Discussione generale
Data: 
Martedì, 10 Giugno, 2025
Nome: 
Anthony Emanuele Barbagallod

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Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la mozione che arriva in Aula oggi nasce su iniziativa del Partito Democratico e, in particolare, del collega Roberto Morassut. L'obiettivo è quello di stimolare e alimentare il dibattito politico e fare assumere al Governo impegni chiari, precisi e perentori davanti al Paese rispetto al tema delle infrastrutture, su cui è evidente un primo punto: sul tema delle infrastrutture manca una visione, che certamente in questi anni il Governo non ha contribuito ad alimentare, a partire dal fatto che è scomparsa ed è stata indebolita una serie di atti amministrativi che erano dei punti di riferimento per operatori, cittadini e imprese.

Mi riferisco, signora Presidente, all'eliminazione del Piano generale dei trasporti dal codice degli appalti, così come alla genericità con cui l'allegato infrastrutture accompagna il Documento di economia e finanza, il DEF; eravamo abituati a un elenco categorico di opere prioritarie e di infrastrutture prioritarie e, invece, ogni anno che passa è sempre più generico. La stessa cosa per quanto riguarda il documento strategico per la mobilità e le infrastrutture ferroviarie: il PNRR prevedeva che ogni 6 mesi ci doveva essere un rapporto al Parlamento per fare lo stato dell'arte delle infrastrutture ferroviarie e questo Governo non si è degnato neanche di avviare questo tipo di interlocuzione.

Così come per il documento strategico per la mobilità stradale, pubblicato per l'ultima volta dal Ministero delle Infrastrutture nel lontano 2022; è stato sacrificato pure il ruolo dell'Autorità di regolazione dei trasporti. In questo quadro, quindi, la pianificazione e gli obiettivi che dovrebbero stare a cuore al Governo - quello di ridurre sempre di più il gap fra la parte più infrastrutturata del Paese, il Nord, e il Sud, quello di ridurre il gap fra le aree metropolitane e le aree interne, quello di migliorare sempre di più la qualità dei trasporti e delle infrastrutture nel Paese - sono affidati invece all'estemporaneità: all'estemporaneità dei selfie e dei comunicati stampa del Ministro Salvini che decide, spesso per accompagnare le campagne elettorali, quali opere vanno finanziate, quali annunci vanno fatti e quali territori vanno rassicurati. Insomma, signora Presidente, non è questo il modello di Governo che ci convince.

In questo quadro c'è il ponte sullo Stretto, che è lo specchietto per le allodole che utilizza il Governo per assicurare alcune fette di elettorato; un'opera che continua a essere sostanzialmente ferma tra 1.000 problemi e, nel frattempo, vengono pagate e continuate a pagare consulenze, indennità e prebende agli amici del Governo. Se da un lato c'è quindi una carenza di pianificazione delle infrastrutture, dall'altro c'è il grande vulnus della gestione delle infrastrutture esistenti. Le nostre perplessità le abbiamo più volte manifestate nel corso di questa legislatura, a partire dalle criticità che riguardano gli interporti. La legge sugli interporti ancora è ferma al Senato.

Abbiamo più volte ostentato le nostre preoccupazioni rispetto a questa privatizzazione diffusa sui porti; ci preoccupa il silenzio del Governo rispetto a una riforma più volte annunciata, che non arriva mai in Aula e su cui pende, anche in questo caso, l'ombra lunghissima della privatizzazione di infrastrutture strategiche determinanti, infrastrutture di interesse nazionale che, a nostro giudizio, non possono non restare sotto la proprietà pubblica e il controllo deciso della parte pubblica. Dicevamo di porti e interporti, il cui tema non è soltanto quello del controllo, ma anche quelli del percorso di intermodalità, dei collegamenti dell'ultimo miglio e del rapporto con la mobilità sostenibile, con gli operatori della logistica.

In questi mesi grava sugli operatori della logistica e sui consumatori finali il costo degli ETS, che ai nastri di partenza dovevano servire per incentivare la decarbonizzazione dei trasporti e che invece questo Governo non sta riuscendo a gestire e che in alcune zone del Paese sta determinando costi sui consumatori finali e su beni di prima necessità - come latte, uova e acqua minerale - persino del 30-35 per cento. Il punto sulle infrastrutture non può non affrontare il tema degli aeroporti. Dall'inizio della legislatura aspettiamo il Piano nazionale degli aeroporti.

Il Ministro Salvini, nei primi mesi di questa legislatura, aveva annunciato la presentazione del Piano nazionale degli aeroporti. Abbiamo oltrepassato la metà della legislatura e ancora non è arrivata una sola pagina di questo Piano nazionale degli aeroporti, né in Commissione, né in Aula.

Signora Presidente, la consideriamo una grave mancanza del Governo non soltanto nei confronti del Parlamento e delle forze parlamentari, ma una mancanza di un atto di trasparenza fondamentale nei confronti dei tanti aeroporti italiani e dei tanti operatori del settore, anche rispetto alle società che si occupano di trasporti; uno strumento indispensabile, che sta privando il Paese di un confronto fondamentale in un tempo in cui i problemi degli aeroporti e dei collegamenti aerei italiani continuano ad aumentare.

L'estate è alle porte e impazza nuovamente il caro voli, che il Governo non è riuscito a lenire neanche di un grammo. Con l'approvazione del decreto Asset, nel primo anno di legislatura, i parlamentari del Governo e il Governo dicevano che il caro voli era finito. Invece, ogni anno, sotto le feste di Natale e Pasqua e sotto il periodo estivo, aumenta sempre di più il tema del caro voli di fronte a un'inadeguatezza complessiva delle misure messe in campo dal Governo; addirittura alcune regioni contribuiscono con proprie risorse - quindi con risorse pubbliche - a pagare e a sostenere l'eccessivo costo dei voli.

In questo quadro scontiamo le difficoltà degli aeroporti italiani, che pagano la circostanza che il PNRR non prevede strumenti di sostegno specifico per gli aeroporti italiani e pagano, in alcuni casi, privatizzazioni scellerate.

Gli aeroporti fra di loro dovrebbero esercitare una sana concorrenza; invece abbiamo casi nel nostro Paese in cui le società di gestione aeroportuale hanno acquisito l'aeroporto più vicino non per alimentare la concorrenza, ma per garantire monopoli ed è una situazione che ci preoccupa. In questo quadro, un dibattito e un confronto andrebbero fatti, perché maggiore concorrenza significa maggiore abbattimento dei costi e significa anche una maggiore qualità dei servizi, che in questo momento in tanti aeroporti italiani è lontana anni luce: continuano ad aumentare le file agli imbarchi; continua ad aumentare il costo dei beni di prima necessità.

Signora Presidente, il nostro è uno dei pochi Paesi in Europa in cui le bottigliette d'acqua costano 3 euro negli aeroporti italiani e i panini sono arrivati a 8-10 euro; così come il costo, che aumenta sempre di più, di alcuni servizi, come quelli di parcheggi. Per questo, anche da questo punto di vista e sotto questo profilo, la mano pubblica, il controllo pubblico ed evitare in ogni modo la deriva della privatizzazione garantirebbero, sia sul costo dei parcheggi che sulla qualità dei servizi, un assetto rassicurante.

Chiudo, signora Presidente, sul punto relativo alle infrastrutture più doloroso per noi del Partito Democratico, ed è quello che riguarda il trasporto pubblico locale. Voglio rassegnare all'Aula e al Governo, che ci ascolta, alcuni dati: nel 2023 l'utilizzo dell'auto è stato pari al 65 per cento e più si abbassa il livello di reddito, nelle famiglie con reddito inferiore a 15.000 euro l'utilizzo dell'auto sale al 72 per cento, e addirittura nelle zone periferiche e ultraperiferiche il peso delle auto e delle moto sale al 75 per cento. Insomma, la quota attiva di mobilità scende sotto il 20 per cento nelle aree interne e nelle zone ultraperiferiche.

Non è possibile che un Paese moderno ed evoluto come il nostro abbia una quota così bassa di trasporto pubblico locale. Con alcuni dati - per cui non servono ulteriori commenti - nella mia regione, la Sicilia, signora Presidente, il trasporto pubblico locale e l'assenza di trasporto pubblico locale è la causa principale di dispersione scolastica, cioè: noi abbiamo una terra in cui i ragazzi non riescono ad andare a scuola. Secondo i dati dell'Ufficio scolastico regionale, province come Catania e Siracusa hanno una quantità e una percentuale così alta di dispersione scolastica perché il servizio di trasporto pubblico locale non è in grado di garantire che i ragazzi arrivano puntuali.