Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, Ministro, mi corre l'obbligo - oggi è il 7 ottobre - di aprire questo intervento ricordando, un anno fa, l'orrore di 1.200 persone uccise in poche ore da Hamas, che ha sconvolto il popolo israeliano e il mondo intero. Un anno dopo, a questo tragico ricordo si somma l'angoscia per un conflitto che ha provocato un numero inaccettabile di vittime, anche nel popolo palestinese, e che sta dilagando in tutto il Medio Oriente. Siamo sull'orlo del baratro: è il momento di uno sforzo diplomatico più forte da parte dell'Italia e da parte dell'Europa; non è il momento delle “sante alleanze” contro, è il momento del massimo sforzo comune per la pace.
Venendo al tema che stiamo oggi affrontando, intervenendo dopo il vice presidente Ricciardi, che ha ben esposto i termini politici della mozione che, come gruppo del Partito Democratico, abbiamo presentato, posso approfondire alcuni degli aspetti che ritengo siano politicamente utili ad avvicinare il dibattito che si svolge in quest'Aula al dibattito che si sta svolgendo nel Paese.
Vedete, su questa riforma noi ci siamo confrontati in Commissione, abbiamo esposto posizioni diverse, siamo arrivati in Aula e siamo arrivati fino a quel voto finale in Aula, con quell'immagine che spiega meglio di mille parole qual è la differenza fra chi, in quel momento e con quel voto, ha scelto di cantare l'inno nazionale, difendendo il tricolore e l'unità nazionale, e i rappresentanti di una forza politica - di cui lei fa parte - che orgogliosamente hanno esposto in quest'Aula i vessilli regionali, dando vita a quello che, forse, dopo la Pontida di ieri, possiamo anche riconoscere come il principale punto di coerenza della lunga storia politica della Lega Nord, oggi Lega Salvini Premier: l'idea di spaccare e dividere in due il nostro Paese.
Perché, effettivamente, tanto è cambiato dalle prime riunioni carbonare in cui la Lega era praticamente un movimento antisistema, ad oggi, ove nelle ultime due legislature è stata, per grande distacco, la forza politica che più ha governato, sebbene in assetti politici differenti: perché governa, oggi, con Giorgia Meloni, ma nella precedente legislatura è stata nel Governo Conte I e nel Governo Draghi. Quindi, da forze antisistema, si è resa forza di sistema. Ancora, si è passati dalla prima elezione del “Parlamento del Nord” - penso che si chiamasse così - ove c'era addirittura un gruppo che si chiamava “comunisti padani”, alle parole che abbiamo sentito ieri del camerata Vannacci. Tante sono state le evoluzioni, però, quest'idea del federalismo, del regionalismo - a nostro avviso, del dividere, dello spaccare - è comunque un punto di coerenza che noi, pur confrontandoci aspramente, riconosciamo come un elemento distintivo di una lunghissima traiettoria politica, che ci ha visto confrontarci, ma su posizioni diverse. Quello però su cui chiediamo di fare chiarezza in Aula e lo chiediamo con la nostra mozione, sono anche le posizioni degli altri. Perché, vedete, noi abbiamo sollevato il tricolore quando si è votata, insieme alle altre forze di opposizione, l'autonomia differenziata; voi avete sollevato le bandiere regionali.
Ci sono altri due gruppi, Fratelli d'Italia e Forza Italia, che sono usciti, diciamo, senza commenti. Ora, noi chiediamo anche a loro di esprimersi, non solo su quello che, diciamo, è stato e può essere per la vita concreta delle persone, perché la differenziazione c'è già, perché quando si legge nel sito - vado a vedere - del Dipartimento per le politiche di coesione per il Sud che lo Stato spende 19.000 euro in media per ogni cittadino che vive al Nord, e 14.000 euro per ogni cittadino viva al Sud, vuol dire che questa differenziazione è già in atto nel Paese.
Quando però si va a prendere una posizione politica - e, ad esempio, cito Antonio Tajani, che dice “noi di Forza Italia abbiamo detto che prima si fanno i LEP, i livelli essenziali di prestazioni, in tutte le regioni, poi si fa l'autonomia”, e Antonio Tajani è Vice Presidente del Consiglio e dice questo a L'Arena -, noi chiediamo semplicemente che le posizioni che siano espresse a L'Arena valgano anche in Parlamento, e qui siamo in una sede dove si possono prendere degli impegni. Cosa farà Forza Italia di fronte a questa presa di posizione, che è contenuta nella nostra mozione? Voterà con noi nella nostra mozione? Chiederà alla maggioranza di mettere nero su bianco che prima si fanno i LEP, i livelli essenziali delle prestazioni, e si garantiscono attraverso le risorse che servono per poterli garantire in tutte le regioni e poi si fa l'autonomia, o prenderà una posizione diversa? Noi chiediamo chiarezza.
C'è un confronto molto forte nel paese in atto, c'è stato un fenomeno di raccolta firme che vi invito a considerare come un elemento di importanza, di ricchezza per il Paese. Noi poniamo sempre, da punti di vista diversi, il tema della scarsa partecipazione alla vita politica, della scarsa partecipazione ai momenti elettorali, ecco ad agosto, in poche ore, migliaia e migliaia di persone on line e in presenza, facendo file ai banchetti, hanno raccolto le firme per un referendum. Questo elemento, che sta accendendo un confronto sul Paese, è un elemento che ha bisogno di chiarezza anche dalle forze politiche che sono in Parlamento. Si possono avere idee diverse - noi le abbiamo sicuramente -, ma si deve essere coerenti fra quello che si dice fuori dal Parlamento, nelle interviste, nelle azioni, e quello che si vota in Aula, perché sennò veramente il Parlamento perde di ogni significato. Queste mozioni ci offrono l'occasione di chiarezza su questo punto specifico, poi su altri ci potremo dividere. Cosa farà Forza Italia? Cosa farà Fratelli d'Italia? Cosa farà la Lega lo sappiamo già, lo rivendicate a testa alta, ma noi pensiamo che sia un errore.
E vengo alla conclusione del mio intervento, per porre un argomento in più. Al di là dei problemi che ci saranno con l'autonomia differenziata, la discussione, il rinvio di tantissime questioni, la definizione del nuovo assetto, l'autonomia differenziata, ci sta impedendo di affrontare, forse, con la
dovuta urgenza, alcuni problemi che già oggi stanno vivendo in termini di differenziazione i cittadini e penso alla drammatica condizione del trasporto pubblico locale. Abbiamo presentato un'interpellanza urgente al Governo nelle scorse settimane, abbiamo chiesto al Governo di prendere contezza di quello che dice la Conferenza delle regioni. Serve un miliardo e 700 milioni di euro per il trasporto pubblico locale, 900 milioni di euro per il rinnovo dei contratti, 800 per l'adeguamento Istat dell'inflazione. Ecco, queste risorse sono indispensabili per garantire un servizio efficiente ai cittadini e questa assenza di queste risorse già sta generando enormi diseguaglianze, soprattutto nelle aree interne, soprattutto nelle periferie, soprattutto nei luoghi dove è più difficile, dove non c'è alternativa all'auto privata per poter accompagnare i figli a scuola, per poter andare al lavoro.
E noi a questa richiesta delle regioni, di tutte le imprese - perché l'hanno chiesto tutte le imprese, insieme tante volte, in questi mesi - di tutti i sindacati, e il prossimo 8 novembre noi avremo uno sciopero di 24 ore, senza fasce orarie, proclamato da tutti i sindacati (CGIL, CISL, UIL, Faisa-Cisal, Ugl). Di fronte a questa necessità, non si può sempre rispondere “stiamo ragionando sui criteri, stiamo capendo come faremo gli accordi”, perché nel frattempo si sta bloccando il Paese oggi. E gli stessi che dicono “stiamo disegnando un nuovo Paese” sono gli stessi che questo Paese lo stanno bloccando, perché siete al Governo, non siete all'opposizione. Non potete, ogni volta, risponderci che lo farete quando avrete cambiato tutto, perché siete - e mi rivolgo nei confronti della Lega - la forza politica che più a lungo ha governato negli ultimi sette anni e, quindi, avete una responsabilità anche nei confronti dei problemi che ci sono oggi. Non si può sempre trovare un capro, un chiodo espiatorio per dire che è colpa di qualcun altro, di qualcos'altro, ci sono delle responsabilità da assumersi oggi.
E quindi vi chiediamo, davvero, attraverso queste mozioni, di fare chiarezza sul fatto che, come dice - e concludo -, citando ancora una volta il Vice Presidente del Consiglio Tajani, che mi auguro possa tenere la stessa posizione che tiene fuori anche all'interno di quest'Aula, secondo cui “prima si fanno i LEP, i livelli essenziali delle prestazioni, in tutte le regioni e poi si fa l'autonomia”, e quindi che almeno questa discussione sulle mozioni metta in chiaro questo punto e sgombri il campo da tutto il resto e, inoltre, non usare il tema delle riforme, dell'autonomia differenziata come alibi per non occuparvi delle urgenze di cui vi dovete occupare, a partire dall'emergenza trasporti e dall'emergenza del trasporto pubblico locale.