttamente perché il Ministero dello Sviluppo economico, di concerto con quello della Transizione ecologica, che qui oggi è rappresentato dalla sottosegretaria Gava, porti alla stipula di accordi territoriali a sostegno di queste imprese.

Sappiamo anche che c'è bisogno di un di più di impegno a livello europeo. Molte delle risorse che oggi sono messe a disposizione hanno giustamente dei vincoli di destinazione; quelle del Piano nazionale di ripresa e resilienza non possono essere finalizzate a sostenere investimenti che in questo momento riguardano la dipendenza da fonti fossili. È un criterio che noi condividiamo perché la direzione di marcia deve essere molto chiara e non possono esserci ambiguità in questo senso, ma sappiamo che ci sono spazi e strumenti - pensiamo ai fondi della programmazione pluriennale dell'Unione europea - perché si attivi un fondo specifico per la decarbonizzazione ai settori produttivi che oggi hanno una dipendenza più forte, che dipendono da fonti fossili e che hanno necessità di un filone di investimenti e di strumenti dedicati, facendo in modo, ovviamente, che queste risorse possano integrarsi con i tanti altri strumenti di cui ho detto, che già sono stati messi in campo.

Accanto a questo e nel settore in particolare di cui parliamo oggi c'è l'attenzione che va rivolta al tema dell'utilizzo dei carburanti avanzati e innovativi a basso contenuto di carbonio, soprattutto in alcuni settori - penso al trasporto pesante, marittimo e dell'aviazione - per favorire lo sviluppo e la tenuta di questi settori, e anche una conversione che richiede tempi più lunghi di quelli ordinari previsti per la mobilità urbana o per la mobilità delle merci su ferro. C'è bisogno di adottare politiche, accanto all'innovazione tecnologica, anche per favorire la penetrazione di questi carburanti avanzati ed ecologici a sostegno di questi settori che hanno un fabbisogno del tutto particolare. E, accanto a questo, naturalmente, avviare un confronto serio, strutturale con il mondo imprenditoriale, le parti sociali e i rappresentanti dei settori più colpiti dai costi della transizione, favorendo politiche di riqualificazione, di formazione professionale, di aggiornamento delle competenze dei lavoratori.

La sfida della transizione ecologica e della trasformazione del nostro modello produttivo ovviamente si incrocia con questioni enormi, come quella energetica di cui stiamo discutendo. Per noi è fondamentale avere un grande elemento di realismo che ci guidi nelle nostre scelte, ma anche avere ben chiari quali sono gli obiettivi e la responsabilità nei confronti delle generazioni future. Dobbiamo accompagnare un processo di trasformazione energetica e produttiva cercando ovviamente di sapere e di tenere sempre a mente che la salvaguardia degli obiettivi climatici e ambientali è una condizione per lo sviluppo economico e anche per il benessere sociale anche nel nostro Paese. Non possiamo dimenticare come già oggi i cambiamenti climatici siano un elemento di incertezza e di instabilità per enormi settori della nostra produzione, delle nostre imprese, e mitigare e ridurre l'impatto di questi cambiamenti climatici è una responsabilità che è anche un grande valore economico, oltre che di carattere sociale ed etico.

Quindi noi chiediamo, insieme alla maggioranza, al Governo, in questa mozione, di compiere una serie di scelte e di azioni molto concrete, ma, più in generale, di farsi portavoce, di farsi promotore di un patto nazionale da attivare con i vari territori per costruire una politica industriale condivisa, che preveda anche una migliore allocazione delle varie fonti di finanziamento disponibili e che si ponga l'obiettivo di scongiurare la deindustrializzazione di aree e settori, favorendo, invece, la loro reindustrializzazione, il loro rilancio produttivo e la loro ripresa anche dal punto di vista occupazionale, cogliendo fino in fondo le opportunità di sviluppo e degli investimenti nelle tecnologie verdi attraverso i fondi del PNRR, ma anche attraverso una politica industriale che oggi deve mettere al centro il tema della transizione e della trasformazione del sistema manifatturiero italiano, che è un punto di forza imprescindibile e irrinunciabile per il nostro Paese.