Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 26 Ottobre, 2021
Nome: 
Luca Rizzo Nervo

Grazie, Presidente, sottosegretario Costa, colleghi, è la seconda volta in pochi mesi che ci occupiamo di salute mentale ed è un fatto in sé positivo e necessario, vista la troppa, spesso, disattenzione su un tema, invece, centrale, che esprime bisogni emergenti che si aggiungono a quelli consolidati. Pochi mesi fa, infatti, lo abbiamo fatto con la mozione a prima firma della collega Beatrice Lorenzin, con cui abbiamo proposto un grande, rinnovato, aggiornato investimento sulla salute mentale, sull'adeguatezza dei servizi ad essa dedicati, sulle competenze dei professionisti ad essa preposti e sull'adeguatezza in termini quantitativi di queste professionalità, indispensabili nei Dipartimenti di salute mentale. Abbiamo allora segnalato la necessità di un approccio olistico, multidimensionale, che inquadri quel bisogno, quella fragilità psicologica e psichiatrica in un contesto di vita, di relazioni, di complessità esistenziali che devono entrare nella lettura del bisogno, prima, e nella risposta di cura a quella fragilità, poi. Parlando oggi di depressione con queste mozioni che assai opportunamente hanno stimolato una riflessione del Parlamento e fissano impegni importanti per il Governo su questo tema, si entra nel merito di una patologia diffusa, sottovalutata, dagli enormi costi sociali, economici, personali e familiari. Che la depressione rappresenti un'emergenza sanitaria nel nostro Paese era già noto da anni, ma il COVID, se è possibile, ha svelato un'emergenza ulteriormente sommersa, ha allargato la platea in un tempo in cui sono venuti meno i punti di riferimento, le certezze, finanche le abitudini su cui è organizzata la vita di ognuno e sono emerse paure, amplificate incertezze e fragilità, ancor più, se possibile, rafforzata quella percezione di precarietà esistenziale che pervade tutto e che è la cifra della società contemporanea, con cui da anni devono fare i conti, in particolare, le giovani generazioni. E, in questo quadro, la depressione, intesa come dinamica patologica, ha accelerato la sua corsa. Ne sono testimonianza i dati che ci dicono che è una delle espressioni del cosiddetto long-COVID, ossia le conseguenze a lungo termine di questa malattia. Ne sono testimonianza i dati che ci dicono che la depressione è, spesso e sempre di più, fattore di comorbilità con altre patologie, nel senso che ne è fattore incentivante e ne è conseguenza indiretta. Già questo ci dice degli enormi costi sociali ed economici legati a questa patologia, costi diretti in termini di terapie psicologiche e di farmaci.

C'è un tema anche di abuso di farmaci ansiolitici e antidepressivi e, a maggior ragione, durante il lockdown, questo dato si è accentuato, essendo preclusa, proprio per il lockdown, la possibilità di accedere ai servizi di psicoterapia per le persone che ne avevano bisogno. Ne sono testimonianza i costi diretti, ma altrettanto sono enormi i costi indiretti. Si pensi al tema della minore o assente produttività delle persone in età da lavoro con depressione. In Italia il costo della depressione, in termini di ore lavorative perse, è pari a 4 miliardi di euro l'anno, pari al 59 per cento dei costi legati a questa patologia. Ma i costi indiretti della depressione, come hanno detto anche i colleghi, non si limitano ai soggetti che ne sono colpiti direttamente e alla loro produttività lavorativa. Come tante patologie legate alla salute mentale, anche la depressione entra e disarticola i contesti familiari, coinvolge e incide su tutti i componenti del nucleo familiare, li costringe a rimodulare la propria vita intorno ai bisogni di assistenza e di cura del proprio caro. Noi dobbiamo garantire supporto e sostegno alle famiglie nei contesti di vita dei pazienti con patologia depressiva, sia perché le famiglie si orientino nella selva di servizi, sia per non lasciarle sole nella fatica.

La depressione è, ancora, una malattia asimmetrica, non colpisce tutti alla stessa maniera. È una malattia che innanzitutto colpisce di più le donne e questo ci richiama ad un altro impegno che ci siamo più volte assunti in questo Parlamento e cioè di una effettiva spinta verso il tema della salute di genere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): non tutte le malattie possono essere affrontate in maniera indifferente, a seconda che si parli di uomini o di donne. Allo stesso tempo riguarda i ragazzi e le ragazze, gli adolescenti. Si pensi che il suicidio è seconda causa di morte nei ragazzi fra i 10 e 19 anni. Questo ci dice - ci ha dedicato una buona parte del suo intervento il collega Siani in discussione generale – che, nonostante sia necessario agire lungo tutto il corso della vita, è necessario altresì offrire ad ogni bambino le migliori condizioni di partenza possibile per generare i maggiori benefici, sia in termini sociali sia in materia di benessere mentale. Ci dice altrettanto che è necessario e urgente rafforzare gli strumenti di lettura del bisogno psicologico degli adolescenti, dei giovani adulti, per arrivare al supporto preventivo e a garantire una precocità di diagnosi e cura, quando questa è necessaria, e di aiuto quando la fragilità si esprime in termini patologici. Per farlo bisogna innanzitutto riconoscere che l'adolescenza è oggi il buco nero dell'attenzione e dell'intervento pubblico anche in materia sanitaria. E, ancora, occorre intervenire sulle diseguaglianze sociali, che sono associate ad un aumento del rischio per molti dei disturbi mentali, compresa la depressione. Infine, ancora, il diritto alla fragilità, mi piace chiamarla così. In un mondo super-produttivo, iper-performante, orientato al successo perenne, è necessario riconoscere cittadinanza alle fragilità, anche quelle psicologiche, non allontanarle, non nasconderle, non isolarle, non affrontarle in termini meramente securitari, ma coglierle come un momento possibile, normale, che può attraversare la vita di ogni persona. Per questo bisogna lavorare contro ogni stigma e contro la banalizzazione anche di questa specifica sofferenza psicologica. Poi, come diciamo nella mozione, bisogna lavorare sui servizi territoriali, farlo davvero, rafforzando gli strumenti territoriali. È il tema di questo periodo e dobbiamo farlo anche rispetto a questa patologia e, più in generale, al benessere mentale. È necessario incrementare la presenza dei professionisti della salute mentale nel Servizio sanitario nazionale, per permettere l'accesso alle cure di un numero maggiore di cittadini e dare cittadinanza anche a quei problemi a minore intensità, fare sì che i servizi di salute mentale non si occupino solo delle gravi patologie psichiatriche e psicologiche, ma anche delle fragilità psicologiche, come l'esperienza della depressione. Infine, è necessario potenziare la formazione dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, perché riconoscano in termini preventivi il disagio psicologico e possano intervenire attraverso una tempestiva presa in carico e una tempestiva diagnosi.

E occorre prevedere anche la formazione dei docenti delle scuole di ogni ordine e grado, perché possano cogliere segnali preventivamente che riguardino i nostri ragazzi, affiancando anche - lo abbiamo detto molte volte - una nuova e moderna medicina scolastica, in grado di supportare e orientare verso i servizi.

Queste azioni necessarie e urgenti sono contenute e poste trasversalmente all'attenzione del Governo all'interno delle mozioni. C'è un impegno concreto e tangibile, un cambio di passo necessario, sulla salute mentale, che ribadiamo anche in questa occasione, e per questo annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico a questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).