La ringrazio, signora Presidente. Voglio ringraziare la Sottosegretaria Siracusano per l'ascolto e la serietà con cui ha lavorato per questo risultato importante per i cittadini e le cittadine delle aree interne. Presidente, oggi il Partito Democratico e le altre opposizioni unite presentano questa mozione perché ritengono che il Parlamento, il Governo, la politica debbano occuparsi di chi troppe volte viene dimenticato, dei cittadini delle aree interne che, diciamoci la verità, anche per quello che veniva detto prima, troppe volte sono letteralmente cittadini di serie B, con meno accesso alle cure, meno diritto all'istruzione, meno possibilità di muoversi con il trasporto pubblico, meno servizi, meno opportunità.
Noi, invece, riteniamo che lo Stato non debba arretrare in quei territori e, per questo, oggi siamo qui per chiedere al Governo di interessarsi con misure concrete, con atti concreti di quella che è una grande questione italiana ma è anche una grande questione europea. E lo facciamo in maniera totalmente differente da chi ogni giorno snocciola dati che poi non hanno alcuna aderenza con la realtà. Lo facciamo conoscendo quali sono i sentimenti prevalenti di quelle persone che oggi sono arrabbiate, sono deluse, hanno paura del futuro.
Presidente, ci sono due modi per affrontare la rabbia e la paura. La destra ne ha uno preciso: soffiare sul fuoco di quelle paure, alimentarle, cercando ogni volta un nemico. Un nemico che qualche volta può stare in alto, tante volte è stata la politica, ma qualche volta, anzi più di qualche volta, sta più in basso. Si scatenano, quindi, le guerre tra poveri, tra ultimi e penultimi, ma non si offre mai a quelle persone una soluzione vera di emancipazione, di crescita, di benessere. Noi, invece, anche con gli impegni di questa mozione proviamo a dare risposte a quelle paure, costruendo una nuova speranza con impegni concreti per questi territori che hanno contribuito e possono ancora contribuire allo sviluppo del nostro Paese.
E lo facciamo, Presidente, anche perché consapevoli che non c'è crescita senza aver ridotto divari e disuguaglianze per chi abita in quei territori. Divari e disuguaglianze che oggi per noi, per il Partito Democratico, hanno raggiunto livelli che non sono più accettabili dal punto di vista etico e, per questo, vanno combattuti. Persone e luoghi che vivono una delle più grandi emergenze italiane, quella dell'inverno demografico, non si fanno più figli, non ci sono più servizi e le persone, appunto, vanno via. Per affrontare questi problemi alcuni importanti strumenti erano stati individuati: dalla Strategia nazionale per le aree interne - oggi un po' ferma, anche a causa del Ministro Fitto - fino al PNRR. PNRR, di cui l'Italia è il maggiore beneficiario proprio per le diseguaglianze di cui parlavo prima, e che oggi si sta trasformando nella più grande occasione mancata della storia repubblicana.
Allora, oggi, Presidente, la sfida che questo Parlamento deve provare a cogliere con un linguaggio di verità è la seguente: come rendiamo conveniente per quegli abitanti la permanenza nei luoghi in cui nascono. E poi c'è un'altra sfida: come rendere conveniente per chi abita in un'area metropolitana scegliere di andare a vivere in un'area interna italiana. Questo è il punto, oggi. Ed ecco perché abbiamo deciso di presentare questa mozione. Ecco perché noi chiediamo con forza che il tema della sanità pubblica venga affrontato con serietà e come elemento prioritario da questo Governo che, anziché confondersi con le calcolatrici, dovrebbe capire che milioni di italiani rinunciano a curarsi perché costa troppo o perché per farlo sono costretti ad andare fuori regione.
E allora, Presidente, voglio raccontare due immagini che mi hanno colpito di recente, scene di vita reale dalle quali troppe volte la politica sembra distaccarsi. La prima è il dramma di alcune famiglie calabresi che ho incontrato che ringraziavano i medici cubani che oggi lavorano in quella regione, il cui personale sanitario è ridotto ai minimi termini; e senza quei medici la sanità di quella regione sarebbe ancora più in difficoltà. Per quanto riguarda l'altra, invece, Presidente, eravamo proprio insieme nella sua regione, in Umbria, a Città di Castello, dove c'erano dei manifesti enormi, dei “6 x 3”, in cui si promuovevano le visite private con tanto di offerta due al prezzo di una, come se fossimo in un supermercato. Ecco, questa idea di sanità, una sanità per pochi, che la destra sostiene con questa legge di bilancio, è un'idea totalmente inaccettabile. E quello che è ancora più inaccettabile è che quelle poche risorse che vengono investite vengono scambiate - addirittura - per una gentile concessione da parte di qualcuno e non per un diritto di quei cittadini del Mezzogiorno e delle aree interne, questa è la cosa ancora più incredibile.
Poi c'è il grande tema di come ci si sposta in queste zone, dove il trasporto pubblico è praticamente finito a Chi l'ha visto. La risposta è stata tagliare il Fondo perequativo infrastrutturale, 3,5 miliardi di euro che servivano per le nostre strade, le nostre ferrovie, le nostre reti idriche: bum, sparite, e sul TPL apprezziamo che la Sottosegretaria sia intervenuta cambiando il parere del Governo. Poi c'è la grande questione della fiscalità di vantaggio, per creare sviluppo e occupazione, e quindi anche lavoro. Sulle ZES è stato compiuto un disastro, si è ingarbugliato tutto, Decontribuzione Sud è sparita, non c'è uno straccio di politica industriale e rischiamo appunto di perdere migliaia di posti di lavoro nel settore dell'automotive. Noi chiediamo di incentivare lo smart working e di non smantellare Poste Italiane, esattamente come ha detto prima il collega della Lega. Peccato però, caro collega, che è proprio il Ministro Giorgetti della Lega che vuole privatizzare Poste Italiane, quindi dobbiamo essere conseguenti rispetto alle cose che diciamo.
Non possiamo lasciare sole le persone di quei territori, perché, se chiudono la scuola, il negozio di generi alimentari, il distributore di carburante, l'edicola, siamo all'eutanasia di un comune. Noi invece proponiamo incentivi per chi investe, incentivi economici per il personale sanitario, per il personale scolastico, un grande piano di assunzioni nella pubblica amministrazione per gli under 35 di questo Paese che non possono essere costretti ad andare via alla ricerca di opportunità altrove. Dobbiamo garantire a quelle ragazze e a quei ragazzi il diritto e la possibilità di restare nei luoghi in cui nascono.
E invece la risposta alla più grande emigrazione silenziosa degli ultimi 50 anni, Presidente - e concludo su questo -, è stata purtroppo l'autonomia differenziata. Un tempo c'erano i patrioti, oggi, Presidente, mi consenta, si distrugge la patria e ci si racconta anche che con questo provvedimento finalmente si determineranno i famosi livelli essenziali delle prestazioni, salvo poi scoprire che, alla fine, per definire i LEP, cioè i diritti, si utilizzerà proprio il criterio del costo della vita; per cui se abiti in un'area interna del Piemonte, della Lombardia, del Veneto, avrai meno diritti e opportunità di chi vive a Torino, a Milano e a Venezia; se fai l'insegnante a Caltanissetta o a Potenza, potrai essere pagato meno del tuo collega di Bologna, piuttosto che di Genova.
Per questo abbiamo raccolto le firme per il referendum e sfideremo il Governo anche su questo. Allora, Presidente, noi vogliamo dar voce oggi a 13 milioni di italiani troppe volte dimenticati, persone a cui è stato lentamente ma progressivamente tolto tutto, perché un giorno si chiude l'ospedale, un altro giorno l'asilo o la scuola, Internet non ci arriva perché non conviene al gestore, chiudono le grandi industrie e le piccole attività, che fanno posto a grandi centri commerciali che, dopo qualche anno, diventano vere e proprie cattedrali nel deserto. Questa è la vita reale degli italiani che abitano nelle aree interne del nostro Paese, non sono le fantasie delle opposizioni e, Presidente, è anche così che si alimentano la disaffezione e il disimpegno, che poi si traducono nell'astensione, non solo elettorale, ma anche di partecipazione a qualsiasi meccanismo decisionale.
E allora, chiudo, Presidente. Noi, il Partito Democratico e le opposizioni, al “me ne frego” di qualcuno anteponiamo il “me ne occupo”, e lo facciamo perché pensiamo che le aree interne del nostro Paese meritino protezioni e opportunità e che la politica abbia il dovere di proporsi come lo strumento di cambiamento della condizione di marginalità di questi territori, avendo l'ambizione di rendere finalmente protagonisti le cittadine e i cittadini di una nuova fase di crescita e sviluppo che questo Paese merita. Per questi motivi, Presidente, sarebbe un bel segnale se oggi il Parlamento tutto prendesse a cuore in maniera unitaria questa vicenda e affrontasse, finalmente, il tema delle aree interne come una priorità nazionale.