Discussione generale
Data: 
Martedì, 29 Novembre, 2022
Nome: 
Nicola Carè

Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, come ci ha di recente ricordato il Presidente Mattarella, l'Italia ha scelto di non avere Paesi nemici e lavora intensamente per il consolidamento di una collettività internazionale per garantire universalmente pace, sviluppo e promozione dei diritti umani.

Siamo spinti dal solenne impegno alla rinuncia della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. L'aggressione all'Ucraina da parte della Russia pone in discussione i fondamenti stessi della nostra società internazionale, a partire dalla coesistenza pacifica. L'inasprirsi del conflitto conduce soltanto ad accrescere l'odio, a negare le ragioni della libertà e della democrazia. Occorre ripristinare una rinnovata legalità internazionale. L'Italia ha condannato immediatamente e con assoluta fermezza l'aggressione russa all'Ucraina e siamo attivamente coinvolti, nell'ambito della NATO, a dare il nostro contributo per irrobustire la postura di deterrenza e difesa negli spazi orientali dell'area euro-atlantica.

Un conflitto come quello in corso ha inevitabilmente effetti globali. La comunità internazionale vede pesantemente messi in discussione i risultati faticosamente raggiunti negli ultimi decenni. Trovarsi nuovamente immersi in una guerra, che sta generando morte e distruzione e che non accenna a fermarsi, richiama immediatamente alla responsabilità. E l'Italia è convintamente impegnata a più livelli nella ricerca di vie di uscita dal conflitto, che portino al ritiro delle truppe occupanti e alla ricostruzione dell'Ucraina. Sono stati messi a repentaglio valori democratici e liberali dell'Occidente e l'Italia ha supportato l'Ucraina, sia politicamente sia materialmente, sin dalla prima fase dell'invasione, partecipando alle sanzioni nei confronti della Russia e con l'invio di aiuti militari. Siamo e saremo al fianco di Kiev, per porre fine all'aggressione e arrivare a una pace vera, rispettosa del diritto. In linea con la Carta delle Nazioni Unite e con il diritto internazionale, l'Ucraina ha esercitato il suo legittimo diritto di difendersi dall'aggressione russa, per riconquistare il pieno controllo del proprio territorio e liberare i territori occupati contro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale. Con lucidità e con coraggio occorre porre fine - e lo ribadisco - all'insensatezza della guerra e promuovere le ragioni della pace. Non è un conflitto con effetti soltanto nel teatro bellico: le conseguenze della guerra riguardano tutti ai vari livelli e le sofferenze si vanno allargando, colpendo altri popoli e nazioni. Accanto alle vittime e alle devastazioni provocate sul territorio dello scontro, la rottura determinata nelle relazioni internazionali si riverbera sempre più sulla sicurezza alimentare di molti Paesi e sull'ambito della cessione delle normali relazioni, incluse quelle economiche e commerciali. Per impedire che la crisi umanitaria continui ad aggravarsi, dobbiamo raggiungere il prima possibile un cessate il fuoco. Putin definisce il conflitto in corso un'operazione militare speciale per la denazificazione dell'Ucraina. Io lo considero una scelta di disumanità, uno spregio, morti, milioni di persone che devono lasciare il loro Paese, donne stuprate, bambini perduti. C'è qualcosa di tanto disumano in quello che sta accadendo, che non c'è ragione politica che si voglia ascoltare. Tuttavia, quello da cui noi dobbiamo partire, oltre allo scandalo di questa invasione, è domandarci come si possa fermare questo scandalo. Questa guerra ha mostrato anche il volto solidale del nostro Paese, che si è adoperato per l'accoglienza e per offrire aiuti materiali alla popolazione fuggita dalla guerra per costruire reti territoriali di sostegno. Gli scenari di guerra negli ultimi mesi ci hanno insegnato che, se l'Unione europea vuole essere non solo un gigante economico ma anche un attore globale, capace di incidere nel nuovo scenario internazionale, deve dotarsi di strumenti di decisione più efficaci. La crisi internazionale causata dal conflitto si intreccia con la crisi energetica già in corso, che ha portato un aumento in bolletta. A questo si aggiunge la crisi del grano - una crisi alimentare, in primis in Europa, ma che, soprattutto come crisi alimentare, mette in ginocchio i Paesi più poveri del mondo. Tutti noi abbiamo speranza e cognizione che istituire una trattativa di pace è la via da perseguire.

Tutti dobbiamo sostenere il ruolo dell'Italia nell'avvio di un percorso diplomatico per la costruzione di una conferenza di pace, così come fra l'altro ha chiesto a gran voce anche una manifestazione pacifica del 5 novembre scorso, che ha riunito tantissime persone in piazza e che chiedeva all'Italia, all'Unione Europea, agli Stati membri e alle Nazioni Unite l'impegno ad assumersi la responsabilità del negoziato per fermare l'escalation e raggiungere l'immediato cessate il fuoco, l'impegno a convocare urgentemente una conferenza internazionale per la pace per ristabilire il rispetto del diritto internazionale, per garantire la sicurezza reciproca e impegnare tutti gli Stati ad eliminare le armi nucleari, visto che c'è da scongiurare anche il rischio di una guerra nucleare. Chiediamo, come Partito Democratico, in sintesi al Governo dunque di adoperarsi in ogni sede internazionale per l'immediato cessate il fuoco e il ritiro di tutte le forze militari russe; di continuare a garantire pieno sostegno al popolo e alle istituzioni ucraine mediante tutte le forme di assistenza necessaria nell'attuale scenario; di adoperarsi in sede europea e internazionale per promuovere azioni di solidarietà nei confronti dei cittadini russi perseguitati, arrestati o costretti a fuggire dal Paese per aver protestato contro il regime e contro la guerra; a provvedere a misure di sostegno alle imprese per i maggiori oneri derivanti dalle applicazioni di sanzioni; a definire ogni soluzione necessaria per assicurare la sicurezza alimentare a livello globale attraverso corridoi sicuri. La pace è urgente e necessaria, la via per costruirla passa da un ristabilimento della verità, del diritto internazionale, della libertà del popolo ucraino.