Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 23 Settembre, 2021
Nome: 
Gianluca Benamati

Grazie Presidente. Signora sottosegretario, noi non consideriamo la mozione di oggi un punto di arrivo. La consideriamo, piuttosto, un punto di partenza su una riflessione e su un lavoro che dobbiamo svolgere da oggi al prossimo futuro. La mozione, come è stato ricordato, stimolata da uno dei gruppi di maggioranza, è diventata una mozione di maggioranza e tende con un valore politico elevato a impegnare il Governo a porre un argine a questo aumento, che in certi casi possiamo definire per il tessuto produttivo anche devastante e pesantissimo per le famiglie, che si sta profilando all'orizzonte dell'ultimo trimestre energetico dell'anno. Un aumento che ha ragioni congiunturali e problematiche invece strutturali. Ma oggi, con la nostra mozione, abbiamo fatto una scelta politica, che è quella di puntare l'occhio sulla congiuntura, per fermare quello che sta succedendo.

Ho sentito tanti numeri, ma questa tempesta perfetta è generata da un aumento del prezzo della CO2, aumento anche in certi aspetti positivo, perché aiuta il processo di decarbonizzazione, che però, in una eterogenesi dei fini negativa, si è unito a una fiammata del prezzo del gas, per una scarsa disponibilità e per la ripresa delle attività nel lontano Oriente.

Io faccio presente ai colleghi solo alcuni dati. L'anno scorso il megawattora elettrico viaggiava sulle decine di euro; quest'anno abbiamo toccato nelle recenti ore i 200 euro per megawattora. Il gas, che era 15 euro a ottobre dell'anno scorso - anno peraltro particolare -, era sui 40-45 euro in agosto e ha raggiunto i 70 euro nei giorni scorsi. È chiaro che, da questo punto di vista, c'è uno tsunami che si sta approssimando al nostro sistema produttivo e alle nostre famiglie, senza considerare che non si tratta solo dei prodotti in bolletta, ma - noi, come gruppo parlamentare, lo facciamo notare al Governo - anche i prodotti, come il metano per autotrazione. Ci sono un milione di cittadini che utilizzano auto a metano, sia per una questione ecologica - fino a poco tempo fa - sia anche per una questione di costi e sono le fasce più deboli della popolazione. Queste hanno il rischio, a ottobre, di trovarsi un aumento alla pompa del 30 per cento. Allora, io dico ai colleghi, questa mozione serve a impedire un rialzo incontrollato, perché, guardi, signora Presidente, con gli stessi servizi energetici dell'anno scorso, sarebbe come se una famiglia, invece di pagare sei bollette, ne pagasse fra sette-otto. Quindi capiamo quale è il costo che deve affrontare.

La nostra mozione, quindi, quella di maggioranza, ha pochi, precisi punti: quello di continuare a utilizzare gli extragettiti della CO2 per mitigare gli aumenti, sapendo - e qui voglio essere preciso - che il gettito regolare delle aste di CO2 serve, in parte, per l'abbattimento del debito, ma, in parte, deve essere retrocesso alle imprese per sostenerle nel processo di decarbonizzazione. E colgo l'occasione, a nome del mio gruppo, per chiedere che il decreto ministeriale che doveva essere firmato, uscito, editato, a luglio, dal Ministero della Transizione ecologica, in accordo con il MEF, che dà alle aziende le compensazioni per gli ETS, sia finalmente rilasciato, perché è un punto importanti.

Dopodiché, noi chiediamo un intervento, sì, sugli oneri, che sono quei costi impropri che non sono il costo della materia prima, ma che sono associati alle politiche di gestione del sistema energetico e che vedono i finanziamenti delle rinnovabili, ma anche i sistemi di distribuzione, di dispacciamento e anche questioni come lo smantellamento delle centrali nucleari, ormai obsoleti. Interveniamo su quello, se necessario, temporaneamente, sulla fiscalità; interveniamo, naturalmente, sui bonus sociali, che hanno bisogno in questa fase di essere sostenuti e - perché no? - apriamo una discussione anche sul sistema ETS in Europa per avere una migliore omogeneità nell'Unione e una maggiore difesa contro i comportamenti sleali dei concorrenti extraeuropei, che, magari, sul costo dell'energia, producendo, come è stato detto, il chilowattora con il carbone, hanno dei costi molto inferiori.

Questa è la parte congiunturale. Noi speriamo che oggi il Governo vada in questa direzione celermente e che lo faccia con risorse abbondanti e necessarie per sterilizzare questo aumento. Però c'è anche una parte strutturale che qui è stata richiamata. Su questa io faccio due osservazioni, signora sottosegretario. Ci sono due indicazioni da questa crisi: la decarbonizzazione è un processo irreversibile che va governato e il tema del gas come elemento di sostegno alla transizione per ancora un paio di lustri è un'altra certezza che non può essere trascurata. Questo cosa ci dice? Ci dice che, almeno per quanto ci riguarda, prima di discutere la riorganizzazione del sistema nazionale energetico, dovremmo dare attuazione al PNIEC, perché, quando diciamo che dovremmo porre a terra 7 gigawatt, ovverosia 7 mila megawatt, di rinnovabili, fotovoltaico, e ne poniamo a terra un gigawatt o 1000 megawatt all'anno, essendo così lontani dall'obiettivo, capiamo che dobbiamo fare ancora molto lavoro; quando non sono partiti i contratti di fornitura a lungo termine, che avrebbero mitigato queste fiammate di costo, capiamo che siamo lontani dall'obiettivo. Quindi, nella penetrazione delle rinnovabili - elemento di calmiere sul costo dell'energia -, dobbiamo anche ricordare che l'Italia ha una capacità - scusate per la mascherina - di importazione del gas elevatissima: noi abbiamo gasdotti dal Sud del mondo. Dovremo, anche in questi termini, concorrere meglio alla gestione del gas in Europa, perché non possiamo continuare ad essere appesi ai rubinetti della Russia. Questi sono punti che, senza ricostruire tutto il Piano energetico, senza pensare a un nucleare che è di là con gli anni, andrebbero posti al centro dell'attenzione del Governo.

Ma concludo su una cosa. Noi crediamo che dietro questa transizione - noi, torno a dire, chiediamo al Governo di accelerare su questi temi, non di rallentare - ci siano obiettivamente dei costi sociali. La transizione energetica, come quella tecnologica, ha dei costi sociali. Lo scopo nostro, del nostro gruppo, la richiesta del nostro gruppo al Governo è di contemperare il costo sociale di questa transizione con i costi economici che essa richiede di per sé.

Non possiamo pensare che nella transizione energetica ci sia chi - e chiudo - diventa sempre più ricco e ha sempre più risorse per continuare a godere di beni e servizi e chi, essendo più povero, diventa sempre più povero. Questo noi chiediamo al Governo: di operare in una maniera in cui la transizione non sia solo corretta dal punto di vista tecnologico, ma equa dal punto di vista sociale.