Discussione generale
Data: 
Giovedì, 15 Giugno, 2023
Nome: 
Arturo Scotto

Scheda della Mozione

Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, questa mozione, come quelle degli altri colleghi e degli altri gruppi parlamentari, si inserisce in un contesto abbastanza segnato dalle scelte del Governo anche rispetto a quello che, abusivamente, è stato denominato decreto lavoro, perché è un decreto per la precarietà del lavoro. Basti pensare alla liberalizzazione dei contratti a termine, all'allargamento a dismisura dell'uso dei voucher, al taglio del reddito di cittadinanza. E si inserisce anche dentro un dibattito che stiamo facendo in questi giorni sugli enti previdenziali.

Io chiedo a lei, signor Presidente, e, per suo tramite, al Sottosegretario Durigon, che è qui in Aula: era davvero necessario e urgente commissariare INPS e INAIL? Quando parliamo dell'INPS parliamo di qualcosa di enorme per questo Paese, che eroga 313 miliardi annui di pensione.

Avete commissariato i consigli di amministrazione e i presidenti di INPS e INAIL per ragioni che non discuto - poi, vorremmo capire anche perché lo avete fatto: spoil system, eccetera - e ci avete costruito un decreto sopra. Sono passati 40 giorni, sottosegretario Durigon, e stiamo ancora aspettando il nome e il cognome del futuro presidente dell'INPS e del futuro presidente dell'INAIL. Se siamo qui a discutere di pensioni e della necessità di dare un segnale alla parte più fragile del Paese, la politica dovrebbe comportarsi in maniera un po' più lineare e, forse, anche giocare di meno con le istituzioni, signor Presidente.

Ma stiamo al punto. Come diceva il collega Aiello, che mi ha preceduto, le previsioni del DEF sull'inflazione dicono che il tempo volge al bello. Sarei più cauto. Siamo infatti all'8,1 per cento di inflazione e andremo probabilmente a scendere un po', ma non tanto da recuperare il potere d'acquisto perduto. Noi ci troviamo di fronte a un dato oggettivo: i redditi da lavoro e da pensione sono stati profondamente erosi. È chiaro che sarebbe sbagliato e fazioso attribuire la responsabilità solamente a questo Governo, però non vediamo in campo alcuna iniziativa significativa sul terreno anticiclico per invertire questa tendenza. Persino quell'abbozzo di cuneo fiscale che è stato messo in campo interviene in maniera non strutturale e a tempo. Dunque, ci troviamo di fronte a qualcosa che appartiene a pieno titolo a un'emergenza che si chiama “salari e pensioni”. Se guardiamo al livello dei salari e al tema dei pensionati di domani, ci troviamo di fronte a rischi concreti di povertà contributiva che, legati all'intermittenza della precarietà e alla svalorizzazione del lavoro, ci dicono che i pensionati del futuro saranno non poveri ma poverissimi. Se mettiamo tutto questo a fronte di un progressivo invecchiamento della popolazione, vediamo che le iniziative messe in campo sono poco più che pannicelli caldi. Aggiungo che il blocco del Governo sulle nomine, nonostante il decreto Commissariamento INPS e INAIL, ha bloccato anche il tavolo che era stato istituito con i sindacati e le parti sociali, che prevedeva l'apertura, finalmente, di una discussione sul potere d'acquisto delle pensioni. Rispetto alle scelte che avete fatto in legge di bilancio, 4,3 milioni di pensionati su 11 milioni subiranno delle decurtazioni. Parlate di pensioni importanti ma, in realtà, qui si tratta di una media di donne e uomini che prendono 1.500 euro lordi al mese. Si fa fatica a pensare che i pensionati siano ricchi e quegli importi sono stati decurtati perché non è scattata l'indicizzazione. Su questa misura avete fatto cassa: 10 miliardi tra il 2023 e il 2025. Ne prevedete 35 di qui al 2032. Nel frattempo, il 73 per cento di quelle pensioni è molto al di sotto dei numeri necessari di cui parlavamo, ovvero sotto i 1.500 euro lordi, e 8,6 milioni di pensionati navigano tra 500 e 1000 euro lordi. Di fronte a questo tema, le proposte avanzate all'interno della mozione di maggioranza, che ho letto e che ovviamente rispetto, mi sembrano molto, molto deboli. Capisco che non ci si possa muovere in maniera troppo disallineata rispetto all'attuale Governo ma si fa fatica a immaginare un innalzamento a 600 euro solo per gli ultra settantacinquenni. Inoltre, individuare risorse e modalità per prevedere un incremento progressivo, da realizzarsi nell'arco della legislatura, dell'importo minimo delle pensioni, dando priorità nell'individuazione della platea ai soggetti ritenuti più deboli, individuati sulla base di una valutazione che tenga conto dell'età e del reddito complessivo, significa lanciare la palla in tribuna. Cari colleghi del centrodestra, state lanciando la palla in tribuna. Invece, la palla va messa in campo, signor Presidente. Basta farsi un giro nei bar, basta frequentare qualche fabbrica, qualche Casa del popolo, l'Azione cattolica, la Pro loco, tutti i luoghi di aggregazione, per rendersi conto che la platea è facilmente individuabile: 8,6 milioni di persone tra 500 e 1.000 euro al mese sono facilmente individuabili. Sono i nostri nonni, i nostri padri, i nostri zii. Quanto tempo ci vuole? Una legislatura! Nel frattempo, avremo l'inflazione ancora alta e le scelte che vengono annunciate dalla Banca centrale europea - lo dico per promemoria ai sovranisti di casa nostra - non mi sembra vadano verso una flessibilità maggiore sui tassi d'interesse ma, anzi, ulteriormente verso una stretta, pensando di combattere così l'inflazione. Tuttavia, come ci dicono i dati pubblicati dall'Istat sul debito pubblico, che cresce anche questo mese, forse questo tipo di lotta all'inflazione, signor Presidente, non funziona e probabilmente occorrerebbe uno sforzo in più e un impegno più cogente. Noi proponiamo alcune misure. Primo: quando abbiamo governato noi in un tempo lontano, con il Governo Prodi, introducemmo la quattordicesima per i pensionati per una platea di beneficiari che stavano al minimo. Si può pensare di allargare quella platea sulla quattordicesima? Significherebbe provare a dare almeno un segnale sul potere d'acquisto per ridurre l'impatto dell'inflazione. Si può immaginare - ma non lo vedo - di correggere quell'obbrobrio fatto nella legge di bilancio su Opzione donna, nonostante le promesse in campagna elettorale? Si può immaginare una nuova impostazione di politica di bilancio e, dunque, di rivedere almeno il DEF che abbiamo votato un paio di mesi fa e su cui siete persino scivolati? Perché non c'era una riga. Si può immaginare, signor Presidente, signor Sottosegretario, di rivederlo a settembre e di intervenire sui trattamenti pensionistici al di sotto dei 1.000 euro? Si può immaginare di rivedere quel meccanismo introdotto nella legge di bilancio sull'indicizzazione, che rischia di decurtare le pensioni per milioni di donne e di uomini? Si può e si deve, signor Presidente, riaprire e far funzionare il tavolo con le parti sociali per mettere mano, come avete promesso voi in campagna elettorale, all'attuale legislazione sulle pensioni!

Nell'ambito della delega per la riforma fiscale, anziché strizzare l'occhio un po' agli evasori e un po' ad altre categorie attraverso quella flat tax, che è irrealizzabile, occorre alleggerire il carico sull'83 per cento degli italiani che pagano le tasse e che sono lavoratori dipendenti e pensionati. Sono proposte di buonsenso, moderate. Sono proposte che fanno, però, il paio rispetto a un'emergenza vera, che si chiama lavoro, si chiama politica industriale. Oggi FIOM, FIM e UILM hanno indetto uno sciopero generale di 4 ore. Consiglio non richiesto alla maggioranza sovranista: è abbastanza singolare che il Ministero del made in Italy non muova un dito rispetto al fatto che noi stiamo perdendo un pezzo significativo di automotive e non eserciti alcuna pressione su Stellantis perché si salvino intere aziende nel nostro Paese, si salvaguardi l'occupazione e si metta in campo un progetto industriale serio, che aiuti la transizione ecologica e che aiuti la riconversione verso l'elettrico, verso la strada nuova che inevitabilmente dovremo percorrere sull'automotive.

Possiamo dire, signor Presidente, che di qui a qualche settimana - guardo il Sottosegretario Durigon - accanto al decreto Lavoro, che stiamo ancora aspettando al Senato, e ci auguriamo fortemente che questa Camera abbia i tempi congrui per poterlo discutere e che non si impacchetti e si chiuda con la fiducia, ci annunciano un nuovo disegno di legge sul lavoro. Comincio a tremare se noi abbiamo di nuovo, ancora, un'insistenza sulla liberalizzazione dei contratti a termine, un'ulteriore spinta verso la precarietà e l'indebolimento del lavoro e del sindacato. Si può, e chiudo, immaginare, signor Presidente, signor Sottosegretario, forse una riflessione, è arrivato il tempo. Abbiamo avuto modo di leggere la relazione del Ministro Fitto sul PNRR, un'infinita sequenza di alibi che si è fabbricato e che si è costruito l'attuale Ministro degli Affari europei con delega al PNRR.

Di fronte a tutti questi alibi costruiti, si fa un decreto-legge PA che è striminzito, che interviene sostanzialmente sulle figure apicali, stabilizza un po' di staff ministeriali, cambia qualche capo dipartimento e stop. Non c'è una parola sulla necessità dello sblocco del turnover e su un piano straordinario dell'occupazione nella pubblica amministrazione, che sarebbe una spinta decisiva per far correre il PNRR. Si annuncia un altro decreto, Assunzioni-bis, ma da quello che si legge dalle indiscrezioni, ma sono sicuro che sarò smentito dal Sottosegretario Durigon, parliamo anche qui di poche decine di assunzioni.

Allora sul lavoro, sulle pensioni, sulla povera gente, sulla parte più fragile della popolazione, che cosa avete in testa? Che cosa volete fare? O pensate davvero che questo Paese reggerà a lungo una condizione dove si scaricano un po' di tasse sui più ricchi, abbassandole attraverso l'illusione della flat tax, si strizza un po' l'occhio, attraverso i condoni, a chi le tasse non le ha mai pagate o le ha pagate sempre poco o le ha sempre aggirate, e non si dà un segnale a quella larghissima parte di popolazione che le tasse le ha sempre pagate? Questa è la nostra mozione e la nostra proposta. Auspichiamo che ci sia un dibattito franco, leale, serio e approfondito nel merito.