Presidente, sottosegretario, colleghe e colleghi, con questa mozione vogliamo riportare l'attenzione sulle patologie reumatologiche, cosa che di per sé non è un fatto né semplice, come avete ascoltato anche nel dibattito, né scontato. Secondo recenti stime, più di 5 milioni di italiani sono affetti da malattie reumatologiche e la spesa per queste malattie è stata stimata, in una delle ultime analisi, in circa 5 miliardi di euro l'anno; una parte consistente di questa cifra è anche riferita a costi indiretti che sono legati soprattutto alla perdita di produttività dei lavoratori affetti da queste patologie.
Si tratta di oltre 150 tipologie di patologie infiammatorie croniche, che colpiscono - come ci dicono gli scienziati - le articolazioni, le ossa, i muscoli e in alcuni casi anche gli organi tessuti provocando dolore e una progressiva difficoltà nei movimenti, molte volte anche sconosciute. Possono insorgere a qualsiasi età, anche nei bambini, e in genere sono più frequenti nelle donne; studi recenti dimostrano, inoltre, che queste malattie stanno aumentando con l'aumentare anche dell'aspettativa di vita media della popolazione. Subdole, silenziose, molte volte, come dicevo prima, sconosciute, spesso non danno immediatamente segno di sé e perciò è molto importante attivare organizzazioni e procedure di diagnosi precoci con l'utilizzo di metodologie, che ormai sono abbastanza note, ma poco diffuse, sempre più avanzate e con terapie mirate e tempestive che possano in qualche modo far evolvere meno gravemente queste malattie.
Tutte queste patologie - faccio questa breve introduzione - richiedono perciò una continuità assistenziale per periodi di lunga durata e un'integrazione fra i servizi sanitari e quelli sociali. È, quindi, importante riportare al centro dell'attenzione sanitaria - anche guardando a quello che è stato uno strumento importante, citato, consultato molte volte - il Piano nazionale della cronicità; è, come sempre, come punto dolente nell'organizzazione dei sistemi sanitari del nostro Paese, non armonico, non uniforme a livello nazionale, con risvolti assolutamente negativi in tante parti del Paese per la non presa in carico di pazienti anche di questo tipo.
Io ricordo una formidabile esperienza in una piccola regione del Mezzogiorno, per mano di un grande professore, un luminoso punto di riferimento della reumatologia del nostro Paese, che oggi purtroppo non c'è più, il professor Ignazio Olivieri, che strutturò reparti, strutturò un'organizzazione interaziendale con una relazione stretta tra ospedale e territorio, dando formidabili e ancora oggi verificabili risultati in termini di assistenza a persone affette da queste patologie in quel territorio. La pandemia che ha colpito il nostro Paese in questi ultimi anni ha aggravato ulteriormente la condizione di questi pazienti, come, nelle verifiche e nelle analisi che stiamo facendo avviene anche per altre patologie: mancate diagnosi, la crescita delle liste di attesa, la sospensione delle terapie da parte dei pazienti sono stati fattori che hanno sensibilmente inciso nella diffusione di queste patologie e anche nell'aggravamento di molti casi.
Ultimo punto; negli ultimi vent'anni, dal punto di vista del trattamento farmacologico, l'introduzione di nuovi farmaci biologici nell'area reumatologica ha modificato drasticamente la storia naturale di molte gravi patologie, consentendo di ottenere la remissione stabile e prolungata di molte malattie, prima fra tutte la più diffusa, direi, che è l'artrite reumatoide; ciò anche con la perdita della copertura brevettuale, poi, dei farmaci biologici, con il permesso e l'introduzione, avvenuta in una positiva e virtuosa legislazione qualche anno fa, dei cosiddetti biosimilari, medicinali simili per qualità, per sicurezza e per efficacia ai farmaci biologici originatori, che possono essere prodotti secondo procedure normative espresse da specifiche linee guida europee e commercializzati sicuramente a prezzi inferiori rispetto ai prodotti originatori, con un netto miglioramento, è stato verificato, della qualità della vita dei pazienti da un punto di vista sociale e lavorativo, contribuendo anche sul piano economico a una sostanziale sostenibilità del sistema. Dobbiamo spingere molto su questo tema dei farmaci biologici e dei biosimilari, costruendo procedure di snellimento anche in termini normativi e anche di autorizzazioni.
Molte volte – e concludo - i pazienti affetti da queste patologie sono spesso affetti anche da altre comorbilità ed è pertanto necessario investire in strumenti digitali che garantiscano un'assistenza multidisciplinare e interoperabile dei sistemi, anche informatici, attraverso gli elementi clinici, radiologici e di laboratorio che sono alla base di un'ottima diagnosi e di un'altrettanta ottima terapia. La mozione unitaria spinge molto sul tema della ricerca, sulla costruzione delle reti e dei piani diagnostici terapeutici e assistenziali a livello regionale, sull'attuazione finalmente del Piano nazionale della cronicità, sulla formazione degli operatori sanitari e, soprattutto, dei medici.
Questo racconto sulla sanità territoriale che, fino ad oggi, poteva sembrare una discussione più di tipo culturale, da qualche mese, col Piano nazionale di ripresa e resilienza diventa un'occasione storica perché insieme alle strategie in sanità ci sono anche le risorse. Questo binomio non è un fatto costante nella storia anche istituzionale del nostro Paese; ai decisori pubblici e, quindi, anche a noi, che tocca vivere questa positiva storia di finanziamento del sistema sanitario, tocca non fallire e costruire il meglio possibile percorsi di sicurezza e di assistenza anche a questi pazienti. Per queste ragioni annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).