Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 20 Giugno, 2022
Nome: 
Andrea Casu

Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, in queste ore l'Italia sta vivendo ore di speranza e di preoccupazione; speranza grazie alla ripartenza del turismo, che è tornato a rianimare le nostre città, che è tornato a rianimare la capitale, come vediamo in questi giorni, e preoccupazione per il numero di contagi e ricoveri che sta tornando a salire e che ci impone di non abbassare la guardia, per non vanificare i risultati che abbiamo compiuto nella lotta al virus grazie ai sacrifici di tutti noi e, diciamolo ancora una volta, allo straordinario lavoro del mondo della sanità del nostro Paese. Preoccupazione per il grido di allarme per la carenza di manodopera nelle nostre campagne e la forte richiesta che si leva nei confronti del Governo di intervenire sul “decreto Flussi”, per garantire più flessibilità e semplificazione. Preoccupazione per le drammatiche conseguenze della crisi economica ed energetica causata dall'invasione di Putin nei confronti dell'Ucraina.

In questo scenario, nazionale e internazionale, è fondamentale rivolgersi ai settori strategici e imprescindibili della nostra Nazione con messaggi chiari. Non è il momento della propaganda di partito, non è il momento delle bandierine; è il tempo dell'unità e della responsabilità. Voglio ringraziare i capigruppo in Commissione X e XIII, insieme alla collega Francesca Bonomo e a tutte le colleghe e i colleghi del PD, per il serio lavoro che portano avanti ogni giorno, per offrire risposte su questi temi e per avermi offerto l'occasione di intervenire, oggi, in Aula.

Come Partito Democratico, riteniamo sbagliato agitare il problema, grave e reale, come una clava, per colpire uno strumento, il reddito di cittadinanza, che non c'entra nulla con le questioni delle difficoltà del comparto turistico e del settore agricolo nel reperire risorse professionalmente qualificate.

Abbiamo bisogno di affrontare la questione seriamente. Dopo due anni di fermo, con aperture e chiusure a singhiozzo, il settore turistico-alberghiero e il settore agricolo hanno perso tantissimi lavoratori, non a causa della presunta concorrenza del reddito di cittadinanza, ma perché molti di questi lavoratori, proprio per le difficoltà che abbiamo attraversato, hanno deciso di puntare su altre professioni, su professioni più sicure, meno esposte ai rischi di chiusura causate dalle restrizioni imposte per contenere il COVID, oppure che potessero offrire orari meno sacrificanti. Ad esempio, tante persone si sono riposizionate nella grande distribuzione o come corrieri. Inoltre, molti stranieri durante l'emergenza sono tornati nei loro Paesi d'origine. Con la ripartenza indubbiamente cresce la domanda di lavoro, ma si fatica a trovare personale stagionale, come ha evidenziato anche il Ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, parlando di un fabbisogno occupazionale di circa 300-350 mila profili, una larga parte dei quali introvabili. Unioncamere e ANPAL certificano un fabbisogno tra maggio e luglio di 387.720 lavoratori per i servizi di alloggio, ristorazione e turistici, lavoratori che devono essere professionalmente competenti e qualificati, che non possono improvvisare e che necessitano di una formazione specifica.

Con il tasso di disoccupazione all'8,3 per cento, che per i giovani tocca il 24,5 per cento, siamo nelle ultime posizioni tra i 27 Paesi dell'Unione europea. La mancanza di personale nell'industria del turismo evidenzia tutti i limiti del nostro mercato del lavoro, le carenze del sistema formativo e un'insufficiente collegamento con il mondo scolastico, senza dimenticare che in precedenza si era dovuto intervenire per contenere le ricadute negative di una situazione resa precaria e instabile dal COVID, e non da altro. Come ha avuto modo di dire il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, aprendo i lavori del tavolo sul turismo, nella capitale, nel primo trimestre di quest'anno per agevolare il ricorso agli ammortizzatori sociali siamo intervenuti con due specifiche norme a sostegno del settore turistico: l'esonero, fino al 31 marzo, del pagamento del contributo addizionale dovuto in caso di ricorso ai trattamenti d'integrazione salariale per i datori di lavoro che occupano fino a 15 dipendenti; abbiamo previsto, poi, ulteriori otto settimane di cassa, fruibili fino al 31 dicembre 2022, una volta esaurite le 13, fino a 5 dipendenti, o le 26 settimane, da 6 a 15 dipendenti, riconosciute dalla riforma degli ammortizzatori.

I due interventi citati dal Ministro si collocano in un contesto più generale di riforma strutturale degli ammortizzatori sociali operata con la legge di bilancio, che ha esteso la platea di lavoratori coperti da integrazioni salariali. Il totale dei nuovi - e maggiormente - assicurati è pari a 12,4 milioni di lavoratori: 9,9 milioni dipendenti di aziende a cui viene estesa la CIGS; 1,5 milioni di datori di lavoro che occupano fino a 5 dipendenti, a cui viene, per la prima volta, riconosciuto l'assegno ordinario del FIS; un milione di lavoratori a cui viene riconosciuto l'assegno di integrazione salariale del FIS, in affiancamento alla CIGS. Una parte rilevante dei lavoratori inclusi per la prima volta nel sistema degli ammortizzatori sociali riguarda proprio quello degli impiegati nel settore del turismo. L'estensione della CIGS anche alle imprese del turismo che occupano più di 15 dipendenti, ha aggiunto il Ministro Orlando, consente di dotare le imprese del settore di strumenti di gestione della crisi e di processi di trasformazione e riorganizzazione, salvaguardando i livelli occupazionali e investendo sulle competenze delle persone.

Il nuovo strumento si accompagna, infatti, a mirate politiche attive che potranno essere attivate dalle regioni ovvero dalle imprese ricorrendo ai fondi interprofessionali. È proprio su questi processi di trasformazione e di riorganizzazione che dobbiamo orientare la nostra attenzione.

La fetta più consistente di carenze riguarda il comparto dei pubblici esercizi. Mancano all'appello 194 mila lavoratori per tornare ai livelli del 2019. Secondo gli studi di FIVA Confcommercio, si sono persi 244 mila lavoratori nel 2020, di cui 116 mila con contratti a tempo indeterminato, mentre nel 2021 si sono recuperati poco meno di 50 mila unità. Tra le figure più difficili da reperire nel settore turistico vi sono il personale di sala, l'aiuto cuoco, il barman. Tra il 2020 e il 2021, rispetto al 2019, nel turismo si sono persi, come saldo tra cessazioni e nuove attivazioni, centinaia di migliaia di posti lavoro, soprattutto tra le lavoratrici e i lavoratori già in condizioni di precarietà nel pre-pandemia. Si tratta di un settore in cui il 70 per cento del lavoro è irregolare, il 40 per cento precario, il 60 per cento a tempo parziale, con retribuzioni notevolmente più basse rispetto a qualsiasi altro settore economico o produttivo del nostro Paese, e l'80 per cento dei lavoratori è sotto-inquadrato o inquadrato a livelli inferiori della contrattazione nazionale.

Con la fine, al 31 dicembre 2021, del blocco dei licenziamenti e della cassa integrazione con causale COVID, la situazione è ulteriormente peggiorata. Sono molte le imprese che, pur avendo potuto contare su sostegni e ristori e compensare il fatturato non realizzato nel 2020-2021, hanno avviato una campagna di licenziamenti indiscriminati di massa. La situazione, al di là della temporanea ripresa estiva, resta preoccupante in alcune delle città d'arte, per il turismo d'affari, per le agenzie di viaggio, per i tour operator, per il settore dell'education. Un problema che dopo la pandemia riguarda il turismo europeo e non solo quello di casa nostra. Infatti, mettendo insieme i dati delle organizzazioni dell'ospitalità e della ristorazione dei principali Paesi dell'Unione europea, emerge che attualmente ci sarebbero oltre 900 mila posti di lavoro vacanti, di cui ben due terzi solo in Francia e in Italia. Le imprese transalpine sono quelle che lamentano il buco più ampio in termini assoluti: 361 mila, secondo un recente sondaggio dell'agenzia per il lavoro francese. Il Governo sta cercando di correre ai ripari ,di concerto con i datori di lavoro, per un aumento dei salari nel settore turistico. In Provenza è stato stanziato un Fondo da un milione di euro per la formazione del personale turistico. In Italia la carenza ammonta a 300 mila addetti e l'Esecutivo, secondo quanto emerso in queste ore, starebbe valutando un meccanismo per conciliare reddito di cittadinanza e lavoro stagionale, non per metterli in contrapposizione. Sul terzo gradino del podio per mancanza di camerieri, cuochi e altro personale per il settore turistico, c'è la Spagna, dove l'associazione di categoria delle piccole e medie imprese ha stimato che 100 mila posti di lavoro restano ancora vuoti, nonostante la stagione turistica sia di fatto già iniziata. Qui il Governo ha da poco varato una riforma del lavoro che, nelle intenzioni di Madrid, dovrebbe dare più certezza di stabilità agli stagionali e, quindi, aiutare a coprire i posti vacanti. In realtà, lo stesso Governo sta pensando di usare la leva dei migranti, favorendo i visti per il lavoro per gli stranieri. Anche i Paesi Bassi stanno facendo i conti con una carenza storica di personale. Secondo l'ufficio nazionale di statistica, sono circa 45 mila i posti vacanti. Nella sola ristorazione, mancano 111 lavoratori su 1.000 posti disponibili, il doppio rispetto all'anno passato. Mai in nessun settore economico era stato raggiunto un tasso del genere in Olanda.

Porre al centro il lavoro per migliorare la situazione di milioni di addetti del settore, garantendo loro diritti e tutele per approdare ad una nuova normalità nel nuovo mondo oltre COVID-19, a un lavoro nuovo e a un modello di filiera più sostenibile e responsabile, con l'obiettivo di determinare anche il rinnovo dei contratti nazionali e le condizioni di un'occupazione stabile, regolare e dignitosa, è il nostro obiettivo. Siamo e saremo sempre dalla parte dei lavoratori e delle lavoratrici per offrire risposte concrete alle categorie interessate, per portare avanti il dialogo con le imprese, per garantire effettivamente il lavoro nei settori strategici, affrontando i problemi con serietà e responsabilità, senza strumentalizzazioni, senza semplificazioni, senza scorciatoie e senza scaricare le responsabilità. Questo è l'approccio che sosteniamo! In questa direzione va l'impegno del Governo e in questa direzione va il sostegno del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).