Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 15 Giugno, 2022
Nome: 
Vito De Filippo

Presidente, colleghi, sottosegretario, per molti aspetti questa mozione - e anche le altre, devo dire, su alcuni punti che sono condivisibili - pone in maniera completa, forse, l'atto più articolato e più ampio che il Parlamento sta discutendo nell'ambito di una stagione di dibattito e discussione che riguarda le riforme del sistema sanitario nel nostro Paese e che ha anche una lunga cronologia in temi di discussione negli anni precedenti, ma che ha avuto una sorprendente accelerazione in termini di dibattito e di scelte, soprattutto dopo la pandemia. Quindi, queste mozioni appaiono come lo strumento che il Parlamento offre, sia al Governo, che al nostro Paese, per valutare questa fase, che è molto importante. Io non voglio utilizzare termini troppo aulici, ma per molti aspetti è storica, è un incrocio storico che il nostro Paese spero imbocchi nella direzione e con la determinazione giusta, che merita sicuramente il nostro Paese.

Abbiamo capito che dobbiamo mettere mano al nostro sistema sanitario, perché, insieme alle tante, importanti e necessarie azioni di transizione ambientale e di altro genere che stiamo discutendo, l'Italia sta attraversando - non solo l'Italia, una parte del nostro continente, ma devo dire molte parti del pianeta - una vera e propria transizione epidemiologica, che ovviamente pone domande straordinarie ai sistemi di welfare, ai sistemi sanitari non solo del nostro Paese. Lo sforzo che sta facendo l'Italia è uno sforzo enorme, è uno sforzo enorme che noi dobbiamo saper guardare anche con una capacità diacronica, perché di scelte sulla sanità territoriale, sull'assistenza territoriale e sulla medicina di prossimità, ne sono state fatte tante e i precedenti non sono sempre, come dire, virtuosi e luminosi; non si sono realizzati, non sono stati messi a terra, come si dice sovente in questa fase, con quella capacità, con quella intraprendenza e con quella uniformità che il sistema sanitario italiano avrebbe meritato.

E quindi questo sforzo enorme deve essere sempre collegato ai risultati attesi, e mi pare che la mozione di maggioranza sia molto determinata e molto cauta: spinge il Governo e il Parlamento ad azioni di monitoraggio, ad un governo dei processi di attuazione, che, nel sistema costituzionale del nostro Paese, con le note responsabilità regionali e nazionali che nessuno di noi, men che mai chi vi sta parlando, vuole travolgere totalmente, ma sicuramente il governo della sanità del nostro Paese ha manifestato molto queste differenze. E quindi un dibattito profondo su autonomia e su riforma costituzionale, prima o poi, anche su questo versante, io credo, sarà necessario. C'è uno sforzo enorme perché in genere, in sanità - per chi si è occupato di sanità in responsabilità diverse, come tanti di noi in quest'Aula - si è parlato sempre di riforme e di riorganizzazione, ma non sempre questa discussione era accompagnata da scelte finanziarie e da coperture finanziarie adeguate.

Oggi abbiamo, ricordo a noi stessi, la missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per investimenti che sono soprattutto sul fronte tecnologico e infrastrutturale, ma abbiamo anche fatto un dibattito molto importante. Le leggi di bilancio dei prossimi anni, fino al 2026, prevedono coperture anche sul fronte del personale, forse non totalmente ancora sufficienti, ma noi sappiamo che dal 2026 questo Parlamento ha scelto una copertura finanziaria, per lo sforzo previsto dalla missione 6 della quale vi parlerò, almeno di 1 miliardo di euro in più all'anno per i costi della spesa corrente, che dovrebbe supportare adeguatamente le scelte infrastrutturali e riorganizzative che quella misura, con le case di comunità, gli ospedali di comunità, le centrali operative territoriali, la telemedicina, l'assistenza domiciliare, per utilizzare soltanto i titoli di quella misura, prevedono.

Ma non è solo il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ricordo il DM n. 71, che, pur avendo soltanto un numero in più rispetto al DM n. 70, è un capovolgimento totale e assoluto. Il DM n. 70 nasce nel contesto della spending review, della riorganizzazione dei tagli e dei servizi, anche di un livellamento molte volte faticoso e sacrificato della riorganizzazione della rete ospedaliera nel nostro Paese. Il DM n. 71 si spinge in avanti in maniera ampia, consistente, dà ai programmatori della sanità nel nostro Paese un'occasione storica in lungo e in largo, soprattutto nelle aree più interne, nella dorsale del cosiddetto Appennino interiore, dove i servizi sanitari sono molte volte sacrificati e sono stati sacrificati proprio da quel sistema di riorganizzazione.

Il Fondo sanitario nazionale quest'anno è di 131 miliardi, con un rapporto con il prodotto interno lordo pari al 7 per cento. Certo, il DEF dà una prospettiva che non conferma questo rapporto, dobbiamo fare ancora di più. Ma l'aumento del Fondo sanitario di quest'anno è sicuramente una novità storica. Vorrei ricordare ai colleghi delle regioni meridionali che, per la prima volta nella storia del nostro Paese, l'Europa finanzia, con uno specifico strumento di programmazione che si chiama “Equità e salute”, un programma di circa 700 milioni di euro solo per le regioni del cosiddetto ex obiettivo 1, che serviranno per campagne di screening, per la medicina territoriale, per i consultori, per la salute mentale, per riorganizzare servizi importanti in quella parte del territorio.

Oggi noi stiamo discutendo questa mozione, mentre gran parte delle scelte programmatiche - come sa bene il sottosegretario Costa - sono state fatte, con riferimento alle case di comunità, agli ospedali di comunità, molte volte con approssimazioni programmatiche che non sono sempre virtuose, ma insomma le scelte sono state fatte. Come sa bene il rappresentante del Governo, i contratti istituzionali di sviluppo - che sono lo strumento che il Governo ha scelto per definire gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza - sono stati già tutti firmati, tutte le regioni italiane hanno proposto e hanno firmato i cosiddetti CIS. Per questa ragione, sapendo i precedenti, la AFT e le UCCP - che erano, nella normativa Balduzzi, gli strumenti per fare la medicina del territorio e la medicina di prossimità - sono molte volte clamorosamente falliti. Perciò noi abbiamo una responsabilità storica, perché questa volta non mettiamo soltanto in campo semplici definizioni normative o acronimi che possono essere citati nei dibattiti pubblici, ma abbiamo messo anche risorse finanziarie. Proprio per questo, siamo in una stagione nella quale il nostro dibattito è molto delicato, è molto responsabile ed è anche molto serio.

La mozione che presenta la maggioranza dà delle indicazioni importanti, dice che bisogna stare attenti soprattutto al personale, perché le case di comunità (Spoke, Hub), il collegamento con i medici di medicina generale, questa rete diffusa della sanità territoriale, deve essere animata con operatori della sanità, con nuovo personale.

C'è stato uno sforzo importante con decine di migliaia di assunzione negli anni precedenti, ma se vedete il modello che noi stiamo prefigurando questo è un modello molto importante.

Quindi, noi diciamo che bisogna fare attenzione al personale, bisognerà probabilmente modificare anche l'attività contrattuale, bisognerà costruire nuove figure - dice la maggioranza - insieme all'infermiere di comunità, al fisioterapista di comunità e allo psicologo di comunità. Cioè, se il territorio deve essere il luogo di filtro per questa transizione epidemiologica, che sta mutando i bisogni in maniera storica anche nel nostro Paese, se questo territorio deve essere infrastrutturato, allora dobbiamo farlo seriamente, non soltanto facendo nuove strutture architettoniche dove saranno alloggiate le case di comunità ma facendo sì che lì dentro venga animato quel nuovo servizio e questa nuova prospettiva con operatori della sanità formati ancora meglio, perché uno dei punti della mozione parla anche di formazione. Da ultimo, il coinvolgimento del Terzo settore è sicuramente una cosa molto importante.

Infine, sulla riformulazione, io capisco il lavoro che deve fare il Governo e il Parlamento e, quindi, non vorrei sollecitare nessun'altra modifica rispetto alla riformulazione, che ovviamente accolgo, a nome del gruppo del Partito Democratico, con totale convinzione. Tuttavia vorrei dire a noi stessi, affinché rimanga nel resoconto del nostro dibattito, che la dizione “aree interne” non è una dizione sociologica-letteraria; è una dizione che la Comunità economica europea in una specifica iniziativa e in uno specifico regolamento ha diffuso e nel programma nazionale Equità nella Salute si parla di aree interne. Quindi, non è un dibattito di physiology e di appassionati, come possono essere tanti di noi, ma è una dizione ufficiale della Comunità economica europea con la quale deve fare i conti, ancora una volta di più, il sistema sanitario del nostro Paese.

Per questa ragione annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico in questo importante dibattito su questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Liberi e Uguali).