Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 11 Gennaio, 2022
Nome: 
Davide Gariglio

Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, sottosegretaria, questa mozione ha un particolare rilievo perché è un atto, condiviso dall'ampia maggioranza che sostiene questo Governo, che esprime la volontà del Parlamento di orientare il Paese e la sua pubblica amministrazione verso un importante salto in avanti nell'uso delle risorse che ci offre la moderna tecnologia informatica. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza assicura per il digitale del 30 per cento delle risorse e pone precisi obiettivi al Paese: diffondere l'identità digitale, assicurando che venga utilizzata dal 70 per cento della cittadinanza, colmare il gap di competenze digitali, con almeno il 70 per cento della popolazione che sia digitalmente abile, portare circa il 75 per cento delle pubbliche amministrazioni italiane a utilizzare servizi in cloud, raggiungere almeno l'80 per cento dei servizi pubblici essenziali erogati on line e raggiungere il 100 per cento delle famiglie e delle imprese italiane con reti a banda ultra larga. Per raggiungere questi obiettivi non possiamo non partire da un forte investimento sulle infrastrutture per garantire una piena ed efficace e digitalizzazione della pubblica amministrazione, adottando con decisione il principio del cosiddetto cloud first. Se fino a ieri il cloud è stato una fra le tante opzioni per la pubblica amministrazione, da oggi sarà la scelta obbligata per la conservazione sicura dei dati, per la loro elaborazione e per offrire servizi digitali. Questa evoluzione è stata resa possibile grazie all'incredibile miglioramento della infrastruttura di rete che, oggi, può contare sulla fibra ottica e su tecnologie inimmaginabili fino a qualche anno fa. La “nuvola informatica” nasce per sfruttare le potenzialità della nuova infrastruttura di rete correlata alla capacità dei server di lavorare in contemporanea, mettendo a disposizione una capacità di calcolo enorme. Combinato insieme ad altre tecnologie che si stanno diffondendo negli ultimi anni, il cloud costituisce la principale piattaforma abilitante per tutte le tecnologie avanzate - penso all'intelligenza artificiale, ai big data, all'Internet of things - che fanno capo al processo di trasformazione digitale. Ad oggi - è stato citato ma è un dato rilevante - il 95 per cento dei circa 11.000 data center utilizzati dagli enti pubblici italiani presenta carenze nei requisiti minimi di sicurezza, di affidabilità e di capacità elaborativa e i nostri dati vengono conservati in strutture inadeguate a proteggerli. Il cloud aiuterà a rafforzare la sicurezza perché farà poggiare la sicurezza su strutture centralizzate che, per scala e investimento, sono tecnologicamente più avanzate e quindi più sicure. A fronte della spesa iniziale per la migrazione dei dati, le aziende e le amministrazioni che transitano al cloud ottengano due vantaggi: azzerano i costi relativi al possesso e alla manutenzione dell'hardware e riducono i costi imprevisti generati dei disservizi, mentre i costi per incrementare i volumi e utilizzare più risorse sono marginali e non richiedono investimenti extra. La ratio è dunque evidente e condivisibile, il cloud è oggi lo standard più affermato e permette vantaggi riconosciuti in termini di efficienza, scalabilità, economicità e resilienza rispetto ai modelli IT tradizionali quali l'housing e l'hosting.

L'Italia ha avviato un processo di innovazione dei servizi della pubblica amministrazione attraverso l'utilizzo di tecnologie digitali anche alla luce delle recenti modifiche introdotte dal decreto legge n. 76 del 2020 al codice dell'amministrazione digitale, modifiche dirette a promuovere la realizzazione di un cloud nazionale. L'obiettivo strategico deve essere quello di realizzare un affrancamento dalle soluzioni che oggi poggiano quasi integralmente su infrastrutture messe a disposizione da fornitori internazionali, quattro gruppi societari statunitensi e un gruppo societario cinese. La nazionalità del cloud provider è rilevante, non è solo un fatto di mera difesa della bandiera italiana. La nazionalità è rilevante perché questa può comportare la giurisdizione di Paesi terzi e non europei che possono ritenersi autorizzati a intervenire sulle proprie aziende anche con riferimento a dati di cittadini europei da esse custodite in server localizzati in Europa. Se è nota la questione del Cloud Act statunitense, ancor molto più pervasivo e pericoloso si configura il controllo esercitato da Stati che non sono democrazie occidentali sulle loro aziende fornitrici di servizi cloud. La preliminare valutazione della normativa e della giurisdizione applicabile a questi servizi costituisce dunque un passaggio necessario e irrinunciabile. Per tali motivazioni, il raggiungimento di una autonomia tecnologica deve rappresentare un obiettivo primario, in quanto consentirà il nostro Governo non solo di esercitare un diretto controllo sui dati e sui servizi ma anche di promuovere l'implementazione di un ecosistema tecnologico indispensabile per lo sviluppo del Paese. La strategia del Governo verso il cloud si è basata su tre pilastri: istituzione dell'Agenzia nazionale per la cybersicurezza, cui tra le altre sono state attribuite le competenze volte a regolare i livelli minimi di sicurezza, capacità e affidabilità delle infrastrutture digitali per la pubblica amministrazione, l'approvazione della strategia nazionale cloud e, soprattutto, la costituzione del polo strategico nazionale, ossia dell'infrastruttura ad alta affidabilità localizzata sul territorio nazionale che sarà adibita e potrà ospitare i dati e i servizi critici e strategici di tutte le amministrazioni centrali, delle aziende locali e delle principali amministrazioni locali. Il Piano strategico nazionale consentirà di far fronte a una situazione attualmente grave sul piano della sicurezza delle attuali infrastrutture di archiviazione e gestione dei dati della pubblica amministrazione che sono divenute estremamente vulnerabili e soggette ad attacchi cyber, come hanno purtroppo dimostrato gli ultimi incidenti come quello avvenuto ai danni della regione Lazio, qualche mese fa, in pieno lockdown. La stessa Commissione europea ha già riconosciuto l'enorme importanza strategica del controllo delle infrastrutture digitali dei dati e ha anche elaborato numerose azioni per assicurare l'indipendenza tecnologica europea attraverso lo sviluppo di reti, applicazioni e capacità digitali.

A questo proposito mi sia consentito, in questo giorno estremamente triste, ricordare ancora una volta la figura di David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, e citare il suo intervento in apertura del Consiglio europeo del 1° ottobre del 2020.

Diceva Sassoli: “In questo contesto la pandemia ha rivelato che la mancanza di accesso a Internet è una delle cause principali delle crescenti diseguaglianze tra i cittadini europei, ed è una forma importante di emarginazione” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sempre Sassoli: “Nel mondo che viene l'accesso a Internet dovrebbe essere considerato come un nuovo diritto umano. Ma non c'è diritto umano senza garanzie democratiche. L'Unione europea ha la sfida di essere pioniere e di dare un esempio nella democratizzazione del mondo digitale”. E ancora continuava: “L'Unione europea deve investire nella creazione di alternative proprie nella gestione delle infrastrutture strategiche dell'economia futura, cioè cloud europeo, intelligenza artificiale, supercomputing, per essere in grado di costruire una società digitale, che rispetti i diritti, sia innovativa e permetta ai cittadini di avere voce in capitolo su come vengono prese le decisioni nelle infrastrutture digitali.”

Alla luce di questo monito, che rappresenta una parte significativa della lezione che ci ha lasciato il Presidente Sassoli, io credo che gli impegni contenuti nella mozione di maggioranza siano impegni estremamente importanti per condurre il Paese e la sua pubblica amministrazione verso quella modernizzazione di cui in tanti sempre parliamo e che con difficoltà ci accingiamo a realizzare.

È un atto importante, è un atto che è stato perseguito con una sostanziale condivisione delle forze di maggioranza. Ringrazio i colleghi dei gruppi di maggioranza per aver lavorato per cercare un punto d'intesa e, sulla base di queste considerazioni, esprimo a nome del gruppo del Partito Democratico l'indicazione di voto a favore della mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).