Grazie signor Presidente. Sulla mozione che discutiamo oggi ringraziamo il Governo per aver fatto una sintesi, che consente di fatto a tutta la Camera di ritrovarsi dentro gli impegni che sono stati assunti. E io penso che sia stato fatto anche uno sforzo importante verso la mozione dell'opposizione, perché alcuni impegni sono assolutamente coincidenti con gli impegni della mozione unitaria. È un'occasione, colleghi, questa, perché le norme entrate in vigore, probabilmente in maniera non opportuna - lo dico alla sottosegretaria Guerra – sull'inadempienza bancaria per la European Banking Authority hanno costretto in qualche modo il Parlamento e anche il Governo stesso a fare una riflessione ulteriore, non solo sulle regole, ma sull'impatto delle stesse sul sistema bancario. Colgo la provocazione dei colleghi di Fratelli d'Italia anche sul rapporto opportuno tra finanza, che dovrebbe sempre e comunque essere ancella dell'impresa, e il mondo delle imprese.
Questa riflessione relativa alle norme EBA io penso che debba imporci un approfondimento su quale sarà la politica economica del nostro Paese nell'era post COVID, perché le due cose non sono disgiunte. È il tentativo che il Partito Democratico ha fatto, presentando una propria mozione, che poi è confluita nella mozione unitaria. Lo dico al collega Bitonci della Lega, che ringrazio, perché il confronto che c'è stato nelle settimane scorse ci ha consentito di mettere insieme due parti di una riflessione che sono e devono essere unite da un'unica visione. Quella visione - lo dico ai colleghi di Fratelli d'Italia - non è disgiunta dall'Europa mamma, non matrigna, perché, se non ci fosse stata, non sarebbero accadute le cose che è opportuno che noi oggi qui richiamiamo.
Con i provvedimenti varati dal marzo scorso, che sono provvedimenti tenuti in vita in continuità dal Governo Draghi, noi abbiamo consentito, alle tante imprese in gravi difficoltà finanziarie, di avere la certezza di accedere alle richieste al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Le richieste al 31 marzo ammontavano a 150 miliardi. Perché citiamo questi dati? Citiamo questi dati, perché, se vogliamo che già il “decreto Sostegni 2”, che arriverà nei prossimi giorni o alla Camera o al Senato, possa già avere, potrà già avere, i primi risultati delle riflessioni che sono contenute in questa mozione, dobbiamo dirci con chiarezza se condividiamo una certa impostazione. 150 miliardi, per oltre un milione 846 mila domande, sono stati erogati attraverso il Fondo di garanzia; di questi 1,1 milioni, 1 milione 100 mila persone, hanno ottenuto prestiti fino a 30 mila euro.
Noi stiamo chiedendo in questa mozione, come la sottosegretaria sa, di spostare i rimborsi da sei a quindici anni, ma c'è già una discussione in questo momento dentro il Governo per spostare il rimborso da sei a otto anni.
Noi vorremmo uscire da quest'Aula oggi, dopo aver approvato la mozione unitaria e gli impegni coincidenti dell'opposizione, con un'unica voce e cioè la voce che ci consenta di dire che, se quei 150 miliardi che sono stati erogati sono stati il frutto di una visione chiara, avvenuta anche e soprattutto grazie all'Europa, e lo sottolineo ai colleghi che fino a qualche mese fa pensavano che, invece, l'Europa non ci consentisse di far questo, se questo è vero, oggi, a maggior ragione alla vigilia della partenza, ci auguriamo definitiva, del rilancio economico del Paese, quel milione e 100 mila italiani vogliono sapere dal Parlamento se noi posterghiamo le modalità con cui quei rimborsi devono avvenire.
La stessa cosa è sullo strumento della Garanzia Italia, concessa da SACE per un valore di circa 22,3 miliardi a fronte di 1.700 richiedenti, stiamo parlando di grandi imprese, così come le richieste di moratoria di pagamento da parte di imprese che hanno raggiunto 1,2 milioni per un ammontare di 189 miliardi. Questi sono fatti già accaduti, che vanno rinnovati e vanno rinnovati in maniera unitaria. Se noi facciamo questo, diamo un senso a questo dibattito, diamo un senso sull'emergenza di questi giorni, ma diamo anche un senso rispetto al lavoro che 700 mila società di capitali hanno dovuto fare in condizioni drammatiche nel 2020. Il numero di aziende in deficit di liquidità, nonostante la crisi e nonostante il COVID, si è ridotto da 142 mila imprese a 32 mila imprese. Il fabbisogno complessivo è sceso da 48 a 17 miliardi: basta? No, non basta! Non basta perché questo è il risultato di interventi partiti nel marzo scorso e comprensivi dell'ultimo “decreto Sostegni”, ma che devono essere messi nel quadro complessivo - e qui viene l'intervento sull'EBA - di una visione chiara che il Paese non può non avere.
Su questo, Presidente, mi consentirà di richiamare l'unità, non semplicemente per stare insieme, l'unità per fare grandi cose insieme e per far sì che non ci sia un partito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) che si sente più titolato di altri su un intervento, ma che ci sia un Parlamento unito esattamente come lo siamo oggi con queste mozioni. Ed è il motivo per il quale il Partito Democratico ha accettato di unire le mozioni. Era partito Bitonci con l'EBA e avevamo risposto noi con le garanzie, con la necessità di spostare gli anni di restituzione dei prestiti. E, se me lo permette, torniamo su questo tema, che era stato un tema che avevamo sollevato, che è nel punto 3, e cioè sulla promozione dell'attuazione di politiche a livello comunitario che concorrono ad un progressivo riassorbimento dei debiti determinati dalla pandemia: tradotto significa che dobbiamo trovare soluzioni insieme, ma soluzioni insieme noi tutti con l'Europa, per far sì che chi ha fatto debiti nell'anno del COVID, non debba pagarli.
Questa assunzione di responsabilità è un'assunzione di responsabilità politica di tutto il Parlamento, perché quanto più saremo in grado di far valere le nostre ragioni, esattamente come abbiamo fatto sul Recovery Plan… per molti era inimmaginabile che ci sarebbe stata la prima emissione di debito in Europa e quella emissione di debito c'è stata, e c'è stata perché l'Europa non è matrigna, ma è mamma, e lo ribadisco ancora. E io penso che in questo momento, tra le sfide che abbiamo di fronte, proprio per accompagnare il lavoro che anche il sistema bancario ha fatto, noi dobbiamo evitare che il rischio di un aumento dei fallimenti, connesso a situazioni di eccesso di indebitamento, possa prevalere rispetto alla convinzione, che abbiamo sottolineato anche in questa mozione, rispetto alla necessità di rafforzare l'efficacia dei processi di ristrutturazione delle imprese. Io penso che gli orientamenti EBA sulla concessione, sul monitoraggio dei prestiti del maggio 2020, si applicheranno gradualmente a partire dal 30 giugno e l'obiettivo di assicurare modelli rigorosi, dovrà passare attraverso una visione, che, per quanto ci riguarda, non può non tener conto del fatto che le linee guida EBA si inseriscono in un corpus normativo, relativo al settore bancario, che ha assunto sempre maggiore articolazione e pervasività sulla gestione.
Un esempio - e chiudo, signor Presidente - è legato alla necessità di migliorare la coerenza tra il quadro regolamentare e gli obiettivi di politica economica, così come la necessità di trattare le moratorie sui pagamenti in maniera leggermente diversa rispetto a come erano state ipotizzate nell'anno precedente a quello della pandemia. Il Parlamento servirà proprio a questo, a chiarire che le misure anticicliche tese ad alimentare l'offerta di credito e ad incentivare le banche a proporre ai clienti soluzioni per ristrutturare i crediti, debbano essere costruite e fondate su tre assi - e su questi chiudo, signor Presidente -: le garanzie sui finanziamenti bancari, attraverso il potenziamento del Fondo di garanzia delle piccole e medie imprese; i contributi in conto interessi alle imprese sui finanziamenti bancari e, quindi, il potenziamento e il rafforzamento della nuova legge Sabatini; e i finanziamenti agevolati alle imprese, associati anche a finanziamenti bancari, e su questo il Fondo di ricerca e innovazione è fondamentale per la riflessione che stiamo facendo.
Chiudo, ribadendo un concetto: noi non abbiamo bisogno, signor Presidente, di numeri per approvare questi provvedimenti ma dell'unità, delle scelte che faremo per la ripartenza economica del Paese. Se saremo uniti nella visione, allora saremo stati all'altezza del compito che abbiamo di fronte.