Discussione generale
Data: 
Martedì, 25 Febbraio, 2025
Nome: 
Federico Gianassi

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Grazie, Presidente. La liberazione dell'assassino, torturatore, stupratore, libico, Almasri, ha gettato discredito sul nostro Paese e imbarazzo profondo per l'umiliazione a cui sono state sottoposte le nostre istituzioni democratiche. È bastata la comparsa, nella scena politica nazionale, di un tagliagole libico per dimostrare quanto fossero lontane dalla realtà le dichiarazioni roboanti di un Governo che amava autocelebrarsi come non ricattabile da chicchessia. Niente di più falso. Di questa pagina oscura della nostra storia repubblicana, anche lei, signor Ministro, è responsabile e per questo, oggi, formalmente, poniamo la questione di sfiducia nei suoi confronti.

I fatti per i quali siete stati reticenti nelle prime ore e nei primi giorni, ormai, sono oggettivi e incontrovertibili. Il 2 ottobre del 2024 il procuratore della Corte penale internazionale ha chiesto l'emissione del mandato di arresto nei confronti di Almasri, capo della Polizia giudiziaria libica e responsabile della prigione di Mitiga. Il 18 gennaio la Corte penale internazionale ha emesso il mandato di arresto. Il 19 gennaio, prontamente, la DIGOS di Torino ha posto in stato di fermo il criminale libico e sempre il 19 gennaio l'Interpol, l'Organizzazione internazionale della polizia criminale, ha inviato al suo Ministero una comunicazione. Il giorno seguente, il 20 gennaio, il procuratore generale di Roma ha avvisato il Ministero e, sempre il 20 gennaio 2025, l'ambasciata italiana presso l'Aja, che aveva ricevuto la notifica del mandato di arresto dalla Corte penale internazionale, ha avvisato nuovamente il Ministero della Giustizia, ma il 21 gennaio ancora il Ministero non interveniva e, con una nota ufficiale, nel pomeriggio, dichiarava che stava valutando il caso. Poche ore dopo Almasri era libero e ricondotto con un volo di Stato in Libia, laddove è accusato di aver commesso questi crimini immondi.

Signor Ministro, la difesa del Governo è stata la fiera delle reticenze, un festival di omissioni e, infine, un maldestro tentativo di autoassoluzione.

Ancora, il 23 gennaio, lei, Ministro Nordio, dichiarava che l'espulsione - che la legge attribuisce al Ministro dell'Interno, quasi a scaricare le colpe sul Ministro Piantedosi che, a quanto pare, è costretto ad accompagnarla in coppia fissa in questa vicenda - è stata individuata come la misura più opportuna e appropriata; non faceva menzione degli scambi di comunicazioni che aveva avuto, non faceva menzione dell'inazione del Governo.

Ancora, dopo molti giorni di silenzio, il 28 gennaio, la Premier Meloni, con un video sui social, in cui annunciava di essere indagata per il delitto di favoreggiamento, dichiarava: la decisione di scarcerare Almasri è stata presa dalla Corte di Appello e la richiesta della Corte penale internazionale non è stata trasmessa al Ministero. Falso, l'ha smentita lei, quando ha dichiarato, qualche giorno dopo, in quest'Aula, che il Ministero aveva ricevuto comunicazioni dall'Interpol, dall'ambasciata italiana e dal procuratore generale di Roma.

Il giorno seguente, il 29, scappava dalle informative e alla fine era costretto a presentarsi, il 5 febbraio, in Aula. La sua difesa, quella di avvocato difensore, è stata - ci permetta - davvero pessima. E meno male - ci viene da dire - che ha fatto per quarant'anni il pubblico ministero e non l'avvocato difensore, altrimenti gli italiani sarebbero in galera, condannati all'ergastolo; e altro che sovraffollamento, che è già drammatico! Lei si è difeso dicendo, sostanzialmente, che, per un caso così difficile, aveva il potere e il dovere di interloquire con gli altri organi dello Stato. Dunque, ha fatto una chiamata in correità del Governo e, presumibilmente, di Palazzo Chigi.

In secondo luogo, ha dichiarato che il testo era troppo complesso - 40 pagine in inglese non consentivano una facile lettura ed un'immediata comprensione - e però, subito dopo, ha detto che ha approfondito così bene quel testo da evidenziarne delle incongruenze e delle lacune che non legittimavano l'arresto. Insomma, si è clamorosamente contraddetto perché era in difficoltà, non sapeva come uscire da questa situazione di imbarazzo.

Ora, quanto alla prima giustificazione: il testo era troppo complesso. Signor Ministro, non è la prima volta che lei si presenta in quest'Aula e attacca i provvedimenti dei giudici dicendo di non averli capiti. Proprio qui, a luglio del 2024, dichiarò che lei aveva letto e compreso la fenomenologia dello spirito di Hegel ma non aveva compreso la decisione dei giudici del tribunale di riesame sugli arresti nei confronti del governatore Toti. Ora, Toti - a differenza sua - quelle decisioni deve averle capite molto bene perché è corso a patteggiare due anni e tre mesi di reclusione, convertita in 1.620 ore di lavori socialmente utili. Ma in relazione al fatto che lei dichiarava di non aver compreso le ordinanze dei giudici, noi pensavamo che volesse deridere - come spesso fa - la magistratura italiana. Dopo aver detto anche rispetto al mandato di arresto dei giudici della Corte penale di non averlo compreso, forse dobbiamo pensare che in quella prima occasione, in realtà, stava autodenunciando una sua difficoltà di lettura dei provvedimenti dei giudici. Eppure si poteva avvalere di eccellenze e competenze, presso il Ministero, che avrebbero potuto aiutarla a leggere quel provvedimento o, più semplicemente, poteva usare Google translate, a meno che lei non ci voglia dire che il processo telematico non funziona in nessun tribunale d'Italia e ora, presso il Ministero della Giustizia, non funziona nemmeno Google translate. Sono, ovviamente, argomentazioni ridicole di un Ministro che era ben consapevole di aver fatto scappare un criminale e cercava di giustificarsi.

Ma vengo all'ulteriore motivazione difensiva: ha attaccato la Corte penale internazionale e ha detto che, avendo letto così bene quel provvedimento, aveva individuato delle clamorose lacune. Queste lacune consistevano nella data di commissione dei crimini dell'Almasri, e lei - utilizzando, sì, un errore di battitura nella parte finale del dispositivo dell'ordinanza, laddove si cita il 2011 anziché il 2015 per la data di commissione dei reati - ha tentato un'operazione da campione mondiale di azzeccagarbugli. Sostanzialmente ha detto: l'Almasri non ha commesso crimini dal 2011, ha commesso quei crimini orribili dal 2015.

Ora, in relazione a quel punto, lei sa bene, perché è un giurista, che la questione che lei ha citato atteneva esclusivamente alla giurisdizione - cioè alla competenza della Corte penale internazionale - e l'opinione dissenziente del giudice Flores Liera è esclusivamente sulla competenza e sulla giurisdizione, non sulla natura criminale di Almasri, perché i fatti libici sono deferiti dal Consiglio di sicurezza… Lei, Ministro, ride e mi fa piacere che abbia molto da ridere. Rideranno meno i cittadini libici sottoposti alle torture e agli omicidi di Almasri.

Non rida dopo la figura che ha fatto, guardi, non ridiamo noi che siamo imbarazzati per lei. Rida meno e lavori meglio, che abbiamo bisogno di un Ministro della Giustizia, non di un pessimo avvocato difensore dei compagni di Governo che vengono condannati e che non è in grado di affrontare una sola delle difficoltà del sistema giudiziario italiano. C'è poco da ridere su queste questioni.

Quindi, con la questione che lei ha posto, lei ha raccolto un po'di sabbia da terra e ha cercato di tirarla negli occhi degli italiani, che non sono fessi. C'è stata una discussione della Corte sulla giurisdizione, e hanno ritenuto che quel deferimento, fatto dal Consiglio di sicurezza nel 2011 sul caso libico, fosse sufficiente a indagare anche per i crimini commessi successivamente - dal 2015 in poi - da Almasri.

Ma poi, signor Ministro, ma che difesa è dire che Almasri è un criminale incallito dal 2015 e non dal 2011? Le sembra una giustificazione per farlo scappare? Ha commesso crimini orrendi per dieci anni, anziché quattordici. Le sembra una giustificazione?

Infine, signor Ministro, se lei riteneva - come ha detto di ritenere - che quel primo mandato di arresto presentasse delle lacune, lei aveva il dovere, ai sensi dell'articolo 97 dello Statuto della Corte penale internazionale, di aprire immediatamente una consultazione con la Corte per garantire l'obbligo di leale cooperazione che l'Italia ha nei confronti della Corte.

Lei non ha fatto nulla di tutto questo perché non aveva esigenza di chiarire punti oscuri, aveva l'esigenza che Almasri fosse liberato e tornasse in Libia, e con ciò - con il suo comportamento - lei ha determinato la violazione di un obbligo internazionale dell'Italia e l'umiliazione del nostro Paese.

Signor Ministro, noi la contestiamo politicamente per la gestione delle politiche di giustizia: la giustizia italiana è al collasso, le udienze del giudice di pace sono fissate al 2030, il processo telematico è in tilt, il carcere sta esplodendo. Di fronte a queste clamorose difficoltà, lei risponde con il furore ideologico, con una riforma punitiva come quella della separazione delle carriere, contro la magistratura, oppure con difese incredibili rispetto ai colleghi di Governo, come ha fatto col Sottosegretario Delmastro, condannato a otto mesi per rivelazione di segreto d'ufficio.

Lei era venuto in quest'Aula a dire che, tutto sommato, quei documenti non erano così segreti. I giudici italiani l'hanno pensata diversamente e - mi permetta di dirle - persino il procuratore di Roma che, nel chiedere l'archiviazione, ha detto che Delmastro ha violato il segreto.

Non usate strumentalmente le decisioni delle procure contro le quali vi scagliate sempre.

La verità è che siete ossessionati dal principio di autonomia e indipendenza della magistratura. È contro quel principio che voi vi scatenate, e per questo attaccata anche singoli magistrati, ai quali esprimiamo la solidarietà per gli attacchi incresciosi, aggressivi e brutali che la destra italiana ha rivolto loro in questi giorni.

Ma, oggi, l'accusa politica che noi muoviamo non attiene alla inadeguatezza nella gestione delle questioni politiche ma al fatto che lei si era presentato in quest'Aula, due anni e mezzo fa, dicendo che nell'arco di poche settimane sarebbe stato approvato il Codice dei crimini internazionali. È sparito il Codice dei crimini internazionali e, con lei, spariscono anche criminali internazionali che tornano in Libia a compiere il loro lavoro. È una vergogna per il nostro Paese che, nella sua storia repubblicana e costituzionale, si è sempre impegnato, nella cooperazione internazionale, a tutelare e promuovere la cultura dei diritti umani e la repressione e la punizione degli autori dei crimini internazionali.

Per tutte queste ragioni, signor Ministro, per i gravi atti che lei ha compiuto, per il discredito che ha gettato sul nostro Paese, chiediamo la sua rimozione, presentando, in quest'Aula, la mozione di sfiducia.