Discussione generale
Data: 
Lunedì, 7 Aprile, 2025
Nome: 
Stefano Graziano

Scheda della mozione

Grazie, Presidente. Innanzitutto, per annunciare che presenteremo la nostra mozione e che su questo, a nostro avviso, c'è un tema di fondo. Noi siamo in un momento particolare della storia del mondo. La Presidente von der Leyen ha presentato il cosiddetto ReArm Europe. Lo ha presentato e a nostro avviso va radicalmente cambiato. Voglio provare a spiegare alcune ragioni per le quali, a nostro avviso, va cambiato. Va cambiato perché, innanzitutto, bisogna stabilire un'equazione: per noi c'è la difesa comune e la difesa comune ci deve essere in funzione del debito comune.

Non serve riarmare semplicemente gli Stati perché questo non produce un risultato in termini di difesa comune, e su questo permettetemi di fare una piccola riflessione. Innanzitutto, la storia ci insegna che il riarmo di singoli Stati in Europa non ha mai portato cose positive, ma, al di là di questo, c'è un tema globale. Immaginate per un istante quello che sta accadendo nel mondo complessivamente, cioè noi, davanti a quella che è la più grande potenza mondiale, gli Stati Uniti, oggi abbiamo una condizione rovesciata rispetto a quella che noi abbiamo immaginato negli ultimi 80 anni.

Voi immaginate per un istante la discussione tra gli Stati Uniti, la Cina e la Russia. Immaginiamo che noi da soli possiamo realizzare una condizione dal punto di vista della politica di difesa e della politica estera, soli come Italia.

Allora il punto politico principale è che oggi c'è bisogno di fare un grande salto in avanti e fare un grande lavoro di integrazione europea, è questo il punto. Soprattutto, le politiche di difesa e la politica estera europea devono andare di pari passo, è su questo che noi dobbiamo incidere. E che cosa bisogna fare? Bisogna, a mio avviso, cambiare radicalmente la posizione sul fatto che, in particolare, il debito non può essere a carico dei singoli Stati.

Io dico questo con franchezza e anche con molta semplicità. Vedete, i due fondi o meglio i tre - uno di 650 miliardi, uno di 150 miliardi e uno di un miliardo e mezzo - in realtà ci ritroviamo nella condizione in cui i 650 miliardi non sono altro che l'allentamento del Patto di stabilità ai singoli Stati per fare debito in una condizione di regola; attenzione, ma bisognerà rientrare in quella condizione. La seconda tranche, i 150 miliardi, sono in realtà prestiti agli Stati e quindi complessivamente è una somma di debiti agli Stati ancora una volta, quindi c'è una ragione economica che rende un problema anche allo stesso Paese Italia e mi pare che le parole di Giorgetti non siano irrilevanti da questo punto di vista.

Poi c'è un altro fondo, che è il Fondo EDIP che permette un miliardo e mezzo però, è solo un miliardo e mezzo. Che cosa prevede quel Fondo? In realtà prevede la condizione per la quale si può realizzare una cooperazione rafforzata tra gli Stati ed è lì che noi dovremmo andare. Noi dobbiamo realizzare ed oggi mi pare che c'è un'agenzia che prevede che c'è già un'idea di realizzare un fondo per le cooperazioni rafforzate tra gli Stati europei e anche per quelli non europei. E allora noi dobbiamo andare in quella direzione, perché nessuno sta immaginando che non serve la difesa o che siano inutili le spese della difesa, no, noi abbiamo detto con chiarezza che vogliamo una difesa europea che abbia però un debito europeo e che sia allineato ad una logica di politica estera europea. Se queste tre cose non ci sono - e, fatemi dire, questa è la posizione del Presidente Draghi - allora se questo non basta per dire che quel Piano deve essere rivisto e deve essere rimesso in quelle condizioni lì, è evidente che il Paese che più andrà in difficoltà con molta probabilità sarà all'Italia. Perché, vedete, oggi c'è una posizione differenziata nel Governo, ci sono tre posizioni: una che sta sulla linea e sull'asse Putin-Trump, la Lega; uno che dice “bisogna fare più Europa”, molto timidamente Forza Italia; e poi c'è quella di Fratelli d'Italia che sostanzialmente non sa esattamente dove andare, se a destra o a sinistra, e si inventa la posizione “noi siamo per l'Italia”, come se ci fosse qualcuno che è contro l'Italia.

Allora su questo noi dovremmo fare una vera discussione e in più noi diremo con chiarezza nella nostra mozione, vedete, che non si possono toccare i Fondi di sviluppo e coesione, perché quelli sono i Fondi che riguardano - come dire - una condizione importante, anche se sono facoltativi, ma deve essere obbligatorio non usarli, non facoltativi. E poi mi faccia dire: è chiaro ed evidente che, da questo punto di vista, noi dobbiamo lavorare ad un'impresa della difesa, da questo punto di vista, che deve essere europea. E anche l'interoperabilità deve essere fatta, perché non ci possono essere 4-5 strumenti di tutti i tipi per la difesa nell'ambito dell'Europa. Ci deve essere un solo strumento da questo punto di vista su tutti i livelli e anche dal punto di vista del governo democratico di quel sistema. È evidente che avere 27 Capi di stato maggiore della difesa, 27 per ogni condizione di ogni forza armata innesca meccanismi difficili da gestire dal punto di vista dell'interoperabilità e noi su questo dobbiamo fare ancora una volta un salto in avanti. E invece io penso che la condizione se non viene corretta… e quindi noi chiederemo che ci sia un protagonismo dell'Italia da questo punto di vista, per essere lì a chiedere che ci sia una condizione che possa, come dire, creare più condizioni di integrazione europea. Non “meno Europa”, “più Europa”, perché solo da questo punto di vista - come ho provato a spiegare in questi pochi minuti - dal punto di vista economico, dal punto di vista - come dire - dell'industria della difesa, dal punto di vista della politica internazionale probabilmente solo se c'è più Europa noi possiamo provare a reggere quello che è un urto pesantissimo, è quello che sta accadendo in questi giorni.

È una situazione drammatica perché non basta dire, come ha detto il Presidente del Consiglio Meloni: è un errore, ma non è drammatico.

No, è drammatico oltre ad essere un errore, e questo bisogna dirlo con chiarezza, perché il dramma che noi vivremo dal punto di vista delle imprese, da quello che accadrà in questo Paese e in un'Europa, più in generale, noi lo vivremo seriamente e in modo preoccupato. Siamo profondamente preoccupati, perché ci saranno migliaia di posti di lavoro che saranno persi perché, ovviamente, i dazi e la visione del dazismo crea solo una condizione per la quale, in realtà, non passa una condizione positiva, non passano le condizioni per la pace, perché noi tutti dobbiamo fare più azioni che servono a portare la pace, meno azioni che servono a creare i conflitti. È qui che bisogna ancora agire profondamente e, invece, vedo ancora una grande difficoltà da questo punto di vista.

Io penso che bisogna lavorare perché ci sia un protagonismo effettivo per fare investimenti comuni da questo punto di vista, e questa è l'altra cosa che noi chiederemo, a ribadire - finisco, Presidente - quello che è il concetto di non toccare quelli che sono i Fondi di sviluppo e coesione ma, soprattutto, per realizzare quelle che sono le politiche di una difesa comune da un lato e, dall'altro - mi faccia dire -, un debito comune, perché se non c'è difesa comune e non c'è debito comune io penso che l'Italia ne pagherà un prezzo altissimo.