Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 26 Giugno, 2024
Nome: 
Vinicio Peluffo

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Presidente, rappresentante del Governo, colleghi deputati proviamo a partire da un presupposto, che dovrebbe essere condiviso da tutti in quest'Aula. La decarbonizzazione si presenta, oggi, come una sfida urgente e non negoziabile nell'attuale scenario climatico. L'ultima relazione annuale dell'organizzazione meteorologica mondiale prevede livelli record delle temperature globali nei prossimi 5 anni.

Proviamo, allora, ad aggiungere un altro elemento, su cui dovremmo essere altrettanto d'accordo tutti quanti in quest'Aula: attualmente i contributi determinati a livello nazionale, considerati collettivamente a livello europeo, sono di gran lunga insufficienti per far sì che il limite di 1,5 gradi centigradi resti raggiungibile nel ventunesimo secolo.

Su questo verte la discussione di oggi, perché gli Stati sono chiamati a definire Piani nazionali energia e clima per la cessazione dell'uso dei combustibili fossili e per raggiungere zero emissioni nette entro il 2050, in linea con gli obiettivi dell'Accordo di Parigi. Il Piano nazionale integrato energia e clima è lo strumento per definire le politiche e le misure per conseguire gli obiettivi energia e clima degli Stati membri dell'Unione europea e costituisce il quadro di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni, in linea con l'Accordo di Parigi. L'Unione europea ha aderito all'Accordo come soggetto unico regionale e può presentare obiettivi congiunti definendo, con gli Stati membri, le modalità per raggiungerli. L'ultimo di tali impegni prevede la riduzione del 55 per cento di emissioni nette al 2030 ed è stato tradotto in norma mediante il pacchetto Fit for 55. I Piani nazionali integrati per l'energia e il clima (PNIEC, quindi) dovrebbero contenere le strategie degli Stati membri per allinearsi agli obiettivi dell'Unione europea; serve però che questo strumento, il PNIEC, sia seguito da una fase di attuazione efficace, attraverso strumenti che assicurino un pieno coinvolgimento dei massimi livelli istituzionali ma anche un dibattito parlamentare che, fin qui, è mancato, Presidente.

Costruire politiche adeguate alla riduzione delle emissioni e per il raggiungimento degli obiettivi climatici presuppone una forte collaborazione tra istituzioni, forze industriali e parti sociali. La governance è l'elemento essenziale per la sua attuazione, a partire dalla sua approvazione. Invece, il nuovo PNIEC, che avrebbe dovuto essere presentato alla Commissione europea lo scorso 30 giugno, è stato pubblicato dal Ministero il 20 luglio ed è stato elaborato e gestito senza la necessaria trasparenza, senza il coinvolgimento del Parlamento e senza rispettare il regolamento europeo sulla governance dell'energia dell'Unione, che prevede un dialogo multilivello sul clima e sull'energia, con il coinvolgimento delle autorità locali, della società civile e delle parti sociali. Il Governo ha attivato solo una consultazione online, senza alcun testo di riferimento, nel mese di maggio dello scorso anno.

Il 18 dicembre dello scorso anno, la Commissione europea ha fornito le raccomandazioni all'Italia, evidenziando che il contributo del nostro Paese all'obiettivo della neutralità climatica è gravemente insufficiente. La proposta di aggiornamento del PNIEC italiano è una proposta debole, che non presenta azioni, obiettivi o programmi innovativi, che manca decisamente di una visione, dell'ambizione di cambiamento; una proposta che rimane di retroguardia. Anche la parte operativa del Piano viene criticata, vista la mancanza di: previsioni di semplificazioni autorizzative; di un finanziamento sufficiente per lo sviluppo delle rinnovabili; di politiche e risorse per garantire una transizione giusta e sostenibile, sotto tutti gli aspetti.

È evidente, Presidente, che nella maggioranza di Governo c'è chi, ancora oggi, continua a ritenere la transizione energetica come una fase accessoria e subordinata al vero piano energetico, quello che ha come vettore energetico le fonti non rinnovabili, ossia le fossili, in continuità con quello dello scorso anno. Invece, gli investimenti in infrastrutture energetiche, che si mettono in campo oggi, non possono causare un rafforzamento della dipendenza dal gas, pur diversificandone modalità e fonti di approvvigionamento per i prossimi decenni ma, al contrario, devono essere focalizzate all'uscita da questa dipendenza. Una trasformazione sistemica, che va gestita in maniera ordinata e ragionata, accompagnando imprese e cittadini con i giusti strumenti di sostegno e di supporto. Tra questi strumenti è fondamentale che si lavori su una strategia industriale, a medio e lungo termine, finalizzata alla costruzione di filiere produttive ad alto valore aggiunto. Per raggiungere questo obiettivo è cruciale puntare su misure che siano strutturate proprio per essere leva di contrasto delle disuguaglianze, motore di coesione sociale. È fondamentale, in tal senso, partire da un grande piano nazionale per la rigenerazione urbana delle periferie, con il focus specifico nella riqualificazione energetica dell'edilizia pubblica, unico strumento duraturo per contrastare la povertà energetica. Accelerare la transizione ecologica è una sfida prioritaria a livello globale per contrastare gli effetti sempre più drammatici della crisi climatica e ambientale. A questi si aggiungono anche motivazioni economiche e sociali. La transizione ecologica può avere un saldo occupazionale positivo, aiuta a ridurre la dipendenza energetica. Siamo su terreni molto distanti tra la maggioranza e l'opposizione, quindi capisco i mormorii, capisco anche la distrazione ma non per questo, Presidente, intendo rinunciare al punto di vista della mozione che abbiamo presentato, visto che - come dicevo - la transizione ecologica riduce strutturalmente i costi energetici, aumentando la competitività delle imprese, e consente lo sviluppo di nuove filiere produttive. È fondamentale fornire sostegno strutturato in maniera continuativa alle imprese e ai consumatori per affrontare questa trasformazione che ne garantirà lo sviluppo e il potere di acquisto a medio e lungo termine. Ma vede, Presidente, e concludo, la gestione del PNIEC da parte del Ministro e di questo Governo mette in evidenza la necessità di un maggiore coinvolgimento del Parlamento, sia in fase di elaborazione che di monitoraggio del PNIEC, e di prevedere una comunicazione periodica alle Camere che ne definisca lo stato di attuazione. Il nuovo PNIEC non può essere un semplice adempimento burocratico, ma deve avere un approccio inclusivo, garantendo il coinvolgimento della società civile, la trasparenza nelle politiche ambientali, l'impegno condiviso per la riduzione delle emissioni e l'adozione di pratiche sostenibili, individuando una forma di governance partecipata nella costruzione, attuazione, monitoraggio e valutazione del PNIEC. E che sia approvato, Presidente, solo a seguito di un compiuto esame parlamentare, tutto quello che questo Governo non ha fatto e non ha voluto fare.