Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 4 Novembre, 2020
Nome: 
Stefania Pezzopane

Grazie, Presidente. Le infrastrutture e le reti di trasporto influiscono sullo sviluppo dei territori e il sud oggettivamente è stato trascurato nel tempo da parte della politica e delle grandi imprese, deputate a realizzare e gestire le reti di trasporto. Solo più recentemente sono stati individuati numerosi interventi prioritari, che riguardano finalmente anche il Mezzogiorno e che operano un ammodernamento e il potenziamento di reti ferroviarie, della rete stradale, del trasporto pubblico locale e del sistema portuale, prevedendo l'integrazione intermodale tra i diversi sistemi di trasporto.

Voglio, quindi, ricordare sei fatti nuovi. Il primo è l'allegato infrastrutture al Programma nazionale di riforma “Italia veloce”, dove sono inserite 130 opere, di cui molte riguardano il Mezzogiorno e sette interessano la Sicilia.

Il secondo fatto nuovo è l'approvazione, da parte della Conferenza unificata Stato-regioni, il 6 agosto, del decreto proposto dal Ministro delle infrastrutture Paola De Micheli, che stanzia 906 milioni di euro di opere, 23 delle quali proposte dalle autorità del sistema portuale. 354 milioni sono per il Sud, pari al 39 per cento del totale, e riguardano i porti di Taranto, Bari, Palermo, Augusta, Barletta e Napoli.

Terzo fatto nuovo è l'elenco delle opere da commissariare, in base all'articolo 9 del “decreto Semplificazioni”, che la Ministra De Micheli ha consegnato al Presidente del Consiglio, dove sono previste infrastrutture stradali e ferroviarie di grande importanza, moltissime del Sud.

Poi, quarto fatto nuovo è il Piano sud 2030, dove il rilancio del sud Italia parte proprio dal settore dei trasporti e della logistica. Il piano individua 33 miliardi di investimenti in opere appaltabili entro il 2021, attraverso il potenziamento della rete ferroviaria, la velocizzazione dei servizi per ridurre la distanza temporale fra le ripartizioni territoriali del Paese, il miglioramento della mobilità interna del Mezzogiorno, con particolare attenzione al trasporto pubblico locale, il sostegno alle filiere logistiche territoriali, con particolare riferimento all'intermodalità delle merci in uscita ed entrata dai porti, soprattutto quelle di ultimo miglio.

Quinto fatto nuovo, le indicazioni formulate dalle Commissioni ambiente e trasporti alla relazione sulle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund.

Sesto fatto nuovo è la risoluzione, prima firmataria Bruno Bossio, in discussione presso le Commissioni ambiente e trasporti, finalizzata a colmare il gap infrastrutturale tra il nord e il Mezzogiorno.

Questi sei fatti nuovi sono anche provvedimenti di natura diversa, che hanno tutti come obiettivo quello di sviluppare la rete infrastrutturale delle regioni del Mezzogiorno, con una interconnessione modale che riguarda il sistema autostradale, ferroviario e navale. Tra questi obiettivi c'è anche il tema dello Stretto, che unisce la Sicilia alla penisola.

Nella relazione della V Commissione sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund, discussa e approvata in quest'Aula poche settimane fa, c'è un paragrafo chiaro, infrastrutture per la mobilità, dove si legge: garantire l'infrastruttura stabile e veloce dello Stretto di Messina mediante la realizzazione di opere adeguate.

Un passaggio di questa relazione sollecita, quindi, una scelta, rispetto ai bisogni di tipo infrastrutturale. Tale questione è al centro del dibattito politico da tempo. Il collegamento della Sicilia alla terra ferma è un'esigenza che fu avvertita sin dall'Unità d'Italia. Risale al 1876 l'affermazione di Giuseppe Zanardelli, allora Ministro dei lavori pubblici, che invocò la necessità per cui - virgolettato lo cito – “Sopra i flutti o sotto i flutti, la Sicilia sia unita al continente!”. Ma, da allora ad oggi, sul dibattito ha pesato un'eccessiva politicizzazione, un'opera quasi presa a emblema per ottenere consenso. Un progetto, quello ultimato nel 2011, che è stato archiviato dal precedente Governo e che ha visto il conseguente appalto aggiudicato all'impresa Salini Impregilo sotto un contenzioso. Infatti, viene richiesto al Governo il pagamento di milioni di penali per il ritardo presunto nell'inizio dei lavori.

Allora, per assumere una decisione, è necessario abbandonare tutto questo, abbandonare un'ottica puramente ideologica o nostalgica. Occorre, invece, una valutazione che investa gli interessi in gioco sulla realizzazione dell'opera, sui punti nevralgici sui quali va a incidere, in un dibattito che deve mettere insieme istanze e compiere una seria valutazione circa la sua utilità. Infatti, un'infrastruttura di tale dimensione, di tale impatto, sull'ambiente, l'ecosistema del territorio, le comunità locali, e con tali costi, non può lasciare adito a dubbi circa la sua utilità. L'interesse non si ferma alla dimensione nazionale, come più volte segnalato. La direttrice, che collega il territorio italiano con quello insulare della Sicilia, passando proprio per lo Stretto, è ricompresa in uno dei nove core corridors, facenti parte della Trans-European Transport Network (TEN-T), rete strategica per collegare il territorio europeo, da nord a sud e da est a ovest.

Quella della realizzazione del collegamento tra isole e continente è quindi una questione grande, che coinvolge più livelli istituzionali, oltre che la classe imprenditoriale e le grandi imprese coinvolte nella realizzazione e nell'eventuale gestione. In vista dell'individuazione di una soluzione circa la necessità o meno della sua realizzazione, è necessario un confronto e una composizione delle istanze dei vari soggetti coinvolti. Utilissima, al riguardo, è stata la nascita, su proposta della ministra De Micheli, di una commissione, una task force di esperti chiamata a valutare tutti i progetti in campo, utile perché in quella sede si potrà valutare un eventuale nuovo progetto di fattibilità tecnico economica e ambientale, mettendo a confronto i principali attori che devono intervenire, ovvero la regione Sicilia, il Governo italiano e l'Unione europea; utile perché in quella sede si valuteranno i vari procedimenti capaci di orchestrare i vari interessi, in modo da giungere a una soluzione condivisa anche attraverso il coinvolgimento di tecnici per la valutazione degli impatti economici e ambientali che sarebbero prodotti dall'eventuale realizzazione dell'opera. Nella mozione di maggioranza indichiamo la strada, che è anche quella di rafforzare, con esperti ambientali scelti di concerto con il Ministro dell'ambiente, tale Commissione. All'interno di tale sede, dovrà essere valutata la convenienza e la fattibilità delle varie opzioni attraverso un'analisi delle alternative con o senza opera, in base alle valutazioni delle performance raggiungibili dalle diverse ipotesi. Alla luce delle grandi sfide internazionali e della richiesta della popolazione del Sud di avere standard di vita adeguati alle qualità dei concittadini del Nord, serve un'idea generale di sviluppo delle infrastrutture del Mezzogiorno, un'idea diversa, fondata sulla certezza degli investimenti non solo dal punto di vista economico, ma anche sul versante della capacità di spesa e progettazione. Per questo, il Partito Democratico sostiene la mozione di maggioranza, sulla base di quanto già deciso dal Ministro sulla commissione di cui parlavo poco fa e anche sulla base della risoluzione votata dall'Aula sul Recovery Fund. La maggioranza sta lavorando inoltre su una risoluzione che recupera una visione unitaria sul Sud e le sue infrastrutture, la stiamo discutendo, l'abbiamo discussa poco fa insieme ad altre analoghe risoluzioni in Commissione ambiente e con la Commissione trasporti intendiamo fare un lavoro globale sulle opere importanti e necessarie che riguardano il Sud, grazie Presidente.